Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono sempre molto sicuri,
mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (B. Russell)

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
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RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
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LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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IN CHE COSA E' RADICALE LA SINISTRA RADICALE ?


Si leggono vari interventi, interni alla sinistra radicale o ai suoi lati, critici per il modo in cui è nata o prova a nascere la lista di sinistra radicale di Ingroia. Mi riferisco ad esempio ad Aldo Giannuli : Sinistra radicale: non c’è più niente da fare (almeno per questo giro); è un’amara ed implacabile analisi con numeri, alternative ed infine la conclusione evidente dal titolo. Sulle variegate sinistre coinvolte dall’operazione è duro e spietato anche il giudizio di Marino Badiale e Fabrizio Tringali (Thriller Ingroia e gli zombie arancioni ). Entrambi gli interventi convergono, da punti di vista molto diversi, sull’idea di lasciar perdere e saltare un giro. Altri più coinvolti combattono ancora per cambiare il segno della lista, uno fra tutti Guido Viale ( Cambiaresipuò non è un taxi ) e altri esponenti dell’appello originario di Alba. Anche noi la vediamo grigia ma avendo il pallino che gira verso un nuovo ecologismo come ultima carta rimasta per cambiare l’Italia, siamo meno turbati dall’ eventuale nuovo tonfo degli improvvisatori che agitano il mondo della sinistra senza pace, un po’ radicale, un po’ trasformista e soprattutto alla fine, inconcludente, che poi è il vero e unico dramma. Eppure nessuna delle critiche al “ progetto Ingroia” ci risulta convincente e soprattutto foriera di insegnamenti.

Un po’ prima, un po’ dopo, tutte le persone libere e pensanti ( cioè che hanno voglia di pensare) percepiscono gli esiti prevedibili di certe operazioni. Cosa che non ci toglie ovviamente, anche se innocenti più di altri, un senso di impotenza ed anche un pochino di rabbia nel costatare la evidente incapacità dei promotorinuovo logo che dovrebbe nel voto in qualche forma rappresentare “l' opposizione e il cambiamento”. La cosa sconcertante è questa coazione a ripetere percorsi, sempre con caratteristiche simili, sempre in condizioni organizzative di emergenza che non perdonano ( perché prima non si è costruito nulla , anzi si è distrutto il poco che restava ), sempre con esiti nefasti, ai quali non segue mai una ragionata e costruttiva autocritica. L’ammucchiata di tutti gli sbandati ed all’ultimo minuto non promette nulla di buono. Peraltro non è neppure una nuova aggregazione perché tutti i pezzetti si guardano bene dallo sciogliersi nel nuovo aggregato. E appena passato il voto, e passati alla cassa, ognuno farà, in base alla propria personale convenienza quello che gli pare ( non c’è neanche un “comitato centrale” a cui rendere conto).

Sembra che la ragione fondante della nuova aggregazione nata arancione ( dopo aver camminato sulla testa di Alba e di Cambiaresipuò ) e diventata “la lista di Ingroia”, sia quella di dare un progetto politico a quella parte di cittadinanza che non ha più rappresentanza politica e istituzionale. O più realisticamente sventolare per qualche settimana una alternativa a quelli che sono esitanti sia a votare PD che M5S. Possibile che neanche negli ultimi mesi sia venuto in mente a nessuno dei protagonisti di questo spettacolo di approfondire un po’ l’ analisi, di valutare un po’ la natura del prossimo probabile governo Monti-Bersani-Casini , e delle sostanziali affinità fra i partiti che lo sosterranno ? E che cosa è utile e si può realisticamente fare in questo strampalato momento politico-istituzionale?

Proponiamo un paio di idee per capirci meglio:

Il Progetto Monti e la sua base sociale

L’esperienza Monti ha una prospettiva, sui piani politico ed istituzionale, di medio-lungo periodo. Non è uno spot per superare una contingenza. Sul piano politico significa il superamento della finzione destra/sinistra per definire chi è dentro e chi è fuori; che non è altro che l’esito inevitabile del superamento del binomio precedente. La finta contrapposizione destra-sinistra, era sì sostenuta da tradizioni culturali diverse, ma sul piano del pratico agire politico istituzionale di regola portava a forme molto caute di contrapposizione e di tacita reciproca tutela delle basi materiali della controparte. D’Alema insegna. Ne deriva che all’esplodere della crisi finanziaria ed all’aprirsi della prospettiva di una globale ridefinizione del ruolo produttivo, finanziario e politico dell’Italia, queste componenti non hanno trovato particolari difficoltà ad assemblarsi nel sostenere Monti. Il termine giornalistico “casta” sintetizza in modo forse troppo semplificato un agglomerato di potere che andrebbe indagato più a fondo non fermandosi alla punta dell’iceberg.

