Le cose sono unite da legami invisibili, non si può cogliere un fiore senza turbare una stella - Albert Einstein

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
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RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
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LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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TRANSITION NETWORK



di Rob Hopkins e Peter Lipman

Introduzione. Negli ultimi anni, il picco del petrolio ed i cambiamenti climatici hanno toccato l’interesse di molti; tuttavia spesso, in particolare per quanto riguarda il picco petrolifero, le soluzioni sul campo sono state deboli e deludenti. A partire dalla sua nascita a Kinsale nel 2005, l’idea della Transizione. 1 si è diffusa in maniera virale attraverso il Regno Unito e al di fuori di esso, fungendo da catalizzatore alle risposte a queste due sfide, sviluppate in seno alle comunità locali. Mentre la rete di Transizione, il nostro network, cresceva, crescevano anche gli interrogativi sul modo in cui questo movimento si sarebbe strutturato, interrogativi ai quali questo documento è un primo tentativo formale di fornire risposta.

Negli ultimi due anni abbiamo visto emergere una struttura organica: quello che proponiamo in questo documento è basato sull’approfondimento e sul sostegno a questo modello emergente, sul principio che l’auto organizzazione, l’innovazione e l’azione debbano essere incoraggiate e appoggiate esattamente dove nascono, con il supporto di una precisa serie di principi e di linee guida. Questo documento è nato da un processo di costante interazione all’interno della rete di Transizione, tra incontri faccia a faccia, forum e strumenti on-line. Rimarrà un lavoro aperto e sarà aggiornato continuativamente.

1 Per una esposizone più dettagliata del concetto di Transizione si vedano ‘The Transition Handbook: from oil dependency to local resilience’ di Rob Hopkins (Green Books 2008), o The Transition Primer, disponibile online al link www.transitionnetwork.org, in traduzione italiana “Introduzione alle Iniziative di Transizione” al link http://www.transitionitalia.it/download/documento-introduttivo-alla-transizione-full-ita.pdf

Glossario
Con “Transition network” (n minuscola), o “rete di Transizione” si fa riferimento alla vasta comunità internazionale di individui e di gruppi che basano il loro lavoro sul modello di Transizione (talvolta anche detto “il movimento di Transizione”).

“Transition Network Ltd” si riferisce all’entità con valore legale al momento chiamata Transition Network. “Transition Support Scotland- Supporto alla Transizione Scozia” (e simili) si riferisce ad un forum nazionale di Transizione, generalmente guidato e originato da una rete nazionale di iniziative di Transizione, che hanno pensato che il loro lavoro potesse essere meglio supportato strutturando una rete nazionale.

La “resilienza” è stata definita come “la capacità di un sistema di assorbire i disturbi e di riorganizzarsi durante un cambiamento, in maniera tale da mantenere essenzialmente la stessa funzione, struttura, identità e lo stesso sistema di comunicazione interna”2. Nella Transizione il concetto viene applicato agli insediamenti e alla loro necessità di essere in grado di superare momenti traumatici.

Il “Transition Primer”, in italiano “Introduzione alle iniziative di Transizione”, è un documento in pdf disponibile on-line gratuitamente: si tratta di una guida per i gruppi che vogliono intraprendere il percorso di Transizione. La versione inglese è disponibile al link www. transitionnetwork.org/Primer/ TransitionInitiativesPrimer.pdf, la versione italiana al link http:// www.transitionitalia.it/download/ documento-introduttivo-allatransizione- full-ita.pdf

Per “taglio della CO2” ci si riferisce a qualunque sforzo fatto o progettato per ridurre le emissioni di gas serra. “Piano di Decrescita Energetica” o EDP si riferisce ad uno dei progetti principali che un’iniziativa di Transizione si prefigge di realizzare, ovvero la creazione per la propria comunità di un “Piano B”, di durata ventennale, comprendente le modalità per realizzare la transizione dall’attuale dipendenza dal petrolio verso uno stile di vita resiliente e a bassa emissione di CO2.

2 Walker, B, Hollinger, C.S, Carpenter, S.R. & Kinzig, A. (2004) Resilience, Adaptability and Transformability in Social-ecological systems”. Ecology and Society 9 (2) p5.

3. Scopo e principi della Transizione
Cominciamo mettendo in chiaro lo scopo e i principi del movimento di Transizione. In fondo, queste sono le fondamenta comuni all’intera rete. Lo scopo della Transizione “Offrire supporto alle risposte delle comunità locali al picco del petrolio e ai cambiamenti climatici, aumentando resilienza e felicità”.

