La bellezza salverà il mondo (Dostoevskij)

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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VERSO LA PSICOSINTESI



di Giorgio Fresia

La finalità di questo convegno è di parlare dell'uomo nuovo, della trasformazione che sta avvenendo in ciascuno di noi, della nascita di una nuova umanità. Questo cambiamento è iniziato col pensiero cartesiano e ha determinato la rivoluzione scientifica nel '600 e la rivoluzione industriale inglese nel '700 coinvolgendo la vita culturale, sociale, politica, religiosa, economica dell’umanità.
I Oggi ciò che accade in una parte del pianeta finisce per influenzare tutto il resto del mondo grazie alle comunicazioni istantanee e alla integrazione economica.jl.r1"chio ec~lo~ico ci stimola a comprendere che l'umanità è un unico corpo vivente formato da cinque miliardi di esseri umani e che nessuna nazione può ritenersi isolata.
Nasce per la prima volta nella storia dell’umanità una coscienza planetaria .

Di fronte a questa coscienza così vasta, così impersonale ma nello stesso tempo reale, la gente cerca dei punti di sicurezza e di riconoscimento nella propria etnia e, per conseguenza vediamo il frantumarsi delle supernazioni, delle nazioni, in favore di piccoli stati nei quali ciascuno si riconosce per lingua, tradizioni, modi di pensare. Ma se da un lato il pensiero cartesiano ha dato un impulso alla tecnica e alla scienza, nello stesso tempo ha mostrato i suoi limiti non solo nei suoi effetti ma nel suo metodo.

Alla fine dell'800 a opera di alcuni matematici è nato un cambiamento nel metodo scientifico. Si è scoperto che l'edificio matematico poteva costruirsi senza più prendere i punti di partenza fuori dal mondo della logica.
Nasceva così una matematica che si costruisce da sè, con i soli materiali della logica pura, senza partire da una verifica sensoriale. l,a conseguenza più immediata è stata di correggere i criteri del metodo scientifico secondo il quale è vero solo ciò che si sperimenta a piacimento in laboratorio, che cade sotto i nostri sensi e che è legato ai criteri della quantità secondo la logica di causa-effetto. La scoperta fatta da questi matematici dell' 800 è che noi possiamo conoscere senza partire dai dati esterni, basandoci sulla sola logica pura. Le conseguenze sono state enormi: sono nate delle geometrie non euclide e che a prima vista sembravano assurde, ma che in realtà si sono dimostrate vere perché sono servite a spiegare la teoria della relatività e la teoria dei quanti. Alla ricerca scientifica non viene più chiesto di essere rappresentata quantitativamente, ma si richiedono tre requisiti di fondo: una coerenza logica, che proviene da uno schema logico-matematico; una aderenza ai fatti, e quindi la possibilità di prevedere fatti nuovi; una progressione verso l'unità, verso la sintesi

Questo progresso verso l'unità significa una riduzione dei postulati e una maggiore spiegazione. Il cammino della scienza, dopo la rivoluzione della matematica e il superamento del pensiero cartesiano di causa-effetto, è il cammino verso l'unità, verso la sintesi; l'ideale della scienza diventa quello di dedurre tutto da un principio unico, quel minimo di ipotesi, secondo un principio di economia.
Tante teorie prima separate ora tendono a essere riunite in un campo unico come se fossero reciprocamente attratte. Più ci avviciniamo alla conoscenza del reale più si va verso l'unità. La profondità della ricerca e dell'esperienza è data dalla diminuzione della separabilità e dall' aumento dell’unità. In questa ricerca, in questa attrazione verso l'unità è determinante la conoscenza dei rapporti tra le parti, la interrelazione e la interazione tra i componenti che, semplificandosi, tendono alla sintesi. Le conseguenze di questo cambiamento della scienza nel campo della psicologia hanno determinato lo sviluppo del processo della sintesi accanto a quello dell' analisi.

