APPELLO DI MAURIZIO PALLANTE PER UN NUOVO IMPEGNO ECOLOGISTA
di Maurizio Pallante
L’appello che rendiamo pubblico è stato discusso e condiviso dalle persone che lo sottoscrivono dopo una serie d’incontri iniziata alla fine di febbraio, a cui si sono aggiunti e si stanno mano a mano aggiungendo coloro che ne approvano il contenuto. Chiunque lo sottoscriverà sarà invitato a condividere un percorso di approfondimento per verificare la possibilità di costituire un soggetto politico, a partire da un incontro nazionale che presumibilmente si terrà a Roma verso la metà di febbraio. I temi indicati dall’appello saranno sviluppati in una serie di brevi documenti, che abbiamo già iniziato a pubblicare su questo sito. La necessità di approfondirli e di costruire una unità d’intenti richiederà del tempo, per cui solo dopo questa verifica si potrà decidere se ci saranno o meno le condizioni per costituire un soggetto politico che risponda alle caratteristiche ed esigenze espresse nell’appello.
Siamo molto preoccupati per la gravità raggiunta dalla crisi ecologica:
- le emissioni di gas serra (anidride carbonica e metano) hanno superato le capacità di assorbimento della biosfera, innescando mutamenti climatici di cui abbiamo appena iniziato a subire le conseguenze;
- il consumo di risorse rinnovabili ha superato le capacità di rigenerazione annua della biosfera: l’overshoot day, il giorno in cui l’umanità arriva a consumare le risorse rinnovabili che il pianeta rigenera nel corso di un anno, è sceso nel 1980 sotto la soglia del 31 dicembre, nel 2000 è stato il 30 settembre, l’8 agosto nel 2016, il 1° agosto nel 2018;
- il consumo delle risorse non rinnovabili (in particolare le fonti fossili e alcuni metalli) ne ha ridotto drasticamente gli stock scatenando guerre per impadronirsi dei giacimenti residui;
- le emissioni di sostanze di sintesi chimica non metabolizzabili dalla biosfera generano forme di inquinamento sempre più diffuse: in tutti gli oceani galleggiano masse di poltiglie di plastica grandi come gli Stati Uniti, crescono le quantità dei rifiuti interrati e bruciati, aumenta l’incidenza di malattie mortali causate dalle sostanze tossiche di sintesi utilizzate nei processi industriali e nell’agricoltura;
- la fertilità dei suoli agricoli e la biodiversità si sono drasticamente ridotte, le popolazioni ittiche si sono dimezzate.
Siamo molto preoccupati altresì dalla crescente disparità nelle opportunità di vita delle persone:
- la concentrazione di denaro e di ricchezze nelle mani di pochi continua a crescere senza sosta, determinando diseguaglianze sempre più accentuate fra Nord e Sud del mondo, fra ricchi e poveri, fra uomini e donne;
- il numero di persone che soffrono di fame e/o malnutrizione cronica ha superato gli 800 milioni;
- guerre, povertà, diritti umani sistematicamente violati e cambiamenti climatici rendono praticamente impossibile una vita appena dignitosa per un numero sempre crescente di essere umani nei loro luoghi di nascita.
Siamo convinti che gli squilibri ambientali, sociali ed economici del pianeta abbiano una matrice comune: quella dei modelli industrialisti e produttivisti, sostenuti da tutti i partiti – di sinistra, di destra e se-dicenti post-ideologici. Le loro proposte di politica economica, industriale e agricola sono finalizzate a rilanciare la crescita del prodotto interno lordo, senza peraltro riuscirci nonostante l’impegno. E se vi riuscissero, ciò comporterebbe un aggravamento di tutti i fattori della crisi ambientale, che non viene tenuta in alcuna considerazione nonostante abbia assunto dimensioni macroscopiche.
Siamo increduli per l’assenza di questi problemi dai programmi di tutte le forze politiche esistenti, che tutt’al più li considerano le conseguenze di comportamenti illegali da reprimere: un impegno lodevole, ma assolutamente inadeguato in relazione alle cause, alle dimensioni e alle misure necessarie per attenuarli.
Siamo consapevoli del fatto che l’umanità si trova nel passaggio più difficile della sua storia, da cui può essere annientata, oppure uscire dando inizio a una nuova fase storica. Una fase che per essere più evoluta dovrà essere caratterizzata dalla conservazione dei progressi effettuati negli ultimi tre secoli e dal superamento dei fattori negativi, che sono stati causati dallo spostamento della finalizzazione dell’economia dal miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani alla crescita della produzione di merci. Questo spostamento, che si fonda sull’avidità delle generazioni presenti, in realtà le danneggia, danneggia i viventi non umani e danneggerà le generazioni future.
