NAPOLI CAPITALE D'EUROPA
di Marzio Aprile
C’è una città ed una regione, in Italia, in cui il fuoco può uscire dalla terra e in cui nulla si riesce a nascondere. Napoli, attuale capitale della monnezza, è ancora una volta prodigiosa terra di rivelazione. Non fa come tutti gli altri, quelli del nord che nascondono l’immondizia con scaltrezza o l’esportano – continuando ad avvelenare con stile le falde acquifere -, giammai come i tedeschi che creano parchi naturali sopra depositi sotterranei di scorie nucleari o come quelle amministrazioni virtuose che promuovono e organizzano il riciclaggio “sostenibile”.
La Campania e Napoli in testa producono grandissime quantità di immondizia e fieramente non la nascondono affatto, né la riciclano, anzi superbamente la accumulano e se ne cingono intorno dappertutto dalle strade di paesi e città ad ogni altro luogo sino a quelli più remoti e selvatici, come una antica sposa prima di un matrimonio campestre. La accumulano e anzi la importano. E se la situazione diventa grave se ne può anche compiacere perché in questo attende ancora di intascare i nuovi quattrini dell’emergenza. Nuovi quattrini che produrranno altra immondizia, immondizia fisica e morale, materiale e immateriale.
Immondizia come “roba” e ricchezza, indicatore visibile e compiacente del consumo e dello sperpero, dell’arraffo e dello spreco. Napoli, ancora una volta genialmente, cercherà di far quattrini dal prodotto più caratteristico ed universale della nostra odierna civiltà dei consumi: l’immondizia.
Ciò che tutti gli altri fanno con inibizione e considerano peccato, a Napoli diventa confessione a cielo aperto, rivendicazione, risorsa per campare, anzi in cui accamparsi… In questa specialissima metodologia, qualsiasi male può tramutarsi in bene e viceversa, prosegua dunque ingloriosa la produzione industriale dello schifo, di cui onestamente i sacchi di immondizia sparsi e maleodoranti ovunque sono in realtà vittime innocenti e un po’ ingenue.
Immondizia quindi in realtà come metafora di una società diventata una discarica, di molteplici vite ridotte a rifiuti -organici o inorganici-, di una classe politica e amministrativa da buttare in blocco, una democrazia della monnezza che sancisce e garantisce già tutti gli inderogabili diritti dei rifiuti.
Immondizia dunque vitalissima e rigenerata che lotta per il posto che le spetta, che trabocca dalle prigioni in cui era costretta e supera ormai le più pavide imitazioni umane, Immondizia ormai cosciente e attiva che conquista il centro della scena e perfino immondizia trascendente e irrefrenabile nella sua conquista del cielo.
Quale commedia più geniale poteva prodursi per generazione spontanea? Evitiamo le critiche ipocrite e parziali, i vani tentennamenti e riconosciamo la cosa nella sua sorprendente grandezza e anche nella sua straordinaria e commovente sincerità: una nuova terra, modernissima e futuribile, oltre bene e male, dove il peggio non ha più da redimersi in meglio ma vi coincide in magica sovrapposizione, la creazione quasi perfetta del contrario del paradiso.
di Marzio Aprile - gennaio 2008
Marzio Aprile è un diplomatico in pensione che intende restare anonimo.
Appassionato di giardinaggio, coltiva anche fiori gialli e qualche volta scrive.
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