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Sono la natura
sono la terra. i miei occhi sono il cielo, le mie membra gli alberi. Sono la roccia, la profondità dell'acqua, non sono qui per dominare la Natura. Io stesso sono la Natura.
Indiani Hopi
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ONDE DI CRESCITA INTERIORE
La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma. Continua...
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UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua... |
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RICORDO DI IVAN ILLICH
di Giannozzo Pucci *
Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
Continua...
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LA VENDETTA DI GAIA
di James Lovelock
La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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ENERGIA LA SITUAZIONE ITALIANA
Tra i Paesi più esposti alle turbolenze del mercato petrolifero e collocati più a rischio nella prospettiva di un esaurimento delle riserve petrolifere o dello stabilizzarsi del mercato su prezzi molto elevati, figura certamente l’Italia che si approvvigiona di prodotti petroliferi per il 93,9% dall’estero [grafico n.1 p.22]. Negli ultimi due anni, secondo uno studio del Centro Studi della Confcommercio aggiornato alle tendenze in atto a tutto luglio 2006, é ripreso l’aumento del fabbisogno italiano di greggio, del 3,2% in due anni. Il nostro Paese necessita di 650 milioni di barili l’anno, dato simile al 1980 (crisi in Iran) quando il barile costava 80 $. Secondo questo studio, l’aumento di importazioni (fattura energetica) comporterà un esborso di 38 milioni di euro, pari a più dell’importo complessivo di beni e servizi.
Negli anni precedenti, nel 2004, sono stati complessivamente importati dal nostro Paese 86,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un incremento del 3,1% rispetto al 2003, mentre la produzione nazionale si è attestata a poco più di 5,4 milioni di tonnellate.Tale aumento, naturalmente, si è riflesso sulla fattura petrolifera che, nonostante l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, aveva già fatto segnare un aumento di 1,8 miliardi di euro raggiungendo circa il 57% dell’intera fattura energetica. Sul fronte dei consumi, è proseguito anche nel nostro Paese il declino del petrolio in una situazione che vede invece in crescita tutte le altre fonti primarie. In rapporto al fabbisogno di energia primaria in Italia, i prodotti petroliferi hanno rappresentato nel 2004 il 44,7% di tutta l’energia consumata, con un calo di due punti percentuali rispetto all’anno precedente.
I dati ancora provvisori relativi al 2005, elaborati dall’Unione Petrolifera, mostrano un’accelerazione di questo calo: il consumo complessivo di prodotti petroliferi si sarebbe portato a 86,3 Mtep con una diminuzione del 3,7% rispetto al 2004 e un’ulteriore erosione della quota che il petrolio esprime sul fabbisogno nazionale di energia primaria. Questo declino dei consumi petroliferi va interamente addebitato al calo dell’utilizzo dei prodotti petroliferi nel settore termoelettrico e nel riscaldamento. Il settore dei trasporti, la cui dipendenza dal petrolio é pressoché totale, é in controtendenza: nel 2004 i consumi sono infatti aumentati dell’1,6% grazie alla crescita del gasolio quale sostituto della benzina. Questo quadro contraddittorio é espressione di una situazione fluida in cui é assente una riprogrammazione complessiva integrale a livello nazionale e ancor più nella stessa UE.
Olii combustibili. Tuttavia, se resta elevata in Italia la quota dei consumi petroliferi, si va sensibilmente modificando il quadro degli impieghi dei prodotti derivati dal petrolio. In particolare, nel settore termoelettrico c’é nel nostro Paese un ricorso sempre più limitato all’olio combustibile a vantaggio del cosiddetto “carbone pulito” e del gas naturale. Enel conduce un piano di riconversione del proprio parco centrali e punta, per ragioni ambientali ed economiche, a un sostanziale azzeramento entro il 2008 dell’uso di olio combustibile.
Ma fino a quando l’offerta di petrolio sarà in grado di soddisfare una domanda che si mantiene comunque crescente? E come risolveremo il problema della sostituzione in breve tempo delle fonti inquinanti e la loro sostituzione con altre non inquinanti e decisamente in grado di abbattere notevolmente l’inquinamento?
