Di ciò di cui non si può parlare si tace. - Ludwig Wittgenstein

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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FILM INTERESSANTI SCELTI PER VOI


2001: Odissea nello spazio - 2001: A space Odyssey (1968)
S. Kubrick con K. Dullea, G. Lockwood, D. Richter

Nel prologo, rimasto famoso nella storia del cinema, un uomo-scimmia scopre che un osso può essere usato come arma di difesa e lo stesso osso lanciato in aria, diventa, con una intuizione registica geniale, una lucente astronave che quattro milioni di anni dopo parte verso Giove per cercare di spiegare cosa si nasconde dietro un immenso monolito nero, scoperto vicino alla base lunare di Clavius. Il centro del film è il legame che unisce l’Uomo al Tempo e allo Spazio e i suoi rapporti con la tecnologia e l’utilizzo della scienza. Un’esperienza visiva che, come dice lo stesso regista "aggira la comprensione, per penetrare, con il suo contenuto emotivo, direttamente nell’inconscio". Una pietra miliare nel cinema della fantascienza e del Mistero nonché di una perfezione tecnica assoluta.

Accadde in Paradiso - Made in Heaven (1987)
di A. Rudolph, con T. Hutton, K.McGillis, M. Stapleton
Dopo essere morto un giovanotto si innamora nell’Aldilà di una anima che attende di incarnarsi. A costo di non perderla il ragazzo decide di incarnarsi pure lui, rischiando però di non ritrovarla mai più.

Always - Per sempre (1989)
di Steven Spielberg, con Richard Dreyfuss, Holly Hunter, John Goodman, Audrey Hepburn, Brad Johnson.
Un pilota di aerei antincendio rimasto vittima di un incidente sul lavoro per salvare un amico in pericolo, torna sulla terra come fantasma/angelo custode per istruire un collega pilota destinato a succedergli nel lavoro e nel cuore della ragazza amata. Spielberg si ispira ad una vecchia pellicola da lui molto amata, Joe il pilota (1943) di V. Fleming, per raccontarci una favola dolce/amara sull’amore, l’amicizia e la possibilità di una"presenza" al nostro fianco dei cari che crediamo ci abbiano abbandonato e che, a nostra insaputa, continuano ad assisterci. Magica la presenza di Audrey Hepburn, dopo un’assenza dallo schermo durata nove anni, nelle vesti di angelo custode.

Balla coi lupi - Dances with Wolves (1990)
di K. Kostner, con K. Kostner, M. McDonnell, G. Greene
Eroe suo malgrado, un ufficiale nordista abbandona la civiltà per conoscere "la frontiera prima che scompaia". Scoprirà che gli indiani non sono selvaggi e che i bianchi portano violenza e prevaricazione. Coraggioso esordio di Kostner come regista che firma un film interessante non solo per le prese di posizione a favore dei pellerossa e di una vita in armonia con la natura, ma anche per il rifiuto delle convenzioni spettacolari hollywoodiane a favore di un realismo innovativo. Molto bella la caccia in corsa ai bisonti e l’amicizia che nasce tra l’uomo e il lupo selvaggio.

Casper (1995)
di B. Silberling Con C. Ricci, B. Pullman, C. Moriarty
Il tenero fantasma Casper vive in compagnia di tre zii burloni e insolenti in un tetro castello a picco sul mare abitato da una ragazzina e dai suoi genitori. Presto Casper diventa l’amico della ragazzina che impara, in sua compagnia, cosa significano la Morte, l’Aldilà, la resurrezione. Impeccabili effetti speciali della Industrial Light & Magic.

Cocoon - L’energia dell’universo (1985)
di R. Howard Con Don Ameche, W. Brimley, H. Cronyn
In Florida gli ospiti di una casa di riposo scoprono che bagnandosi nelle acque di una piscina che contiene i resti di visitatori di un altro pianeta, riacquistano la forza e la loro giovinezza. Alla fine partiranno anche i vecchi, ringiovaniti, verso lo spazio, su invito degli alieni gentili. Una storia fantastica a sfondo umanistico con un cast di eccellenti veterani e ottimi effetti speciali.