Il progetto di superare la fantasiosa soggettività di Berlusconi viene da lontano. Già al tempo della scissione di Fini era pronta una soluzione Draghi che non andò in porto per un soffio. L’urgenza di un ricambio a causa del premere della crisi bancaria spinse chi aveva ormai troppo da perdere con la deriva del bunga bunga (confindustria, mondo bancario, salotto del corriere della sera, vaticano, cooperative, etc.), a tentare una soluzione Monti che nasceva con molte ambizioni. In linea di massima chi ha sostenuto Monti non partecipava di un progetto ideale, ma tutelava precisi interessi materiali che potevano essere preservati solamente essendo interni alle dinamiche del potere istituzionale. Mica cose da poco : TAV, cemento, F-35, inceneritori, autostrade, sanità, scuola, beni dello stato, pensioni… Di qui i nuovi schieramenti che io chiamo “chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori”.

Le contingenze internazionali acceleravano il modificarsi della geometria politica: da una contrapposizione virtuale destra/sinistra al formarsi di una cerchia fortificata di interessi che tiene in pugno lo stato, i media, le istituzioni (sola condizione per poter decidere chi e come paghi il conto) con tutti gli altri fuori, non importa se di destra, di sinistra, sotto o sopra. Fuori vuol dire, se possibile, “farli fuori”…. Ne sa qualcosa, a parte Grillo, anche Di Pietro il pasticcione… forse perfino l’innocuo Della Seta…

La scadenza elettorale anticipata, poiché non si può fare un colpo di stato, ha intanto fatto fuori, grazie a Napolitano (per una settimana) i referendum sul lavoro, costringe Grillo ai comizi al freddo, magari sotto la pioggia e la neve dando il tempo però di massacrarlo un po’ con qualche decina di giornali e tv embedded; e precede le prossime bastonate al popolo previste dall’agenda Monti-Bersani-Casini ( vedi come esempio la geniale supertassa sui rifiuti) .

Infine, messi nell’angolo i berlusconiani incalliti, permette di ridisegnare i criteri con cui spartirsi la torta. Per intenderci: se a Milano esistesse un accordo fra la Compagnia delle Opere e la Lega delle Cooperative per la gestioni degli appalti sarebbe del tutto verosimile che con la vittoria di Pisapia le quote verrebbero invertite nella continuità dell’accordo.

L’informazione offerta dai mass media sulle elezioni (sempre i raffronti fra le percentuali sui voti espressi ed il numero degli eletti, e mai, o quasi, i raffronti fra il numero dei voti) risulta fuorviante per chi volesse analizzare lo sconquasso sociale in corso, ma molto semplice ed efficace per chi volesse cogliere il senso degli equilibri interni al fortino del potere istituzionale.

Questo schema offre un attendibile metodo di interpretazione delle convulsioni cui abbiamo assistito nelle ultime settimane che sarebbero incomprensibili se ricorressimo alle consuete categorie ideali o ideologiche. Berlusconi, che vede la frana dei propri consensi e sente il cappio che gli si stringe al collo prefigurando una sua possibile esclusione dal gioco, gioca d’anticipo e prova tutte le carte; Donadi, che capisce che Di Pietro non ha ancora capito come gira il mondo ne trae le conseguenze; Vendola invece, che capisce come gira il mondo, pure ne trae le conseguenze e via discorrendo.

La tesi è che si vada costituendo un blocco sociale attorno al nocciolo duro della terza repubblica. Un blocco minoritario, ma molto potente che andrebbe analizzato nelle sue componenti. Di cooperative e Compagnia delle Opere ho già accennato, ma bisogna considerarne le effettive aree di interesse. Teniamo presente che lo stato gestisce più di metà del PIL e che il sistema bancario filtra buona parte della circolazione monetaria (risparmi, investimenti, truffe e finanza) e che prossimamente ne avrà l’assoluto monopolio attraverso l’uso esclusivo della moneta elettronica. In un’epoca di contrazione delle attività produttive è strategico avere il controllo dei rubinetti delle spese incomprimibili dello stato e dei meccanismi che ne gestiscono i flussi. Da lì si può ancora ciucciare molto.