Energia e Coscienza La conclusione cui si giunge con ragionevole certezza è che il petrolio – come materia prima - continuerà ad essere prodotto e venduto forse ancora per decenni. Ma ciò non è sostenibile per il pianeta, e occorre vedere se la coscienza individuale e collettiva riuscirà a fermare l’uso comunque di risorse non rinnovabili e altamente inquinanti. Gli effetti dell’inquinamento infatti seguono altre velocità e l’effetto serra, per esempio, ha determinato in pochi anni una tale serie di effetti a cascata che è necessaria una ‘terapia d’urto’ e non un semplice inseguimento della diminuzione di energia dal petrolio o dal nucleare o dal carbone e dal gas.
La posta in gioco è altissima, e si gioca in gran parte sul FATTORE TEMPO. Sei o sette anni ad iniziare da subito, per drastici interventi e una forte inversione di tendenza in campo energetico (naturalmente in correlazione con gli altri campi e sotto i vari aspetti). Altrimenti ci sarà un’ulteriore accelerazione verso il previsto punto caos, con l’aumentare vertiginoso delle incognite in un panorama mai visto prima nella storia umana e del pianeta e un crack in un punto e modi poco prevedibili. Uno scenario per niente tranquillizzante, soprattutto per un Paese come il nostro
Tempo, Emergenza, Instabilità La percezione della crisi energetica e la prima scelta da fare La percezione della crisi energetica è da poco entrata in una fase nuova. Ma non è chiara al grande pubblico la reale portata del problema e la questione dei TEMPI a disposizione per invertire tendenze che vanno verso una crescente irreversibilità di fenomeni dannosi per l’ambiente naturale e per la società umana. Nella misura in cui è possibile da parte nostra, ne diamo un’idea con questo libro, ma più ancora ampiamente e profondamente, per la connessione strettissima di questo problema con tutti gli altri del mondo d’oggi, invitiamo a fare riferimento all’insieme dei documenti e quant’altro pubblicato sia sulla rivista Alba Magica che sui testi che sono citati. Facciamo riferimento anzitutto a quelle impostazioni che cercano di fare un’analisi integrale, più completa possibile, anziché a quelle che considerano solo qualche aspetto, per quanto importante, e danno una valutazione necessariamente limitata.
Quale visione ne può venire al cittadino da quelle impostazioni che sono limitate in partenza, dall’analisi metodologicamente incompleta, riduttiva? Cattive analisi e un cattivo metodo sono quelli di usare cifre e dati a disposizione in maniera riduttiva, frammentaria e dando soluzioni ‘del problema’ che non sono soluzioni del problema ma al massimo della parte analizzata (se va bene..) di esso.
Questi metodi riduttivi danno spesso un contributo alla confusione e contribuiscono a peggiorare la situazione sia oggettiva sia soggettiva del cittadino, per esempio inducendolo a valutazioni inadatte nel privato e nel pubblico avendogli messo a disposizione solo alcuni dati e una visione di convenienza della parte di volta in volta interessata a indurlo a un tipo di scelta politica, economica, consumistica, etica, ecc.. Oggi occorre la massima partecipazione, più consapevole del passato, da parte di ogni persona, per far fronte ad una situazione ormai riconosciuta come di emergenza. Metodi errati, che previsioni e decisioni possono fornire se non grossolane ed errate e sempre più altamente imprecise e dannose? E’ quello che dimostra in particolare la situazione determinata dagli eventi sia sociali che ambientali al passare degli ultimi decenni e in particolare degli ultimi anni e mesi.
Ebbene, metodi di analisi e di valutazione errati largamente utilizzati perché riduttivi e non integrali consentono in effetti di ‘nascondere’ una parte o la gran parte di un problema e in particolare di non consentire una visione chiara, veloce e più semplice possibile al cittadino, le conseguenze sulle sue decisioni sono all’insegna della instabilità crescente in tutti i settori della sua vita. Lo stesso ovviamente per il contesti sociali specifici locale, nazionale e mondiale. Un esempio eclatante è dato soprattutto in questi ultimi anni dalla dissociazione tra fenomeni sociali e fenomeni ambientali: qualche accenno all’‘interazione’ tra questi fattori è ben poco espressivo della situazione in cui fattori di un tipo (sociale) e fattori dell’altro tipo (ambientali) SI MOLTIPLICANO, SI INFLUENZANO ACCRESCENDOSI ‘TUTTI INSIEME’ in POCO TEMPO. Le conseguenze sono instabilità crescente e decisioni insoddisfacenti per il cittadino che sa in una certa misura e percepisce anche al di là di ciò che vede nell’immediato, la crescente instabilità e la mancanza di ‘qualcosa’ di sostanziale: anzitutto un buon metodo e dati sufficienti e corretti per capire adeguatamente le cose di oggi e per governare gli eventi ai vari livelli (dal bilancio familiare a quelli degli stati e della società mondiale globalizzata).
