ECO-ETICHETTE IN PRIMO PIANO
Epd, Environmental product declaration (dichiarazione ambientale di prodotto) per comunicare ai clienti e al mercato il proprio impegno per un'economia responsabile e compatibile. Si chiama Epd, Environmental product declaration, in italiano, dichiarazione ambientale di prodotto. È l'ultima novità per le aziende che vogliono comunicare ai clienti e al mercato il proprio impegno allo sviluppo di una economia responsabile e bio compatibile. Di fronte a un'accresciuta sensibilità ecologica dei clienti, le problematiche relative all'impatto ambientale di prodotti e servizi diventano, infatti, sempre più strategiche, sia per le aziende private, sia per il settore pubblico. In questa prospettiva sempre più aziende percepiscono l'esigenza di uno strumento informativo affidabile e oggettivo che descriva, in modo confrontabile, le performance ambientali dei singoli prodotti e servizi, permettendo di condividere queste informazioni lungo tutta la filiera produttiva e distributiva.
Tale metodologia, denominata life cycle assesment ( Lca) — in italiano valutazione del ciclo di vita — ha visto la sua formalizzazione nello standard internazionale Iso 14040, e rappresenta il primo passo per il conseguimento della Dichiarazione ambientale di prodotto, le cui linee guida sono state delineate dall'Iso nel report tecnico Iso/ Tr 14025. Dal vino ai sacchetti per la spesa ecologici, dall'energia elettrica verde al latte e i suoi derivati, dal cemento ai servizi logistici per le mense scolastiche: anche in Italia, dunque, inizia a diffondersi la Epd. Sebbene sia partita più tardi di altri, la nostra nazione può già vantare di essere la prima a livello mondiale per numero di prodotti certificati, superando la Svezia, dove l'Epd è stata sviluppata dal 1999.
Dei 34 prodotti certificati in Italia da parte di 20 aziende, sono in particolare 7 quelli realizzati nel Nord Est. Tra questi i vasi da fiori stampati a iniezione dell'azienda Euro3Plast di Ponte San Barbano in provincia di Vicenza e i pigmenti concentrati per colorazione dell'azienda Eurocolori di Megliadino San Fidenzio, in provincia di Padova.
In particolare, la Epd è una certificazione che attesta la sostenibilità ambientale di un singolo prodotto o servizio considerandone l'impatto in tutte le fasi della sua vita, ovvero dalle risorse utilizzate per assemblarlo ai rifiuti prodotti nell'eventuale smaltimento al termine della sua vita utile. La dichiarazione ambientale di prodotto contiene informazioni quantificate riguardanti il ciclo di vita di un prodotto. Tale documento viene realizzato per volontà del produttore e/ o del fornitore e poi convalidato attraverso la verifica dei dati contenuti da parte di un organismo di certificazione accreditato. Sotto il profilo tecnico, in linea con lo standard Iso 14020, la dichiarazione ambientale di prodotto — che accompagna la commercializzazione del prodotto descritto — è un'etichettatura di tipo III, ovvero una tipologia di " asserzione ambientale non selettiva", in quanto non fissa livelli minimi per accedervi, come invece avviene per le cosiddette etichettature di tipo I, per esempio l'Ecolabel.
Alle porte di un futuro destinato a dar sempre più peso alla certificazione, resta comunque la difficoltà nello stabilire standard univoci, data la molteplicità dei prodotti e le loro differenti caratteristiche e modalità d'uso. « Per rendere le Epd tra loro comparabili, e quindi utilizzabili da parte del mercato — spiega Lorenzo Tione, presidente del Sincert, Sistema nazionale per l'accreditamento degli organismi di certificazione e ispezione — vengono predisposti requisiti specifici, comuni a determinate categorie di prodotti ( servizi), tramite appositi documenti denominati Pcr, product category rules, che rappresentano i riferimenti normativi per le certificazioni».
Tali documenti sono generalmente elaborati nell'ambito di collaborazioni tra le parti interessate ( associazioni industriali, utilizzatori, università, organismi di certificazione), secondo meccanismi analoghi ad altri schemi di certificazione. La Epd è espressione di un concetto allargato di tutela ambientale. « In passato — sottolinea Francesco Santarelli, direttore del Dicma, Dipartimento di ingegneria chimica dell'Università di Bologna — ci si limitava alla considerazione delle emissioni in particolare quelle legate alle attività produttive e ai trasporti. Oggi l'attenzione è rivolta anche all'impatto ambientale dei consumi, coinvolgendo direttamente comportamenti legati a stili di vita. Per questo, l'obiettivo è arrivare al consumatore e dargli criteri di riferimento attendibili per valutare l'impatto ambientale di un prodotto all'atto dell'acquisto». L'obiettivo è generare un circuito economico virtuoso favorevole ai prodotti con caratteristiche eco compatibili, orientando le scelte dei consumatori e costituendo quindi, di ritorno, uno stimolo per una crescente attenzione degli operatori a realizzare prodotti il cui uso risulti più rispettoso dell'ambiente. «Gli operatori più accorti — conclude Santarelli — hanno già capito che l'ambiente può essere un business e che i comportamenti virtuosi possono diventare un momento di promozione verso consumatori sempre più attenti alle problematiche ecologiche».
da: Il Sole 24 Ore, 14 giugno 2006
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