Un’informazione fra tutte: lunedì 17 dicembre è scaduto il termine per il pagamento dell’IMU; mercoledì 19 dicembre tutta la stampa è scatenata sugli avvisi di garanzia a 37 consiglieri regionali lombardi e sui videogiochi del Trota (che abbiamo pagato noi); ma venerdì 21 dicembre le autorità politiche autorizzano, silenziosamente, un ulteriore prestito al Monte dei Paschi (banca ormai decotta) per un importo pari all’intera parte di IMU relativa alle prime case del 2012. E’ evidente la funzionalità dell’intreccio fra stato, fisco, media, banche. E tutto deve tenersi, tutto deve fare parte di un circuito oculatamente e occultamente gestito. Infatti non è un caso l’occupazione sistematica di queste tribù (che chiamano partiti) degli apparati amministrativi, delle fondazioni bancarie, degli enti istituzionali e quant’altro. Questa occupazione si è realizzata attraverso un ceto che ormai rappresenta un vero e proprio gruppo sociale con interessi, dinamiche e valori peculiari. Si guarda troppo ai videogiochi del Trota, alle spese pazze di Fiorito, e troppo poco alla struttura dell’apparato dello stato che stanno mangiando un boccone per volta. Con stato intendo gli enti locali, i ministeri, gli enti pensionistici, i settori della sanità, dell’assistenza agli anziani, della formazione professionale etc.

L’ipertrofia burocratica è solo un sintomo (peraltro vistoso) dell’autoreferenzialità di questo ceto. La tendenza dei vari enti, ancora lungi dall’essere compiuta, si potrebbe così schematizzare:
• vertice dell’ente composto da clientele politiche
• struttura stabile composta in parte da clienti ed in parte da personale amministrativo che dà continuità e stabilità
• settore operativo interamente esternalizzato e precario
ciò comporterebbe l’assoluto controllo politico, economico e funzionale; una gerarchia interna funzionante per efficienza, ma anche per fedeltà; quelli che lavorano precarizzati, senza diritti e sottopagati.

Si tratterebbe quindi di un blocco sociale abbastanza articolato e coerente (confindustria e pezzi dello stato, vaticano e mondo bancario, casta politica in tutti i suoi livelli e mondo dell’informazione indispensabile a sostenere il tutto). Un blocco sicuramente esteso, ma anche sicuramente minoritario. Ma questo non è un problema. Ci sono tanti modi per ovviare a ciò.

• Intanto l’artiglieria massmediatica può fare miracoli, come ha insegnato Berlusconi, e come hanno ormai imparato tutti gli altri. Basti pensare a come è stato venduto Renzi: giovane, entusiasta, con un marcato accento dialettale che ce lo faceva sentire vicino, sul territorio. È stata imbandita una grande partita a calcetto mediatica dove, nel più assoluto vuoto pneumatico di progetti concreti, molti hanno votato Renzi perché vissuto addirittura come più di “sinistra” del vecchio e conservatore Bersani. L’episodio ci insegna che il controllo dell’informazione dà un ampio margine di manipolazione possibile. E naturalmente Renzi è risultato il salvatore di Bersani; sennò di che si sarebbe parlato per due mesi, dei consiglieri PD e UDC che si votavano gli aumenti insieme a Fiorito?

• Quando non basta la nebbia informativa un altro elemento costitutivo dell’acquisizione del consenso elettorale è la gestione della clientela che può avvenire sia attraverso l’uso di leve istituzionali (assunzioni, consulenze, appalti), sia con l’acquisto diretto dei voti con o senza l’intermediazione delle organizzazioni criminali. In fin dei conti questi sono pieni di soldi. Voglio ricordare che senza l’esistenza di un reddito di cittadinanza (come invece in altri paesi d’Europa), specie nelle zone più povere ed in periodi di crisi, il cittadino non è più tale ma diventa un suddito ricattabile e quindi in fondo in vendita.

• Se poi non è ancora sufficiente si passa alla via amministrativa intervenendo sui meccanismi elettorali. Ecco perché in questo scorcio di terza repubblica è così centrale la legge elettorale. È lo strumento per fare diventare il gruppo che è minoritario nella nazione, maggioritario nelle istituzioni.

Quando si è visto che al momento nessuna modifica delle regole garantiva di tenere fuori i grillini il PD ha fatto muro per mantenere il porcellum, naturalmente dando la colpa ad altri ( è bastato dire no a tutte le proposte, alcune decenti, di correzione ). Qualche commentatore se ne è pure accorto ma è rimasto zitto ( teniamo tutti famiglia…).