Contact (1997)
di R. Zemeckis Con J. Foster, M. McConaughey, T. Skerrit
Siamo soli nell’Universo? Carl Sagan, astronomo di fama internazionale, autore di libri di divulgazione scientifica e co-produttore del film (tratto da un suo romanzo) sostiene di no. Ne è convinta anche l’astronoma Ellie Arroway, protagonista del film. Dopo un prologo bellissimo e poetico sulla sua infanzia, arriva il messaggio sonoro di una presenza dalla stella Vega e viene organizzato il lancio dell’astronave verso il misterioso referente. Opera teologica sul problema della fede oggi, è un film tutto di sensazioni acustiche, oltre che visive, e il personaggio di Ellie è interpretato dalla brava Foster con una passione e una vibrazione davvero intense.

Dead Man (1995)
di J. Jarmusch, con J. Depp, G. Farmer, G. Byrne, R. Mitchum
Alla fine dell’800 William Blake, giovane contabile, viaggia in treno da Cleveland in Arizona per cercare un impiego. Ucciso un uomo per legittima difesa viene ferito e fugge braccato dai cacciatori di taglie. Durante la fuga viene aiutato da un pellerossa di nome Nessuno che gli cura le ferite con i rituali della sua tribù. Quello di Blake, sotto la protezione di Nessuno, è un viaggio iniziatico verso la Morte. Si tratta di un western anomalo: lento, un bellissimo bianco e nero, con paesaggi insoliti, momenti di morte violenta e di elegiaca bellezza fino al passaggio finale dalla vita alla morte quando Blake si lascia andare incontro alla fine su una canoa, in un lago, verso il Paradiso dei pellerossa.

Decalogo - Dekalog (1989)
di K. Kieslowski
Vero caso cinematografico degli anni Ottanta, il Decalogo è un film in dieci episodi, di un’ora l’uno, in ognuno dei quali viene illustrato un Comandamento della Chiesa cattolica, raccontato come un caso giudiziario, in cui si scontrano due diversi comportamenti che non si risolvono mai con un vincitore ed un vinto. In questa straordinaria opera non è dichiarata la parola o l’intervento di Dio ma non è mai assente la Grazia/Provvidenza che qui si manifesta però come casualità. Nasce da questa opera la sensazione di un mondo abbandonato dal Sacro, anche se in tutti gli episodi è presente una figura angelica che fa da trait d’union ai vari momenti raccontati e dove i casi personali portano ad aumentare piuttosto che a fugare i dubbi dello spettatore. Di grande potenza intellettuale e spirituale.

E.T. L’extra-terrestre - E.T. the Extra-Terrestrial (1982)
di S. Spielberg, con H. Thomas, D. Wallace, P. Coyote
Un bambino di dieci anni trova una creatura di un altro mondo abbandonata sulla Terra dai suoi simili, la nasconde in casa sua e ne diventa compagno di giochi, sottraendola alla curiosità di un gruppo di scienziati che la vuole studiare come un fenomeno, aiutandola infine a ritornare nel proprio mondo. Uno dei film che ha incassato di più in tutta la storia del cinema, perfettamente in equilibrio fra una storia di amore (chi viene dallo spazio non porta guerra, ma bontà) e commozione (allontanato dal suo piccolo amico E.T. rischia di morire e la scena della sua "resurrezione" è tra le più commoventi e coinvolgenti): Tutto il film è attraversato da un entusiasta ottimismo che riesce a toccare i tasti più profondi della psiche umana, con il racconto di una innocenza intatta e luminosa. Molto del merito del successo del film è nella simpatia travolgente che suscita lo straordinario pupazzo di Carlo Rambaldi e dal consueto sofisticatissimo uso di effetti visivi e sonori, tipici della ditta Spielberg.

