IMPARARE IL DISCERNIMENTO E’ LA SAGGEZZA
Se il corpo è leggero, la mente chiara, se provi gioia e benessere, allora hai meditato.
Oggi, in Occidente, la meditazione è un concetto molto confuso. Innanzi tutto si confonde lo stato di meditazione con lo stato di "concentrazione", che è l'applicazione unidirezionale del pensiero, ossia concentrare la propria mente su un punto fisso del corpo (nello Yogarmonia, ad esempio, generalmente ci si concentra sul terzo occhio, oppure su altre parti del corpo in cui hanno sede i vari chakra, centri di energia, a seconda delle tecniche iniziatiche di volta in volta praticate). Inoltre, si confonde la meditazione con la "contemplazione" o "visualizzazione", cioè col fissare per un certo tempo un soggetto particolare come i mandala, le immagini sacre di guru o di personaggi illuminati. Si considera meditazione anche il "Japa Mantra", cioè la ripetizione dei Sacri Mantra, preghiere di potere spirituale: ad esempio i sette salmi cristiani o i mantra di iniziazione che aiutano nell'evoluzione spirituale. Si considera meditazione lo stato di "rilassamento", che consiste nel portare l'attenzione alle varie parti interne ed esterne del corpo e rilassarle, portare l'attenzione al respiro e rilassarlo. Questo è puro rilassamento psico-fisico e può portare solamente al sonno profondo. Tutte queste esperienze, per quanto positive, non sono meditazione, ma stati della mente e coinvolgono solo l'Io.
La parola Dhyana (o meditazione) non significa concentrazione o contemplazione: Dhyana significa stato di non mente; tutti gli altri sono processi oggettivi della mente.
Nella meditazione la tua mente si scioglie nell'Energia Universale, come la neve si scioglie nell'acqua, e tu sparisci. Se ti concentri, contempli o altro, non vai oltre la mente. Se tu comprendi questo meccanismo, la parola Dhyana stessa lo indica, - totale silenzio, serenità, amore -, comprendi che meditare su qualcosa non è affatto vera meditazione, ma è pensare a qualcosa. Nello stato di meditazione, l'Io non esiste più, non c'è risposta, perché qualsiasi risposta sta nella mente e tutte le risposte sono sbagliate. Se meditare significa non esserci, le risposte sono tutte contraddizioni di termini.
La neve non grida: "Mi sto sciogliendo", si scioglie e basta. Lo stato di vera meditazione non si può esprimere a parole; per comprenderla è stata coniata la parola Dhyana, altrimenti si può rispondere solamente sorridendo.
È come quando sei innamorato: dire "ti amo" è ridicolo e ridimensiona lo stato d'amore. Il vero stato d'Amore è, malgrado tutto, inesprimibile a parole, solo il silenzio lo può esprimere. Così, se lo stato meditativo diventa parte di noi, solo il silenzio lo esprime, come nell'amore: il tuo sapere non conta, ha valore solo il tuo stato silente.
Quando "non ci sei", c'è solo leggerezza, beatitudine, estasi, samadhi: chi poteva spiegare la "cosa" meditazione, non c'è più… La vera meditazione quindi è assentarsi dal tutto, non essere identificati con nulla: né pensieri ed emozioni, né famiglia e lavoro, né corpo e vestiti… semplicemente il nulla. Si tratta solo di imparare ad essere se stessi, poiché non serve null'altro. Basta solo imparare a scendere in profondità, lasciarsi andare, tornare al nulla ed essere nulla, perché quel nulla è Dio, e tu… sei "il Divino". "Meditare, infatti, non è portare un vestito, uno stemma: è piena libertà. Oggi sei qui, domani lì, dopodomani sei altrove. Ma tu stai meditando e hai capito che la vita è un gioco."
E' necessario tenere sempre presente che molti dei problemi di tutti gli yoga sono di natura mentale. Per questo il chela o sadhaka o devoto, deve imparare a conoscere le cose nel loro vero aspetto, non farsi illusioni… Non scambiare, ad esempio, l'emozione con la devozione, non confondere gli scatti violenti durante le "visualizzazioni" sacre con l'estasi, o lo svenimento con il Bhava Samadhi, i reumatismi alla schiena, la stitichezza o le contrazioni naturali degli organi genitali con l'energia Kundalini, né il vano fantasticare con la meditazione, la voglia mentale della nudità fisica con lo stato di "vivo liberato" (Jvan mukta).
Mario Attombri - Sri Guru Raja Yogi Lahari Associazione Culturale Armonia sito yogarmonia
|