Siamo convinti che solo una profonda rivoluzione culturale, fondata sul superamento dell’antropocentrismo e sulla rivalutazione della spiritualità, consenta di aprire una fase storica più evoluta.
Siamo convinti che il superamento dell’antropocentrismo sia perseguibile reindirizzando il fine delle innovazioni tecnologiche dall’aumento della produttività all’aumento dell’efficienza dei processi di trasformazione delle risorse naturali in beni. In questo modo si potrà ridurre significativamente l’impatto ambientale dei processi produttivi e dei prodotti.
Siamo convinti che nell’attuale fase storica solo queste tecnologie consentano di aumentare l’occupazione, di connotarla qualitativamente come occupazione utile, di pagarne i costi con i risparmi economici conseguenti alla riduzione dei consumi di risorse per unità di prodotto, senza pertanto accrescere l’indebitamento e scaricarne gli oneri né sulle generazioni future, né sui viventi non umani.
Siamo convinti che è necessario smascherare il grande inganno dello sviluppo sostenibile, perché dietro questa formula si ripropone una crescita ottenuta con tecnologie meno impattanti, dove i vantaggi della riduzione dell’impatto ambientale per unità di prodotto sono annullati dalla crescita della produzione e la tendenza autodistruttiva in atto è semplicemente rallentata.
Siamo convinti che occorra una rivalutazione della spiritualità per superare l’appiattimento degli esseri umani sulla dimensione materialistica, sull’avidità, sul consumismo, sull’individualismo e sulla competizione interpersonale, che sono stati incentivati perché indispensabili a tenere alta la domanda in modo da assorbire la crescita dell’offerta di merci.
Siamo convinti che occorra superare la confusione tra il mercato – che costituisce il modo più vantaggioso, sia per i venditori sia per gli acquirenti, di effettuare gli scambi commerciali – e l’economia di mercato – che definisce l’attuale sistema economico in cui l’economia è finalizzata esclusivamente alla produzione di merci, l’autoproduzione e gli scambi fondati sul dono e la reciprocità vengono boicottati, il denaro da mezzo di scambio delle merci è diventato il fine della vita degli esseri umani.
Considerando che la percentuale degli elettori che esercitano il loro diritto diminuisce progressivamente, mentre aumenta il numero delle schede bianche e delle schede nulle, e che i sondaggi più recenti indicano che circa un terzo dell’elettorato o è orientato a non votare o non sa chi votare,
proponiamo a coloro che
- non si riconoscono nelle politiche attuate dai partiti esistenti,
- condividono i contenuti su riportati e sono interessati a integrarli,
- hanno adottato modelli di comportamento non consumistici e solidali,
- utilizzano, producono o installano tecnologie ecologiche,
- partecipano a gruppi d’impegno ambientale e sociale nei luoghi in cui vivono,
e capiscono che non basta applicare queste scelte nella loro vita, ma che è necessario contribuire affinché orientino anche le decisioni politiche,
– di inviare un’adesione formale a questo appello al seguente indirizzo: [email protected] o compilando il form di adesione presente sul sito www.mauriziopallante.it/appello
– di impegnarsi a realizzare un incontro nazionale, a Roma, in luogo e data da definire, per verificare la possibilità di avviare un percorso politico finalizzato a costituire un soggetto politico che non abbia l’obbiettivo immediato di partecipare alle elezioni, ma soprattutto non sia un partito in più perché a differenza di quelli esistenti:
- poniamo al centro del nostro programma la riconversione ecologica dell’economia e la riconversione economica dell’ecologia, nella convinzione che la crisi economica si possa superare soltanto con una politica industriale finalizzata a superare la crisi ecologica e la crisi ecologica si possa superare soltanto se questo obiettivo non è circoscritto all’ambito etico, ma diventa la priorità della politica economica e industriale;
- non vogliamo struttura centralizzata, ma federativa; non vogliamo avere una linea politica rigidamente definita a livello nazionale, ma valorizzare la diversità come una ricchezza, limitandoci a non accettare posizioni opposte a quelle espresse nei principi di fondo delineati in questo appello.
Maurizio Pallante
Roma, 10 novembre 2018
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