Europa ’51 (1952)
di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman, Alexander Knox, Ettore Giannini, Giulietta Masina.
Irene, moglie di un industriale americano a Roma, dopo il suicidio del figlio che si sentiva trascurato dai genitori, entra in crisi profonda e abbandona il suo mondo arido e formale e le amicizie fasulle e di maniera, per dedicarsi ad amare e ad aiutare le persone che cercano amore e attenzione. Straordinaria opera "mistica", girata con stile austero e rigoroso, è uno dei più intensi ritratti rosselliniani di donna. Ritenuta pazza (dalla Chiesa e dalla classe borghese a cui appartiene) e rinchiusa in manicomio e considerata santa (dalla povera gente) Irene ha turbato le coscienze ideologicizzate dell’epoca e continua a coinvolgerci con la forza dei suoi sentimenti puri e rivoluzionari.

Fearless (1993)
di P. Weir, con J. Bridges, R. Pierez, I. Rossellini, T. Hulce.
L’architetto Max Klein sopravvive ad un pauroso incidente aereo in cui ha perso la vita il suo migliore amico. Da questo momento la sua vita cambia: è l’acquisizione del senso di immortalità dopo aver corso il rischio di morire, è la fine della paura della morte, è la consapevolezza di un senso di solidarietà messianico che fa sentire il protagonista in comunione con chi è solo e disperato. Affascinante la descrizione del passaggio tra la vita e la morte con quella luce sfolgorante e la visione di qualcosa di meraviglioso che sta al di là della vita e molto partecipata l’interpretazione di Jeff Bridges.

Francesco, giullare di dio (1950)
di Roberto Rossellini, con Frà Nazaro Gerardi, Aldo Fabrizi, Arabella Lemaitre, Padre Roberto Sorrentino.
Tratto da I Fioretti e da La vita di frate Ginepro, undici episodi della vita di Francesco d’Assisi impegnato a predicare amore per ogni piccola cosa o creatura della terra con una "santità" intesa come anticonformismo, sincerità e passione. Rossellini continua ad andare contro corrente manifestando uno straordinario senso poetico nel raccontare una possibile rivoluzione, più laica che religiosa, intrisa di amore per ogni manifestazione della natura.

Gandhi (1982)
di R. Attenborough, con B. Kingsley, R. Hattangandy, C. Bergen, J. Gieguld, T. Howard
Biografia del Mahatma,da giovane avvocato che subisce per la sua razza le prime persecuzioni in Africa, attraverso la sua lotta pacifica ma ferma per l’indipendenza del suo Paese e per la difesa dei diritti umani e religiosi, fino alla sua uccisione, per mano di un estremista indù, dopo essersi battuto contro la lotta fratricida tra indù e mussulmani. Kolossal pacifista con il pregio di una accuratissima ricostruzione storica di tutti i momenti della vita del grande uomo (i suoi discorsi più celebri, il suo stile di vita ascetico e concreto, la sua energia e determinazione durante i pesantissimi periodi di digiuno di protesta, le sue marce per il Paese armato solo di un bastone a cui appoggiarsi, e di un panno sui fianchi per proteggersi dalle intemperie). Impressionante l’adesione fisica di Ben Kingsley al vero Mahatma. Vincitore di ben otto Oscar.

Gesu’ di Montreal - Jesus of Montreal (1989)
di D. Arcand. Con L. Bluteau, C. Wilkening, J.M. Tremblay
Daniel Coulombe interpreta il Cristo in una rappresentazione sacra ambientata al giorno d’oggi che raccoglie consensi tra il pubblico, ma forte opposizione da parte delle autorità ecclesiastiche. L’interprete si identifica a tal punto con il Messia che ne imita i gesti e ne segue il percorso fino alla tragica conclusione. Basato sul Vangelo di Marco il film rimanda di continuo ad immagini allegoriche, in contrappunto con la realtà quotidiana odierna, e vicende evangeliche. A tratti un eccessivo intellettualismo prende il sopravvento sull’intensità emozionale, ma la pellicola è comunque di notevole interesse.

