LA PROTESTA DI EXTINTION REBELLION PARALIZZA LONDRA
di Leonardo Clausi
Ieri era il quarto giorno di proteste londinesi da parte dell’ala britannica del gruppo internazionale di disobbedienza civile ambientalista Extinction Rebellion. Da lunedì mattina continuano a essere bloccati i principali gangli della città, con occupazione di Parliament Square, Marble Arch, Oxford Circus e Waterloo Bridge e altre imprecisate azioni in programma nei prossimi giorni. Gli attivisti hanno finora interrotto il flusso di donne, uomini e merci che scorre nella capitale bloccando quasi mezzo milione di pendolari attraverso la metropolitana.
SONO ISTRUITI su tutte le ripercussioni del potenziale loro arresto. La tattica è di quella di fornire un’ininterrotta riserva di persone da arrestare fino a saturare ed esaurire le risorse della polizia: una catena di montaggio dell’arresto di probi cittadini per ottenere finalmente di essere considerati a Downing Street. Il tutto mentre navi rosa coperte di graffiti navigano lungo Regent Street, un vecchio camion coperto di slogan si incagliava per traverso su Waterloo Bridge e vari militanti si incollavano – letteralmente, usando il diabolico attak – a vagoni della metropolitana a Canary Wharf, sede staccata della City sul fiume, e perfino davanti all’uscio di casa Corbyn, a Islington (lo stesso Corbyn non ha incontrato i quattro militanti suoi sostenitori, ma ci sarà un incontro ufficiale fra Xr e il partito la settimana prossima).
LA POLIZIA ha cercato di sgomberare Waterloo Bridge ma finora senza successo.
Mercoledì notte il presidio manteneva la sua presenza in un’atmosfera piacevolmente familiare con reading di poesia, cucina, sound system, sacchi a pelo in mezzo a balle di fieno, discussioni e incontri sotto lo sguardo rilassato dei poliziotti. Sullo sfondo, umida e sfocata, la mole brutalista del National Theatre dava il benvenuto a un’azione di lotta come se ne vedono di rado in questa città. La polizia sa che non ci sono rischi di violenza e addirittura fraternizza – è successo ieri a Oxford Circus – chiedendo ai dj di mettere questo o quel brano addirittura ballando con i manifestanti. La cosa ha immediatamente provocato la dura reazione del ministro dell’interno Sajid Javid. L’happening carnascialseco è una nota dominante del gruppo e il veicolo principale con cui catturano l’attenzione dei media.
QUESTO GLASTONBURY ambientalista, «colorato» proprio perché ideologicamente vago, riflette la compagine di un movimento essenzialmente middle-class, istruito quando non colto, transgenerazionale (anziani e bambini, uomini, donne, Lgbt) e soprattutto, beati loro, «oltre la politica». Le azioni dovrebbero continuare fino al 29 aprile, anche se ovviamente se ne sa poco o nulla per via delle contromisure della polizia e della natura decentralizzata del gruppo.
C’è da immaginarsi che, dopo il colpo dei giorni scorsi, mantenere alta la soglia d’attenzione mediatica richiederà un’escalation spettacolare. Sembra che proprio oggi l’aeroporto di Heathrow, autentico mostro dell’aviazione civile globale che rovina da sempre la vita dei cittadini – la maggior parte, sorprendentemente, di origine asiatica – di Hounslow e dei comuni vicini sotto il suo flight path sarà il prossimo obiettivo, con relativa paralisi del traffico vacanziero pasquale.
FINORA IL GOVERNO ha taciuto, anche se il ministro dell’ambiente Michael Gove ha detto di aver «preso nota» delle richieste dei protestanti ma che interrompere la vita quotidiana della capitale è assolutamente da evitare. Ai microfoni della Bbc Gail Bradbrook, una delle cofondatrici di Xr, ha chiesto ufficialmente scusa ai londinesi e assicurato che i blocchi saranno ritirati non appena le loro tre richieste saranno accolte (verità e trasparenza governative sulla catastrofe incombente, zero emissioni di Co2 entro il 2025 e l’istituzione di assemblee cittadine extrapartitiche sul clima e la giustizia ecologica). «Abbiamo tentato ogni altra via possibile» ha aggiunto, «ma non ci è rimasto altro da fare che questo».
Il sindaco di Londra Sadiq Khan, per il quale Xr rappresenta un sostanziale alleato nei suoi programmi di disintossicazione di Londra dallo smog che la soffoca (all’inizio di aprile ha aperto la Ultra Low Emission Zone, sorta di Congestion Charge permanente 24/7), si è limitato ad appoggiare ufficiosamente il gruppo attraverso Twitter. Nel frattempo anche il national treasure sir David Attenborough – decano dei documentaristi naturalisti – si è svegliato dal letargo e sta lanciando moniti accorati a mezzo documentario su qualcosa di cui è al corrente da almeno trent’anni.
Leonardo Clausi
Londra, 19-04-2019
fonte: Il Manifesto
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