I 7 principi della Transizione

1. Avere una visione positiva
- Le iniziative di Transizione sono basate sull’impegno a creare una visione tangibile, chiaramente espressa e pratica di come vivranno le nostre comunità una volta superata l’odierna dipendenza dai combustibili fossili. Il nostro obiettivo non è lanciare una campagna contro qualcosa, ma è piuttosto focalizzare l’attenzione sul potenziale positivo, sulle nuove opportunità. Per lo sviluppo di questa visione è fondamentale la creazione di nuove storie e nuovi miti.

2. Aiutare le persone ad accedere a buone fonti di informazione, e supportale affinché possano prendere buone decisioni
- Le iniziative di Transizione si impegnano, in tutti gli aspetti del loro lavoro, ad accrescere la consapevolezza nei confronti del picco del petrolio, dei cambiamenti climatici e di argomenti ad essi collegati, come la critica della crescita economica. In questo ambito, riconoscono le loro responsabilità nel presentare queste informazioni in modi giocosi, articolati, accessibili, accattivanti, che favoriscano atteggiamenti di entusiasmo e collaborazione piuttosto che diffondere una sensazione di impotenza.

- Le iniziative di Transizione lavorano per diffondere in buona fede la versione più vicina alla verità in una situazione in cui le informazioni disponibili sono altamente contraddittorie. • I messaggi diffusi non devono mai essere autoritari: confidiamo nella capacità di ciascuno di elaborare una risposta appropriata alla propria situazione

3.Coinvolgimento e apertura
- Per sperare nel successo, le iniziative di Transizione hanno bisogno di coalizzare le diversità presenti nella società come mai prima d’ora. Le iniziative si impegnano a far si che i loro processi decisionali e i loro gruppi di lavoro siano fondati su principi di apertura e coinvolgimento.

- Questo principio si riferisce anche al concetto che ogni iniziativa debba raggiungere la comunità intera e sforzarsi, fin dall’inizio, per coinvolgere il sistema economico locale, i diversi gruppi presenti all’interno della propria comunità e le autorità. Esplicita il principio che non esiste spazio, nella sfida della decrescita energetica, per discorsi del genere “noi e loro”.

4. Permettere la condivisione e il networking
- Le iniziative di Transizione si impegnano a condividere successi, fallimenti, opinioni e connessioni a vari livelli all’interno della rete di Transizione in modo da costruire una più ampia base di esperienze collettive.

5. Creare Resilienza
- Questo punto evidenzia l’importanza fondamentale del creare resilienza, ovvero la capacità delle nostre attività, comunità ed insediamenti di rispondere al meglio ai cambiamenti repentini. Le iniziative di Transizione si impegnano a creare resilienza in diverse aree (alimentazione, economia, energia, ecc) e su diverse scale (dal locale al nazionale) - a seconda del caso. Si impegnano inoltre a inserire i loro sforzi all’interno di un processo generale teso ad aumentare la resilienza ambientale a livello globale.

6. La Transizione è dentro e fuori di noi
- Le sfide che stiamo affrontando non sono causate semplicemente da un errore tecnologico: sono, piuttosto, la conseguenza diretta della nostra attuale visione del mondo e del nostro attuale sistema di valori. Ottenere informazioni a proposito delle condizioni in cui versa il nostro pianeta può generare paura e tristezza - potrebbe essere proprio questa la causa della tendenza diffusa a negare l’esistenza del problema. Esistono paradigmi psicologici che possono aiutarci a capire cosa stia realmente accadendo, e ad evitare il processo inconscio che sabota i cambiamenti - per esempio, le teorie della dipendenza ed i modelli per il cambiamento comportamentale. Questo principio inoltre si basa sul fatto che la Transizione prospera perché permette alle persone di lavorare su ciò che le appassiona, di seguire la propria vocazione.

7. Decentralizzazione: autoorganizzarsi e decidere su diversi livelli.
- Quest’ultimo principio si basa sull’idea che nelle intenzioni del modello di Transizione non ci sono né centralizzazione né controllo sul processo decisionale. Piuttosto, il modello funziona lavorando con ciascuno per realizzare la Transizione al livello più appropriato, pratico ed efficace, in modo da replicare la capacità di auto-organizzazione dei sistemi naturali. 4. Come orientarsi tra le tante iniziative di Transizione

A partire dal lancio di Totnes come prima iniziativa, nel 2006, il concetto di Transizione è emerso ripetutamente a molti livelli. Cercare di suddividere le iniziative di Transizione in gruppi e categorie separati è un po’ come provare ad inchiodare una gelatina al muro… Noi celebriamo la spontaneità e la diversità e non vogliamo essere normativi: siamo invece felici di consigliare i gruppi emergenti in merito al livello più efficace sul quale operare, e di offrire loro tutto il nostro supporto.

