C’è chi ama la natura, fare di tanto in tanto due passi nei boschi, andare per funghi, fare passeggiate tra gli alberi la domenica, ma solo per staccare e poi riprendere dal lunedì una vita d’ufficio. Ma c’è anche chi ha deciso, nella natura, di viverci 24 ore su 24. E di coltivare la terra per il proprio sostentamento. È Devis Bonanni, l’autore di Pecoranera, libro edito da Marsilio.
Devis è un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura, giovanissimo. A vent’anni, ha lasciato un lavoro nel campo informatico per una casetta, un piccolo orto, una serra in cui coltivare pomodori, patate, cereali. All’inizio c’era anche qualche animale, ma poi, a causa della difficoltà nell’uccidere polli e dopo la morte di Santina – pecora nera, proprio come l’autore –, solo con le sue piante, tra i boschi della Carnia. Una sorta di Henry David Thoreau moderno, un Christopher McCandless delle Alpi, ma con i piedi per terra e un più concreto progetto di vita.
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Quel che oggi riteniamo essere indispensabile una generazione fa non aveva neppure un nome”: partendo da questa constatazione, Devis, spinto da un’indole anarchica ma soprattutto dalla voglia di abitare i luoghi cui appartiene il suo cuore, smette i panni dell’impiegato e veste quelli di contadino, raggiungendo progressivamente l’autosostentamento alimentare, fino alla creazione di un concreto progetto, Pecora Nera, a metà tra l’ecovillaggio e l’azienda agricola. Portando avanti un progetto di vita “frugale ed ecosostenibile”, a contatto con la natura.
È davvero appassionante leggere la storia di Devis, partito dalle chiacchiere anarchiche con l’amico Eros, davanti a una bottiglia di vino, passato per una piccola casetta e le prime difficoltà – legate alla coltivazione, al freddo, alla potenza della natura, che può distruggere con una sola grandinata un intero raccolto – e arrivato in pochi anni ad una struttura organizzata e definita. Non è stato facile, all’inizio: l’incomprensione dei genitori, la perplessità di alcuni amici (“sei troppo intelligente per coltivare la terra”, gli dice qualcuno). Ma coltivare la terra è una cosa naturale, e questo intero percorso di vita è davvero stato “una cosa naturale”. Un semplice progetto per “coltivare la terra – insieme”, come riporta Devis, al termine del suo libro, e come è scritto anche sul sito www.pecoranera.it. Un progetto bello e appassionante, proprio come questo libro, che scivola veloce tra aneddoti divertenti e toccanti racconti di vita vissuta, tra consigli di ecosostenibilità, storie di viaggi in bicicletta e una serie di input per iniziare, già da domani, una vita diversa da quella che viviamo.
Se volete ascoltare dalle parole di Devis la sua storia, sul canale Vimeo della casa editrice trovate il video: E anche noi abbiamo fatto alcune domande all’autore, ecco la nostra intervista:
Quando e perché hai scritto questo libro?
La risposta giusta è che l’ho scritto per raccontare di come ho provato a vivere altrimenti e di come ho scoperto che non solo è possibile ma che riavvicinarsi al mondo “organico” porta una ventata di serenità e benessere! La risposta vera è che l’ho scritto per farmi un regalo, per appagare la malcelata vanità chiunque si senta scrittore. Così quando la casa editrice mi contattò circa un anno e mezzo fa, non ho avuto dubbi.
Secondo te tutti, potenzialmente, potrebbero diventare una Pecoranera? Quali caratteristiche ci vogliono per compiere una scelta come la tua?
No, io ho goduto di condizioni favorevoli. Abito una casa di proprietà della mia famiglia e sono nato in una zona rurale perciò ho potuto fare tutto e subito, a casa mia – con il merito di essere partito da giovane per costruire la mia vita attorno ad una filosofia.
Sono però convinto che scelte simili siano alla portata di tutte le persone motivate che avvertono una sincera propensione al cambiamento piuttosto che la necessità di fuggire da problemi personali che nulla hanno a che fare con la decrescita. Partendo da basi diverse dalle mie si giungerà ad equilibri diversi, ma rispondenti alla stessa filosofia.
Ci sono delle cose che ti mancano della tua vecchia vita, dei “piccoli lussi” a cui non hai saputo proprio rinunciare?
Non ho rinunciato ai miei vizietti: bermi una bella birra e mangiare molta cioccolata. Ad uscire con gli amici nonostante la sera sia d’obbligo uscire in auto (mi danno loro un passaggio). A trascorrere cinque giorni a Madrid lo scorso inverno prendendo l’aereo. Insomma, tutti peccati “da persona normale” per i quali a volte mi tormento ma che alla fine dei conti non intaccano la bontà delle mie scelte (mi auto assolvo).
A un certo punto citi Christopher McCandless, quando scrivi che “la felicità è reale solo quando è condivisa”. Cosa ne pensi di questo personaggio, la cui scelta ha fatto tanto discutere?
Di McCandless apprezzo la passione. L’avventura non è sempre eccitante come nei film, solo spiriti appassionati possono spremere tanta poesia dalla vita. Penso che il messaggio di Super Tramp sia soprattutto questo. Non ho nessun rimprovero per la sua avventatezza, ho provato io stesso quella spinta irrefrenabile a vivere un sogno e non c’è modo di liberarsene se non appagandola al cento per cento.
Dalla lettura del tuo libro si intuisce che questa vita a stretto contatto con la natura è per te una fase del tuo percorso di crescita. Come e dove ti vedi in futuro, che so, tra vent’anni?
Ovunque, a fare qualsiasi cosa ma con un appuntamento fisso: spingere dei semi dentro la terra a primavera. Penso sarà questa la costante dei miei anni: mantenere un legame con la terra oltre i compromessi cui la vita ci impegna.
Infine una risposta che potrebbe essere molto utile ai nostri lettori: quali sono secondo te dei piccoli gesti che chiunque, anche chi non vuole compiere una scelta radicale come la tua, potrebbe fare in un’ottica di decrescita?
Un consiglio all’apparenza filosofico ma che sotto sotto è molto pratico. Pensate, pensate molto. Ai nostri tempi non è più molto importante il come fare ma il cosa fare. Scegliere, interrogarsi sulle nostre abitudini, sulle conseguenze dei nostri comportamenti per noi, per gli altri, per l’ambiente. Faccio un esempio in tema di mobilità: è importante spostarsi con mezzi alternativi all’auto: con la bicicletta o i mezzi pubblici, ma a monte dobbiamo interrogarci sulle mete: dove andiamo e perché?
fonte:
www.econote.it