di Maurizio Di Gregorio
Chiudere l’Ilva di Taranto è ormai un utopia. Eppure la cosa migliore sarebbe proprio chiuderla. Oppure riconvertirla a metano, abolendone il funzionamento a base di carbone – obiettivo tecnicamente possibile ma parecchio costoso.
Fermare la Tav è parecchio più facile eppure sia Lega che opposizioni sia di sinistra che di destra si stanno saldando per impedire al M5stelle di realizzare il suo obiettivo originario.
Dopo la cessione definitiva alla nuova proprietà indiana e l’intesa con essa per una gestione ambientale più sostenibile dell’impianto siderurgico stesso, - che sarà da verificare nel prossimo futuro - il vice premier Luigi Di Maio si è liberato da una trappola politica che pareva proprio congegnata per il M5Stelle: dover decidere entro pochi mesi dall’andata al governo delle sorti dell’Ilva e del destino dei suoi lavoratori.
Già in precedenza Beppe Grillo aveva espresso la sua preferenza per una chiusura assistita del polo siderurgico italiano piccolo considerando la sovrapproduzione cinese e il costo elevato della sua metanizzazione, consigliando addirittura la sua trasformazione in un parco industriale o simile.
Il vicepremier Di Maio avrebbe potuto seguire tale strada ed affrontarne tutte le difficoltà relative oltre che la pioggia infinita di critiche che gli sarebbe giunta, con l’accusa di andare contro
le esigenze della crescita economica e del
mantenimento dei posti di lavoro.
Anche sul fronte della Tav il M5Stelle si ritrova contro le medesime argomentazioni: l’interesse della crescita economica il mantenimento dei posti di lavoro.
Sull’Ilva Di Maio si è abilmente sottratto al gioco politico in atto e ottenendo il meglio immediatamente raccoglibile si è liberato dal problema per aver più spazio e tempo per uno dei suoi obiettivi principali: il reddito di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza, oltre ad essere un risultato che porrebbe la legislazione sociale italiana in linea con le altre nazioni nordeuropee, dove strumenti simili sono in vigore da 40-50 anni
, è un diritto fondamentale di ecologia sociale. Perché difendendo i lavoratori precari ed i disoccupati libera il mercato del lavoro dall’assillo inderogabile del bisogno, cosa che costituisce una precondizione per fermare corruzione clientelismo, mafie, lavoro nero e lavori dannosi e inquinanti sia per l’uomo che per l’ambiente.
Proprio il mantenimento dei posti di lavoro (il lavorismo), considerato come una priorità senza alternative è stato la fonte del ricatto e il mezzo per il connubio di interessi perversi che ha unito parti istituzionali, politica, sindacati, lavoratori e cittadini causando la triste vocazione cancerogena che contraddistingue la città di Taranto e non solo.
E considerato il gran numero di morti causati dalle ceneri tossiche dell’Ilva è proprio il caso di dire che di lavorismo sono morti in tanti in questi decenni di storia italiana ed anzi si continua ancora oggi a morire. Sia a Taranto che altrove.
Penso che Di Maio abbia operato al meglio uscendo bene da una situazione compromissoria per andare ad affrontare e risolvere il tema della dignità sociale che viene assicurato dal reddito di cittadinanza e che potrà essere uno dei modi per superare il classico ricatto occupazionale che finisce per permettere e premiare lavori antieconomici ed antiecologici.
Con il reddito di cittadinanza sarà di fatto possibile risolvere in modo meno traumatico il tema dell’abolizione di realtà economiche di fatto non accettabili da un punto di vista ecologico.
Anziché mantenere posti di lavoro antieconomici, dannosi inquinanti o criminali, la collettività si farà carico di una conversione ecologica e socialmente accettabile dei lavoratori coinvolti in azione dannose o criminali.
L’ipotesi della
Conversione Ecologica non è infatti – a mio avviso – realizzabile se non si garantisce tramite ammortizzatori sociali che non si scarichi sulle comunità locali i costi umani e lavorativi della conversione ecologica stessa.
