di Sri Aurobindo
(Brani tratti dai capitoli 18, 21, 23, 24) L’esperienza dimostra che la società tende a morire per il suo stesso sviluppo, segno evidente che c’è qualche difetto radicale nel suo sistema, prova certa che il suo concetto dell’uomo ed il suo metodo di sviluppo non corrispondono alla totale realtà dell’essere umano ed allo scopo della vita che tale realtà impone.
C’è dunque un difetto di fondo, da qualche parte, nel processo della civiltà umana; ma dove risiede e con quale soluzione usciremo da questo ciclo perpetuo d’insuccessi? Lo sviluppo civilizzato della nostra vita sfocia in un esaurimento della vitalità ed in un rifiuto da parte della Natura di continuare a sostenere un processo che avanzi sempre lungo tali linee; la nostra mentalità civilizzata, dopo aver turbato l’equilibrio del sistema umano a proprio vantaggio, scopre alla fine di aver esaurito e distrutto ciò che l’alimentava, e perde il suo potere di agire e produrre in modo sano. Si scopre che la civiltà ha creato molti più problemi di quanti ne possa risolvere, ha moltiplicato troppi bisogni e desideri ma non ha la forza vitale sufficiente per soddisfarli….
Le menti più avanzate cominciano a dichiarare la civiltà un fallimento, e la società comincia a rendersi conto che hanno ragione. Ma il rimedio proposto è o un arresto o un regresso, oppure un ritorno alla “Natura” che è impossibile…. o addirittura si mira ad una cura portando i rimedi artificiali al loro acme, con una scienza sempre più grande, sempre più congegni meccanici, il che significa che la macchina dovrà sostituire la vita. E’ come dire che portare una malattia agli estremi è il modo migliore per curarla.
Si può invece suggerire, con qualche probabilità di bussare alla porta giusta, che il difetto radicale di tutti i nostri sistemi è lo scarso sviluppo proprio di ciò che la società ha maggiormente trascurato:
l’elemento spirituale, l’anima nell’uomo, che è la sua vera essenza. L’avere un corpo sano, una forte vitalità ed una menta attiva e chiara non porta l’uomo oltre una certa distanza.
Questi tre elementi . fisico, vitale e mentale – non fanno la somma di un’umanità completa; sono mezzi per uno scopo ulteriore e non possono costituire per sempre un fine in se stessi. Anche aggiungendo una ricca vita emotiva governata da norme etiche ben ordinate, rimarrà sempre il sapore di qualcosa che manca, di qualche bene supremo che queste cose significano ma non raggiungono di per sé, non scoprono finché non vanno oltre se stesse. Anche aggiungendo un sistema religioso e un diffuso spirito di fede e di devozione non avrete ancora trovato il mezzo per
la salvezza sociale. Tutte queste cose sono state sviluppate dalla società umana, ma nessuna di esse l’ha salvata dalla delusione, dalla stanchezza e dal decadimento.
Questa è stata finora la natura del progresso moderno. Soltanto in una nuova svolta verso l’interiore, verso una maggiore soggettività ora solo agli inizi, c’è una maggiore speranza: perché con quella svolta esso può scoprire che la verità dell’uomo è da cercarsi nella sua anima.
Un cambiamento di questo genere, cioè
il cambiamento dall’ordine mentale e vitale della vita a quello spirituale, deve necessariamente compiersi negli individui, ed in molti individui, prima che possa fare una qualche presa sulla comunità.
E’ per questo che tutti i grandi cambiamenti trovano il loro primo, chiaro ed efficace stimolo e la loro immediata forza plasmante nella mente e nello spirito di un individuo o di un limitato numero di individui. La massa segue, ma purtroppo in un modo assai imperfetto e confuso che spesso o addirittura abitualmente finisce nell’insuccesso o nella deformazione della cosa creata.
Quindi, se il cambiamento spirituale di cui abbiamo parlato deve aver luogo, deve unire due condizioni da soddisfarsi contemporaneamente, anche se difficili da accoppiare.
Devono esserci gli individui capaci di vedere, di sviluppare, di ricreare se stessi ad immagine dello Spirito e di comunicare alla massa sia la loro idea che il potere che la sostiene. E ci deve essere al tempo stesso una massa, una società, una mente collettiva o, perlomeno, i componenti di un gruppo omogeneo, ossia la possibilità di un’anima di gruppo che sia capace di ricevere ed assimilare efficacemente l’idea spirituale, pronta a seguire ed arrivare vittoriosamente alla meta.
Quale sarà allora quello stato della società, quella preparazione della mente comune dell’uomo che sarà favorevole a questo cambiamento, di modo che anche se non può effettuarsi subito, possa almeno preparare più decisamente le sue vie di quanto non sia stato finora possibile?
E’ probabile che queste idee si rivelino dapprima nella filosofia, il pensiero psicologico, le arti, la poesia, la pittura, nell’idea fondamentale dell’etica, nell’applicazione dei principi soggettivi da parte dei pensatori
alle questioni sociali, forse persino – benché questo sia un tentativo pericoloso –
alla politica e l’economia, quella materia terrena dura e refrattaria che resiste a tutto tranne che ad un trattamento grossolanamente utilitario.
