LE ALTERNATIVE ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI
Le alternative alla combustione dei rifiuti. Le evidenze economiche destituiscono la pratiche tradizionali di qualunque utilità (e sono pronto a discuterne nel merito con chiunque)ma se anche così non fosse, bisognerebbe riconoscere che il trattamento dei "rifiuti" è diventato anche un'emergenza sanitaria, in Italia.
E davanti alle emergenze, qualche sacrificio si deve fare. In questo caso il "sacrificio" consiste nell'occuparsi in modo consapevole dei materiali post consumo, senza sprechi e senza cercare di aggirare il problema con tecniche che comportano "lo spostamento dell'inquinamento da una matrice all'altra, ma non la sua riduzione" (Marco Caldiroli di Medicina Democratica).
Una tecnologia che non riduce i materiali e li rende più pericolosi, come l'incenerimento a cosa serve? Costi energetici più alti di 8 volte rispetto alle centrali convenzionali per produrre energia, sono uno sperpero di denaro pubblico di per sè.
E' su questi fatti che come Rete nazionale rifiuti zero siamo disponibili al confronto.
Il ricorso alla discarica del tal quale non rispetta le normative italiane e comunitarie, ed è onerosissimo per la collettività, soprattutto, per le comunità che accanto a discariche come quella di Malagrotta, vivono e lavorano. Il Compito dei pubblici amministratori non è fare i ragionieri di quanti rifiuti vengono prodotti e di smaltirli. Il 1 punto della legge, è cercare di produrne il meno possibile.
L’uomo è l’unica specie in natura a produrre rifiuti, eppure, i più anziani fra noi, ricordano come fino a pochi anni fa non ci comportassimo così. Possiamo cambiare.Con l’emergenza rifiuti si cerca di far digerire alle popolazioni impiantistiche obsolete come gli inceneritori, capaci solo di cristallizzare la situazione, ma non di invertirla.
Questa scelta non tiene conto dei costi economici occulti che sempre la collettività sarà chiamata a sostenere: Via Enel, contributi Conai, costi esterni da calcoli UE:89 EURO A TONNELLATA di rifiuti bruciati. (40 + 5 + 44)
Senza contare la tassa rifiuti, (che in questi anni doveva tramutarsi in tariffa) che pesa iniquamente sui cittadini senza poter incentivare chi si impegna nel separare in casa i materiali post consumo: meno produci, meno paghi.
A Treviso si paga la parte variabile della tariffa in base a quanti svuotamenti di indifferenziato un cittadino compie. Parallelamente,la qualificazione lavorativa degli addetti alla raccolta porta a porta,la riduzione di sprechi che sono immorali nella nostra società,e la capacità di controllo del territorio e creazione di legame sociale, anche con Ecoaree di quartiere per i rifiuti ingombranti -che possono anche essere riutilizzati scambiati e riparati in qualche caso-sono tutte evidenze che portano sostegno alla iniziativa dellaProvincia di Romache ha già finanziato l’avvio di questo tipo di gestione, incontrando l’adesione di 115 Comuni romani su 120, e l’ostilità trasversale degli interessi di chi sui rifiuti specula.Per chi interessa, gli atti della Commissione di inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e dei reati ad esso connessi, si trova in rete, e spiegano bene gli interessi in gioco.Noi occidentali “anneghiamo nel superfluo, perchè al sud del mondo manca l’essenziale”.
LE ALTERNATIVE ALLA COMBUSTIONE DEI RIFIUTI, ovvero......le migliori soluzioni riguardo la gestione dei materiali post consumo:-riduzione degli stessi, responsabilizzando gli utenti, (non ottenibile coi cassonetti stradali, rendendo impossibili tariffe personalizzate all’effettiva produzione).Calendari di raccolta come a Treviso, organizzazione del porta a porta con criteri di efficienza-riciclaggio e compostaggio di qualità oltre il 60% (economicamente conveniente). Avviene tutti i giorni a Treviso, Asti, Novara, come ben sa laProvincia di Roma che sta adottando il sistema-gestione a freddo dei materiali post consumo “indifferenziati” rimanenti (fino a separare un ulteriore 60-70% di materiali, comunque gestiti senza trasformarli in scorie tossiche e pericolose come fa un inceneritore)-analisi e ricerca di quanto avanza da queste operazioni (stessa quantità di partenza di materia che avanza dall’incenerimento!, ma a differenza di questo inerte e secca e su cui si possono attivare ricerche e il punto seguente)-riprogettazione industriale di beni e imballaggi residui attualmente non riciclabili, il cui costo sociale è attualmente esternalizzato sulla collettività, puntando a sprechi zero da subito.Come la Germania fa da molti anni, defiscalizzando contenitori riutilizzabili e tassando materiali come il tetrapak, disincentivandone l’utilizzo.
