CON GRETA THURNBERG ANCHE LA SCIENZA
Intervista a Gloria Germani a cura di Barbara Ciolli
Il 23 marzo 2019 riparte la marcia per il clima con una grande manifestazione a Roma. Stavolta gli organizzatori sono i comitati, le associazioni, i gruppi di attivisti italiani riuniti in un coordinamento: dai No Tav della Val di Susa ai No Grandi Navi di Venezia, agli Studenti per l'ambiente, agli Stop Biocidio della Terra dei fuochi, a tante altre realtà. Ma è ormai la società intera a manifestare per l'ecologia: quasi 1 milione e mezzo di persone hanno partecipato allo sciopero mondiale per il clima del 15 marzo scorso, 150 mila in Italia.
La maggioranza sono adolescenti come Greta Thunberg, l'attivista svedese di 16 anni esplosa come fenomeno mediatico e anche politico se alla politica si torna a dare il significato autentico e originario di polis. Di partecipazione attiva alla casa comune che nella società globale non può che essere la Terra.
ECONOMIA DELLA FELICITÀ, TRA LOCALIZZAZIONE E DECRESCITA
Dietro i ragazzini che protestano ci sono anche diverse famiglie, impegnate da tempo nei movimenti dal basso che propongono alternative sostenibili a uno sviluppo ormai chiaramente distruttivo. È in questo caso la società, come spesso accade, a mostrarsi più avanti della politica stavolta intesa come partiti e sistemi di potere che si autoconservano.
«È dagli Anni 70 che le ricerche accademiche avvertono che tra il 2010 e il 2020 i parametri dell'attuale sistema di sfruttamento industriale sarebbero saltati. Siamo agli sgoccioli», spiega a Lettera43.it la filosofa Gloria Germani, studiosa del pensiero orientale e portavoce dell'ecologista e allieva di Noam Chomsky, Helena Norberg Hodge. Con lei Germani organizza da anni i convegni sull'Economia della felicità, un movimento per la localizzazione e la decrescita che ha visto riempirsi le sale. Poi è esplosa la protesta di Greta.
DOMANDA. Contesta da tempo le dinamiche del modello di sviluppo occidentale che lei, come filosofa, rimanda a radici profonde. Cosa lo ha reso dominante?
RISPOSTA. L'origine è stata la convinzione che la civiltà occidentale attraverso la scienza cartesiano-newtoniana fosse superiore, più avanzata delle altre. Così, attraverso il colonialismo e l'industrializzazione, l’intero Pianeta sta subendo dei danni enormi. Ha avuto effetti devastanti su una civiltà con tutt'altra tradizione millenaria come l'India, che negli ultimi 25 anni è cambiata completamente.
Centinaia di scuole indiane hanno aderito, come in altri 112 Paesi, allo sciopero per il clima. Come ha trovato l'Asia al suo arrivo?
Quando arrivai in India nel 1986, era veramente un altro mondo. L’idea di materia non esisteva, tutto era energia interconnessa e impermanente. Vita e morte erano aspetti di un'unica cosa. Quella orientale è una visione della realtà radicalmente diversa dalla nostra, diversa anche da quella degli antichi greci e i romani che non corrisponde però neanche all'attuale visione occidentale. La crisi climatica è la cartina di tornasole del sistema di vita moderno.
L'economia che brucia le risorse del Pianeta, provoca surriscaldamento globale e squilibri sociali enormi può essere considerata modernità?
Si pensa che lo sia, anche se la «scienza economica» di oggi è stata inventata nel tardo '700. In realtà anche Aristotele parlava di economia ma non della crescita. Si riferiva alla «norma della casa», a un'economia della permanenza.
Che è poi quella del movimento dell'Economia della felicità.
Una delle massime della decrescita di Helena, o anche di Serge Latouche, è: «Chi crede che una crescita infinita sia possibile in un Pianeta finito è un pazzo oppure un economista». Ne L’economia è una menzogna, uno degli ultimi libri di Latouche, si sostiene che il libero mercato «è la libera volpe nel libero pollaio». Per fermare questo disastro occorre localizzare, riportare l’economia a casa e dentro i limiti. Una bocciatura di questa civiltà della scienza e dell’industria.
Le nuove generazioni sono toccate nel vivo e capiscono di più la necessità di decrescita. Anche la natura ci indica la via, per questo sono più ottimista che catastrofista
L'opposizione principale alle tesi sulla decrescita è che queste idealizzino il sottosviluppo e rifiutino la scienza.
Ma è stata la stessa fisica quantistica a contraddire la scienza cartesiano-newtoniana inventata nel 1700. Albert Einstein ci ha detto che la materia è energia: avevano ragione gli orientali che sostenevano questo e che l’essenza della realtà è più simile al vuoto creativo dei buddisti, piuttosto che alla materia opposta alla mente di Cartesio. Tutto è interconnesso e in trasformazione. Anche Il fisico Fritjof Capra ha sottolineato che le scoperte della fisica quantistica sono simili alle filosofie orientali. E il Mit negli Anni 70 ci ha avvertito che siamo su un binario sbagliato.
Anche il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell'Onu riprende questa letteratura. Ma perché le ricerche accademiche del Mit e dell'Ipcc sono ancora così poco note?
Gli interessi industriali e quelli paralleli dei media hanno impedito che questi allarmi venissero a galla. Nonostante il libro i Limiti dello sviluppo, commissionato al Mit dal cenacolo di intellettuali e accademici del Club di Roma, sia uscito nel 1972, e così anche gli scritti sull'ecologia profonda del filosofo norvegese Arne Næss.
Da allora la cattiva informazione è aumentata con le notizie non verificate che corrono in Rete, soprattutto attraverso i social media.
Non credo. La propaganda informativa è funzionale all’industria, la fabbrica del consenso di cui parla Chomsky. Tiziano Terzani smise di fare il giornalista a 58 anni. Già allora, a suo avviso, era impossibile fare il giornalista senza stare dentro schemi prestabiliti antiecologici e filoindustriali.
Eppure l'ambientalismo di Greta è virale. Persino le multinazionali parlano di economia circolare, davvero cambieranno paradigma anche loro?
L’economia circolare va di moda, ma è solo una maniera con la quale l’industria anestetizza le critiche ormai palesi contro i rifiuti, gli sprechi, l'obsolescenza programmata degli oggetti costruiti per essere ricambiati a breve che produce. Greta è così potente perché è una bambina che rinfaccia agli adulti le loro responsabilità. «Dite di amarci» afferma «e invece ci rubate il futuro».
Perché i ragazzini sono così sensibili all'emergenza ambientale?
Le nuove generazioni sono toccate nel vivo e capiscono di più la necessità di decrescita. Anche la natura, grande maestra, ci indica la via, per questo come Helena sono più ottimista che catastrofista. Sta reagendo alle offese e ci dice che non è un oggetto-materia, ma che è viva. È Gaia e noi siamo parte di essa, non i suoi signori.
Intervista a Gloria Germani
Firenze, 23-03-2019
|