Non abbiamo nulla se non la nostra libertà. Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà. Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui. Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione. Non potete comprare la Rivoluzione. Non potere fare la Rivoluzione. Potete solo essere la Rivoluzione. È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo
Il tuo Cristo è ebreo e la tua democrazia è greca. La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi. La tua auto è giapponese e il tuo caffè è brasiliano. Il tuo orologio è svizzero e il tuo walkman è coreano. La tua pizza è italiana e la tua camicia è hawaiana. Le tue vacanze sono turche tunisine o marocchine. Cittadino del mondo, non rimproverare il tuo vicino di essere…. Straniero.
Ogni giorno, in ogni paese, nascono organizzazioni impegnate nella
difesa della giustizia sociale e nella promozione della sostenibilità
ecologica. Sono piccole, piccolissime, non vengono rilevate dai media
tradizionali, il potere politico spesso le ignora o cerca di intralciare e
sminuire la loro attività. Queste associazioni non si riconoscono nelle
ideologie tradizionali e non fanno riferimento a leader o a istituzioni
centrali. Hanno obiettivi che dipendono dal contesto in cui operano e
dalla sua storia. Si servono di tecnologie per comunicare e creare network
sempre più estesi, e costituiscono il più importante movimento nella
storia dell’umanità. Proprio come il sistema immunitario, i cui
anticorpi si attivano ogni volta che la nostra salute viene messa in pericolo,
Moltitudine inarrestabile dà conto della risposta di milioni di persone alle
minacce che vengono portate all’integrità della nostra casa, la Terra, e a
quella dei suoi abitanti, tutti noi.
Ogni giorno, in ogni
paese, nascono organizzazioni impegnate nella difesa della giustizia sociale e
nella promozione della sostenibilità ecologica. Sono piccole, piccolissime, non
vengono rilevate dai media tradizionali, il potere politico spesso le ignora o
cerca di intralciare e sminuire la loro attività. Queste associazioni non si
riconoscono nelle ideologie tradizionali e non fanno riferimento a leader o a
istituzioni centrali. Hanno obiettivi che dipendono dal contesto in cui operano
e dalla sua storia. Si servono di tecnologie per comunicare e creare network
sempre più estesi, e costituiscono il più importante movimento nella storia
dell’umanità. Proprio come il sistema immunitario, i cui anticorpi si attivano
ogni volta che la nostra salute viene messa in pericolo, Moltitudine
inarrestabile dà conto della risposta di milioni di persone alle minacce che
vengono portate all’integrità della nostra casa, la Terra, e a quella dei suoi
abitanti, tutti noi.
Dall’Australia all’Italia, dal Brasile alla Cina,
dagli Stati Uniti alla Russia: in tutto il mondo, milioni di uomini e di donne
agiscono nella convinzione che le ferite alla Natura sono ferite inferte a
ciascuno di noi. Gestione dell’acqua, tutela della biodiversità, diritti
dell’infanzia e dei lavoratori, impegno per uno sviluppo più sostenibile e per
contrastare il riscaldamento globale, tutela dei patrimoni linguistici e
culturali che danno forma ai luoghi in cui viviamo: migliaia di organizzazioni
collegate tra loro in reti fluide, dinamiche e capaci di rapidi adattamenti
operano in questi e in moltissimi altri settori. Paul Hawken ricostruisce le
radici di questi movimenti e, per la prima volta, ne fornisce le coordinate e le
metafore con cui descriverli, lasciandoci la convinzione che i loro risultati
saranno una delle più grandi eredità che il nostro tempo potrà offrire alle
generazioni che verranno.
Paul Hawken, ecologista,
imprenditore e giornalista. Dall’età di vent’anni ha dedicato la sua vita alla
sostenibilità e a cambiare il rapporto tra business e ambiente. Ha scritto sei
libri, tutti classici del pensiero ecologista, e attualmente lavora in
un’organizzazione no profit. Vive a Cascade Creek, in California.
ESTRATTI DAL LIBRO:
Negli ultimi quindici anni
ho tenuto circa mille conferenze sull’ambiente e, ogni volta, mi sono sentito
come un funambolo alla ricerca dell’equilibrio perfetto. Le persone desiderano
sapere cosa sta succedendo al loro pianeta, ma nessuno vorrebbe mai deprimere il
proprio pubblico, per quanto cupo e preoccupante sia il futuro previsto dalla
scienza che studia i tassi di perdita ambientale. Tuttavia, essere ottimisti
riguardo al futuro richiede delle basi convincenti per un’azione costruttiva: è
impossibile descrivere le possibilità future senza prima definire accuratamente
le problematiche attuali. Colmare tale divario ha sempre costituito per me una
sfida e le platee, ignorando soavemente il mio turbamento intellettuale, mi
hanno fornito un insolito punto di vista. Dopo ogni conferenza, una piccola
folla mi circondava per parlare, porre domande e scambiare biglietti da visita.