Stiamo assistendo allo sviluppo di una combinazione di livelli che include alcune delle seguenti: iniziative locali di Transizione, reti di Transizione regionali, centri regionali, reti/organizzazioni nazionali di supporto alla Transizione, raggruppamenti temporanei di iniziative locali per completare determinati progetti, e tante altre manifestazioni dello stesso fenomeno. In aggiunta ai 7 principi generali sopra espressi ci sono 6 linee-guida pratiche che chiediamo alle iniziative di rispettare, a qualunque livello appartengano.

6 Linee-guida pratiche per le iniziative di Transizione

1. Accettazione degli scopi e principi base sopra elencati - senza dimenticare che il gruppo potrà sempre contribuire al loro sviluppo e aggiornamento.

2. La vita è più semplice se non inventiamo nuovamente la ruota: esistono già centinaia di iniziative che hanno sviluppato costituzioni, progetti, siti web, strutture. Guardatevi intorno, non abbiate paura di chiedere: i gruppi generalmente sono felici di condividere ciò che hanno imparato; imparate dai loro errori piuttosto che dai vostri! La Formazione di Transizione (Transition Training) è estremamente utile in questo senso, dato che assicura che la vostra iniziativa includa, fin da subito, persone da lungo tempo coinvolte nella comunità locale.

3. Cominciate col formare un gruppo guida che già definisca il momento in cui si scioglierà: il gruppo guida esiste per assistere i primi passi del processo ma sa già che si dovrà sciogliere per seguirne le future evoluzioni (con l’avvertimento che le prime esperienze indicano che questa linea guida potrebbe essere più appropriata a livello locale che su grande scala).

4. Interdipendenza: le iniziative di Transizione sono molto più forti quando lavorano in appoggio alle iniziative che stanno loro intorno. La comunicazione è fondamentale, dato che sostiene le iniziative più recenti fungendo da modello e da incoraggiamento, dove possibile.

5. Apertura al feedback e all’apprendimento: l’apertura al feedback di altri che lavorano in questo campo è implicita nell’accettazione di questi principi. Potrebbero esserci, ad esempio, dubbi sul fatto che la conduzione della nostra iniziativa di Transizione incarni o meno questi principi. Questo tipo di feedback è più efficace quando ci viene comunicato dai nostri pari, ma è sempre vitale essere pronti ad essere messi alla prova da chiunque; del resto i feedback posso anche essere altamente positivi e generare sicurezza.

6. Inizia da casa tua: le iniziative di Transizione locali identificano autonomamente il livello più opportuno su cui lavorare, ma questo principio le incoraggia a lavorare ad un livello in cui si sentono a proprio agio e sul quale possono avere influenza, piuttosto che lanciarsi subito in un lavoro a livello regionale. Non fare il passo più lungo della gamba. Inoltre, è fondamentale che ogni persona con un ruolo attivo in un progetto di Transizione, a qualsiasi livello al di sopra del locale, sia anche attiva in una iniziativa locale in modo da mantenere un solido legame con le sfide pratiche e operative del lavoro di Transizione.

Organizzazioni Nazionali di Transizione Riteniamo che l’unico livello a richiedere qualcosa in più rispetto alle linee guida già elencate sia quello nazionale: iniziative di questo tipo stanno nascendo negli USA, in Nuova Zelanda, Irlanda, Scozia, Galles, Giappone, Italia e altri posti. Ciascuna di queste organizzazioni nazionali replica in qualche modo le 5 funzioni del Transition Network Ltd, trasferendole ed integrandole nel linguaggio, nella cultura e nel contesto del proprio Paese, e fornendo inoltre una visione strategica d’insieme.

L’idea è che il passaggio di consegne si svolga in maniera graduale, in 4 passi, cominciando con l’ispirazione, il sostegno e l’incoraggiamento, per poi passare alla formazione, perchè infine ciascun organismo nazionale possa assumere le funzioni di networking, tra cui lo sviluppo dell’adattamento dei principi e il supporto alle iniziative emergenti. Inoltre, un’associazione nazionale dovrebbe agire come ambasciatrice del movimento di Transizione presso il proprio Governo e le associazioni internazionali. Le iniziative di Transizione a qualsiasi livello, a parte il nazionale, passano attraverso una successione di fasi, elencate di seguito. 5. Diventare una iniziativa di transizione

