Il tentativo di Israele di spazzare via Hamas può essere comprensibile, ma e' stupido.
Certo, nessun paese al mondo ignorerebbe il lancio giornaliero di razzi dai territori vicini. Provate a immaginare quanto tempo ci metterebbero gli Stati Uniti a organizzare una controffensiva il giorno in cui un gruppo di antimperialisti messicani cominciasse a lanciare razzi sul Texas. Israele ha davvero il diritto di rispondere.
Ma e' il tipo di risposta che deve essere analizzata.
Uccidere 500 Palestinesi e ferirne 2500 (al momento in cui scrivo) e' sproporzionato. E se è vero che il bombardamento indiscriminato da parte di Hamas di zone abitate e' un crimine contro l'umanita', lo e' altrettanto l'uccisione di civili da parte di Israele. (Almeno 130 fino ad ora, senza considerare le migliaia uccisi negli anni di occupazione della Cisgiordania e di Gaza).
Prima dei massicci bombardamenti israeliani i bombardamenti di Hamas, iniziati allo scadere della tregua, non avevano (grazie a Dio) ucciso nessuno. La ragione e' evidente: Hamas non ha aereoplani, non ha carri armati, non ha niente piu' che armi inefficaci, mortai con un limitato raggio d'azione e imprecisi.
Hamas puo' bersagliare il nemico con continui attacchi, ma non puo' in nessun modo mettere in discussione l'esistenza di Israele.
Per comprendere la situazione non si puo' non tenere in considerazione lo stress che subiscono gli israeliani che vivono costantemente la minaccia del terrorismo. Uno stress che il bombardamento con i katyusha, anche se militarmente inefficace, accresce pesantemente. Vivere costantemente sotto la minaccia degli attacchi, insieme alle parole del leader iraniano che vorrebbe cancellare Israele dalla carta geografica, contribuisce a creare il retroscena che rende Israele cosi' insensibile verso gli altri esseri umani, quegli esseri umani afflitti da anni con l'occupazione.
Dall'altra parte, il trauma delle espulsioni e l'occupazione hanno contribuito a creare l'insensibilita' di molti Palestinesi che logorano gli Israeliani con attacchi contro i civili.
E' necessaria compassione da entrambe le parti.
Hamas aveva rispettato il precedente cessate-il-fuoco, eccetto quando Israele l'ha usato per coprire delle incursioni, conclusesi con la morte di alcuni palestinesi (dal Guardian, 5/11/1008, ndr). Hamas non ha potuto fare altro che considerare questi attacchi qualcosa di diverso da una tregua e, come protesta simbolica, ha lanciato razzi (non colpendo nessun obiettivo).
E' poi subentrato il momento di decidere se proseguire o meno la tregua. Hamas ha voluto la garanzia della fine delle incursioni. E ha chiesto di piu'. Viste le centinaia di migliaia di Palestinesi che a Gaza soffrono la malnutrizione Hamas ha chiesto che i confini venissero aperti. E in cambio della liberazione del soldato israliano Gilad Shalid ha chiesto che venissero rilasciati mille palestinesi carcerati in Israele.
Hamas ha chiarito che avrebbe accettato i termini dell'iniziativa di pace promossa dall'Arabia Saudita, senza pero' riconoscere formalmente Israele.
Hamas vivrebbe pacificamente in una soluzione "due stati", ma non riconoscerebbe mai il diritto di esistenza di Israele. Questa posizione e' inutilmente provocatoria e rappresenta la profonda auto-distruttivita' di quella parte di palestinesi che vedono il non riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele come l'unica arma simbolica rimasta loro.
Allo stesso modo ci sono membri del Parlamento israeliano, la Knesset, che affermano che non accetteranno mai qualcosa di diverso dalla totale espulsione ("trasferimento") di tutti i palestinesi nei vicini stati arabi.
Quindi cosa cerca veramente Israele? Probabilmente spera di rendere Hamas cosi' debole da perdere le elezioni contro Fatah. Spera che l'Autorita' Palestinese, essa stessa indebolita dall' occupazione israeliana, possa negoziare un trattato di pace che crei uno "stato palestinese". Ma di fatto si tratterebbe di una serie di cantoni o di piccole e separate citta'-stato, frammentate dalle strade israeliane e dall'esercito - uno stato palestinese che non sarebbe mai in grado di avere profitti ne' economici ne' politici. A quel punto Israele potrebbe affermare di aver "dato" ai Palestinesi "quello che volevano", e, mantenendo nel frattempo i propri insediamenti in tutta la Cisgiordania, continuerebbe il controllo de facto.
Ancora una volta non si arriverebbe a una pace duratura, ma solo a una temporanea interruzione dei combattimenti. Solo un completo smantellamento delle colonie che conduca a un vero stato palestinese, che incorpori Gaza e la Cisgiordania ( con minime modifiche ai confini) e che preveda una reale compensazione per i profughi palestinesi, solo uno stato creato con spirito di generosita' e genuina attenzione da parte di Israele, porrebbe fine alla violenza e garantirebbe a Israele una sicurezza stabile.
Lasciatemi parlare chiaro. Io odio Hamas e tutto cio' che lo sostiene. Io voglio vederlo sconfitto. Ma questa sconfitta puo' avvenire solo politicamente, attraverso l'isolamento, non attraverso i massacri dell'esercito.
L'unico modo per sconfiggere Hamas e' quello di andare incontro ai bisogni legittimi della popolazione palestinese, e farlo con un puro spirito di aiuto, spirito attraverso il quale gli ebrei di tutto il mondo e la gente di Israele potrebbero dimostrare di riconoscere i palestinesi come fratelli e sorelle, fatti a immagine di Dio e ugualmente preziosi agli occhi di Dio, come il popolo ebraico.