Ghost (1990)
di J. Zucker. Con Demi Moore, P. Swayze, W. Goldberg.
Un giovane bancario viene assassinato da un sicario, mandato ad ucciderlo dal suo migliore amico. Ma le forze celesti permettono al morto di ritornare come fantasma sulla terra per vendicarsi del traditore e per proteggere la moglie, che è aiutata da una medium di colore a mantenersi in contatto con lui. Un thriller fantastico, sentimentale e comico ottimamente servito da attori efficaci e da una buona sceneggiatura.

Giovanna d’Arco - Jeanne la Pucelle (1994)
di J. Rivette, con S. Bonnaire, A. Marcon, J-.L. Richard C
oncepito in due In due parti (la durata è di 256 minuti) il film narra le vicende della sedicenne contadina lorenese che dopo essersi fatta affidare un esercito dal Delfino di Francia, riconquista la fortezza di Tourelles, viene incolpata di stregoneria a causa del suo rapporto con il Divino e bruciata sul rogo a Rouen. Nessuno aveva mai raccontato al cinema il lato femminile di Giovanna, la sua innocenza e freschezza, il suo sgomento di fronte al mistero delle " voci mistiche", la sua angoscia, tutta umana, al momento di morire. Ritratto di un’anima pura e coraggiosa che sa pregare e sa mettersi in contatto con Dio senza aloni di misticismo. Una eccezionale Sandrine Bonnaire.

Il profumo della papaya verde - L’odeur de la papaye verte (1993)
di Tran Anh Hung, con Tran Nu Yen-Khe, Lu Man San
Appena dodicenne Mui viene mandata nel 1951 a Saigon a lavorare in una famiglia benestante e apprende le sue prime nozioni di vita. Una delicata favola al femminile dove i tempi di narrazione, dilatati e lenti, mettono in risalto la bellezza dei gesti e degli oggetti e la delicatezza di una cultura che, al contrario della frenesia e della superficialità occidentali, dà somma importanza agli atti del quotidiano: la sistemazione degli arredi, la cura per le piante, la preparazione del cibo, le cerimonie di vestizione, i movimenti, tutto esprime armonia e fusione con l’ambiente.

Il segreto dell’isola di Roan - The secret of the Roan Inish (1994)
di J. Sayles. Con J. Courtney, M. Sally
Sayles, regista indipendente USA, filma l’elegiaca purezza di un paradiso terrestre, l’Irlanda, dove si raccontano fantastiche storie di pescatori e si narra la vita semplice e intensa di uomini che vivono in capanne di torba in riva al mare aspettando, dopo un inverno durissimo, che si compia il miracolo di una pesca abbondante. Molto suggestivo il racconto leggendario della foca che, per amore di un uomo, si tramuta ogni stagione in una bellissima ragazza a cui è concesso di vivere un breve momento di felicità sulla terra.

Il settimo sigillo - Det sjunde inseglet (1956)
di I. Bergman Con M. von Sydow, G. Bjornstrand, B. Andersson
Di ritorno dalle Crociate, in un mondo sconvolto dalla peste e dalla violenza degli uomini, un cavaliere che ha perso la fede incontra la Morte che lo sfida ad una partita a scacchi. Una famiglia di saltimbanchi, ingenua e allegramente attaccata alla vita, gli ridà fiducia nell’avvenire e lo aiuta a sconfiggere la Morte. Il più famoso e celebrato film di Bergman è una ballata dove si mescolano sacro e profano con uno straordinario fascino dal punto di vista figurativo.