La fase iniziale: di solito un gruppo di persone inizia ad incontrarsi, comincia a discutere il concetto di Transizione e a comunicare il proprio interesse, avviando un processo di sostegno ed incoraggiamento reciproco. “Ci stiamo pensando”: in questa fase, al momento, viene instaurato un contatto con il Transition Network Ltd, gli individui o il gruppo entrano autonomamente nella mappa Google delle iniziative di Transizione, scaricano il documento introduttivo alla Transizione e informano il Transition Network Ltd che “ci stanno pensando” (più avanti questo contatto sarà preso con la rete di Transizione regionale o nazionale)

Iniziativa di Transizione ufficiale: la fase precedente può durare alcune settimane o diversi mesi, a seconda del gruppo. Per ottenere lo status di ufficialità il gruppo completa una dichiarazione d’intenti: si tratta un documento che elenca le linee guida e richiede informazioni sull’iniziativa oltre a verificare che l’iniziativa sia nelle migliori condizioni possibili per procedere con successo4. Diverse iniziative ci hanno detto di essere molto orgogliose della loro “ufficialità”: un risultato di cui andar fieri.

Attualmente le richieste sono gestite dal Transition Network Ltd., ma nel futuro questa funzione dovrebbe passare alle reti/gruppi nazionali e anche alle iniziative regionali. Alcune persone nel movimento di Transizione hanno suggerito che le nuove iniziative si dovrebbero autovalutare o che non dovrebbe esserci nessun criterio. Altri dissentono con entrambi questi suggerimenti. Come via di mezzo e basandoci sui feedback che abbiamo ricevuto dalla rete, riteniamo che avere delle linee-guida precise, valutate da terzi, per quanto solidali, aiuti ad avviare un processo positivo e significativo, ma restiamo consapevoli che questa valutazione debba rimanere aperta al dibattito e ad una revisione continua.

6. Com’è fatto il Transition Network Ltd ?
Ci sembra che l’immagine qui a sinistra sia utile a visualizzare com’è fatto il Transition Network Ltd. È simile ad una cellula, ad un sistema biologico - questo rende bene l’idea dell’emergere organico della struttura. Benché la cellula non sia una metafora perfetta, in molti modi è utile a spiegare come funziona il Transition Network Ltd .

Ci sono diverse iniziative che emergono da sole, come spore sotto il microscopio, partendo da livelli diversi, guidate dagli scopi e principi della Transizione; successivamente, si connettono tra di loro nei modi che ritengono più utili, creando quelle connessioni tra loro che ritengono più produttive. Queste sono rappresentate dai cerchi di varia misura all’interno del cerchio principale, di cui i più grandi rappresentano le iniziative regionali e i cerchi più piccoli le iniziative locali.

Visto così, il Transition Network Ltd diventa l’anello bianco esterno che circonda le singole iniziative. Funziona un po’ come la membrana di una cellula, racchiudendo gli scopi e principi comuni al più ampio movimento di Transizione ed agendo come catalizzatore, ovvero permettendo al cerchio di espandersi al crescere delle iniziative. In biologia la membrana è creata dal nucleo e dal resto del contenuto della cellula, ma definisce anche l’identità dell’intera cellula e cresce insieme a lei. Il ruolo del Transition Network Ltd diventa quindi quello di perseguire questa funzione di catalizzatore, rivedendo e raffinando continuamente il senso della Transizione, in un processo collaborativo, oltre a facilitare il networking il più possibile.

Cosa significa? Significa facilitare interconnessioni efficienti ed efficaci, facili e funzionali, tra i diversi livelli, i centri di coordinamento e le iniziative, cosi come tra i diversi gruppi che si dedicano allo stesso tema specifico. Ad esempio, prendiamo i gruppi che studiano il tema “alimentazione”: il Transition Network Ltd può aiutarli a comunicare tra loro, a scambiarsi i resoconti di esperienze riuscite, ad organizzare eventi su scala nazionale. La stessa cosa vale per igruppi che si dedicano all’energia, all’economia, e via dicendo. Può inoltre mettere in contatto i progetti simili per area geografica, cultura di appartenenza, grandezza della zona o numero di abitanti. La comunicazione che ne deriverebbe sarebbe profonda, diversificata e diventerebbe presto autonoma.

L’anello esterno del diagramma rappresenta due ulteriori aspetti del lavoro del Transition Network Ltd: lo sviluppo di “frontiere” creative sia con altri gruppi che con nuovi settori di attività. I cerchi che circondano a loro volta l’anello esterno rappresentano le collaborazioni, quelle passate e quelle future. Queste includono partenariati con alcune importanti organizzazioni (al momento, ma questo sta già cambiando, succede solo nel Regno Unito) come la “Soil Association”, NEF, il Centre for Alternative Technology, grandi finanziatori e così via. I cerchi all’interno di questo anello rappresentano i nuovi filoni della Transizione, Transition Business/Local Government, eccetera. Il ruolo del Transition Network Ltd, a questo livello, è di sviluppare iniziative e progetti con questi collaboratori, e di collegare i gruppi che lavorano su nuove tematiche con gli altri network interessati. Col passare del tempo questi cresceranno, forse finendo per essere grandi quanto le attuali comunità di Transizione… o anche di più.