E' da Ebrei prendere sul serio la nostra fede in Dio e il messaggio di Dio di un mondo che dovrebbe essere basato sull'amore, sulla generosita', sull'attenzione verso gli altri, la gentilezza e la compassione. E il trasformare questa fede in potere non portera' ad Israele salute o sicurezza, o ai palestinesi condizioni di vita piu' umane. Solo creando un mondo come quello che Dio vuole porterebbe gli ebrei a prendere sul serio la loro stessa religione e a manifestarla in uno stato ebraico.
Israele cerca ancora di cancellare Hamas. Ma anche se uccidesse tutti i suoi 20.000 combattenti a Gaza non estinguerebbe la spinta verso il fondamentalismo islamico che Hamas rappresenta. Israele adesso sa che uccidere non fa altro che creare generazioni di gente arrabbiata, la prossima ondata di terroristi.
Come uscire da questa spirale distruttiva? Il primo passo per il mondo e' quello di imporre un immediato cessate il fuoco. Questo cessate il fuoco dovrebbe essere imposto dalle Nazioni Unite e inequivocabilmente supportato dall'America. E dovrebbe necessariamente includere i seguenti punti:
Hamas dovrebbe fermare tutti i lanci di missili, bombe o azioni violente, provenienti da Gaza e dalla Cisgiordania, e dovrebbe cooperare attivamente arrestando chiunque, appartenente a qualunque fazione, rompa la tregua;
Israele dovrebbe fermare tutti i bombardamenti, gli omicidi mirati e qualunque altra azione miri a eliminare attivisti, militanti o sospetti terroristi a Gaza e in Cisgiordania, e usare tutta la forza del suo esercito per proteggere i palestinesi dagli attacchi;
Israele dovrebbe aprire i valichi di confine con Gaza e permettere il libero accesso da e per Israele, limitandosi al controllo sul passaggio delle armi. Israele dovrebbe permettere il libero passaggio di cibo, gas, elettricita', acqua e qualunque bene di consumo, via terra, aria e mare. Dovrebbe limitarsi al controllo del passaggio di armi o di materiali usati per costruire armi.
Israele dovrebbe rilasciare tutti i Palestinesi in detenzione amministrativa e rimandarli a Gaza o in Cisgiordania. Hamas dovrebbe rilasciare GIlad Shalit e chiunque altro sia detenuto dalle forze palestinesi;
Entrambe le parti dovrebbero invitare delle forze internazionali per favorire l'implementazione degli accordi;
Entrambe le parti dovrebbero concordare nello smettere di insegnare o di invocare la violenza contro l'altra parte nei luoghi di culto, nelle strutture educative e nei media;
Questo cessate il fuoco dovrebbe durare per 20 anni. La Nato, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti dovrebbero essere d'accordo nel renderlo effettivo e nell'imporre effettive sanzioni in caso di qualunque violazione.
Questi passi farebbero una grande differenza, e isolerebbero i membri piu' radicali di entrambi gli schieramenti dal circuito tradizionale rendendo possibile l'inizio di una negoziazione tra Israele e i palestinesi.
La condizione basilare per creare la pace e' aiutare entrambi gli schieramenti a sentirsi "sicuri". Il primo passo, piuttosto critico, e' parlare una lingua che sia empatica verso le sofferenze di entrambi i popoli, in un discorso in cui le storie di entrambi siano ascoltate e comprese.
Israele, in quanto piu' potente militarmente, deve fare il primo passo: implementare un grande piano Marshall a Gaza e in Cisgiordania, per mettere fine alla poverta' e alla disoccupazione, ricostruendo le infrastrutture o incentivando gli investimenti, smantellando le colonie o facendo diventare i coloni cittadini di uno stato palestinese, accettando ogni anno 30.000 profughi palestinesi per 30 anni, scusandosi per le espulsioni del 1948 a offrendosi per coordinare una compensazione mondiale per tutto cio' che i palestinesi hanno perso durante l'occupazione e, infine, riconoscendo uno stato palestinese con i confini degli accordi di Ginevra del 2003.
Questo e' l'unico modo in cui Israele potrebbe raggiungere la sicurezza. E' l'unico modo per una permanente sconfitta di Hamas e di tutti gli estremisti che si augurano una guerra senza fine contro Israele.
Il maggior contributo che la nuova amministrazione di Obama potrebbe dare per la pace in Medio Oriente sarebbe quello di abbracciare una strategia per cui la sicurezza in patria venisse raggiunta non militarmente o con una dominazione economica, ma attraverso la generosita' e la cura nei confronti degli altri. Se questo nuovo modo di pensare diventasse veramente una parte consistente della politica degli Stati Uniti, avrebbe un impatto immense nel ridurre le paure degli Israeliani che ancora vedono il mondo attraverso gli occhi dell'Olocausto e le persecuzioni, come una cornice in cui inserire anche il loro presente.
Mi spezza il cuore vedere le terribili sofferenze di Gaza e di Israele. Come ebreo religioso le trovo peggiori, perche' con il pretesto di servire Dio, entrambi, ebrei e arabi, continuano ad accumulare sofferenze, in un modo che fara' soffrire le generazioni future.
E perche' mi conferma quanto sia facile snaturare il messaggio d'amore dell'ebraismo in un messaggio di odio e dominazione. E' per questo che rimango in lutto per il popolo ebreo, per Israele e per tutto il mondo.