Generalmente, queste persone si occupavano delle tematiche più dibattute
ai nostri giorni: cambiamenti climatici, povertà, deforestazione, pace, risorse
idriche, fame, conservazione, diritti umani. Provenivano dal mondo del non
profit e delle organizzazioni non governative, noto anche come “società civile”:
si erano presi cura di fiumi e golfi, avevano insegnato ai consumatori i
principi dell’agricoltura sostenibile, installato pannelli solari sulle loro
abitazioni, esercitato azioni di lobby sui legislatori nazionali per contrastare
l’inquinamento, lottato contro politiche commerciali tagliate a misura
d’impresa, lavorato per rendere verdi le principali metropoli e fornito
un’istruzione ai bambini in materia di ambiente. Semplicemente, avevano dedicato
le loro esistenze a cercare di salvaguardare la natura e a difendere
diritti.
Malgrado fossimo negli anni Novanta e i mezzi d’informazione
ignorassero queste persone, queste occasioni mi offrivano la possibilità di
ascoltare le loro preoccupazioni. Incontravo studenti, nonne, adolescenti,
membri di tribù, uomini d’affari, architetti, insegnanti, professori in pensione
e genitori preoccupati. Dato che mi spostavo continuamente e che le
organizzazioni rappresentate da queste persone erano radicate nelle loro
comunità, in un anno iniziai a farmi un’idea della varietà di questi gruppi e
del loro numero complessivo. I miei interlocutori avevano molto da dire. Erano
informati, ricchi d’immaginazione e di vitalità; offrivano idee, spunti e
intuizioni.
In un certo senso, Moltitudine
inarrestabile rappresenta la somma di ciò che mi hanno donato. I miei
nuovi amici mi davano libri e articoli, infilavano piccoli regali nel mio zaino
o avanzavano proposte per imprese verdi. Un nativo americano mi spiegò che la
separazione fra ecologia e diritti umani è artificiale, che i movimenti
ambientalisti e quelli per la giustizia sociale affrontano due aspetti dello
stesso, grande dilemma. I danni inflitti alla Terra ricadono su tutte le persone
e il modo in cui un uomo tratta un altro uomo si riflette sul nostro modo di
trattare il pianeta. Mano a mano che le mie conferenze iniziavano a rispecchiare
una maggiore consapevolezza, il numero e la varietà di persone che offrivano
biglietti da visita crebbero.
A ogni conferenza collezionavo dai cinque
ai trenta biglietti da visita e, dopo una settimana o due di viaggi, tornavo a
casa con qualche centinaio di biglietti ficcati in tutte le tasche. Li disponevo
sul tavolo della mia cucina, leggevo i nomi, guardavo i loghi, esaminavo la
missione e rimanevo meravigliato dalla diversità di azioni e scopi che questi
gruppi perseguivano a favore di altri. Quindi, conservavo i biglietti in
cassetti o sacchetti di carta, come ricordi di viaggio. Negli anni, avevo
raccolto migliaia di questi biglietti e, ogni volta che li guardavo, mi sorgeva
spontanea la stessa domanda: esiste qualcuno realmente in grado di valutare il
numero enorme di gruppi e organizzazioni coinvolti in queste cause? Dapprima, si
trattò di semplice curiosità, ma lentamente si trasformò nella sensazione che
qualcosa di molto più grande stesse nascendo, un importante movimento sociale
che stava eludendo i radar della cultura di massa.
Sempre più curioso,
iniziai a contarli. Consultai i documenti governativi disponibili per i diversi
paesi e, utilizzando i dati dei censimenti fiscali, valutai in circa 30.000 il
numero delle organizzazioni ambientaliste sparse per il mondo; quando poi presi
in considerazione anche quelle per la giustizia sociale e per i diritti delle
popolazioni indigene il numero superò le 100.000. Successivamente, feci delle
ricerche per capire se era mai esistito un movimento uguale a questo per
dimensioni o finalità, ma non riuscii a trovarne uno, passato o presente che
fosse. Più indagavo, più approfondivo e più il numero continuava a salire:
trovavo elenchi, indici e piccoli database specifici per settori o aree
geografiche. Avevo iniziato un percorso che mi avrebbe portato molto più lontano
di quanto avessi immaginato. Realizzai subito che la mia valutazione iniziale di
100.000 organizzazioni era sottostimata di almeno dieci volte, e attualmente
credo che esistano più di un milione, forse anche due, di organizzazioni che
operano per la sostenibilità ecologica e la giustizia sociale.