7. Come il Transition Network Ltd sostiene le iniziative di Transizione

Il Transition Network Ltd. è stato fondato alla fine del 2006 con lo scopo di:

Ispirare
- Incoraggiare

- Sostenere

- Facilitare la messa in rete

- Formare

Segue una descrizione di alcuni dei progetti e delle novità che il Transition Network Ltd. intende mettere in piedi nell’arco dei prossimi 3 anni, per realizzare questi principi. Il Transition Network Ltd. se ne occuperà senza mai dimenticare che, dove possibile, sarebbe meglio che ciascuna azione o progetto fosse intrapreso dalle persone o dal gruppo più appropriato, ad un livello più locale possibile;

Formazione
- Continuare a sviluppare e approfondire il Transition Training, aumentando la quantità e la qualità dei laboratori dedicati, in tutto il Paese (per Transition Training intendiamo tutti i programmi di formazione fin qui sviluppati), formare squadre di istruttori di Transizione (Transition Trainers) in altre parti del mondo e fornire continuo sostegno agli istruttori già qualificati a formare.

Comunicazione
- Migliorare radicalmente la messa in pratica del nostro principio “permettere la condivisione e creare network”, per esempio tramite miglioramenti della piattaforma web.

Media
- Produrre ‘Il (Primo) film di Transizione’, un film sul concetto della Transizione, sviluppato tramite un processo collaborativo

- Sostenere la nascita di una newsletter mensile, ‘Transition Network News’, che esiste già ma non è ancora una pubblicazione regolare. Sarà affiancata da un blog sul nuovo sito web, in cui ciascuna iniziativa verrà invitata a postare i propri successi, fallimenti, eventi e notizie.

- Sostenere la pubblicazione di una serie di libri relativi a differenti aspetti della Transizione, ad esempio all’alimentazione, l’energia e così via. Le Guide della Transizione all’Alimentazione e al Denaro sono già in fase di sviluppo

- Ospitare, moderare ed editare la riscrittura collaborativa de ‘The Transition Handbook’ usando un sistema wiki, sulla base del libro originale, per arricchirlo di strumenti, storie, esperienze e punti di vista di tutta la rete di Transizione.

Strumenti
- Strumenti per facilitare la stesura del Piano di Decrescita Energetica, presentazioni aggiornate ed esempi di eccellenza, creazione di un forum in cui ciascuno possa postare le proprie risorse, ad esempio articoli, cortometraggi, presentazioni che possano essere utili agli altri.

- Traendo dalle esperienze di diverse Iniziative, elaborare mappe e diagrammi più chiari per rappresentare come le iniziative di Transizione possano evolvere nel tempo, come mettere assieme i 12 passi e alcuni dei diversi percorsi possibili.

- Creare un registro online degli Oratori di Transizione

Consulenza
- Creare un servizio di Consulenza di Transizione per offrire supporto alle attività imprenditoriali, fornendo servizi quali le Analisi di Vulnerabilità dalla Dipendenza dal Petrolio e le Analisi della Resilienza delle Attività Imprenditoriali, e sviluppando piani pratici per affrontare le relative criticità.

Ricerca
- Promuovere e sostenere ricerche e valutazioni a livello nazionale e internazionale; in alcuni casi, istituire collaborazioni con le università. Eventi

- Organizzare (nel Regno Unito) raduni nazionali biennali, alternati ad Incontri Regionali di Transizione

- Sostenere le nuove aree emergenti della Transizione organizzando eventi specifici, come il convegno “Transition in Cities” (Novembre ’08) Fornire Sostegno • Sostenere le organizzazioni nazionali e regionali di Transizione come descritto nei principi precedenti

Continuare a…
- Riflettere strategicamente sui cambiamenti del contesto nel quale le iniziative di Transizione crescono e si sviluppano e, quando necessario, rivedere le nostre pratiche e di conseguenza questo documento. In poche parole, la funzione fondamentale del Transition Network Ltd sarà continuare ad agire da catalizzatore per il modello di Transizione

8. Questioni di voto e partecipazione
Una questione ancora aperta è la modalità di partecipazione al Transition Network Ltd. Ad oggi il comitato esecutivo si auto-elegge, e non esiste un meccanismo formale che permetta ai partecipanti ad una Iniziativa di Transizione di eleggere o rimuovere un membro del comitato. Fino ad ora abbiamo volutamente evitato di istituire formalmente una quota di iscrizione, a causa del carico di lavoro amministrativo che questa attività richiederebbe al Network.