Il vangelo secondo Matteo (1964)
di P.P. Pasolini Con E. Irazoqui, M. Caruso, S. Pasolini, E. Morante
In questa fedele versione del racconto evangelico Pasolini restituisce la violenza, lo scandalo, e la bellezza della parola di Gesù senza nessuno degli orpelli dell’iconografia tradizionale, riuscendo a catturare, da laico, il mistero del sacro. Bello ed emozionante come nessun film tratto dai Vangeli, con i suoi paesaggi scabri, girato tra i Sassi di Matera, e i luoghi aspri del Sud d’Italia, si rifà alle composizioni della pittura quattrocentesca e ridà alla figura del Cristo tutta la sua dimensione spirituale ed umana.

Incontri ravvicinati del III tipo - Close encounters of the third kind (1977)
di Steven Spielberg. Con Richard Dreyfuss, François Truffaut, Teri Garr, Melinda Dillon, Cary Guffey, Bob Balaban
Strani fenomeni, percepiti solo da alcuni eletti, particolarmente sensibili e innocenti, preannunciano l’arrivo di un evento straordinario: un contatto degli umani con creature extra-terrestri. Il punto di incontro è una montagna nello stato del Wyoming: Devil’s Tower. Assolutamente originale nella storia del cinema di fantascienza, qui gli extra-terrestri sono presentati come creature dolcissime e assolutamente pacifiche che vogliono comunicare con gli uomini attraverso linguaggi non verbali, ma musicali. Forte è la carica mitica, con particolare accento sulla possibilità di una cooperazione tra diversi, fondata sulla pace e sull’amicizia. Il film di un sognatore per sognatori, splendidamente fotografato da Vilmos Zsigmond, con altrettanto straordinari effetti speciali di Douglas Trumbull e i pupazzi semoventi di Carlo Rambaldi.

Koyaanisqatsi (1982)
di G. Reggio
Il titolo significa in linguaggio pellerossa Hopi, "vita squilibrata": E’ un documentario lirico-ecologico senza commenti vocali,ma con una eccellente colonna musicale di jazz-rock-sinfonico-mistico-corale di Philip Glass. Nella prima parte sono esaltate le bellezze della Natura, nella seconda le immagini della Civiltà e della Cultura con momenti visivi e musicali veramente affascinanti.

Kundun (1997)
di M. Scorsese Con Tenzin Thuthob Tsarong
Il protagonista è il Dalai Lama, un uomo in esilio da quasi 40 anni cacciato dal Tibet, la sua terra, dalla prepotenza degli invasori "liberatori" cinesi. Un film politico e poetico, ma soprattutto poetico perché insiste sulla vicenda umana del Dalai, bambino e ragazzo, mostrandoci il mondo e gli orrori della Storia attraverso gli occhi del suo personaggio. Una lunga e stupefatta soggettiva sulle estenuanti cerimonie, i rigidi ritmi quotidiani, le interminabili preghiere. Tutto è trasfigurato dagli occhi innocenti del bambino che sta al centro del Mondo, ma che ha, di fondo, la consapevolezza di essere niente più di un riflesso di luce su uno stagno.

L’arpa birmana - Biruma no tategoto (1956)
di K. Ichikawa Con R. Mikuni, J. Hamamura
In Birmania nel 1945, alla fine della guerra, il soldato giapponese Mizushima rifiuta il rimpatrio, diventa prete buddista e percorre il paese per dare sepoltura ai compagni caduti. E’ un poema che affonda le sue radici nella coscienza religiosa dell’uomo e in un sentimento panteistico, che raggiunge momenti di maestosa e dolorosa bellezza. Da antologia la celebre scena in cui il soldato, dopo aver partecipato a tanti eccidi, si preoccupa di non schiacciare con il piede una formica.