Le soluzioni riduzioniste sono una sostanziale ‘falsificazione culturale’ che il cittadino paga in termini economici e costi interiori. La prima scelta da fare è lavorare da subito in modo che questa accelerazione verso l’insostenibilità sia arrestata e invertita. Questo si fa anzitutto con le proprie scelte costanti verso la sostenibilità, cioè anzitutto: con l’uso di fonti energetiche e di altro tipo rinnovabili; con l’uso di quelle fonti che non sono inquinanti o quanto meno riducendone l’inquinamento a partire dal proprio comportamento e naturalmente dalle scelte sociali e collettive sulle quali agisco: dal condominio, al lavoro, alla famiglia, al Comune ecc. fino allo Stato e agli enti sovranazionali a cui arriva direttamente o indirettamente anche la mia influenza (ad esempio con la quota di finanziamento che dalle tasse di ognuno viene inviata agli enti sovranazionali, come la stessa Comunità Europea, l’ONU e gli organismi internazionali di cui fa parte lo Stato e/o le sue istituzioni di cui faccio parte…). Su questo anzitutto ognuno sceglie con comportamenti personali, poi ovviamente con quelli che diventano collettivi, sociali, ecc.fino ai livelli più globali.
Ma attenzione a conservare questa consapevolezza della interconnessione tra questi livelli. Un sistema di presunta delega totale è inadeguato. Un livello che nega gli altri livelli e vede solo il proprio livello, ad es. dove agisce a livello personale, è anch’esso inadeguato. Consideriamoli invece tutti insieme, e vediamo cosa fare su tutti questi. Inoltre vediamo cosa fare per autoeducarci e formare con noi e intorno a noi, senza prepotenze e imposizioni, e con libera autodisciplina, con il minimo di normativa e il massimo di consapevolezza, un sistema che migliori più rapidamente possibile la sostenibilità sociale e ambientale, peraltro così strettamente connessi .
ENERGIA E AMBIENTE Gli effetti e le conseguenze diretti e indiretti sull’ambiente collegati alla produzione di energia sono innumerevoli. Con diretti intendiamo quelli dovuti alle emissioni nel consumo dei prodotti che generano energia. Con indiretti intendiamo tutti quegli effetti dannosi sia per la salute dei viventi che per l’ambiente dovuti al ciclo di estrazione e scarto dei prodotti energetici. Inquinamento chimico e fisico hanno portato a numerosi effetti dannosi sia sull’ambiente che sulla salute dell’uomo e degli esseri viventi.
Gli effetti: serra, buco nello strato di ozono e suo assottigliamento complessivo, inquinamento radioattivo, inquinamento dei terreni, aria e acque, aumento di forme di malattie come tumori e abbassamento delle capacità immunitarie dell’organismo, la stessa estinzione di numerose specie animali e vegetali; sono in gran parte legati all’inquinamento fisico e chimico prodotto in moltissimi modi. All’immissione di enormi quantità di materiali dannosi per la salute e per l’ambiente nel corso dell’estrazione di prodotti energetici, della produzione di energia, e delle immissioni nell’ambiente degli scarti, si devono le alterazioni di ambienti terrestri, marini e dell’aria sempre meno reversibili che si orientano verso un PUNTO CRITICO COMPLESSIVO valutato ormai in pochi anni.