Non si pensi che il progetto Monti (chiamiamolo così per intenderci) si limiti alla modifica della geometria politica ed all’imposizione della supremazia di un blocco sociale minoritario ed in parte parassitario. In una prospettiva non troppo lontana si intravvede anche una cristallizzazione istituzionale di questo progetto per renderlo duraturo. Le modifiche alla legge elettorale, che hanno già fortemente alterato la democraticità delle consultazioni, verranno riproposte in peggio rispetto anche al porcellum; il doppio turno che sostiene il PD per rendere eterno il bipolarismo, nella specifica situazione italiana è un golpe, con l’unica novità che non si userebbero i carabinieri ma il servilismo dei media per farlo passare senza una rivolta. E risolte le cose con Berlusconi il sistema potrebbe allettare anche gli altri. Ma non viene in mente a nessuno che forse il vecchio sistema una testa un voto potrebbe tradurre più fedelmente nelle istituzioni lo stato della Nazione? L’imminente riforma del Parlamento dove non si parla di riduzioni di privilegi della casta ( neppure Ingroia è interessato al tema), ma di riduzione del numero dei privilegiati, porterà ad un ulteriore sbarramento all’acceso ai seggi. Cioè in assenza di un sistema proporzionale se oggi il quorum è 100, con la metà dei parlamentari il quorum sarà 200: è matematica. Possibile che questa sinistra radicale ed i suoi professori ed intellettuali non mettano il tema in cima all’elenco; si tratta solo di distrazione?

Poi abbiamo le modifiche costituzionali relative al disavanzo pubblico, l’accorpamento degli enti previdenziali con i loro debiti nell’ INPS, la cessione di sovranità ad enti comunitari od internazionali non eletti e la lista di cose fatte od in attesa di essere fatte potrebbe continuare. Il tutto prefigura, nel medio periodo, un passetto per volta, un insieme sistematico di interventi che modificano in maniera importante l’assetto dello stato.

Alba, Arancioni, PRC, Verdi, Cambiare si può e Italia senza valori

Non penso che ci sarà bisogno dell’intervento dei servizi segreti per fare deragliare questa compagine, sanno fare tutto da soli. Intanto sembra che nessuno abbia chiaro (salvo la superficialità di qualche slogan) con quale articolato progetto ci si confronta, né la natura dei soggetti che lo gestiscono. Forse al di là della difesa della propria sopravvivenza neppure interessa.

I capisaldi teorici dell’operazione sono che se si ramazza un milione di voti dei 4-5 potenziali di Grillo ( che sarebbe l’antipolitica) si costringe Vendola a stare un po’ più a sinistra e quindi il PD a stare un po’ più a sinistra e quindi Bersani a scambiare Monti, Casini e la Confindustria con Ingroia; praticamente una barzelletta; che forse farebbe ridere se la raccontasse Crozza. Altro che le cose poco serie come la democrazia dal basso, il rifiuto dei padri padroni delle liste, la conversione ecologica come progetto per la transizione di cui hanno provato a discutere alcuni di Alba degli albori..

Tutti i passaggi delle ultime settimane sono sotto il segno della mancanza di un’analisi coerente della realtà in generale e della natura delle controparti in particolare. Si può appellarsi contemporaneamente a Bersani e a Grillo ? Viene da sé che se non c’è consapevolezza della realtà non ci sarà neanche un progetto coerente e condiviso. La pretesa trasparenza è subito scomparsa, il rinnovo del personale politico una suggestione per Alice nel paese delle meraviglie. Voi fatemi delle proposte poi io e altri (chi?) decidiamo. Al confronto Grillo è un malato di iperdemocrazia. Se presentazione di liste ci sarà, sarà solo per la copertura istituzionale dell’IDV che non deve raccogliere le firme. Che hanno fatto tutti negli ultimi 3 anni?

Uno degli elementi di forza dei vincitori di questi anni è consistita proprio nella frustrazione dei vinti. Non è vero che perdi una partita e ti rifarai la prossima. Ogni volta che si perde una partita consolidi la convinzione che non puoi vincere e ti presenti più debole al prossimo giro e insieme alimenti il trasformismo. Il muro da superare è sempre più alto e ci si mette assieme, mai al tempo giusto, non perché è giusto, ma perché se no non si riesce neanche ad avvicinarsi a quel muro. Se una sola delle componenti della sinistra radicale pensasse di poter forse raggiungere il quorum da sola, o più realisticamente un posto da qualche altra parte per il suo leader, questi sparirebbe senza salutare dal tavolo comune con buona pace di tutte le strategie unitarie.

Un progetto alternativo al “sistema Monti”?
• Intanto chiarezza. Il Sistema Monti è una cosa e noi siamo un’altra. Non c’è nessun punto d’incontro né alcuna porta aperta. Chi sta di qua non sta di là e viceversa. Ogni altro atteggiamento confonde e crea ambiguità che non giocano a favore di un’alternativa, anzi. Ho trovato penosissima la piccola discussione svoltasi a lato delle riunioni arancioni verso uno dei promotori di appelli che la settimana prima era andato a votare Bersani alle primarie. Che presupporrebbe quindi il sostegno alla Carta d’Intenti che ribadisce la disponibilità ad un nuovo governo con Monti e Casini.