L’ultima tentazione di Cristo - The last temptation of Christ (1988)
di Martin Scorsese. Con Willem Dafoe, Harvey Keitel, Barbara Hershey, Harry Dean Stanton, David Bowie.
Tratto da un romanzo dello scrittore greco Nikos Kazantzakis è la storia di un uomo che tenta di opporsi alla scoperta della propria divinità e che desidererebbe vivere il destino di un comune individuo, con la propria donna e i propri figli e che accetta con fatica la propria sorte divina Questa è la parte che ha creato scandalo negli ambienti cattolici e che invece costituisce il lato più profondo e intensamente umano del film. Il Dio di Scorsese è il Dio delle debolezze, che alla fine ha uno spessore ideologico e morale molto alto. Immagini visionarie di potente impatto e splendida colonna musicale, dalle sonorità africane, di Peter Gabriel.

La ballata di Nayarama - Nayarama bushi-ko (1956)
di S. Imamura. Con K. Ogata, S.Sakamoto, T. Hidarei.
Nel Nord del Giappone c’è il monte sacro delle querce, il Nayarama appunto, sul quale, secondo una antica usanza religiosa venivano trasportati i vecchi di settant’anni ad attendere la morte. Tutto il film, girato in esterni di montagna, gode del culto della natura, con annotazioni ricchissime sugli animali che popolano il monte sacro.

La montagna sacra - The Holy Mountain (1973)
di A. Jodorowski. Con A. Jodorowski, H. Salinas, R. Sanders
I Signori del Sistema, onnipotenti, ma non immortali, guidati da un alchimista cercano la vita eterna in un viaggio a prove, scalando alla fine una montagna dove si trovano solo dei fantocci. Un’orgia visiva rutilante che trova nell’accumulo e nell’eccesso una sua paradossale coerenza. Fece scalpore alla sua uscita.

Labiryinth (1986)
di J. Henson. Con D. Bowie, J. Connelly, T. Froud.
Una ragazzina si augura che le portino via il fastidiosissimo fratellino che deve accudire. Per sfuggire a questa incombenza si rifugia nel mondo fantastico che si è creata popolato di labirinti, castelli incantati, cattivi principi, trabocchetti e prove da superare per riavere il fratellino che, nel frattempo è stato davvero rapito dai folletti. Tutti i luoghi comuni delle fiabe rivisti e re-interpretati con allegra fantasia da Terry Jones (uno dei Monthy Python) e dall’alta tecnologia di George Lucas. Ottimo il principe cattivo di David Bowie.

Mahabharata (1989)
di P. Brook Con B. Myers, V. Mezzogiorno, R. Langdon Lloyd, J. Kisson
Dal più vasto poema epico della letteratura indiana (18 libri per 106.000 distici) P. Brook, J. C. Carriére e M. Heléne Estienne trassero un indimenticabile spettacolo teatrale della durata di 9 ore presentato nel 1985 al Festival di Avignone. L’edizione cinematografica di tre ore (quella televisiva era di 6 ore) mantiene la malia del testo teatrale, arricchita dalle invenzioni visive del regista e dalle suggestioni dei primi piani di volti straordinari. Con un ritmo da saga sfilano avventure eccezionali, violenti conflitti, atti di magia, furibonde battaglie, intermezzi umoristici. Il tema di fondo è quello di tagliare i legami che uniscono gli eroi umani al mondo degli dei, e mettere gli uomini di fronte alle loro responsabilità di individui. Di forte suggestione dinamica e figurativa, la regia di Brook coniuga raffinatezza e semplicità, aiutata da attori a dir poco perfetti.

Microcosmos - Le peuple de l’herbe (1996)
di C. Nuridsany, M. Perennou
Documentario poetico e analitico sulla vita delle creature che abitano un prato e uno stagno che pulsano di vita dei loro abitanti: formiche, lumache, coccinelle,api, bruchi, ragni, scarabei, cavallette, farfalle. Gli insetti non sono filmati solo nei momenti di conflitto e di accoppiamento, ma anche nei comportamenti più normali. Momenti tutti poetici dove una fenditura del terreno diventa una voragine e un acquazzone provoca alluvioni. Girato per tre stagioni nella zona dell’Ayveron (Francia) è una riflessione profondissima sulle piccole creature della natura sulla loro importanza nell’equilibrio ecologico, che ci riguarda da vicino.

