FERMARE LA CRESCITA DEMOGRAFICA
FERMARE LA CRESCITA DEMOGRAFICA
di Carlo Consiglio
Situazione della popolazione mondiale
La popolazione umana mondiale ha raggiunto i 6,6 miliardi di abitanti nel 2007. Essa aumenta di circa 81 milioni di unità all'anno. Di questi 81 milioni di nuove persone, più di 74 milioni nascono nei paesi del Terzo Mondo.
Storia della crescita demografica
Secondo uno studio dell'Università di Catania, circa 12.000 anni fa, quando iniziò la coltivazione della terra, la popolazione umana mondiale non superava i 5-10 milioni di individui. All'inizio dell'era cristiana, circa 2.000 anni fa, la popolazione mondiale aveva raggiunto i 250 milioni di persone. Nel 1650 la popolazione mondiale aveva raggiunto i 500 milioni di persone, e nel 1750 i 728 (o 791) milioni di persone. Nel 1850 aveva raggiunto un miliardo e 262 milioni; nel 1900 un miliardo e 650 milioni; nel 1950 2.518.629.000; nel 1990 5.263.593.000; nel 2000 6.070.581.000.
Il tasso annuale di crescita della popolazione umana mondiale fino a quasi trecento anni fa era molto basso, circa 0,002%. Dal 1750 al 1950 il tasso di crescita è aumentato di 150 volte, passando dallo 0,002% allo 0,3%. Verso la fine degli anni 1960 esso aveva raggiunto il 2%. Negli anni 1970 il tasso di crescita ha raggiunto un massimo del 2,3%. In seguito esso ha iniziato a diminuire ed attualmente è intorno all'1,2% circa. Tra il 2000 ed il 2005 l’incremento della popolazione mondiale è stato di 77 milioni di persone all’anno.
Il tasso annuale di crescita è correlato al tempo di raddoppio. Infatti il tempo di raddoppio è pari a 70 diviso per il tasso di crescita. Quando il tasso di crescita era 0,002%, il tempo di raddoppio della popolazione mondiale era 35.000 anni. Quando il tasso di crescita era dello 0,3%, il tempo di raddoppio era 230 anni. Con un tasso del 2,3%, invece, la popolazione raddoppia ogni 30 anni. Con l'attuale tasso dell'1,2% la popolazione tende a raddoppiare ogni 58 anni.
Il rapido aumento della popolazione umana mondiale dal 1750 ad oggi è stato causato all’inizio soprattutto dal miglioramento delle condizioni igieniche, ed in seguito ai progressi della medicina. Il tasso di crescita della popolazione mondiale è uguale alla differenza tra il tasso di natalità e quello di mortalità. In un singolo paese il tasso di crescita è uguale al tasso di natalità più il tasso d'immigrazione meno il tasso di mortalità meno il tasso d'emigrazione.
Il tasso di natalità è influenzato dall’uso di contraccettivi. A livello globale il loro uso è aumentato dal 54% nel 1990 al 59% nel 1995 e al 63% nel 2000. Tra i metodi moderni più usati vi sono la sterilizzazione femminile (21%), gli strumenti intrauterini (14%) e la pillola (7%). I metodi tradizionali, includenti anche l’astinenza periodica ed il coitus interruptus, sono usati dal 7% delle donne sposate.
Differenze tra i paesi sviluppati ed i paesi in via di sviluppo
Il tasso di natalità è attualmente di circa 15 nati vivi per mille abitanti nei paesi sviluppati e da 25 a 40 nati vivi per mille abitanti nei paesi in via di sviluppo, dove i figli sono percepiti come una forma di assicurazione per la vecchiaia, in mancanza di forme efficienti di previdenza sociale. Il tasso di mortalità è diminuito drasticamente nei paesi sviluppati ed in parte anche nei paesi in via di sviluppo negli ultimi secoli a causa dei progressi dell'igiene e della medicina.
Come conseguenza il tasso di crescita della popolazione nei paesi in via di sviluppo è molto alto, circa 1,8% (2,1% escludendo la Cina), mentre nei paesi sviluppati esso è basso, tra 0,2% e 0,5%;
esso tenderebbe a zero o perfino a divenire negativo in alcuni paesi sviluppati, tra cui l’Italia, se non fosse per l'immigrazione.