Anche se si pervenisse ad una coscienza maggioritaria della realtà criminale di lavorazioni industriali come quelle operate e gestite dall’Ilva di Taranto (e da tante altre produzioni industriali - ovviamente) resterebbe sempre il problema di come allocare coloro che ne perdono i posti di lavoro collegati.
Mentre scrivo arrivano notizie di un movimento spontaneo di protesta che sale dalla Francia rurale contro gli aumenti dei carburanti fossili deciso dal governo Macron: potrebbe essere solo l’inizio di tanti altri: non si può perseguire la conversione ecologica sulla pelle dei più poveri, le risorse collettive vanno impiegate per affrontare la situazione dando soluzioni concrete ai problemi delle comunità locali.
Il perseguimento dell’equità ecologica è indissolubilmente legato al perseguimento dell’equità sociale.
A ben guardare l’Ilva di Taranto non è poi così diversa dalla pianura padana nel suo insieme, l’area più inquinata d’Europa, in cui avvengono il 95% delle morti per cause ambientali. E’ un problema quindi immenso, come fermare le produzioni inquinanti in pianura padana? Un problema davvero generale dell’era moderna.
Produrre inquinando e distruggendo l’ambiente naturale (umano e non umano) diverrà in un domani della nuova coscienza un reato da perseguire in cui al massimo si distinguerà tra mandanti (industriali, finanziari e politici) ed esecutori (sindacalisti ed operai) ma di fatto occorrerà mantenere la coesione sociale per assicurare persistenza al cambiamento ed evitare di far ricaderne i costi sui più poveri e deboli.
L’azione di Di Maio sull’ilva è stata assai poco criticata o contestata, e questo dovrebbe far riflettere:
Questa riflessione aprirebbe un vasto campo di discussione sul senso e sulla sostanza della definizione di Governo del Cambiamento.
Non vi è dubbio alcuno che questo governo giallo-verde è il primo governo italiano che cerca di muoversi senza subire in toto ingerenze di poteri forti locali e stranieri.
Già questo è un cambiamento, certo. Ma di quanti e quali cambiamenti abbiamo bisogno in Italia? Quanto e come cambiare, un pochino, un bel po’, parecchio o tutto?
Quale è la soglia minima del cambiamento da operare per poter parlare poi di un cambiamento effettivo? La definizione di questa soglia dovrebbe essere assai preziosa proprio per il M5Stelle in modo da considerare correttamente costi e benefici del compromesso con la Lega in relazione ai propri obiettivi ed ai problemi italiani.
Proprio la polemica di questi giorni con Salvini che vuole gli inceneritori e Di Maio no, la Lega che pretende la Tav mentre 5Stelle intende fermarla, mette in luce che il cuore del problema tra M5Stelle e Lega sono proprio le diverse culture di riferimento e in primo luogo le questioni economico-ambientali.
Sotto quest’ottica la Lega rappresenta il polo delle esigenze della crescita economica ad ogni costo ma sia chiaro che è anche disponibile a cavalcare anche il partito del cosiddetto mantenimento dei posti di lavoro.
A mio avviso il M5Stelle dovrebbe apertamente sostenere la qualità sociale e ambientale di una nuova economia: un cammino complesso che include anche diversi aspetti di una decrescita felice e sulla quale l’intero occidente indugia non essendo ancora capace di invertire la rotta, neanche davanti al già attivo cambiamento climatico: una novità radicale che si rivelerà presto catastrofica per tutti.
Gli elementi della cultura che nutrirà questa alternativa alla società della crescita economica forzata si stanno formando praticamente in tutti i paesi del mondo e rappresentano il tesoro collettivo ancora disponibile alla specie umana di fronte alla catastrofe in arrivo. Le diverse visioni e pratiche alternative sono spesso ancora frammentate, devono crescere e fondersi insieme in una consapevolezza globale che guiderà le sorti della nuova epoca a venire.
Ritornando alla quantità e alla qualità del cambiamento necessario, come potranno essere fermate la corruzione e il malaffare, come potranno esser affrontate e risolte le ingiustizie sociali se non si riconoscerà il grado corruttivo operato intanto sull’economia e nel mondo del lavoro dalle produzioni inquinanti e di spreco e da lì, sull’intera società: non si tratta, in fondo, sempre delle stesse irresponsabilità egoismi e criminalità da cui provengono tutti gli atti di violenza verso i diritti individuali e sociali di tutti gli abitanti del pianeta? Guerre comprese?