Milarepa (1974)
di Liliana Cavani. Con Lajos Balàzsovitis, Paolo Bonacelli, Marisa Fabbri, Marcella Michelangeli, George Wang.
Ispirato liberamente dal libro Milarepa, grande yogi del Tibet, scritto dal suo discepolo Rechus (XII sec.) narra la storia del viaggio mentale di uno studente dei nostri tempi che si identifica in un giovane contadino nepalese vissuto nell’XI secolo. Sotto la guida di un guru Milarepa passa dall’acquisizione della saggezza, alla magia nera (potere distruttore), alla magia bianca (conoscenza pura). Girato sulle montagne abruzzesi è un viaggio nella spiritualità orientale che si spinge nel regno dell’immaginario.

Nazarin (1958)
di L. Bunuel, con F. Rabal, M. Lopez, R. Macedo
Premio speciale della giuria a Cannes è la storia dell’abate Nazarin che nel Messico di fine Ottocento, dominato dalla dittatura di Porfirio Diaz, si sforza di seguire alla lettera l’insegnamento del Cristo, percorrendo in questo modo una Via Crucis molto personale: Tratto dal romanzo di Benito Perez Galdos è la storia di una ossessione di santità che va incontro a durissime sconfitte. Bunuel offre una rigorosa analisi della morale e dei valori dominanti in una società di miseria in cui il protagonista inizierà a trovare la sua salvezza solo quando abbandonerà le certezze per il dubbio: Splendida la fotografia di Gabriel Figueroa perfettamente in sintonia con le scelte figurative del regista che rimandano alla pittura di Goya.

Ordet (1955)
di C.T. Dreyer. Con P. Lendorff Rye, H. Malberg
Jutland nel 1930: La religione ha segnato profondamente i tre figli del vecchio Morten Bergen. Uno di questi, studente in teologia e debole di mente, si crede il Messia e vaga per le campagne creando scandalo con le sue accuse, riuscendo con la sua fede a far rivivere la cognata morta. Il verbo evangelico è il protagonista del penultimo film di Dreyer dove i temi della follia e della comunicazione con il divino sono affrontati con uno stile austero ed essenziale ma pieno di straordinaria tensione. La scena della resurrezione è una delle più emozionanti della storia del cinema per la capacità di Dreyer di afferrare il mistero e l’orrore della morte.

Perche’ Bodhi Dharma e’ partito per l’oriente? - Dharmaga tongjoguro kan kkadalgun? (1989)
di Yong-Kyun Bae. Con Pan-Yong Yi, Won-Sop Sin
Un anziano monaco buddista aiuta a "liberare la luna che c’è in loro" in un discepolo roso dai dubbi e in un bambino angosciato per aver causato la morte di un uccellino. L’opera prima di un professore d’arte che ha fatto tutto da sé, musica esclusa. Ritmi contemplativi, belle immagini in cui l’uomo si fonde con una natura di notevole fascino.

Phenomenon (1996)
di J. Turteltaub. Con J. Travolta, K. Allen, R. Duvall
Una storia gentile di sentimenti e semplicità con un sempre ottimo e simpaticissimo Travolta nei panni di un sempliciotto a cui, per un miracolo inspiegabile (una specie di emanazione divina), tocca in sorte un cervello che viaggia a 100 all’ora, facendolo diventare una specie di genio. Ma la genialità ha un prezzo, e il prezzo è la vita che il protagonista usura, consumandosi in questo "dono" soprannaturale, ma lasciando dietro di se’ l’affetto della gente e una terra che le sue doti renderanno feconda. Ottima prova di attori e messaggio positivo sulle possibilità della mente umana, se collegata con la voglia di dare amore.