EFFETTI A CASCATA Con effetti a cascata si intende il moltiplicarsi di effetti dovuti inizialmente a pochi di essi fino ad una moltiplicazione esponenziale. E’ un tipico processo NON LINEARE, le cui conseguenze sono sempre più imprevedibili e incontrollabili ad ogni passaggio da un effetto ai successivi con moltiplicazione di effetti dovuti a quelli primari (anche se inizialmente uno solo o pochi) e secondari. Un esempio di cui in questi ultimi mesi si sta parlando molto chiarisce cosa si intende---> All’immisione di gas serra (come l’anidride carbonica CO2 emessa dalle auto con motore a scoppio e il metano del gas da riscaldamento) é dovuto il cosiddetto Effetto Serra - che provoca un innalzamento della temperatuta media del pianeta (anche se di pochi decimi di grado/l’anno - ma ricordiamo l’effetto ‘farfalla’).
Da questo riscaldamento conseguono successivamente (a cascata) una serie di effetti secondari, tra cui: -aumento dei cicloni e della loro intensità/scioglimento dei ghiacciai e dei ghiacci polari/alleggerimento di parti della zolla e aumento dello sgretolamento delle rocce e anche in alcuni casi di altezza delle montagne/aumento della probabilità di terremoti/innalzamento delle montagne che si liberano dei ghiacciai/desertificazione/aumento del livelo del mare/alterazioni climatiche a catena come El Nino e le alterazione dell’anticiclone delle Azzorre con effetti ormai significativi sulla instabilità climatica di tutta l’area dell’Europa, dall’Atlantico al medioriente-CentroAsia con un periodo di instabilità climatica fino ad un prevedibile punto critico; -emigrazione di centinaia di specie marine con alterazioni degli ecosistemi e conseguenze sulle economie di scala in tutti i continenti- Estinzione accelerata di centinaia di specie animali e vegetali. - Alterazioni delle correnti marine principali come la corrente del golfo con ripercussioni su numerosissimi paesi e sui cambiamenti climatici in generale - Alterazione delle riserve di acqua dolce del pianeta- Desertificazione- Evaporazione accelerata dei grandi e piccoli laghi. -Conseguenze geologiche non ancora quantificabili- Innalzamento dei livelli del mare. Come si vede, e solo limitandoci a questi pochi effetti, c’è un effetto a catena che possiamo classificare di almeno 3 tipi (primario, secondario, terziario) come nell’esempio che segue: (effetto primario)Riscaldamento globale medio-->effetto/i secondario/i: riscaldamento dei mari, laghi, terreni e aumento del numero e della intensità dei cicloni /scioglimento dei ghiacciai e dei ghiacci polari/alterazioni delle correnti marine/innalzamento dei livelli del mare/desertificazione/evaporazione accelerata di laghi e acque interne/effetto/i 3 terziario/i: emigrazione di specie e alterazione di equilibri degli ecosistemi con una valanga di conseguenze sull’ambiente (viventi e non viventi)- alterazioni climatiche a valanga di imponderabile portata, alterazioni geologiche come l’innalzamento delle montagne a seguito dello scioglimento dei ghiacciai, ecc.
EFFETTI SULLA MICROVITA In tutto questo panorama si ignora quasi del tutto l’effetto sulla microvita. Si intende qui il complesso di esseri viventi microbici. Sugli effetti dell’inquinamento su di essi esistono solo valutazioni di impatto come quelli fatti dal sottoscritto sulla base degli studi dell’UNSCEAR (organismo delle Nazioni Unite che si interessa del monitoraggio degli effetti delle radiazioni ionizzanti e in particolare nucleari sulle popolazioni). Possiamo considerare sulla base delle evidenze le seguenti conseguenze su cui non è possibile allo stato poter fare delle valutazioni quantitative affidabili per insufficienza di ricerche e di dati: *alterazioni genetiche (mutazioni, loro numero e velocità) in numero maggiore del normale andamento precedente all’inquinamento fisico e chimico dell’ambiente naturale planetario. Un esempio è l’effetto dell’inquinamento fisico dovuto alle radiazioni nucleari per l’incremento della radioattività ambientale dovuta all’intervento dell’uomo: esplosioni e test nucleari sia militari che industriali, immissione di scorie radioattive provenienti sia dalla produzione di energia in centrali nucleari che da usi civili come industrie, ospedali, centri di ricerca, ecc.; diversa azione di prodotti radioattivi –radionuclidi artificiali rispetto a quelli naturali e alterazione dei rapporti tra i radionuclidi presenti in natura.