Lo stesso Freud si era interessato a questo problema fondamentale al congresso di psicanalisi di Budapest nel 1918 affermando: "...e quando nell'analisi di un caso noi eliminiamo le resistenze, noi vediamo l'attività psichica coordinarsi e la grande unità che noi chiamiamo Io riunire tutte le pulsioni istintuali fino allora scartate e staccate. E in questo modo che si realizza automaticamente e inevitabilmente la Psicosintesi senza che noi dobbiamo intervenire; scomponendo i sintomi nei loro elementi, togliendo le resistenze, noi creiamo le condizioni necessarie alla realizzazione di questa sintesi".
La Psicosintesi di cui parla Freud ha avuto un suo sviluppo. Uno dei maggiori studiosi è stato l'italiano Roberto Assagioli che la definisce in questo modo: "La Psicosintesi non è una particolare dottrina psicologica né uno speciale procedimento tecnico; essa è anzitutto una concezione dinamica della vita psichica quale lotta tra le molteplici forze ribelli e contrastanti, e un Centro unificatore che tende a dominarle a comporle in armonia, a impiegarle nei modi più utili e creativi. La Psicosintesi poi è un insieme di modi di azione psicologica volti a favorire e a promuovere quella integrazione e armonia della personalità. Così, a seconda .dei suoi diversi livelli di campi d'azione essa è, e può diventare, un metodo di auto-formazione e realizzazione psico-spirituale, un metodo di cura per le malattie e disturbi neuropsichici e psicosomatici, un modello di educazione integrale".

La differenza tra Freud e Assagioli riguardo alla psicosintesi è che per il primo essa è un processo spontaneo, mentre per il secondo può diventare un’azione cosciente e volontaria. Entrambi parlano di un Centro unificatore.
Sintesi vuol dire comporre, mettere insieme. Ma l'insieme, vale a dire il Centro unificatore, è maggiore della somma delle parti. Facciamo un esempio: se metto insieme idrogeno e ossigeno, con una scintilla elettrica si ottiene l'acqua, che è formata solo e unicamente da idrogeno e ossigeno ma la sua funzione è diversa, è qualcosa che oltrepassa la somma dei due elementi chimici. Così il. nostro Centro unificatore è formato dalle varie parti della nostra personalità ma nello stesso tempo è qualcosa che va oltre.
Questo mettere insieme, questa integrazione opera a vari livelli e a ognuno di essi si manifestano nuove qualità che prima erano potenziali.
Il metodo cartesiano di causa-effetto è valido nello scomporre la psiche nelle sue parti, come diceva Freud, ma non è più valido quando parliamo di integrazione. Se cerchiamo di comprendere l'uomo con la sola analisi, perdiamo di vista la interrelazione e interazione delle parti precedentemente analizzate ma soprattutto perdiamo di vista il significato dei fenomeni psicologici delle esperienze di crescita che dipendono non solo dal passato ma anche dallo sviluppo delle potenzialità, vale a dire del futuro.

Facciamo un esempio: quando noi osserviamo un film, il significato delle immagini che vediamo è dato dalla somma delle immagini precedenti ma anche da tutte le immagini che seguiranno che noi in quel momento non vediamo e che sono potenziali.
Nella vita psichica avviene lo stesso: il passato influisce sul presente e il presente è influenzato dal futuro, che esiste nel presente come potenzialità. La psiche dell’uomo è l'espressione di un Progetto che si costruisce partendo dal futuro verso il presente, da una totalità che viene prima delle parti e che è presente fin dal principio, come trame predisposte nello spazio ma non espresse: potenze, che si esprimono come anelito verso il futuro, che ci spingono a muoverci non più come conseguenza del passato, dipendente da uno stato iniziale, ma in funzione del futuro, dallo stato finale. Di questo futuro che opera nel presente parlava Goethe quando diceva che: "1 nostri desideri sono presentimenti delle capacità che giacciono in noi, prodromi di ciò che saremo in grado di compiere.
La nostra immaginazione proietta fuori di noi e nel futuro ciò che possediamo e vorremmo. Così sentiamo nostalgia di ciò che in segreto già possediamo". E’ la nostalgia del futuro. Ma come coglierlo?
Se noi facciamo un'analisi dei cambiamenti che sono avvenuti nella nostra vita dalla nascita a oggi, possiamo notare che esiste un filo conduttore che unisce tutte le esperienze della nostra vita, è come il filo di una collana di perle: le perle sono le esperienze della nostra vita determinate da avvenimenti esterni e dalla nostra struttura psicologica, mentre il filo che le tiene unite è l'espressione di un progetto di vita che è dentro di noi e che raccoglie passato, presente, futuro. Questo filo conduttore è nascosto, è silenzioso, è inconscio ed è intimamente legato al significato della vita stessa.

