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IL MIO ORIENTE E' PIENO DI OCCIDENTE
Casadio Farolfi
"Non è con la ragione che si riesce a varcare i limiti della razionalità." Il battesimo del grande viaggio in India era previsto per il 29 luglio 1979. A Imola era una giornata caldissima, quasi afosa, un anticipo di quel clima che avrebbe accompagnato me e Roberta nelle settimane successive. In realtà, giunti a Bombay fu un monsone della durata ininterrotta di cinque giorni a darci il benvenuto; il tasso di umidità era insopportabile, tale da convincerci a proseguire il nostro viaggio puntando verso il nord del Paese. Fu un lungo itinerario - rigorosamente in treno - attraverso i luoghi turistici dell'India: Agra, Jaipur, Dehli, Benares, Madras, ma anche in tanti minuscoli paesi e villaggi dell'immensa campagna indiana, ben lontani dai falsi splendori delle città caotiche e chiaramente già in piena trasformazione occidentale. Tutto ci apparve come narrato dalle parole di Piero Verni e Folco Quilici, nelle immagini dei Continua... |
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IL VIAGGIO NELL'ACQUA
a cura di Italo Bertolasi
Fuori e dentro di noi tutto é acqua. L'acqua ricopre il 70% della superfice terrestre e il 70% del nostro corpo é fatto d'acqua. Ognuno di noi é un piccolo "oceano" in cui le cellule vivono e muiono come creature marine. L'uomo é un "acquanauta" attratto dai viaggi acquatici. Verso laghi, stagni, pozzi e verso il blu' ultramarino degli oceani dove la vita apparve miliardi d'anni fa. Oggi si ritorna all'acqua per riscorpirne il potere erotico, curativo e spirituale. Nell'acqua e in alcune sue qualità - la fluidità, la freschezza, l'esoansione, la fertilita - si sono ritrovate le radici del pensiero religioso, delle terapie mediche, della comunicazione e della sessualità umana. Oggi si sono ideate, cure, perfomance e viaggi acquatici per riavvicinare l'uomo all'acqua. "Sangue e latte" della terra, dove tutto cresce e si dilata e dove, come scrive il filosofo Bachelard, si mescolano simboli ambivalenti di nascita e morte. Ma perche' l'uomo possa fluttuare lui stesso sull'acqua dovrà riacquistare grazia, sensualita. Imparare di nuovo a fluttuare dentro sé stesso.
Il bagno di cascata e il "tempio del sudore" giapponese In Giappone il bagno freddo di cascata e le purificazioni con l'acqua fredda sono chiamate "misogi harai" - preghiere d'acqua. Nei paesini del sud si festeggia la primavera con bagni di mare: decine di giovani si gettano in acqua e con gli spruzzi salati fecondano le statue di Inari, dea della vita e della selvaggità, e di Yamano Kami, dea della montagna. I "mizugori" - le doccie di cascata - si fanno durante i pellegrinaggi estivi ai vulcani sacri. Gli Yamabushi si bagnano alle cascate piu' famose: quella di Nachi nello "Yoshino Kumano National Park" che é anche la piu' alta del Giappone e quelle del monte Ontake, nella provincia di Nagano che é nel cuore delle "Alpi giapponesi". Questi asceti di montagna hanno inventato strane preghiere che assomigliano a delle performace artistiche e a delle "ginnastiche esoteriche" a contatto con gli elementi sacri della natura: terra, acqua, fuoco, aria e vuoto considerati "Kami" - veri dei. Gli yamabushi sono celebri in tutto il Giappone per la durezza dei loro traning ascetici: bagni di vento e di cascata conditi con diete spartane a base di piatti freddi e vegetariani. Da farsi nei mesi piu' freddi dell'anno e nelle ore gelide dell'alba.
Nell'isola d'Hokkaido - una Siberia nipponica - vivono gli ultimi Ainu. Pelosi e di pelle chiara disprezzano i "giapponesi", glabri e "gialli". Amano invece i fratelli indiani d'Alasca, gli Eskimo, i Sami. Considerati "selvaggi" e "stranieri" nello stesso Giappone, gli Ainu sono stati decimati da secoli genocidio e oggi, unici veri "poveri" nel ricchissimo Giappone, vivono in una condizione pietosa di indigenza e discriminazione. Per resistere all'acculturazione e rinforzarsi insegnano ai loro "orsacchiotti" - ai piccoli della tribu' - l'antica via dell' " ainuità ". Per questo hanno inventato una "scuola di selvaggità" che si è voluta in mezzo alle foreste di betulle. La scuola é fatta di due o tre capanne di paglia che riproducono un piccolo villaggio antico - il khotan. Qui si cerca di vivere un po' all'antica immergendosi nell' "Ainu Puri" - il bel modo di vivere selvaggio. Si va a pesca di salmoni, si raccoglie frutta e verdura selvatica e di notte si danza, vicino al fuoco, col ritmo scandito magari dai vecchi "tusu-guru" - gli sciamani. Alla fine di questa "vacanza" ci si prepara alla scalata del monte sacro con un bel "il bagno di sudore". Si edifica una piccola tenda tempio che simboleggia il corpo della Madre Terra che al centro ha il suo "sesso" fatto di pietre roventi. Lo sciamano suona il suo tamburo e getta acqua gelida di torrente sulle pietre incandescenti. Si crea così vapore bollente che scotta i corpi nudi. Dopo un po' tutti gridano e piangono, e c'è anche chi prega e entra in trance.
