"Apri il cuore e accontentati di quello che la vita ti concede. Siamo tutti invitati alla festa della vita,
dimentica i giorni dell'oscurità, qualsiasi cosa possa essere successa non è la fine"
  Augusto Daolio

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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IL LAVORO COME CULTO


La convergenza tra spiritualità, sostenibilità e giustizia.
Vandana Shiva**

Il 5 dicembre del 2004 sono stata insignita del premio “Basavashree Award”  come riconoscimento per il mio contributo nei riguardi della gente e della natura svolto attraverso la ricerca, le campagne informative e di movimento. Questo premio viene dato a coloro che si impegnano a creare una società giusta, ideale abbracciato da Saint Basava nel 12° secolo, nel sud dell’India. Egli dedicò la propria vita a lavorare contro la tirannia della discriminazione basata su casta, fede e genere.
 La spiritualità di Basava era una riforma sociale imperniata sull’uguaglianza fra tutti gli individui. Rifiutava le differenze fra uomini e donne, fra coloro che avevano mestieri diversi o che appartenevano a caste e religioni differenti. Al centro della sua filosofia spirituale di giustizia sociale c’erano due categorie: Kayaka (lavoro come sacralità) e Dasoha (dono e condivisione sono sacri).
 
Secondo Basava, “Lavorare bene è divino” e “Non c’è nulla di più sacro del lavoro.” Intimamente associato con la sacralità del lavoro c’era la sacralità della condivisione. I compensi ottenuti, tramite il proprio lavoro, dovrebbero essere condivisi. L’accaparramento e l’accumulo, nella filosofia di Basava, sono deplorevoli.
 Basava divenne il ministro delle finanze nel regno di Re Bjjala della dinastia Kalachuri e mise in pratica la sua filosofia religiosa come capo del tesoro. Arricchì il tesoro reale e, allo stesso tempo, alleviò le sofferenze del popolo, dimostrando che attraverso la giustizia può essere creato il benessere. Così nacque una nuova religione ed un nuovo ordine sociale. I seguaci di Basava provenivano da ogni settore della società, ricchi e poveri, sia da caste “alte” che “basse”, istruiti e non. La gerarchia di casta e genere era inaccettabile a Basava.
Si rese conto che la giustizia sociale non poteva essere realizzata senza una uguaglianza economica e che Kayaka e Dasoha erano i due pilastri per la giustizia economica e la democrazia. Kayaka significa letteralmente lavoro fisico o lavoro manuale. Ingloba il principio della dignità e della divinità del lavoro. Questi due antichi principi sono violati sia dal vecchio sistema indiano delle caste, sia dal nuovo sistema delle caste della globalizzazione delle società. Le istituzioni finanziarie e le corporazioni globalizzate sono oggi la casta elevata dei Bramini. I semplici lavoratori, dappertutto, sono la casta inferiore dalits.

Chi non lavora accumula benessere. Quelli che lavorano diventano sempre più poveri. Il mercato globale è basato su prezzi fasulli che non considerano né il valore del lavoro né quello delle risorse. La polarizzazione economica e la devastazione ecologica sono le inevitabili conseguenze di un sistema economico fondato su prezzi non veritieri, sulla svalutazione del lavoro delle persone e sul contributo della natura.
Secondo Basava è un peccato vendere o comprare un prodotto ad un prezzo ingiusto. Il cibo “a buon mercato” dell’agricoltura globalizzata e industriale si poggia sul fatto che al lavoro del contadino non viene dato il giusto valore e il naturale benessere. La globalizzazione basata su prezzi iniqui è quindi un sistema da condannare e abbiamo il dovere spirituale di creare alternative fondate sulla creatività di ogni individuo e sull’intrinseco valore dell’espressione creativa del lavoro fisico di ognuno.
Quando il sistema economico globale è basato sulla fine del lavoro, il lavoro come oggetto di venerazione diventa oggi una forza rivoluzionaria.
Al giorno d’oggi Kayaka può creare nuove energie per far cessare la disoccupazione e la disuguaglianza. Ovviamente, ognuno deve avere nella vita una professione o un’altra. Nessuno dovrebbe vivere però sul lavoro di qualcun altro, come un parassita, e l’attività di un individuo non dovrebbe danneggiare la società, dovrebbe invece provvedere ai suoi bisogni. Il guadagno derivante dal lavoro non dovrebbe essere esclusivamente a titolo personale ma incontrare anche le necessità della società. Questo conduce al principio che ognuno di noi lavori seguendo le proprie capacità e riceva dalla società a secondo dei suoi bisogni. Qualsiasi lavoro svolto con questo distacco assoluto diventa Kayaka, cioè lavoro come servizio di culto.
 Tutti dobbiamo lavorare e vivere bene e non reclamare ricompense esclusivamente per noi. Dobbiamo imparare a vivere pure per il bene degli altri. Quindi, distribuire i frutti del nostro lavoro nello spirito di Dasoha. Solo allora il nostro lavoro diventa un lavoro consacrato. Ogni lavoro intrapreso per il bene del mondo sarà una funzione sacra.