INTERAZIONE L’interazione tra gli effetti sulla microvita (ad esempio il moltiplicarsi più rapido delle mutazioni nei batteri e virus) e gli effetti sugli animali e l’uomo sono scarsamente presi in considerazione e poco conosciuti. La quota di inquinamento fisico e chimico dovuto all’estrazione dei prodotti primari e alla produzione di energia è determinante; solo l’inquinamento chimico dovuto alle auto è del 40% per le città. L’inquinamento dovuto alle centrali che producono energia, al riscaldamento degli ambienti abitati e industrie (abitazioni, servizi, industrie, uffici, ecc.) fa il resto. L’inquinamento nelle fasi dell’estrazione e distribuzione della materia prima – come petrolio, gas, carbone, oltre alla deturpazione degli ambienti sia marini che terrestri e dell’atmosfera, ha frequentemente provocato, oltre alla distruzione delle risorse non rinnovabili, deturpazioni permanenti degli ambienti anche a causa di rovinosi incidenti.
L’inquinamento chimico dei mari e laghi, e l’inquinamento fisico per incidenti come quello di Three Mile Island negli USA nel 1979 e di Chernobyl in Ucraina nel 1996, hanno provocato disastri sostanzialmente irreversibili e danni alla salute di decine di milioni di persone. Hanno anche provocato danni calcolati in miliardi di dollari (e di euro) pagati in vario modo dalla comunità internazionale. Oltre ai costi in vite umane (morti e malati) i costi in danaro solo per Chernobyl sono di almeno 1 miliardo di euro e solo per il rifacimento della struttura di contenimento del reattore n. 4 preventivato dal presidente ucraino nel ventennale 2006, come promemoria per l’Europa, è di 1 altro miliardo di euro!.... Il nocciolo del reattore continuerà ad ‘ardere’ fino al suo esaurimento, cioè nel giro di numerosi decenni (sono già vent’anni dall’incidente mentre stiamo scrivendo) e sempre è presente il pericolo di una riesplosione in cui 1400 tonnellate di materiale radioattivo andrebbero ulteriormente disperse in tutta Europa e oltre.
Fonti non rinnovabili: valutazioni complessive e anche economiche Questa valutazione ingloba anche le questioni dovute al rapporto tra fonti rinnovabili e fonti non rinnovabili e le valutazioni anche economiche. E’ infatti evidente che un prodotto energetico rinnovabile e un prodotto non rinnovabile, anche se avessero lo stesso costo di produzione, di messa in opera e di riciclaggio dei rifiuti, non possono essere considerati con lo stesso costo in danaro anche a parità di tutti i fattori sopra precisati. Ciò dimostra che una valutazione solo ‘economica’ è inesistente ed è un puro e semplice artifizio riduttivo o anche una ‘falsificazione concettuale’ per determinare in modo precostituito i costi (ad esempio, per fare apparire più basso il costo di una fonte energetica come una centrale nucleare a fissione o una ad olii combustibili o a carbone) e presentarli come ‘più convenienti’ un confronto con altre fonti, in questo caso rinnovabili e sostanzialmente non inquinanti o con effetti inquinanti notevolmente inferiori e meno disastrosi (per esempio una centrale idroelettrica provoca danni sulla orografia dell’ambiente, rischi per le persone che vivono a valle di una diga, come dimostrò la diga del Vajont, e per i beni economici e attività a rischio).
E’ ormai evidente da tempo che le valutazioni sui costi e relativi confronti che vengono presentati pubblicamente dagli enti preposti parte dei costi effettivi. Tali ‘costi’ ufficiali non li riportiamo per queste ragioni, sono essenzialmente inattendibili e parziali. E’ necessario anzitutto, per una valutazione sulle scelte concrete, rivedere questi calcoli tenendo conto di tutti i fattori che incidono. Non crediamo che la depressione anche psicologico-spirituale di cento milioni di persone coinvolte con Chernobyl e i suicidi collegati non contino niente anche in termini di costi economici e sociali. E tutti gli altri costi, poi, dobbiamo pur calcolarli. Quanto costano le centinaia di incidenti nucleari piccoli e grandi che si moltiplicano ogni anno e che appaiono solo sui resoconti dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica di Vienna)?
