LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan: C'è una pratica che le persone debbano seguire? Dong Shan rispose: quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Sai essere freccia, arco, bersaglio? Conosci la sequenza delle costellazioni? La fusione dell'idrogeno in elio? Sai misurare la tua integrità? Se rispondi Avrai l'immortalità.
Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza. Smetti di ascoltare e sentirai la verità. Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare. Non cercare il contatto e troverai l'unione. Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito. Sii delicato e non avrai bisogno di forza. Sii paziente e compirai ogni cosa. Sii umile e manterrai la tua integrità.
LA COSCIENZA DI VERITA’ : QUANDO TUTTO IL RESTO E’ FALLITO
di Paola De Paolis
Tante sono le spinte confuse che riceviamo oggi nell’affollata arena del ‘risveglio di coscienza’: nuove discipline o riesumazioni di antiche tecniche, nuovi guru o maestri di pensiero, tutti traggono immancabilmente ispirazione da quel ‘nuovo paradigma’ che, avvalorato dalla scienza, ci vede ormai indiscutibilmente uniti in un’esperienza che sembra catapultarci in un’altra dimensione destinata a salvarci dall’agonia di quella cui eravamo da millenni abituati ma la cui energia ormai non sostiene più, in ogni senso, la nostra crescita. Ora, se è vero che l’unica possibile soluzione per arrestare il processo di autodistruzione, a livello individuale e planetario, innescato agli albori dell’Era mentale è acquisire un livello di coscienza superiore e comprendere che esiste un campo che ci connette tutti l’un l’altro, è importante però saper discernere, nel variopinto mercato della New Age, cosa c’è di nuovo e cosa invece, spacciandosi per nuovo, appartiene al vecchio paradigma.
Innanzitutto dobbiamo ammettere che, se pure con la Fisica quantistica siamo oggi in grado di dimostrare, con la logica delle formule, o con le formule della logica, l’esistenza di quel campo, il livello di coscienza necessario per sperimentarlo nella nostra incarnazione individuale, di realizzarlo cioè a livello fisico cellulare (la vera conoscenza è solo attraverso il corpo), è tutt’altra faccenda. Non possiamo convincere nessuno ad avere questa realizzazione, non solo perché il suo prezzo è troppo alto (nientemeno che il nostro ego!), ma anche perché rappresenta il prossimo passo evolutivo: un passo che non appartiene più alla mente, né ad alcuno dei piani mentali che finora hanno fatto il buono e il cattivo tempo sul nostro pianeta.
A seconda delle tradizioni, questi piani della sfera mentale sono stati definiti in vari modi (mente materiale ordinaria, mente intuitiva, spirituale etc.), ma quel che ci interessa qui è individuare il ‘top’ di tutta la sfera mentale, il soffitto, per così dire, oltre il quale si apre il dominio della Trascendenza, o Mens Dei (Mente di Dio). A questo scopo vogliamo utilizzare la terminologia di chi è stato il pioniere della New Age(1): Sri Aurobindo, che, nel corso della sua rivoluzionaria esperienza, attraversò tutti i piani, al di sopra e al di sotto della coscienza umana, come testimonia il messaggio profetico lasciatoci nel suo capolavoro in versi, Savitri – Leggenda e Simbolo, il Poema della Vittoria sulla Morte (2 voll., ed. Mediterranee). Così chiameremo questo ‘top’ della sfera mentale ‘Sovramente’ (Overmind).
La Coscienza al di sopra di questo ‘soffitto’ sovramentale, è invece quella ‘Supermente’ (Supermind) che Sri Aurobindo, come i Rishi vedici, i poeti-veggenti dell’India leggendaria di oltre 6000 anni fa, chiamava anche “Coscienza-di-Verità” (Truth-Consciousness): essa è propriamente la Coscienza dell’Unità del Molteplice, una coscienza, badiamo bene, che non ha niente a che fare con la mente e si realizza a livello fisico, cellulare, vibratorio. E’ questa Coscienza che, grazie all’esperienza d’un pioniere, ha toccato, possiamo dire, la Terra e ne sta scotendo le fibre in questo sconvolgente tramonto dell’Era mentale. L’esperienza della Supermente va oltre tutte le realizzazioni spirituali tradizionali le quali sono state sempre, in qualche modo, una ‘toccata e fuga’: un contatto (beato) con la sfera del Trascendente che lasciava però la Materia irredenta, tagliando, in un modo o nell’altro i ponti con essa.