La riforma dei sistemi politici ed economici contemporanei richiede un cammino graduale di tante riforme specifiche e geopolitiche ma all’interno di una complessiva rivoluzione di fondo che potremmo chiamare la Rivoluzione dell’Ecologia Integrale.
La Rivoluzione dell’Ecologia integrale richiede una trasformazione culturale complessiva che permetta di reimpostare l’insieme della attività umane secondo parametri più armoniosi e rispettosi dei diritti umani e del Pianeta.
E riorienti le costituzioni legislative verso cautele e priorità ecologiche e sociali qualitative anziché obiettivi di ordine materialistico e di natura quantitativa.
Organizzi e predisponga la Conversione Ecologica del mondo della produzione, del consumo e dei servizi.
E sfugga sia alle trappole dell’ambientalismo di facciata che a quelle dei falsi diritti individuali che si svendono come ultima ruota di supporto del sistema culturale ed economico dominante.
La Rivoluzione dell’Ecologia Integrale è un cambiamento culturale epocale che potrà avvenire nel corso di parecchio tempo e richiederà la formazione, il sostegno e la partecipazione di un blocco sociale, culturale ed economico maggioritario.
Se intende esser parte di questo cambiamento epocale il M5Stelle dove organizzarsi come movimento politico a vocazione maggioritaria e strutturarsi per consentire l’espressione e l’appartenenza di ampi strati progressivamente maggioritari della popolazione. Altrimenti non avrà la forza e la capacità per attuare ne i suoi proponimenti né le sue possibilità.
E scansando i rischi di un riformismo di superficie e di un ambientalismo accomodante al mondo politico e produttivo deve dotarsi di capacità positive per innovare radicalmente la situazione complessiva, anche affrontando con originalità difficili azioni sociali ed economiche.
Ma questo non è un articolo, se non in parte, sul M5Stelle. Sto discutendo in realtà della prossima trasformazione necessaria, in Europa e in America e dappertutto.
Sotto tale angolazione il M5Stelle al governo, si trova a vivere con anticipo alcuni problemi e difficoltà che saranno vissute ben presto anche in tutti gli altri paesi.
Il punto essenziale è che l’insieme dei movimenti di coscienza ecologica, sociale e culturale del Pianeta devono assumere una coscienza integrata di loro stessi, dei loro obiettivi e della posta in gioco. E devono riuscire ad assumere una reciproca condivisione. Sfuggire alle divisioni destra/sinistra e alle frammentazioni nazionali ed adottare una consapevolezza ecologica olistica. Divenire riformatori integrati per operare una rivoluzione culturale complessiva.
Non sarebbe inutile se i vari attivisti dei tanti piccoli movimenti e i tanti intellettuali in giro si interrogassero se stanno procedendo effettivamente verso tale direzione o se il loro agire è ancora pervaso da pregiudizi ideologici, visioni limitanti o da pulsioni personalistiche e altre velleità ancora. E se riconoscono il valore della condivisione reciproca e del confronto collettivo.
Per l’insieme di queste ragioni, qui esposte solo in modo molto succinto, è necessario che qualcuno, oggi o domani chiuda un Ilva o fermi una Tav, a Taranto, in Val di Susa o altrove.
Il disastro ecologico planetario è andato così avanti che sia chiudere l’Ilva che bloccare la Tav diventano atti certo non risolutivi ma importanti per indicare una nuova fase e l’inizio di un cambiamento.
Ogni cambiamento sia personale che culturale inizia con un cambiamento interiore, poi si concretizza in luogo ed infine diverrà visibile dappertutto.
Chiudere l’Ilva o fermare la Tav sono allora oltre che atti politici ed economici, una possibilità offerta a noi stessi, al proprio cuore ed alla propria intelligenza, di cambiare, di esprimere un pentimento che ha forse una chance di redenzione: così basta, da ora si cambia…
Avendo anche notato che è suonata la campanella della fine della ricreazione ….
Maurizio Di Gregorio
Nemi, 17-11-2018