Struttura di popolazione
Quando una popolazione è stabile, con bassa natalità e bassa mortalità, come avviene in genere nei paesi sviluppati, le varie classi di età sono di grandezza simile, eccetto quelle di età avanzata. Invece, quando una popolazione è in forte accrescimento, con alta natalità e moderata mortalità, come avviene di solito nei paesi in via di sviluppo, le varie classi di età sono di grandezza molto diversa, con le classi di età inferiore molto più numerose di quelle di età superiore. Perciò i ragazzi al di sotto dei 15 anni, che costituiscono solo il 20% della popolazione nei paesi sviluppati, costituiscono quasi il 40% della popolazione dei paesi in via di sviluppo. Ne consegue che in tali ultimi paesi, anche qualora venisse introdotto con successo un controllo delle nascite per limitare il numero di figli a non più di due per coppia, la popolazione continuerebbe a crescere per molti anni successivi, man mano che i giovani e giovanissimi raggiungono l'età della riproduzione.
Proiezioni
Si stima che la popolazione mondiale sfiorerà gli 8 miliardi entro il 2025. Uno studio delle Nazioni Unite del dicembre 2004 prevede che la popolazione mondiale raggiunga 7 miliardi nel 2012, 8 miliardi nel 2028 e 8 miliardi e 900 milioni nel 2050, a condizione che le coppie abbiano accesso alla pianificazione familiare e che gli sforzi per arrestare l’epidemia HIV/AIDS siano coronati dal successo. Altri prevedono che la popolazione mondiale raggiunga 9 miliardi nel 2042, o da 10 a 12 miliardi nel 2050, o un massimo di 9 miliardi nel 2070, per poi iniziare a declinare; o ancora 10 miliardi nel 2075, o un massimo di 11 miliardi nel 2200.
Per quanto riguarda la struttura di popolazione, si prevede che la proporzione di anziani, cioè di coloro che hanno 60 anni di età o più, che era l’8% nel 1950 e il 10% nel 2005, raggiunga circa il 21% verso il 2050.
Perché ridurre la popolazione mondiale?
· Nessun processo può durare in infinito; prima o poi esso troverà qualche limite e dovrà raggiungere una situazione di equilibrio.
· La sussistenza richiede una produzione di beni (soprattutto alimenti) ma per questa occorre, oltre al lavoro, anche capitale. Se la popolazione aumenta, bisogna usare una parte delle risorse per creare nuovi posti di lavoro. Se invece la popolazione fosse stabile, le stesse risorse potrebbero essere usate per fornire ad ogni lavoratore una più alta dotazione di capitale.
· Molte risorse minerali sono prossime all’esaurimento. Se la popolazione mondiale fosse minore, l’esaurimento di tali risorse verrebbe rallentato. Inoltre, la competizione per risorse limitate porta spesso alle guerre. Se la popolazione mondiale fosse minore, vi sarebbero meno contrasti, e quindi meno guerre.
· Le attività umane producono inquinamento, con conseguenze gravissime per la salute umana, specialmente per quanto riguarda l’inquinamento marino ed atmosferico. Se la popolazione mondiale fosse minore, anche l’emissione nell’ambiente di sostanze inquinanti sarebbe minore.
· Le attività umane richiedono un alto consumo di energia, che attualmente viene ricavata soprattutto dai combustibili fossili, con gravi problemi di inquinamento e di esaurimento delle risorse. Se la popolazione mondiale fosse minore, anche il consumo di energia sarebbe minore.
· L’alimentazione dell’attuale enorme popolazione umana richiede la coltivazione di una crescente quantità di terreno, così che si riducono sempre più le foreste, essenziali per la produzione dell’ossigeno. Se la popolazione mondiale fosse minore, si potrebbe ridurre la quantità di terreno coltivato ed aumentare la superficie delle foreste. Inoltre, lo stesso risultato si otterrebbe sostituendo l’alimentazione umana a base di carne, che è un modo poco efficiente di trasformare le calorie vegetali, con un’alimentazione vegetariana.
· L’acqua è un bene che scarseggia sempre di più in vaste aree del Terzo Mondo. Se la popolazione mondiale fosse minore, vi sarebbe più acqua per tutti.