Il ragionamento che per gli incidenti d’auto ci sono più morti e feriti di quelli nel ‘nucleare’non sostituisce né annulla la questione, semmai rafforza la necessità di rivedere i costi degli ‘incidenti’ di vario tipo in tutti i campi - anche sociale e spirituale-psicologico - per ogni aspetto della vita odierna. Il calcolo dell’indennizzo delle assicurazioni per incidenti d’auto può continuare a non tenere in nessun conto le conseguenze sui piani non strettamente materiali che possono segnare la distruzione di una persona - ad esempio in conseguenza della depressione provocata dalla morte di congiunti che viaggiavano insieme?
Inoltre tale ragionamento non tiene conto degli effetti di media e lunga portata. Inquinamenti chimici come quelli di Seveso, di Priolo di Marghera, di Bopal, o fisico come quello radioattivo di Chernobyl, possono avere una vastità e una durata, ma anche una profondità di impatto, completamente diversi e anche la quantità del danno non può essere limitata come per l’incidente d’auto. Una durata del danno di decenni - per le conseguenzre dovute alla radioattività - secoli e millenni (anche miliardi di anni per alcuni inquinamenti radioattivi, come per uranio e plutonio delle centrali), non è la stessa cosa della durata, pur con tutte le relative conseguenze, del danno provocato da un incidente automobilistico.
Qualità e quantità del danno non hanno comunque allo stato un’adeguata valutazione e le tabelle delle valutazione dei soli ‘costi economici’ sono esse stesse sostanzialmente falsate per i motivi suddetti oltre che per la ragioni di carattere generale per gli stessi costi economici. Spetta al cittadino di oggi assumere criteri più adeguati e indurre un cambiamento di prospettiva, altrimenti è inevitabile che l’informazione - ad esempio sul costo dell’energia dalle diverse fonti - sia sostanzialmente non hanno comunque allo stato un’adeguata valutazione e le tabelle delle valutazione dei soli ‘costi economici’ sono esse stesse sostanzialmente falsate per i motivi suddetti oltre che per la ragioni di carattere generale per gli stessi costi economici.
Spetta al cittadino di oggi assumere criteri più adeguati e indurre un cambiamento di prospettiva, altrimenti è inevitabile che l’informazione - ad esempio sul costo dell’energia dalle diverse fonti - sia sostanzialmente falsata con conseguenze sulle scelte anche economiche e politiche dovute a tale informazione. Cosa che in questo momento non possiamo permetterci. Valutazioni riduttive falsano le prospettive e le scelte con conseguenti danni anche economici immensi (come già avvenuto sul nucleare a livello mondiale), ma creano anche diffidenza, paure e reazioni conseguenti nelle popolazioni, di portata incalcolabile sui piani individuale e collettivo..
Un’impostazione integrale del problema energetico e della sostenibilità integrale è essenziale, altrimenti si accelererà lo sviluppo verso l’instabilità. Impostazioni effettivamente false o comunque riduttive non possono essere ‘intrinsecamente’ all’altezza di offrire adeguate soluzioni al problema ma lo complicano.
ENERGIA SOLARE Con questo termine si intende l’energia raggiante proveniente dal sole sprigionata dal Sole per effetto delle reazioni termonucleari che avvengono nel suo interno. Essa si propaga nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche. Arrivando sulla Terra, una parte di questa energia si trasforma e viene assorbita dai componenti terrestri come acqua, atmosfera, rocce e terreno e naturalmente dagli esseri viventi.