Il "Watsu" californiano Il Watsu - Water Shiatsu - é un "viaggio" nel tepore delle acque termali per ritrovare benessere e relax. Un galleggiamento sensitivo a pelo d'acqua che riunisce i benefici del massaggio shiatsu a quelli di un buon bagno termale. Il watsu é anche meditazione, un "ascolto" dell'altro che affina la comunicazione tra esseri umani. Una poesia d'acqua che libera anima e corpo. Fluttuando ci si muove come alghe, come cavallucci marini, come nuvole. Ci si espande come goccie d'acqua esprimendo movimenti idraulici, sensuali, femminili, armoniosi. Il watsu si pratica in coppia: chi " dà " sostiene il suo partner nella "culla" delle braccia e chi riceve avrà il "difficile" compito di abbandonarsi fiducioso all'abbraccio acquatico. Inventore del watsu é Harold Dull, un famoso poeta della beat generation che oggi é diventato uno tra i piu' creativi "acquacultori" del mondo. Vive e lavora ad Harbin Hot Spring, un villaggio termale fatto di casette di legno, piscine d'acqua calda, sale di massaggio e sauna. Con annesso un albergo spartano che puo' ospitare piu' di cento ospiti e un ottimo ristorante vegetariano. Harbin é cresciuto vicino alle terme e in mezzo a una bella foresta a soli duecento chilometri da San Francisco. Per arrivarci si dovrà attraversare la "Napa Valley" con i suoi vigneti famosi e le sue cantine lussuose che distillano il piu' buon vino d'America. E dopo aver attraversato la cittadina di Middlepoint si sale in montagna.Tra questi boschi gli indiani "Lake Miwok" pellegrinavano alla ricerca delle sacre fonti di Harbin dove zampillano da spettacolari geysers acque caldissime e medicinali, ricche di ferro, zolfo e magnesio. I nativi le veneravano come un "sangue della terra". Per loro sono "acque madri" originate dall'ebollizione di un antico oceano sprofondato nel cuore della terra. Dai "bianchi" e dai cercatori d'oro furono riscoperte nella metà dell'ottocento e finalmente nel 1870 qui fu inaugurato il primo istituto termale americano.
Harbin si é trasformato in un centro di riabilitazione, in un villaggio vacanza. Poi in una comune di Hippies e oggi finalmente in uno splendido centro di idee sul benessere e sul bodywork acquatico. Si vive nella natura selvaggia circondati dagli animali. Cervi, scoiattoli, volpi e una varietà incredibile di uccelli si confondono a schiere di nudisti abbronzati che si crogiolano all'aria aperta. Nelle notti di luna piena e durante i solstizi e gli equinozi si celebrano riti acquatici e performance salutiste dove si mischiano fitness e meditazione, watsu e woga - yoga in acqua - a tanta gioia e creatività.
La festa del bagno delle donne del Nepal Alla fine del monsone - tra agosto e settembre - quando i cieli si tingono d'azzurro e le notti scintilano di stelle - si celebra in Nepal la festa del "Teji". E' un rito millenario che consacra la fertilità e la magia femminile con danze e bagni rituali. Una folla di donne vestite a festa, con i sari rossi bordati d'oro che svelano corpi belli, unti e profumati, si ritrova al tempio di Pashupatinath, sulle rive del Bagmati. Finalmente sole, senza padri e mariti tiranni, danzano notte e giorno con gran ardore attorno al lingam d'oro del dio Shiva. Un Dionisio nepalese, godereccio e creativo, il cui fallo ardente é simbolo dell'energia creativa della vita. Il Teji é un carnevale, un'orgia, un tempo da dedicare agli ozii, ai piaceri e alle trasgressioni. Nei tre giorni di festa le donne si ubriacano e si scelgono liberamente un amante per celebrare la piu' bella preghiera del mondo: una notte d'amore.
Il Teji é la festa del bagno che si fa nel Bagmati, il fiume sacro che nasce dai ghiacci dell'Himalaya e muore nel Gange. Ad ogni alba di festa ci si immerge nel fiume. Le donne si spogliano del sari e del "cholo" - il corpetto di velluto - per indossare l'ampio camicione da bagno e si tuffano nell'acqua ghiacciata. Con un'argilla medicinale ci si dovrà frizionare per ben 360 volte - é un numero di buon auspicio - viso, petto, ventre e i sette chakra. Dopo questa cura ci si sottopone a un battesimo rigenerante. A turno le donne si versano in testa l'acqua del fiume, carica di prana, che viene filtrata attraverso un colino riempito con l'erba magica chiamata "Daitwan". Le donne piu' belle, lucide d'acqua e di olio, assomigliano a dee tantriche e a sirene. I loro corpi scuri, pieni e nudi sono angelicati dall'acqua sacra. Spuntano dalle acque di fiume con auree luminescenti, grondanti liquidi amniotici, medicinali. Le donne si trasformano così in vere "dakini" - vere dee. Belle, uniche. Regali preziosi della vita. Nulla farebbe il potente dio Krisna senza la sua bella Rada, e il terrribile Yama senza la sua divina Yami. E ogni uomo senza quel manto di dolcezze e di vera poesia che ci regala la donna.
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