· La conservazione della natura è un’esigenza sempre più sentita da parte di una notevole parte dell’opinione pubblica, che vuole ostacolare l’estinzione di specie animali e vegetali e la perdita di habitat. A tale scopo quasi tutti i Paesi creano parchi nazionali e regionali e riserve naturali. Da ciò sorgono conflitti perché queste stesse aree sono reclamate per attività umane industriali o agricole. Se la popolazione mondiale fosse minore, vi sarebbero meno conflitti tra conservazione della natura ed attività economiche.
Come ridurre la natalità
· Nei paesi del Terzo Mondo è stato riscontrato che elevate opportunità di lavoro per le donne al di fuori della famiglia sono associate a minore natalità.
· Anche un più alto tasso di frequenza scolastica femminile, soprattutto della scuola primaria e della scuola secondaria, è associato a minore natalità.
· La creazione di nuove opportunità di lavoro causa un aumento del reddito familiare e questo a sua volta è causa di una riduzione della natalità.
· Programmi di salute pubblica ed un miglior livello nutrizionale della mamma e del bambino possono ridurre la mortalità infantile ed indirettamente rendere meno desiderabile una famiglia numerosa.
· L'introduzione di forme di previdenza per gli anziani e sicurezza sociale può rendere meno desiderabile una famiglia numerosa come assicurazione per la vecchiaia.
· Fare campagne antidemografiche attraverso i media e la scuola;
· Istituire servizi sanitari e consultori e distribuire contraccettivi;
· Introdurre disincentivi economici alla procreazione;
· Migliorare lo status sociale ed economico delle donne e creare incentivi per ritardare il matrimonio;
· Introdurre incentivi alla sterilizzazione maschile e femminile;
· Limitare per legge il numero di figli. Su quest’ultimo punto alcuni sostengono che il fare figli sarebbe un diritto naturale della coppia, o della donna, su cui lo Stato non potrebbe intervenire. Ma già Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, osservava che, quando nasce un bambino, allo Stato sono addossati vari oneri, come provvedere alla scuola, all'assistenza sanitaria, alla previdenza sociale, e che pertanto lo Stato ha diritto di intervenire, eventualmente limitando questo asserito diritto alla procreazione.
La chiesa e la crescita demografica
La Chiesa cattolica si è sempre opposta all’uso dei metodi anticoncezionali ed a qualsiasi promozione della limitazione delle nascite, in nome di un’asserita legge morale e di una cosiddetta “sacralità della vita”. Tali affermazioni non hanno alcuna base oggettiva poiché non esiste alcuna morale naturale, ma solo la legge creata dall’uomo per regolare i propri rapporti sociali; in quanto alla vita, sarebbe meglio prenderne in considerazione la qualità piuttosto che la quantità, dato che l’ultima va a scapito della prima.
Obiezioni più comuni
Alcuni contestano la necessità di ridurre la popolazione umana mondiale, sostenendo che i veri problemi dell'umanità sono altri, quali il sottosviluppo, la distruzione dell'ambiente, l’inquinamento e l'esaurimento delle risorse naturali. Certamente questi sono gravi problemi, ma alla loro gravità contribuisce anche l'eccessiva popolazione mondiale, che agisce come moltiplicatore. Altri osservano che il consumo delle risorse in alcuni paesi è enormemente superiore a quello di altri paesi. Ad esempio, un canadese medio consuma 436 volte quanto consuma un etiopico. Ma sarà molto difficile convincere i Canadesi a ridurre il loro tenore di vita e quindi a consumare meno, mentre sicuramente gli Etiopici vorranno raggiungere il livello dei Canadesi appena possibile. L'unica via d'uscita praticabile è quindi quella di causare una riduzione della popolazione, e non solo dei paesi in via di sviluppo, ma anche dei paesi sviluppati, che sono quelli che consumano di più.
Altri citano la FAO, che ha calcolato che la Terra è in grado di sfamare una popolazione superiore ai 20 miliardi. Ma se già adesso, mentre siamo "solo" 6 miliardi e mezzo, un quarto dell'umanità è sottoalimentato, come pensiamo di risolvere il problema di nutrire 20 miliardi? Infatti non basta produrre il cibo, bisogna anche distribuirlo; ma se fossimo di meno, sarebbe sicuramente più facile portare il cibo ai bisognosi.
Prof. Carlo Consiglio
Già ordinario di Zoologia nell’Università di Roma “La Sapienza”
http://www.carloconsiglio.it
Roma, 9 febbraio 2009
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