 Il lavoro come servizio di culto può anche offrire soluzioni alle crisi ecologiche. L’inquinamento, la diffusione dei prodotti tossici in agricoltura, l’uso eccessivo dei combustibili fossili, che hanno portato al cambiamento climatico, sono tutti originati dalla sostituzione del lavoro umano con le macchine e i prodotti chimici. L’economia dei combustibili fossili che ha condotto al cambiamento del clima si fonda su “schiavi d’energia” piuttosto che sul lavoro come culto. Le forze invisibili che contribuiscono all’incremento della “produttività” di una moderna azienda agricola o di una fabbrica provengono dall’aumentato consumo di risorse naturali non rinnovabili. Amory Lovins, nel suo libro “World Energy Strategies”, ha descritto ciò come il lavoro “schiavo” svolto attualmente nelle attività in giro per il mondo. Secondo lui ogni persona sulla Terra possiede, in media, l’equivalente di circa cinquanta schiavi, che lavorano ognuno quaranta ore la settimana: “In termini di forza-lavoro, quindi, la popolazione della terra non è quattro miliardi ma circa 200 miliardi; il punto importante sta nel fatto che circa il novantotto per cento non si ciba di alimenti tradizionali. La disuguaglianza nella distribuzione di questo lavoro “schiavo” fra le diverse nazioni è enorme. Gli abitanti degli Usa, per esempio, hanno in media 250 volte più “schiavi” che la media in Nigeria. Questa è la ragione, sostanziale, della differenza nell’efficienza economica tra l’America e la Nigeria: essa non è dovuta alla differenza media dell’”efficienza” delle persone in quanto tali. Sembra che non ci sia modo di rilevare le efficienze relative tra americani e nigeriani; se agli americani mancassero 249 dei 250 “schiavi” che possiedono, chi potrebbe dire quanto “efficienti” si dimostrerebbero essi stessi?”

L’incremento nel livello di consumo delle risorse è universalmente considerato come un indicatore economico di sviluppo. Se l’attuale livello di consumo delle risorse degli Usa fosse accettato come sviluppo oggettivo dell’India, il fabbisogno totale delle risorse dell’India “sviluppata” può essere calcolato moltiplicando l’attuale consumo di risorse per 250. Né le foreste, né i campi o i fiumi potrebbero sostenere un tale “sviluppo.”
Quindi, invece di rincorrere “gli schiavi d’energia”, l’India dovrebbe seguire gli insegnamenti di Basava. Il lavoro come servizio di culto è, allo stesso tempo, una categoria spirituale, una categoria di giustizia sociale ed una categoria di sostenibilità ecologica. “La ricchezza senza lavorare” era anche, secondo Gandhi, uno dei sette peccati sociali. Riconoscere il lavoro come culto può essere, ai nostri giorni, una forza rivoluzionaria, come lo fu nove secoli fa.
 
Il diritto ad un lavoro creativo non è soltanto un diritto economico né un diritto umano. E’ soprattutto un dovere spirituale. Questo è il motivo per cui la disoccupazione creata dalla globalizzazione delle società non porta soltanto ad una disuguaglianza economica ma ad un ordine deplorevole. L’imperativo spirituale richiede un’economia nella quale ogni mente ed ogni corpo possa esprimere in pieno la propria potenziale creatività. 
Riconoscendo che una società equa e veramente umana non può esistere a lungo se alla gente si nega il lavoro, Gandhi scrisse una costituzione economica: “La costituzione economica dell’India e, per questo argomento, quella del mondo, dovrebbe essere tale che nessuno dovrebbe soffrire per la mancanza di cibo e vestiario. In altre parole, ciascuno dovrebbe avere lavoro sufficiente per permettergli di arrivare a fine mese. Quest’ideale può essere realizzato universalmente soltanto se i mezzi di produzione delle necessità basilari della vita rimangono sotto il controllo delle masse. Esse dovrebbero essere disponibili liberamente a tutti, come lo sono l’aria e l’acqua, o come dovrebbero esserlo; non dovrebbero diventare un mezzo di sfruttamento da parte di altri. Il monopolio da parte di qualsiasi paese, nazione o gruppo di persone dovrebbe essere ingiusto. La negazione di questo semplice principio è la causa della povertà di cui siamo oggi testimoni.

**Vandana Shiva, direttrice del Bija Vidyapeeth, l’Istituto Internazionale del Vivere Sostenibile, a Dehra Dun, in India.

Tratto da "Terra, Anima, Società" vol. 2 - Edizioni FioriGialli



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