In base
alle definizioni convenzionali, questa immensa varietà di individui impegnati
non costituisce un movimento. I movimenti hanno leader e ideologie. Le persone
“aderiscono” ai movimenti, ne studiano i testi e si identificano con un gruppo.
Leggono le biografie del fondatore e ascoltano i suoi discorsi, con
registrazioni o dal vivo. In breve, i movimenti hanno dei seguaci. Tuttavia,
questo movimento non corrisponde ai modelli tradizionali. È frammentato, non
organizzato e orgogliosamente indipendente. Nessun manifesto o dottrina, nessuna
autorità che eserciti un controllo. Prende forma in scuole, fattorie, giungle,
villaggi, aziende, deserti, aree di pesca, slum, persino negli alberghi di lusso
di New York. Uno dei tratti che lo caratterizza consiste nel suo essere un
movimento umanitario globale che, timidamente, sta emergendo dal basso verso
l’alto. Una moltitudine unita da una condizione che non ha precedenti: il
pianeta ha una malattia, caratterizzata da pesante degrado ecologico e rapidi
cambiamenti climatici, che mette a rischio la sua esistenza.
A mano a
mano che calcolavo il numero delle organizzazioni, nella mia testa si affacciò
il dubbio di essere testimone della crescita di qualcosa di organico, se non
biologico. Piuttosto che un movimento nel senso tradizionale del termine, non
potrebbe trattarsi di una risposta istintiva e collettiva alla minaccia? La sua
natura frammentaria non potrebbe rispondere a esigenze connaturate ai suoi
scopi? Quali sono i meccanismi alla base del suo funzionamento? Qual è la sua
velocità di crescita? E la natura dei suoi collegamenti? Perché continua a
essere ignorato? Ha una storia? Riuscirà a fronteggiare con successo quelle
problematiche che i governi non sono stati in grado di risolvere: energia,
occupazione, conservazione, povertà e riscaldamento globale? Diventerà
centralizzato o continuerà a essere frammentario? Si sfalderà davanti a
ideologie e fondamentalismi?
Ho cercato un nome per questo
movimento, ma non ne esistono. Ho incontrato persone che volevano
conferirgli un assetto o dargli un’organizzazione, un compito difficile, si
tratta del movimento più complesso che l’umanità abbia mai costituito. Molte
persone esterne lo considerano privo di forza, ma ciò non arresta la sua
crescita. Quando lo descrivo a politici, accademici e uomini d’affari, mi rendo
conto che molti credono ggià di conoscere il movimento, i suoi modi d’operare,
la sua natura e le sue dimensioni approssimative. Basano le loro convinzioni sui
rapporti dei mezzi d’informazione su Amnesty International, Sierra Club, Oxfam o
altre rispettabili istituzioni. Possono essere direttamente informati in merito
ad alcune organizzazioni più piccole e possono addirittura far parte del
consiglio direttivo di qualche piccolo gruppo. Per loro, e per altri, il
movimento è piccolo, noto e circoscritto, è un tipo nuovo di volontariato con
una manciata di attivisti fuori controllo che occasionalmente gli procurano una
cattiva fama.
Anche le persone all’interno del movimento possono
sottostimarne l’ampiezza, basando il loro giudizio solo sull’organizzazione a
cui appartengono, anche se i network sono in grado di comprendere solo una parte
del tutto. Dopo aver trascorso anni a studiare il fenomeno e aver creato insieme
ad alcuni colleghi un database globale delle organizzazioni coinvolte, sono
giunto alla seguente conclusione: si tratta del più grande movimento sociale in
tutta la storia dell’umanità. Nessuno conosce il suo scopo e i meccanismi del
suo funzionamento sono più misteriosi di quanto sembri. Quello che salta agli
occhi è indiscutibile: aggregazioni coerenti, organiche, autorganizzate, che
riuniscono decine di milioni di persone che operano per un cambiamento.
......
L’ispirazione non proviene dalle litanie sui danni già
fatti; piuttosto, si trova nella disponibilità umana a ricostruire, riparare,
ricomporre, ripristinare, recuperare, reinventare e riconsiderare. “Considerare”
(con sidere) significa “con le stelle”; riconsiderare significa riunirsi al
movimento e ai cicli del cielo e della vita. Qui l’enfasi è posta sulle
intenzioni degli esseri umani, dato che gli esseri umani sono fragili e
imperfetti. Le persone non sempre sanno leggere e scrivere o sono istruite.