Piuttosto, consideriamo che ogni individuo attivo nell’ambito della Transizione faccia parte del movimento. I membri del comitato esecutivo del Transition Network Ltd continuano a cercare nuovi spunti che possano apportare prospettive e opinioni non ancora rappresentate al proprio interno e manterranno la situazione attuale per un altro anno, sebbene in costante discussione: questo aspetto sarà nuovamente rivisto durante la Transition conference 2009.

9. Il Movimento di Transizione, visto dal 2011
Come potrebbe essere il movimento di Transizione tra 3 anni? Uno sguardo al futuro, per immaginarlo, trarne ispirazione, e stimolare il dibattito.

In generale le risposte delle comunità al picco del petrolio ed ai cambiamenti climatici hanno cominciato a prendere forma in diverse centinaia di comunità, nel Regno Unito e nel resto del mondo. Il prezzo crescente di cibi, combustibili e la contrazione economica iniziata nel 2008 e dovuta, parzialmente, all’aumento del prezzo del petrolio, sono state affrontate da persone che hanno lavorato insieme creativamente per rafforzare le economie locali, aumentare il potere d’acquisto e creare resilienza.

1. Iniziative locali Ormai sono molte centinaia le iniziative di Transizione locali e molte altre si aggiungono ogni giorno; alcune delle più vecchie in questo momento sono a buon punto nella creazione di Piani di Decrescita Energetica. La Transizione ha cominciato a fare una grossa differenza nelle vite delle persone, soprattutto di quelle che vi partecipano direttamente.

- Socialità: la transizione arricchiscefeste, incontri. Dopo cena si barattano semi, oggetti o conoscenze, o si ascolta un oratore, si guarda un film, si discute, si suona e si balla. La gente che partecipa si conosce meglio, stringe legami e lavora a stretto contatto su molti fronti.

- Cibo: la gente acquista più cibo da produttori locali, spesso biologici. Ci si scambiano prodotti coltivati nei propri giardini e orti, e in qualche nuovo orto comunitario. Si organizzano efficacemente forniture e gruppi d’acquisto dalle fattorie locali e dai mercati contadini. Ci sono nuovi programmi di sostegno all’Agricoltura di Comunità, e sono nati orti e mercati intorno agli agglomerati urbani. Alcuni gruppi stanno lavorando in maniera sperimentale con maiali e polli e le panetterie comunitarie stanno iniziando a produrre farina localmente. Alcuni preparano i pasti per i vicini che non ne hanno il tempo. Diverse persone stanno imparando a cucinare e a coltivare l’orto per la prima volta con il supporto dei gruppi di Transizione che forniscono formazione su entrambe le cose.

- Trasporti: il carburante per l’automobile personale è diventato molto più costoso rispetto a 3 anni fa e sono stati quindi organizzati gruppi tematici di Transizione sui Trasporti che si occupano di condivisione dei mezzi, sistemi di trasporto per i bambini, per andare a fare acquisti e a sostegno degli eventi sociali. Vivere senza un’auto è ora possibile, in un modo quasi impensabile tre anni fa. Il carsharing rende possibile l’accesso a veicoli più spaziosi, in prestito o in affitto, quando se ne ha bisogno. Tra le persone in forma ed in buona salute è molto più diffuso l’uso della bicicletta e l’elevato prezzo del carburante ha fatto sì che diverse compagnie incoraggino, dove possibile, il proprio personale a lavorare da casa.

- Energia domestica: le iniziative di Transizione hanno lanciato, con fondi forniti dalle autorità locali, dei “circoli di isolamento” dove si è imparato il modo migliore per ridurre i consumi legati al condizionamento domestico e ci si è reciprocamente aiutati a realizzarlo. Numerosi trucchi e consigli per utilizzare meno energia sono diventati popolari. Un numero crescente di iniziative di Transizione ha fondato una Compagnia di Servizio Energetico (ESCO) locale, che fornisce elettricità prodotta in loco, tramite impianti eolici, solari, idroelettrici o a biomassa di proprietà della comunità.

- Riutilizzo, riciclo e riparazione: sono nati diversi progetti locali per estendere la vita dei vestiti e riparare oggetti di ogni sorta, creando allo stesso tempo qualche posto di lavoro part-time. Si sono diffusi corsi di lavori manuali e laboratori di riparazione; spesso durante questi corsi si invitano i più anziani a condividere le loro abilità, finora sottovalutate, con le giovani generazioni. La maggior parte del cibo locale viene distribuito in contenitori riutilizzabili. Le iniziative di Transizione promuovono l’acquisto all’ingrosso di oggetti progettati per durare a lungo, che presentano caratteristiche tali da rendere facili riparazioni future.