Quando noi riusciamo a entrare in contatto con questo filo conduttore, entriamo in contatto col significato della nostra vita e con questo progetto di cui siamo i portatori. Ma per accedere a questo progetto bisogna prima capire come siamo fatti, capire che non siamo composti tutti di un pezzo ma di tante parti, di personaggi, di sub-personalità, di funzioni e di strutture psichiche. Possiamo, in tal modo, favorire e accelerare quel processo di sintesi di cui parlavamo precedentemente.
Un esercizio molto semplice, che vi consiglio, è quello di scrivere l'autobiografia centenaria: immaginiamo di compiere cent' anni e di venire festeggiati da amici e parenti e poi di ritirarci nella nostra stanza, di guardarci allo specchio e descrivere la storia della nostra vita dalla nascita fino ai cento anni. è chiaro che la prima parte dell' autobiografia noi la conosciamo mentre la seconda parte la dobbiamo immaginare; tutta l'autobiografia ci mette in relazione al significato della nostra esistenza e allo sviluppo del nostro potenziale; inizialmente entriamo in contatto con quelli che sono gli pseudo modelli di vita ma continuando nell'analisi scopriamo quello che possiamo realmente diventare e descrivendo la nostra vita come compiuta noi ci impegniamo ad agire nel presente come se i problemi del presente fossero già stati risolti.
Normalmente noi ci domandiamo che cosa vogliamo dalla vita e questa domanda è corretta, è giusta, ma, se noi vogliamo cambiare, se vogliamo auto-trascenderci dobbiamo domandarci che cosa la vita vuole da noi, qual è la finalità della nostra esistenza e se riusciamo a dare il meglio di noi stessi. Mentre all’inizio pensiamo di essere al centro della vita, mediante questo cambiamento diventiamo in funzione della vita, la vita con la V maiuscola.

Questa rivoluzione copernicana porta a un radicale cambiamento di scala di valori e a capire se la vita è spirito o materia. La contrapposizione tra materia e spirito è un’eredità del pensiero cartesiano che noi viviamo finché ci muoviamo a livello della mente che funziona sul principio di causa-effetto; ma questa contrapposizione scompare non appena noi accediamo agli stadi superiori della nostra psiche, che sono gli stadi della unificazione.
Nel momento in cui io sperimento me stesso come centro di autocoscienza, come centro unificatore, io incomincio a sperimentare il processo del divenire che si esprime nel progetto che è in me e allora la contrapposizione tra materia e spirito scompare e diventa di vitale importanza la ricerca e la realizzazione della finalità della vita, di quel punto di arrivo che mi permette l'auto-trascendenza, la scoperta dei valori di sacralità e la realizzazione del divino che è dentro di noi.
La psicosintesi non è soltanto una psicologia della personalità, ma è soprattutto una psicologia dell'anima, è la psicologia dell'essere umano nelle sue più alte manifestazioni. Credere che l'uomo sia soltanto i propri istinti, credere che l'uomo sia soltanto una compensazione, una trasformazione dei suoi istinti primordiali, significa fare una caricatura dell' essere umano che ha invece dentro di se delle dimensioni immense, inesplorate, completamente autonome dai suoi istinti.
La psicosintesi, ripeto, è una psicologia dell'uomo spirituale che ha una personalità e non di una personalità che ha una dimensione spirituale. In ogni grande religione si parla del divino che è dentro l'uomo, ma se ne parla secondo una visione metafisica. Per la psicosintesi invece è possibile studiare e sperimentare questa realtà spirituale che è dentro di noi in maniera scientifica mediante tecniche ed esercizi.
Lo psicologo può indagare l' esperienza religiosa ma non può formulare giudizi metafisici perché questo è compito del sacerdote, del teologo; ma l'indagine scientifica, vale a dire il metodo, ci dice che una cosa è vera solo se possiamo ripeterla a piacimento in laboratorio; ma come possiamo ripetere in laboratorio l'incontro con il divino che è dentro di noi e che trasforma radicalmente tutta la nostra esistenza?
E chiaro che dobbiamo fare delle modifiche al metodo scientifico, dobbiamo aprirlo a nuovi parametri e questo è uno degli sforzi maggiori che sta facendo la scienza oggi, dobbiamo adottare dei nuovi criteri di attendibilità, una metodologia che ci apra a queste nuove visioni dell'uomo e che non sia soltanto legata al principio di causa-effetto e di ripetibilità in laboratorio. Ancora non si è arrivati ad avere le idee totalmente chiare, a una metodologia sicura. La nostra Università si sta facendo carico del progetto di dare nuovi parametri, nuovi criteri scientifici per capire e favorire la nascita dell’uomo nuovo, la nascita della nuova umanità perché storicamente siamo giunti all'alba di un nuovo giorno per l'umanità.
Ogni giorno ., noi assistiamo al disgregarsi dei vecchi modi di pensare, delle ideologie; sta nascendo l'idea che ogni religione non è più la religione con la R maiusco!a ma che ogni religione è una strada per giungere a Dio e che è percorsa da esperienze, da nuovi stati di coscienza e da profonde trasformazioni della psiche umana. L'umanità, lo abbiamo già detto, sta manifestando una nuova coscienza planetaria, la consapevolezza e la coscienza che noi, cinque miliardi di esseri umani, siamo tutti quanti uniti in un unico abbraccio, siamo tutti sulla stessa barca, al di là delle ideologie e dei nazionalismi. Stiamo diventando cittadini del mondo. L’umanità ha una sua intelligenza, una sua finalità, che il singolo uomo ha difficoltà a comprendere, ma questa intelligenza, questa finalità sta agendo in ciascun essere umano. Noi oggi non siamo soltanto spettatori ma protagonisti di questo cambiamento. Uno dei più grossi peccati che noi possiamo commettere contro la vita è quello di essere dei Mediocri, perché ciascuno di noi ha dentro di se la possibilità di fare della propria esistenza, della propria vita, un’opera d'Arte.
Facciamolo insieme!!