• In secondo luogo serve il completo ed integrale ricambio di un ceto politico che ha documentatamente fallito in maniera ignominiosa il proprio compito storico. Anche se con tutta la buona volontà ed onestà hai fallito e rifallito, è ora che smetti nell’interesse di tutti. Possono essere salvaguardate delle competenze, ma nessun ruolo politico che è solo un ostacolo.

• Serve reclutare e formare un nuovo volontariato politico fra quelli che sono “fuori” per loro condizioni materiali e “fuori” dalla tradizione politica che ha fallito. Sono ingenui? Inesperti? Meglio. Di marpioni ne abbiamo avuti abbastanza. E poi la storia dimostra che nei momenti di accelerazione delle crisi l’emergere di nuove personalità è dirompente. Questa è anche la principale speranza che ci danno i possibili cento ragazzi/e eletti di Grillo.

• Qual è il primo obiettivo su cui puntare? Che si può vincere. Bisogna dare fiducia, rompere l’incantesimo che vede i sudditi sempre ed inevitabilmente sudditi ( e divisi). Il mio voto conta. Il resto verrà dopo. La politica è un processo dinamico, abbisogna di ritmo, si suonano le note che servono in quel momento anche se non si sa ancora come finirà il concerto. Ma se le note sono stonate il concerto è fallito e fischiare dopo è troppo comodo.

• La politica è anche un fatto emotivo e simbolico. Non è più come una Tribuna Politica degli anni ’60. La proiezione mediatica è una componente importantissima in questa epoca in cui è cambiato anche il modo di apprendere messaggi e comunicazioni. Un antesignano fu Pannella quando si esibì nel suo quarto d’ora di Tribuna Politica legato ed imbavagliato e non disse nulla per tutto il tempo. Un’assenza rumorosa da tutti i palcoscenici mediatici istituzionali può trasmettere un messaggio simbolico molto più intenso di qualsiasi comparsata politically correct in un salotto televisivo.
Ops, ma guarda, sto elencando le cose che fa Grillo
. • Totalmente alternativo senza nessun dialogo con gli apparati.
• Tutte persone nuove.
• Prima di tutto rompere il muro di gomma e dimostrare che si può vincere.
• Tecniche mediatiche non convenzionali.

Il Movimento 5 Stelle è come un’astronave aliena che sta attraversando i cieli della politica italiana. Tutti la vedono, ma nessuna sa cosa sia e come faccia a volare. Eppure è lì e vola. Un incontro ravvicinato. A parte Bersani che ha capito benissimo che pericolo rappresenti e organizza i cannoni laser per abbatterla, tutto il pubblico della “sinistra radicale” stà col naso all’insù e non riesce a vedere nulla perché indossa gli occhiali dei propri pregiudizi e dei propri fallimenti. Si guarda bene dal valutare se quelli dentro l’astronave sono davvero nemici. Se non sta con noi è sicuramente un populista, un demagogo, un razzista, magari un fascista mascherato. Chi se ne frega di vedere cosa stanno facendo i 400 eletti qua e là per l’Italia. Chi se ne frega di Pizzarotti. E chi se ne frega della bella idea dei 15 grillini siciliani a favore del microcredito mettendoci i due terzi del proprio stipendio di deputati regionali. E chi se ne frega se il M5Stelle eleggerà più donne che uomini tanto Grillo è sicuramente un maschilista.

Ed alla fine si rimuove quest’esperienza con i più stravaganti espedienti. Al massimo si riprende contro Grillo gli argomenti dei partiti che da Grillo si sentono seriamente minacciati.

I nostri Partiti non hanno mai avuto democrazia interna (partiti costituiti dal notaio con tre soci e titolari del simbolo, pacchi di tessere false, cammelli, partiti personali, gruppi dirigenti cooptati etc.). Forse solo il PD oggi ha una particolarissima forma di democrazia interna. Ma proprio interna perché è un tavolo di spartizione di interessi e solo l’equilibrio di questa spartizione garantisce una unità fragilissima.

Ha scritto di recente Rossana Rossanda: “il sedicente “centralismo democratico” era detestabile, senonché non è stato sostituito dalla messa in atto di regole strette a garanzia dei diritti del singolo iscritto, ma dalla vaghezza di confini e regole di un partito d’opinione; non tenuto a nessun programma preciso…” Il resto sono favole , che vivono il tempo di raccontarle..

* Gruppo delle Cinque Terre ( Lombardia )

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