Saranno fatte delle scoperte che assottiglieranno le pareti fra l’anima e la materia; ci sarà un impegno della religione per respingere il suo pesante carico di materia morta appartenente al passato e ravvivare le sue forze alla fontana dello Spirito. Questi sono segni sicuri, se non proprio del verificarsi dell’evento, almeno di una sua forte possibilità, sono segni di uno sforzo che verrà sicuramente fatto, di un altro tentativo forse di maggior portata e con un’intelligenza più agguerrita, capace non solo di sentire ma di capire la Verità che chiede di essere ascoltata.
Possiamo già vedere oggi alcuni di questi segni, benché stiano appena nascendo, siano ancora sporadici e non si siano ancora estesi abbastanza da garantire una fiduciosa certezza. Sarà solo quando questi brancolanti inizi avranno trovato ciò che cercano, che lo si potrà applicare con successo al rimodellamento della vita dell’uomo.
Perciò una società che avesse già cominciato a spiritualizzarsi farebbe della rivelazione e scoperta del Sé divino nell’uomo il primo scopo di tutte le sue attività, della sua educazione, della sua conoscenza, della sua scienza, della sua etica, della sua arte, della sua struttura economica e politica.
…una sempre maggior fiducia nella luce spirituale e nei mezzi spirituali per la soluzione finale dei suoi problemi, sono l’unica via verso un vero perfezionamento sociale.
Solo una società spiritualizzata può produrre un regno di armonia individuale e di felicità collettiva. Certo questo non avverrà facilmente né come gli uomini hanno sempre sperato invano da ogni grande svolta e rivoluzione della politica e della società, con un cambiamento improvviso e subito soddisfacente, quasi una magica trasformazione.
Perciò l’avvento di un’era spirituale deve essere preceduto dalla comparsa di un numero crescente d’individui che non si accontentano più della normale esistenza intellettuale, vitale e fisica dell’uomo, ma percepiscono che la vera meta dell’umanità è una più grande evoluzione, e cercano di attuarla in se stessi, di condurvi gli altri e di farne la meta riconosciuta della razza. Nella misura in cui vi riusciranno e secondo il livello al quale porteranno questa evoluzione, la potenzialità non ancora realizzata che rappresentano diventerà un’effettiva possibilità del futuro.
Il modo di comportarsi dell’umanità nei confronti di un ideale è di accontentarsi di un’aspirazione che in genere resta tale e nulla più. Non si permette all’ideale di plasmare tutta la vita, ma solo di colorirla più o meno. La spiritualità è per sua natura una cosa soggettiva e non meccanica;
non è niente se non è vissuta interiormente e se la vita esteriore non promana da questo vivere interiore. Un’idea spirituale è una forza, ma solo quando è creativa, sia interiormente che esteriormente. Qui dobbiamo allargare ed approfondire il principio pragmatico secondo cui la verità è ciò che creiamo; essa è ciò che creiamo dentro di noi, in altre parole, ciò che diventiamo.
Indubbiamente la verità spirituale esiste eternamente al di là, indipendentemente da noi, nei cieli dello Spirito, ma non è di alcuna utilità per l’umanità quaggiù,se non diventa verità sulla terra, verità della vita, finché non è vissuta.
Gli individui che aiuteranno il futuro dell’umanità nella nuova era adotteranno, nel suo profondo significato,
la visione interiore dell’Oriente che comanda all’uomo di cercare dentro di sé il segreto del proprio destino e della propria salvezza, ma accetteranno pure, anche se dandogli un senso diverso,
l’importanza che l’Occidente giustamente attribuisce alla vita e al fatto che l’agire al meglio e l’ottenere tutto quello che possiamo raggiungere sia la regola generale di tutta la vita.
Infatti le difficoltà si risolveranno col fare. Un vero passo avanti dev’essere fatto: il resto va lasciato al Tempo, con le sue improvvise soluzioni o col suo lungo e paziente operare.
Anche quando sarà raggiunto il primo cambiamento decisivo, è certo che non tutta l’umanità sarà in grado di sollevarsi a quel livello. Non potrà non esserci una divisione fra quelli in grado di vivere a livello spirituale e quelli che sanno solo vivere alla luce che da quello scende al livello mentale. Ed anche al di sotto di questi può esserci una grande massa influenzata dall’alto ma non ancora pronta per la luce. Questa gerarchia non implicherebbe, come nel nostro attuale vivere vitale, una supremazia dei più sviluppati nei confronti dei meno sviluppati, ma
una guida dei fratelli maggiori della razza nei confronti dei minori ed un lavoro costante per sollevarli ad un livello spiritualmente superiore ed a più vasti orizzonti.
(Brani estratti dai capitoli 18, 21, 23, 24 I
l Ciclo Umano - Sri Aurobindo)