Giorgio Fresia**

tratto dagli atti del convegno “L’uomo tra materia e spirito”

** Ph. D. in psicologia,, allievo di Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi. E’ stato redattore della rivista Psiche (1973). Attualmente è didatta presso la Sipt (Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica), insegna presso il Dipartimento di Psicologia della University of the Islands.



Tra la psicosintesi e la psicologia transpersonale passa un confine molto sottile, mi par di capire. Ci sono esperienze, testimonianze, che non pretendono di essere scientificamente dimostrabili (ripetibilità osservabile), ma che per il fatto stesso di accadere ed essere sincronicamente significative hanno in sè stesse valore di verità. La fede è solo una predisposizione alla conoscenza. Le leggi che regolano l'universo si manifestano come forze imprevedibili nelle loro conseguenze (mutazioni genetiche, meteoriti, buchi neri, ecc.). Il Centro unificatore dell'uomo, la scintilla divina, è il nucleo germinativo della massima complessità in cui gli/l'universo/i si predispone ad esperire la propria evoluzione.

non so come mettermi in contatto con la university of the Islands......può lei darmi un recapito grazie!

Caro Giorgio,
ho ventisei anni e sebbene possa essere considerato giovane da sempre mi sono dedicato alla psicologia, è stato per me un richiamo profondo. Sono clarinettista e ho studiato a fondo la psicologia junghiana ora sono approdato ad una scuola di Psicosintesi. Non mi sento molto appagato da questa scuola e tutto parte dal concetto di volontà di Assaggioli. Mi spiego meglio: vedo la sostanziale tendenza dei miei insegnanti a definire tutti i contenuti dell'inconscio come personali, come sub-personalità sulle quali l'individuo con la sua volontà può lavorare e trasformare. Vedo in alcuni miei insegnanti la paura di vedere operanti alcuni simboli, archetipi certamente estremamente vitali e appartenenti ad un serbatoio energetico naturale e colletivo transpersonale. Ecco mi torna in mente il fatto che già gli psichiatri dell'800 quando ritenevano che un uomo fosse libero dalla malattia mentale terminavano il loro rapporto di cura con la frase "a dio piacendo..." e dunque rispettavano l'autonomia del processo avvenuto nel paziente. Noto con dispiacere che molti psicosintesisti si barricano dietro l'assagioliano concetto di Volontà, di certo fondamentale, ma se usato in modo indiscriminato fa ricadere la Psicosintesi in una psicologia miope e di nuovo cartesiana. Questa mi sembra la sub-personalità primaria o l'ombra della Psicosintesi. Condivido tutto ciò che lei ha scritto e vorrei che le scuole di psicosintesi tornassero al vero spirito Assaggioliano.
Molti cari saluti Marco Albiero

Come va la tua vita? Quanto ti ho cercato ! Ho telefonato anche a Firenze in via S.Domenico,ma non mi hanno detto un gran che.... Quanti anni sono passati da quell'ultimo 1974 quando venni a trovarti a Tète d'Arpy, pare in un'altra vita....
Un caro saluto
Giorgio

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