LE CROCIERE FANNO MALE?
di Leo Hickman
300 sono le navi da crociera in circolazione oggi nel mondo. Gli ingegneri e gli architetti che devono progettare una nuova nave da crociera e quelli che devono disegnare un nuovo grattacielo hanno un destino comune. Devono dimostrare di saper soddisfare la richiesta che arriva con più frequenza dai loro committenti: "Voglio che sia l'opera più grandiosa mai vista al mondo". Per i grattacieli il parametro è l'altezza: per conquistare una certa fama a livello internazionale devono essere sempre più alti.
Per le navi da crociera, invece, valgono altri parametri: devono trasportare sempre più passeggeri, avere una stazza sempre più imponente e stagliarsi dal molo più in alto di qualunque altra nave da crociera in circolazione.Quest'anno sarà varato l'ultimo colosso del settore: con le sue 158mila tonnellate lorde di stazza la Freedom of the seas della Royal Caribbean toglierà il primato alla Queen Mary ii della Cunard, che da due anni era la regina indiscussa dei mari con le sue 150mila tonnellate (quella del Titanic era di 46.328). La Freedom of the seas trasporterà 4.370 passeggeri più il personale di bordo e salperà da Miami. Ma la nave che le ruberà il titolo è già in progettazione.
La Royal Caribbean, la seconda compagnia crocieristica al mondo, vuole conquistare la leadership del mercato con il suo progetto Genesis. Il lancio della nuova maxi nave è previsto per il 2009 e uscirà dagli stessi cantieri della Freedom of the seas, quelli del gruppo finlandese Aker Yards. Peserà cinque volte più del Titanic.
Tra gli addetti ai lavori si dice che dopo il progetto Genesis la nuova generazione di navi da crociera potrà trasportare fino a dodicimila passeggeri. Questa mania di grandezza in larga misura riflette l'espansione del mercato delle crociere registrata negli ultimi dieci anni. Nel 2006 in tutto il mondo ci saranno 15 milioni di persone in viaggio su una nave da crociera (dieci milioni salperanno dagli Stati Uniti). Nel 1970 erano stati mezzo milione. Oggi i mari di tutto il mondo sono solcati da 300 navi da crociera.
Ma insieme ai passeggeri aumentano anche le preoccupazioni per l'impatto ambientale prodotto dalle crociere. La maggior parte delle proteste arriva dagli Stati Uniti, dove gruppi come Oceana e il Bluewater network da tempo cercano di convincere le società crocieristiche ad adottare politiche più responsabili, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti prodotti a bordo.
Il Bluewater network, per esempio, spiega che in un viaggio di una settimana una normale nave da crociera produce "più di 50 tonnellate di spazzatura, 4,5 milioni di litri di acque reflue provenienti da lavandini, docce, cucine di bordo e impianti di lavanderia, 954.450 litri di liquami fognari e 159.075 litri di acqua contaminata da combustibili".
Secondo il Bluewater network, gran parte dei rifiuti, trattati e non, sono scaricati direttamente in mare. Secondo Earthjustice, un gruppo ambientalista hawaiano, ogni nave da crociera che si muove tra le isole del Pacifico produce un inquinamento atmosferico equivalente a quello di 12.240 automobili.
In alcuni casi le autorità statunitensi hanno punito le compagnie che hanno violato le norme antinquinamento. Nel 1999 il dipartimento di giustizia annunciò che la Royal Caribbean aveva accettato di pagare una penale di 18 milioni di dollari per avere scaricato oli di scarto, petrolio e sostanze chimiche pericolose nelle acque territoriali statunitensi, incluse quelle al largo dell'Alaska e delle Isole Vergini battenti bandiera Usa, nonché per avere mentito alla guardia costiera americana. Nel 2002 la Carnival ha dovuto sborsare la stessa cifra per lo stesso tipo di violazioni.
Dall'agosto 2005 l'Organizzazione internazionale marittima (l'agenzia dell'Onu che detta gli standard per la navigazione e per le compagnie di navigazione) ha vietato a tutte le nuove navi di scaricare liquami trattati a meno di tre miglia nautiche dalla costa, mentre per i liquami non trattati la distanza sale a dodici miglia nautiche.
Tutte le navi in servizio devono adeguarsi a questi standard entro il 2010 e dotarsi di appositi impianti di trattamento. Ma questo non solleva le compagnie di navigazione dalle loro responsabilità ambientali.
Resta da stabilire, inoltre, quali siano i benefici per i porti in cui le navi fanno scalo. In genere i passeggeri non hanno modo d'interagire con le popolazioni e il territorio delle singole destinazioni. L'oretta trascorsa a comprare souvenir nei dintorni della banchina difficilmente porta molti euro nelle tasche dei locali e non fa di questo tipo di turismo una fonte di entrate per l'economia locale.
Per questo Earthjustice si è battuta per proibire alle navi da crociera di visitare Molokai, la quinta isola delle Hawaii in termini di grandezza. Secondo alcuni, le navi da crociera sono l'equivalente marittimo dei residence dove i ricchi si rinchiudono per blindarsi dietro una barriera che li separa e li isola dai poveri, di cui però amano visitare i paesi anche a costo di danneggiarne l'ambiente.
Internazionale 648, 29 giugno 2006
|