Un raggio mediatore aveva toccato la terra colmando l’abisso fra la mente dell’uomo e quella di Dio
(Savitri, II, p. 353)
La Supermente, questa nuova coscienza in realtà antichissima (perché risale all’Origine e vibra della vibrazione della nostra Fonte unica), non è altro che il nuovo grado di manifestazione della stessa Coscienza/Energia che si è finora manifestata, nell’arco di eoni di tempo, come Materia, poi come Vita e quindi come Mente. Corteggiata dalla Scienza che, dandole nomi diversi, sa dimostrarne l’esistenza anche nella più infinitesima particella di materia (il battito d’un cuore unico e vasto nella fiamma delle cose: Savitri, II, p. 435), essa ci chiama a una nuova avventura. Perché sapere che Tutto è Uno, come dicevamo, non basta, occorre sperimentarlo: Anche il corpo si ricorderà di Dio (Savitri, II, p. 711).
L’Era mentale è servita a farci fare l’esperienza della divisione e della dualità: divisione dalla nostra Origine, e quindi apertura dell’abisso fra Cielo e Terra, con l’inevitabile conseguenza del dolore di sentirci separati e la ricerca, sempre frustrata, di qualcosa , all’esterno di noi, che potesse renderci interi. Insomma, la fuga dal centro. La fuga da chi veramente Siamo. Ma se tutte le nostre fughe sono state utili per sapere che cosa non siamo, ora i tempi sono maturi per la nuova esperienza, per realizzare la quale abbiamo sempre continuato a incarnarci: portare li Trascendente nell’immanente, l’Infinito nel finito, l’Intemporale nel temporale. Ed è questa, come diceva Mère, l’unica cosa che sia Reale. Per questo, però, stavolta, dobbiamo imparare a ‘restare’.
Ci sono milioni di modi per fuggire, ma ce n’è uno solo per restare, osservava Mère, la continuatrice del lavoro di Sri Aurobindo. E ‘restare’ non significa altro che essere nel Qui ed Ora – cosa impossibile se siamo nella mente (che, come sappiamo, ci fa reagire in base ai nostri condizionamenti del passato o ci proietta in qualche immaginario futuro).
E così, nell’odierno campo della ricerca spirituale, uno dei tanti modi per fuggire può essere non solo sederci a gambe incrociate rapiti dalla dimensione trascendente, ma anche ‘volere’ qualche realizzazione invece di affrontare il quotidiano lavoro di alchimia, momento dopo momento, senza divenire impazienti del risultato. Uno degli ostacoli più notevoli all’esperienza del contatto del corpo con la Supermente (l’unica in grado di sradicare, una ad una, le innumerevoli incoscienze registrate nella nostra memoria cellulare) è proprio, come osservava Sri Aurobindo, quella deviazione dell’aspirazione in una ‘sete di qualcosa’: l’interferenza della coscienza mentale egoica che c’impedisce di fonderci con la Volontà della nostra anima (che è poi quella del piano divino).
La Supermente, non appartenendo alla sfera mentale, è molto esigente: pur agendo da ‘dietro il velo’ con una pressione crescente (e, possiamo dire, inesorabile per tutto il mondo irreale che la mente ha costruito nel tempo), non può manifestarsi finché c’è il minimo compromesso con l’ego (incluso l’ego spirituale, il più subdolo) o la dualità, come invece la Sovramente può fare e fa, spesso con grande pompa. E fino all’ultimo, l’ego, connesso al lato maschile dell’essere umano, resisterà all’inevitabile rovesciamento che il lato femminile dell’essere, connesso alla ricettività del cuore (il centro alchemico di trasformazione) sta lentamente – e nascostamente – operando.