Molti individui nel mondo sono poveri e soffrono di malattie croniche. Non
sempre i poveri riescono a procurarsi il cibo giusto per un’alimentazione
corretta e devono lottare per nutrire ed educare i loro figli. Se persone con
tali carichi riescono ad andare oltre le loro difficoltà quotidiane e agire con
il chiaro scopo di combattere lo sfruttamento e operare per la ricostruzione,
allora si sta preparando qualcosa di veramente potente. Non si tratta solo di
poveri, ma di persone di tutte le razze, di tutte le classi sociali e di tutti i
luoghi del mondo. “Un giorno finalmente hai capito quel che dovevi fare e hai
cominciato, anche se le voci intorno a te continuavano a gridare i loro cattivi
consigli”. Questa è la descrizione che Mary Oliver fa del passaggio da
un’atteggiamento profano a un profondo senso di connessione con il mondo
vivente.
Anche se generalmente i telegiornali annunciano la morte di
persone a noi estranee, milioni di uomini e donne continuano ad agire proprio in
nome di quegli estranei. Questo altruismo ha origini religiose, persino mitiche,
e affonda le sue radici nell’estrema concretezza del XVIII secolo. Gli
abolizionisti furono il primo gruppo a creare un movimento nazionale e globale
per difendere i diritti di persone che non conoscevano. Fino a quel momento,
nessun gruppo di cittadini aveva avanzato reclami che non avessero a che fare
con i loro stessi interessi. I conservatori misero in ridicolo gli
abolizionisti, allo stesso modo in cui oggi deridono liberali, progressisti,
attivisti e tutti quelli che vogliono risolvere i problemi del mondo, rendendo
questi termini dispregiativi. Curare le ferite del mondo e dei suoi abitanti non
richiede santità o un partito politico, ma solo buon senso e perseveranza. Non
si tratta di un’attività liberale o conservatrice, si tratta di un atto sacro. È
un’impresa enorme che cittadini comuni, e non governi autonominati od
oligarchie, stanno portando avanti in tutto il mondo.
Moltitudine inarrestabile è un’esplorazione di questo mondo, dei
suoi appartenenti, dei suoi scopi e dei suoi ideali. Ne ho fatto parte per
decenni e, di conseguenza, non posso affermare di essere come un giornalista
distaccato che esamina obiettivamente il suo soggetto. Spero che le pagine che
seguono possano essere considerate l’espressione di un ascolto attento.
Il sottotitolo del libro, Come è nato il più grande movimento
del mondo e perché nessuno se ne è accorto, è una domanda per cui non
esiste una sola risposta. Come quello di chiunque altro, il mio punto di vista
si basa su convinzioni accumulate nel tempo e su giudizi arricchiti da una rete
di amici e colleghi. In ogni caso, ho scritto questo libro soprattutto per
scoprire quello che ancora non so. Parte di ciò che ho appreso riguarda una
storia antica che sta riemergendo, ciò che il poeta Gary Snyder chiamava “la
grande clandestinità”, una corrente di umanità che risale al Paleolitico, e che
affonda le sue radici in guaritori, sacerdotesse, filosofi, monaci, rabbini,
poeti e artisti “che parlano a nome del pianeta, delle altre specie,
dell’interdipendenza; un flusso vitale che scorre sotto, attraverso e intorno
agli imperi”.
Nello stesso tempo, ho imparato molte cose nuove. I gruppi
sono interconnessi, non esiste un parola che descriva esattamente la complessità
di questa rete di relazioni.5 Internet e gli altri strumenti di comunicazione
hanno rivoluzionato le possibilità, per i piccoli gruppi, di raggiungere dei
traguardi e di conseguenza stanno cambiando i luoghi del potere. Sono sempre
esistite reti di persone potenti, ma, fino a poco tempo fa, non è mai stato
possibile mettere in collegamento il mondo intero.
Moltitudine
inarrestabile descrive cosa differenzia questo movimento dai precedenti
movimenti sociali, in particolare per quanto riguarda l’ideologia. Le
organizzazioni all’interno del movimento sono nate una alla volta, generalmente
senza una visione predeterminata del mondo, e si sono date i loro obiettivi
prescindendo da qualunque ortodossia. Secondo alcuni storici e analisti, i
movimenti esistono solo quando possiedono un nucleo di credenze ideologiche o
religiose. Inoltre, non esistono nel vuoto totale: un forte leader caratterizza
qualsiasi movimento e spesso ne costituisce il fulcro intellettuale, anche dopo
che è morto. Il movimento che descrivo in questo libro, come ho già detto, non
si riconosce in nessun leader e, di conseguenza, rappresenta un fenomeno sociale
del tutto diverso. '
Grazie per l'impegno volto ad informare e divulgare l'idea universale di un'umanità che è la famiglia dell'uomo, di una realtà che ci vede creature umane ed entità spirituali che stanno imparando a superare la paura della solitudine, dell'abbandono, dell'ingiustizia e della povertà, per sostituirla con la conoscenza della solidarietà, della costruttività, della creatività, dell'amicizia e della grande fratellanza umana.
Grazie!
Elisabetta