Dal punto di vista della produzione di energia per l’uomo, l’energia solare primaria (onde elettromagnetiche) può essere utilizzata: 1- per riscaldare (energia termica) ad esempio attraverso i pannelli solari (es. acqua calda sanitaria - a.c.s.) e l’effetto serra (es. appunto le serre); 2- per la produzione di energia elettrica. In questo secondo caso ciò avviene: a) tramite sistemi che alimentano cicli di conversione termodinamica; Energia elettromagnetica - energia termica-energia chimica - energia elettrica b) attraverso la conversione fotovoltaica: trasformazione diretta di energia elettromagnetica che arriva con i raggi solari in energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici Una cella fotovoltaica è l’elemento base nella costruzione di un modulo fotovoltaico, ma può venire anche impiegata singolarmente in usi specifici. La versione più diffusa di cella fotovoltaica, quella in materiale cristallino, è costituita da una lamina di materiale semiconduttore, il più diffuso dei quali è il silicio, e si presenta in genere di colore nero o blu e con dimensioni variabili dai 4 ai 6 pollici.[1 pollice-inch = 2,54 cm.] Piccoli esemplari di celle fotovoltaiche in materiale amorfo sono in grado di alimentare autonomamente dispositivi elettronici di consumo, quali calcolatrici, orologi e simili. Analogamente al modulo, il rendimento della cella fotovoltaica [Rs] si ottiene valutando il rapporto tra l’energia prodotta dalla cella [Ec] e l’energia luminosa [El]che investe l’intera sua superficie. Valori tipici per gli esemplari in silicio cristallino comunemente disponibili sul mercato si attestano attorno al 15%. [Rs=Ec/El]
Il pannello o modulo fotovoltaico è costituito da CELLE FOTOVOLTAICHE. Il CAMPO fotovoltaico è costituito dall’insieme di pannelli disposti su stringhe ovvero serie elettriche. Le varie stringhe di moduli fotovoltaici possono, a seconda delle esigenze, essere tra loro connesse in parallelo mediante opportuni quadri elettrici prima di raggiungere l’inverter o il regolatore di carica nel caso di impianti stand-alone ovvero ad isola in corrente continua. Il campo fotovoltaico può essere paragonato ai polmoni di un impianto, ovvero il punto di contatto tra l’impianto e la sua fonte di energia: la luce del sole. La potenza nominale del campo fotovoltaico si misura in base alla somma dei valori di potenza nominale espressi da ciascun modulo fotovoltaico di cui è composto, e l’unità di misura più usata è il kilowatt picco (simbolo: kWp). La dimensione occupata da un campo fotovoltaico realizzato con tecnologie odierne basate sul silicio si aggira intorno agli 8 mq / kWp (metri quadrati per ogni chilowatt di picco)ai quali vanno aggiunte eventuali superfici occupate dai coni d’ombra prodotti dalle stringhe se posizionate su una superficie piana e conseguentemente sollevate verso il sole con una struttura di sostegno apposita.
Inseguitore solare Un campo fotovoltaico può, secondo le esigenze, essere montato su strutture fisse o semoventi. Il silicio cristallino, infatti, risulta molto sensibile all’incidenza con cui la luce ne colpisce la superficie. Di conseguenza in alcuni casi risulta opportuno impiegare strutture dette inseguitori che rilevano la posizione del sole e orientano il campo fotovoltaico di conseguenza. Gli inseguitori più diffusi sono quelli a un grado di libertà, l’azimuth. Per ottenere ciò una o più stringhe vengono montate a bordo di una base rotante. L’incremento di produzione elettrica risultate è approssimativamente pari al 17%. Gli inseguitori a tilt sono anch’essi ad un grado di libertà, ma nel senso verticale. In questo caso il campo fotovoltaico viene sollevato verso l’orizzonte in modo che l’angolo rispetto al suolo sia ottimale per la posizione del sole. L’incremento di produzione risultante rispetto ad una soluzione fissa è di circa il 6%. Gli inseguitori più sofisticati sono quelli chiamati in gergo girasoli, ovvero inseguitori a due gradi di libertà. In questo caso entrambe le caratteristiche degli inseguitori poc’anzi citati vengono combinate per rinforzarsi a vicenda. I vantaggi in termini elettrici raramente superano il 25%.
Innovazioni L’università di Toronto ha inventato un materiale plastico che sfruttando nanotecnologie converte i raggi solari e infrarossi (quindi funziona anche con il tempo nuovoloso) in elettricità. Si prevede che costruendo i futuri pannelli fotovoltaici con questo materiale se ne aumenteranno le prestazioni di cinque volte. Può essere inoltre usato come generatore portatile e quindi essere spruzzato su superfici di altri materiali (ad esempio vestiti o su una batteria di auto a idrogeno) Si pensa che basterebbe ricoprire lo 0,1% della Terra di questa nuova tipologia di pannelli per sostituire tutte le centrali elettriche (per lo più ubicate nel primo mondo). Questa notizia è stata pubblica da Nature Materials. Le celle polimeriche hanno però dimostrato finora di fondersi con il calore del sole e inoltre si deteriorano rapidamente quando esposte al sole.
fonte:energialibera.com
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