Il mio cuore è più saggio dei pensieri della Ragione, esso vede e sente il Cuore unico battere in tutti
(Savitri, II, p. 635)
Perché oggi le offerte di ‘poteri’ d’ogni tipo abbondano? Perché la sfera dell’Overmind (o Sovramente), l’ultimo caposaldo della mente – in pieno fermento nella sua paura di essere detronizzata – è quella popolata dagli dei (numerosissimi e anche in competizione fra loro): basta imparare come propiziarsi il loro favore (credendoci), e il favore arriva. Ma esso non cambia, sostanzialmente, la nostra natura. Anzi, dobbiamo poi fare i conti con quello che abbiamo ottenuto – che genera, a breve o lunga scadenza, un altro tipo di problemi. E il karma resta. E gli dei si nutrono del potere che noi gli diamo.
Dominio degli dei e delle religioni, la Sovramente ha finora, in parte, dominato la terra. Possiamo entrare in contatto con essa e usarla, come fanno, tra gli altri, gli occultisti e i tantrici, ma Sri Aurobindo non ci si soffermò (non è questa la verità che vogliamo manifestare: non è la Verità, la Verità più alta: in L’Agenda di Mère, III, 22 dic. 1962), perché essa è solo una versione magnificata del nostro mondo e fa parte del vecchio cammino: non ha niente a che fare con la Creazione supermentale.
L’unità che possiamo sentire nella Sovramente è una somma di un mucchio di cose diverse, non un’Unità in gioco con se stessa … Tutte queste esperienze sovramentali … aumentano la vostra conoscenza e il vostro potere, il vostro questo e quello, ma ciò non è importante … Possiamo accedere alla Supermente senza alcuna di queste esperienze. (In L’Agenda di Mère, III, 26 sett. 1962).
Quando tutto il resto è fallito, possiamo trovare nascosta in noi la chiave del perfetto cambiamento
(Savitri, I, p. 256)
I bagliori della Supermente non hanno nulla di sensazionale da mostrare all’esterno, ma sono i soli effettivi per la trasformazione dell’essere umano. E resteranno dietro le quinte finché le cose non siano compiute.
Il nuovo passo evolutivo, il ‘salto quantico’ di qui tanto si parla, non ha per trampolino la mente, fosse pure al suo culmine. E’ piuttosto un cambio della guardia, o meglio, della guida: dal lato maschile dell’essere (mente separatrice egoica) al lato femminile (o psichico), ricettivo e silenzioso. Un passaggio, se vogliamo, dall’amore del potere al potere dell’amore.
E’ questo miscuglio nei pensieri e nei sentimenti delle persone, diceva Mère, nel loro approccio alla vita spirituale, che è catastrofico – vogliono sempre qualcosa … Non è il bisogno di darsi, il bisogno di fondersi nel Divino. (L’Agenda di Mère, V, 21 ott. 1964). E Sri Aurobindo: E’ la donna che può unire i due estremi (la coscienza materiale e la Supermente), èquesto il lavoro in corso. (In L’Agenda di Mère, XIII, 26 apr. 1972). Il lavoro che ci porterà inevitabilmente al ‘nuovo Cielo’ e alla ‘nuova Terra’ della profezia di San Giovanni, a quella nuova aurora in cui le Tenebre dell’Ignoranza, e con esse la nostra abitudine di morire, si dissolveranno:
La Natura vivrà per manifestare il Dio segreto, lo Spirito prenderà in mano il gioco umano, questa vita terrestre diverrà la vita divina
(Savitri, II, p. 710)
Paola De Paolis
Articolo apparso in “Lux Terrae”, nov.-dic. 2010.
(1) “Un contributo per la New Age ormai alle porte”, scriveva Sri Aurobindo nel 1918, quando questo termine non era ancora di moda, riferendosi al suo capolavoro in prosa, La Vita Divina (2 voll. Ed. Mediterranee).