FIORI ROSA, FIORI DI PESCO....
Mariagrazia De Cola
Cogliere un fiore, un gesto semplice, naturale, delicato, spontaneo. Mi ritrovo sovente ad accarezzare i petali vellutati delle rose, ad inebriarmi del profumo dei gelsomini, ad incantarmi davanti al colore dei ciclamini, ma li ammiro la’ dove si trovano, non posso reciderli, non posso. La maggior parte degli esseri umani, senza neppure pensarci e rendersene conto, sacrifica, per il proprio piacere egoistico, degli esseri silenziosi e discreti che hanno tutto il diritto di vivere e di morire alla fine del loro ciclo naturale di vita, cioè appassendo sul proprio ramo. La diffusissima abitudine di abbellire le case a spese della morte precoce dei fiori la ritengo una profonda violenza e manifestazione di cieco egoismo. Eppure, anche amiche ed amici sensibili ed attenti verso il prossimo, gli animali e l'ambiente, mi dicono che sono esagerata, ipersensibile. Mi sento isolata, non so più cosa pensare di me......
Sere fa leggevo un delizioso libretto del giapponese Kakuzo Okakura, edito dalla casa editrice SE, "Lo zen e la cerimonia del te'". In uno degli ultimi capitoli, con mia gradita sorpresa, ho trovato descritto ciò che da sempre sento nel cuore. L'autore, un distinto signore del secolo scorso, provava i miei stessi sentimenti verso i fiori. Non mi sento più tanto sola.....
"Ditemi, fiori gentili, lacrime di stelle, voi che nel giardino annuite alle api che cantano la rugiada e i raggi del sole, siete consapevoli del terribile destino che vi attende? Finché potete, continuate a sognare, ondeggiando giocosamente alla dolce brezza estiva. Domani una mano crudele vi stringerà alla gola. Verrete strappati, fatti a brandelli, trascinati via dalle vostre serene dimore. La donna più ignobile, potrà forse passare per bella. Con le mani ancora sporche del vostro sangue, dirà quanto siete amabili. Ditemi, sarebbe questa la gentilezza? Forse il vostro destino sarà di venire imprigionati fra i capelli di una donna che sapete esser senza cuore, oppure verrete infilati nell'occhiello di qualcuno che, se foste uomini, non oserebbe guardarvi in faccia. Oppure potrebbe accadervi di venire confinati in qualche vaso angusto, con solo un po' d'acqua stagnante per spegnere la tremenda sete che preannuncia la vita che fugge. Perché i fiori sono nati così belli e così sventurati? Gli insetti possono pungere, e anche l'animale più mite lotta, quando non ha altra scelta. Gli uccelli, le cui piume sono ricercate per abbellire i cappellini, possono volar via sfuggendo al cacciatore; gli animali da pelliccia, di cui desiderate il manto, possono nascondersi al vostro approssimarsi. L'unico fiore, ahime' che abbia le ali, è la farfalla; tutti gli altri rimangono indifesi davanti a chi li vuole distruggere. Se anche urlano durante l'agonia, il loro grido non riesce mai a giungere alle nostre orecchie ormai sorde. Siamo sempre brutali nei confronti di chi ci ama e ci serve in silenzio, ma potrebbe arrivare il giorno in cui, per la nostra crudeltà, quelli che sono i nostri migliori amici ci abbandoneranno. Avete notato che i fiori selvatici diventano ogni anno più rari? Forse i loro saggi li hanno esortati ad andarsene, sin quando l'uomo non diventerà più umano. Forse sono migrati in cielo."
"Il numero dei fiori recisi ogni giorno per adornare sale da ballo e banchetti in Europa e in America dev'essere spaventoso; se venissero legati insieme, formerebbero una ghirlanda in grado di circondare un continente. In Occidente, l'esibizione di fiori sembra essere parte integrante dello sfoggio di ricchezza - il capriccio di un istante. Dove finiscono, questi fiori, quando la festa è finita? Non c'è nulla che susciti maggior compassione di un fiore appassito gettato impietosamente su un mucchio di letame.
Il vero amante dei fiori è colui che li va a trovare nei luoghi natii, come T'ao Yuan-ming che sedeva davanti a una palizzata di bambu' a conversare con un crisantemo selvatico; oppure Lin Ho-ching che si perdeva fra misteriose fragranze vagando, nell'ora del crepuscolo, fra i fiori di susino del Lago Occidentale. Si narra che Chou Mou-shu dormisse in una barca affinché i suoi sogni potessero fondersi con quelli del loto."
Accennare alla gente di oggi, presa nella spirale vorticosa dello stress, della rincorsa al denaro, al potere, al successo, dell'esistenza di una tale sensibilità, mi sembra quanto mai arduo. Nella vita quotidiana non si da' più alcuna importanza all'armonia, al gusto estetico, ai particolari, all'essenzialità, al piacere della bellezza. Chi ci ha preceduto ci ha lasciato un retaggio inestimabile di beni artistici e culturali. Noi, "moderni" italiani cosa siamo ora capaci di fare: pappagallare l'America, jeans, t-shirts, hot dogs, chewing gum, fast food, punk, hard rock. Che barbarie!
Nelle città viviamo circondati da brutture e disarmonie di tutti i tipi, la glaciale architettura di vetro e metallo, l'arredamento sintetico, di plastica, la moda punk da pugno allo stomaco, lo stridio della musica metallica, i decibel frastornanti del traffico urbano, la banalità e anonimato dei fast food, la mortificazione delle parole da parte della stampa, la violenza delle immagini sul piccolo e grande schermo......
E ci meravigliamo perfino se ai nostri giovani manca la voglia di vivere, non hanno interessi, passioni, curiosità, valori e sono spesso drogati, violenti o apatici. Cos'altro potrebbero essere se ancor prima di nascere li alimentiamo con tutte queste bassezze e nefandezze!
Non ci nutriamo soltanto di cibo e bevande ma, attraverso i nostri sensi, suppure così limitati, assorbiamo suoni, colori, paesaggi, parole, pensieri, sensazioni che ci stanno intorno. E' quindi vitale potersi circondare ed assorbire bellezza, armonia, semplicità, verità, per fortificare ed alimentare il nostro essere più profondo, la nostra vera essenza.
I popoli orientali, insuperabili maestri di raffinatezza, hanno dedicato millenni della loro vita alla ricerca di tali valori e qualità. Noi italiani possiamo ritenerci fra i popoli più fortunati al riguardo. Il nostro Paese è veramente un museo all'aria aperta, siamo circondati dovunque da monumenti d'arte di ogni genere, di rara bellezza e da una natura varia e incantevole. Dobbiamo di nuovo imparare a immergerci nella bellezza, apprezzarla, diffonderla, manifestarla, viverla sempre, anche nella vita quotidiana, nel modo in cui ci vestiamo, parliamo, alloggiamo, come ci comportiamo, cosa leggiamo, pensiamo, ascoltiamo, vediamo. Riscopriremo più gusto nella vita, saremo forse più sereni, pazienti, solidali, pacifici. Senza dubbio più sani nel corpo, nella mente e nel cuore.
Mariagrazia De Cola [email protected]
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