Phorpa -The cup (1998)
di Khyentse Norbu. Con Orgyen Tobgyal, Neten Chokling
Conosciuto con il suo titolo religioso di H.E. Dzongsar Jamyang Khyentse Rinpoche il regista è uno dei più importanti Lama della tradizione buddista tibetana. Affascinato dal suono e dall’immagine dall’età di 13 anni, ha collaborato con Bernardo Bertolucci per Il Piccolo Buddha. La storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, si svolge attorno a due ragazzi tibetani che devono raggiungere un monastero arroccato sui contrafforti dell’Himalaya, per essere educati secondo i principi tradizionali del buddismo tibetano. Diventati monaci i due ragazzi si trovano catapultati in una serie di eventi imprevisti, poco conformi all’ambiente austero del monastero. E’ il giorno della Coppa del Mondo e la febbre del calcio si impadronisce degli spiriti con grande disappunto del superiore del monastero.Il regista ha raccontato, con partecipazione ed affetto, la vita in un ambiente a lui familiare prendendo le parti degli adolescenti, della loro curiosità vitale e della loro grazia. La pellicola è stata presentata al Festival di Cannes del 1999 nella Sezione Quinzaine des Réalisateurs.

Piccolo Buddha - Little Buddha (1993)
di B. Bertolucci, con K. Reeves, Bridget Fonda, Ying Rocheng
Due monaci buddisti arrivano a Seattle convinti che un ragazzino bianco sia la reincarnazione di un loro lama. Le vicende del bambino si intrecciano con il racconto della vita del principe Siddharta che fugge dalla sua prigione dorata, scopre il dolore del mondo e prova compassione per tutti gli esseri viventi vincendo l'’egoismo e diventando il Buddha. Bertolucci racconta, con la leggerezza di una fiaba, un itinerario di avvicinamento alla morte, l’essenza delle cose e la loro transitorietà come mostra l’ultima sequenza con la distruzione del bellissimo mandala di sabbia.

Picnick ad Hanging Rock - Picknick at Hanging Rock (1975)
di P. Weir, con R. Roberts, D. Guard, H. Morse
Nel febbraio di inizio Secolo, durante un picnic ai piedi di un gruppo roccioso, tre allieve di un collegio aristocratico scompaiono nel nulla insieme alla loro istitutrice.Un mystery fantastico basato su un reale fatto di cronaca. Raffinatissimo sul piano formale, imposta a livello tematico la dominante di quasi tutta l’opera di questo regista, ovvero il conflitto irrisolvibile tra cultura (razionale, perbenistica, opprimente) e natura (irrazionale, vitalistica, liberatoria). Autentico cinema del disagio, tanto più inquietante quanto più non prevede vie di uscita. o spiegazioni razionali.

Powaqqatsi
È il seguito (sempre diretto da Reggio), ma meno incisivo e più monocorde del suo predecessore KOYAANISQATSI. Le immagini raccontano il lavoro dell’uomo, contrapponendo le inutili fatiche del Terzo Mondo ai fasti del Mondo occidentale.

Solaris - Soljaris (1972)
di A. Tarkowskij Con N. Bondarciuk, D. Banionis
Uno scienziato scopre delle radiazioni che hanno il potere di materializzare le angosce e i desideri degli uomini. Tratto da un romanzo di Stanislaw Lem il film fu pubblicizzato all’uscita come risposta russa a 2001: Odissea nello spazio, pur trattandosi di una pellicola completamente diversa. Per il regista la fantascienza non è solo un pretesto per riflessioni filosofiche ma rappresenta l’ignoto nell’uomo. Lo stile lirico di Tarkowskij, diluito nella durata, ma concentrato nei significati, trova qui un equilibrio e un incanto unici. Una favola gentile alla maniera della vecchia Hollywood a cui Rudolph presta una grazia e una gentilezza che evitano ogni rischio di mielosità.

tratto dall'Enciclopedia Olistica


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