CONCLUSIONI Solo una ricerca esasperata della qualità è in grado di rilanciare l’Italia, e il benessere dei cittadini.
Col petrolio a 80 dollari il barile specialmente.Solo il Comparto A3 dell’Enel, che attualmente viene “regalato” a grandi gruppi e gestori di inceneritori, tiene artificialmente in piedi pratiche altamente in perdita, che pesano sulla collettività senza che si abbia alcun vantaggio, neppure occupazionale.anche gli enormi costi dell’emergenza, scongiurati, sono parte dei fondi che da smaltimento portano a poter GESTIRE ogni frazione al meglio, nell’interesse di tutti, creando posti di lavoro.Per esigenze di sintesi non si approfondiscono tematiche come lagestione a freddo dei mpc indifferenziati. (Vedasi:http://ambientefuturo.org )che in ogni caso è una frazione minoritaria del totale.
Solo partendo da una differenziazione dei rifiuti eliminando la frazione umida alla radice, è possibile avviare una gestione sia economicamente sostenibile, che una piena salubrità e salvaguardia dell’ambiente.una CITTA' COME ROMA (il 70% dei rifiuti laziali) necessita in modo indifferibile e urgentedi 10 circa centri di compostaggio, e di incentivare il compostaggio domestico. Altri impianti sono di secondaria urgenza.A seguire almeno un ecoarea di municipio, attrezzata e sempre aperta al pubblico e alle aziende.
Incentivare il Riuso come da progetto OcchioDelRiciclone-Provincia.Con questi passi preliminari, anche il numero di TMB necessari, si ridurrà notevolmente.La strategia è complessanecessita di pianificazione (nessuno ha la bacchetta magica)ma di sicurola scorciatoria dell'incenerimento, tutto questo, non lo permette.
FAQ quanto avanza dall’MBT è oggetto di disputa, perchè ottimale come materiale da bruciare. ma di fatto col tempo è una quantità che va diminuendo.per motivi ambientali e sanitari non dobbiamo bruciare nulla, vedasi www.nanodiagnostics.it,e puntare a rifiuti zero(che non è un utopia, molti Paesi tra cui la Nuova Zelanda stanno già lavorando per questo)Un inceneritore “mangia 100 kg” dal primo all’ultimo giorno difunzionamento per 20 e passa anni? Un MBT no: è flessibile, non ha bisogno sempre di quei 100kg, e può ricevere sempre meno rifiuti col passare del tempo.In una fase di transizione è un modo ottimo di stabilizzare i rifiuti, AD ESEMPIO PER UNA CITTA’ COMPLESSA COME ROMA.
Costa anche meno, e ci vuole meno tempo a costruirlo, ma disgraziatamente, non è sussidiato con denaro pubblico come gli inceneritori:è questa la sola ragione per cui non sono ancora stati implementati in Italia.e chi in Italia propone inceneritori, come Colari a Malagrotta, in Australia va a costruire impianti MBT, che montano anche tecnologie italiane (ennesimo paradosso).Quando l’Italia eliminerà i sussidi all’incenerimento, iprocessi puliti avranno enorme sviluppo, e saranno ancora più convenienti: non c’è dubbio che l’esempio di Novara, Asti, Treviso si estenderà a tutto il Paese.è solo questione di tempo, e di volontà politica nell’abbandonare strade che non risolvono i problemi, ma li alimentano.per il futuro non abbiamo alternative, e il futuro lo costruiamo adesso.NBRispetto alla raccolta differenziata l’incenerimento porta a una minore occupazione lavorativa essendo necessarie 80 persone per incenerire un milione di tonnellate di rifiuti urbani invece di 1600 per il loro riciclaggio(Fonte Massachusetts Institute of Technology).
CHI POSSIEDE IMPIANTI DI SMALTIMENTO NON dovrebbe gestire LA RACCOLTA DEI MATERIALI per intuibili motivi di conflitto di interesse.
Stante l'attuale legislazione, si incentiva a bruciare rifiutima ciò che è veramente combustibilesono carta-cartoni e plastiche, molto più convenienti da riciclareanche a livello energetico.Anche per questo, l'incenerimento disincentiva la RDCon le campane, solo i 3/4 dei materiali raccolti sono pagati dai consorzi di filieraperchè sporchi e contaminati: anche questo dato dovrebbe far parte della quantità di RD, ovvero quello che effettivamente il sistema a campana è capace di reimmettere nel ciclo produttivonon quello che si raccoglie.Solo superando il 40% di RD si comincia a pareggiare i conti, e questa quantità omogenea, è raggiungibile solo con modalità domiciliare;con le campane-e cassonetti da 3200 litri per indifferenziato- (il sistema "tradizionale") per tutte le ragioni sopra evidenziate, purtroppo no.
di Roberto Pirani fonte: www.buonsenso.info
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