- Economia locale: si è cominciato a realizzare un elevato numero di scambi organizzati e di commerci a volte a fronte di denaro e altre attraverso una moneta locale, ma molto spesso come scambi di favori. Si regalano e si ricevono oggetti che non si utilizzano più, ci si aiuta reciprocamente con la cura dei bambini, i trasporti, le consegne e molti altri servizi. Gruppi di giovani offrono supporto tecnico su ogni apparecchiatura informatica, dal personal computer ai DVD. Questo permette alle persone di usare meglio il proprio denaro e fornisce qualche entrata a coloro che non hanno un lavoro. Le ditte ed i commercianti locali indipendenti, con idee affini alla Transizione, vengono sponsorizzati, appoggiati, recensiti favorevolmente e raccomandati sui siti web.

- Altri aspetti delle comunità: si sta imparando che l’auto organizzazione popolare richiede un certo sforzo e si sta cominciando a capire come metterla in pratica al meglio. Alcuni si offrono volontari per curare aspetti generali dell’iniziativa locale di Transizione. Esistono nuclei istituiti per gestire i conflitti all’interno del gruppo, per fornire supporto psicologico e consigli, se necessario, ma anche per coordinare l’iniziativa, per aiutare a mantenere i diversi gruppi tematici in contatto tra loro e lavorare in sinergia, per pianificare il futuro e per consultarsi sistematicamente su come mettere in pratica le decisioni prese.

2. Centri regionali
I centri regionali, in diverse forme, sono emersi dalle necessità di una rete ben sviluppata di iniziative locali che hanno deciso che quel particolare tipo di centro avrebbe potuto aiutare le loro attività. Alcuni collegano tutte le iniziative di una città, altre di un’area rurale o di una regione. Sono formate da membri delle iniziative locali che si sono offerti di lavorare a livello regionale. Ora esiste una convergenza annuale delle città di Transizione dove vengono comunicate le soluzioni migliori e diversi altri incontri simili per centri di tipo più rurale. Nelle città ha cominciato a svilupparsi una versione specifica di modello di Transizione.

- Sostegno alle nuove iniziative: i centri regionali sono diventati il primo punto di contatto per la propria area e offrono sostegno e consiglio alle nuove iniziative. Si occupano in via quasi esclusiva del processo di ufficializzazione.

- Sostegno delle iniziative esistenti: i centri regionali organizzano i collegamenti tra i vari gruppi che si occupano di Cibo, Trasporti e altri temi per aiutarli a lavorare in sinergia. Comunicano le soluzioni trovate da altri, per aiutare le iniziative locali ad evitare problemi e a correggere eventuali difetti. Hanno cominciato ad occuparsi della maggior parte degli aspetti collegati alla formazione delle iniziative emergenti e anche della riqualificazione, della risoluzione dei conflitti, dell’organizzazione e delle altre aree in cui le iniziative locali sono troppo piccole per lavorare efficacemente.

- Collegamento con le Amministrazioni: i centri di Transizione stanno lavorando con le Amministrazioni Locali sui piani locali di sostenibilità e hanno ricevuto sovvenzioni da queste sia per progetti di ricerca che per iniziative pratiche.

- Collegamento con le attività imprenditoriali: diversi gruppi di Transizione stanno lavorando al fianco delle attività imprenditoriali locali indipendenti, offrendo consulenza e altri servizi, inclusa l’analisi della vulnerabilità dalla dipendenza dal petrolio, consigli sull’efficienza energetica e sul modo per divenire più resilienti e connessi al locale in tempi di aumentata incertezza. Molte di queste attività imprenditoriali sponsorizzano le iniziative locali ed i centri regionali.

3. Reti di sostegno nazionale:
ora esistono reti di sostegno a livello nazionale nel Regno Unito: Transition Support Scotland, Transition Ireland Network, Transition Support Wales e Transition England, e un numero crescente di reti di sostegno nazionale in altri paesi nel mondo, specialmente negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda.

- Infrastrutture: dato che gran parte del sostegno quotidiano alle iniziative locali è ora realizzato dal centro regionale, la rete nazionale si concentra sulle infrastrutture e sul lavoro di coordinamento. Queste attività sostengono lo sviluppo dei sistemi di comunicazione che vengono poi messi a disposizione delle iniziative locali e dei centri regionali. Sono stati sviluppati molti sistemi differenti, mantenendo però uno standard comune in modo da poter condividere risorse e portare avanti discussioni in rete.

- Formazione ed istruzione: a questo punto sono le reti di sostegno nazionali a sviluppare la maggior parte del materiale utilizzato per la formazione, che si svolge nei centri regionali. Hanno sviluppato relazioni forti con le università, alcune delle quali stanno applicando i concetti di Transizione alle proprie strutture, mentre altre offrono corsi su argomenti di Transizione, aggiungendo una dimensione pratica a corsi che fino a quel momento erano puramente accademici, mentre altre stanno conducendo ricerche di base per sostenere e rafforzare il modello di Transizione. Il Transition Training ha cominciato a ricevere supporto e sostegno economico da diversi programmi nazionali di formazione ed istruzione.

- Imprenditoria e Transizione: le reti nazionali hanno cominciato ad assumere una rilevante funzione economica. Lavorano con le altre reti e al di fuori dell’organizzazione per identificare prodotti e aziende con solide credenziali ambientali, che lavorino all’interno della comunità. La trasmissione di queste informazioni all’interno della rete crea un buon mercato vincolato (captive market) per queste imprese. Le reti stesse hanno sviluppato una gamma di servizi di consulenza basati sulle competenze delle reti regionali e locali, in modo da generare reddito e, allo stesso tempo, promuovere soluzioni costruttive.

4. Il movimento globale di Transizione
Il Transition Network Ltd è ancora in piedi, quale coordinatore fra le reti nazionali: le aiuta a lavorare in sinergia, evitando di ripetere errori che altri hanno già commesso, e sostenendole nella pianificazione e nella politica strategica. È emersa, organicamente, una struttura multilivello – locale, regionale, nazionale, globale – ma priva di qualsiasi controllo dall’alto. Il tema “costruire un futuro positivo attraverso metodi di Transizione” è sempre più comune nelle conversazioni quotidiane, in Tv e negli altri mezzi di comunicazione, in risposta alla sempre più evidente realtà storica: la fine dell’era dell’energia a basso costo e della crescita economica. Ci si allontana gradualmente, ovunque, dalle vecchie abitudini e dalle reazioni spaventate e pessimistiche all’urgenza di ridurre e rilocalizzare.

10. Grazie a…
Questo documento è in costante evoluzione e sarà revisionato periodicamente. Accettiamo con piacere ogni commento ed opinione, e speriamo che leggerlo vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a noi scriverlo. Speriamo che ciò che proponiamo in queste poche pagine possa essere un modello per un movimento dinamico e potente, basato su ciò che è emerso organicamente, a partire dal momento in cui è nato il concetto di Transizione. Siamo profondamente grati alle molte centinaia di persone coinvolte nella rete di Transizione che hanno contribuito alle diverse fasi della sua creazione.

Per inviarci commenti o qualsiasi altro feedback, contattateci all’indirizzo [email protected] oppure scrivete al nostro ufficio 43, Fore Street, Totnes, Devon. TQ9 5HN. UK Per maggiori informazioni: www.transitionnetwork.org www.transitionculture.org

Hopkins, R. (2008) The Transition Handbook: from oil dependency to local resilience. Dartington, Green Books. Brangwyn, B. & Hopkins, R. (2008) Transition Initiatives Primer – becoming a Transition Town, City, District, Village, Community or even Island. Transition Network. Nella versione italiana: Introduzione alle iniziative di Transizione Chamberlin, S. (2009) The Transition Timeline: your guide to a scenario of hope. Dartington, Green Books.

Documentazione e bibliografia:

Capra, F. (1997) The Web of Life: A New Synthesis of Mind and Matter. Flamingo Hamilton, C. (2003) Growth Fetish. London, Pluto Press. Hock, D (1999) Birth of the Chaordic Age. Berrett-Koehler. Homer-Dixon, T. (2007) The Upside of Down: Catastrophe, Creativity and the Renewal of Civilisation. Souvenir Press Ltd. James, O. (2008) The Selfish Capitalist: origins of affluenza. Vermilion. Leadbeater, C. (2008) WeThink: the power of mass creativity. Profile Books Maturana, H.R. & Varela, F.J. (1992) The Tree of Knowledge: biological roots of human understanding. Shambhala Publishing North, P (2008) Localisation as a response to peak oil and climate change – a sympathetic critique. Geoforum (details tbc) Shirky, C. (2008) Here Comes Everybody: the power of organizing without organizations. Allen Lane. Tapscott D & Williams, A. (2008) Wikinomics: how mass collaboration changes everything. Atlantic Books. Walker, B. & Salt, D. (2006) Resilience Thinking: Sustaining Ecosystems and People in a Changing World. Island Press.


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