COSCIENZA ASTRALE E COSCIENZA SPIRITUALE
di Roberto Assagioli
Il risveglio dell’anima non si presenta completo e puro, in molti casi l’anima si risveglia in modo graduale e incompleto: l’un aspetto o l’altro del risveglio si presenta dapprima vagamente, poi sparisce, e si ripresenta in seguito più netto, o unito ad altri aspetti.
Per alcuni il primo barlume è costituito da un’intuizione dell’unità del tutto, da un presentimento della grande armonia universale; per altri è invece un primo moto del cuore, uno spontaneo slancio d’amore per il Supremo; altri infine cominciano con un’accettazione e adesione della Volontà personale alla Volontà divina, un’offerta interiore di servire, di essere consci e fervidi cooperatori dell’attuazione del grande schema cosmico.
In molti altri casi poi, il risveglio dell’anima si svolge in modo semplice e schietto, ma viene complicato dall’intrecciarsi di esperienze psichiche d’altra natura.
Vi sono poi fenomeni e avvenimenti interiori che assomigliano assai sotto certi aspetti al risveglio dell’anima, ma che in realtà ne differiscono profondamente per origine, valore e conseguenza.
Il risveglio dell’anima nella sua purezza va considerato come un primo lampo di coscienza spirituale, e i caratteri del risveglio sono appunto i caratteri fondamentali della coscienza spirituale, unitiva o intuitiva, o buddhica. Ora vi sono anche altri stati di coscienza che sogliono venire confusi, tanto tra di loro quanto con la coscienza spirituale, e che vengono designati con l’espressione di coscienza cosmica, di coscienza astrale, di coscienza superiore, ecc.
Per ben comprendere la natura di tali stati di coscienza occorre richiamare alla memoria alcuni fatti e leggi concernenti la natura e il divenire dell’universo.
Anzitutto dobbiamo abbandonare la consueta concezione esteriore e materialistica della natura, dobbiamo riconoscere che nulla esiste nell’universo che non sia vibrante di vita e di coscienza, che ogni forma e ogni forza della natura sono la manifestazione di vere e proprie entità, e che queste entità sono in contatto di mente tra di loro, coordinate e subordinate in grandi gerarchie.
Così, la Terra nel suo insieme - secondo la geniale intuizione del grande scienziato e filosofo Th. Pechner - è il corpo di un vero e proprio essere, di un Grande Spirito Planetario, con un’anima, con una coscienza sua propria. Le grandi forze naturali che agiscono sulla faccia della Terra e nel suo interno sono ad un tempo parti di quel grande essere, ed entità relativamente indipendenti e dotate di coscienza loro propria. E così pure tutti gli esseri viventi: piante, animali e uomini, sono da un lato piccole cellule di quel grande organismo, e dall’altro entità e coscienze distinte, e in via di graduale differenziazione e individuazione. Questo ci rimanda la grande legge universale, che occorre comprendere bene perché costituisce la chiave di tutto quanto diremo.
È la grande legge fondamentale dell’involuzione e dell’evoluzione, dell’arco discendente e dell’arco ascendente, percorso dalle monadi spirituali nel loro lungo pellegrinaggio durante i grandi cicli cosmici.
Nell’arco discendente lo spirito si immerge nella materia, e la coscienza universale monadica si limita successivamente, scendendo attraverso i grandi piani cosmici in veli sempre più densi di materia fino a toccare nel piano fisico e nel regno minerale il punto più basso della sua discesa. Poi la vita risale: le potenzialità latenti sopite si risvegliano gradatamente per mezzo del gioco dell’influsso reciproco, sapientemente preordinate dalle varie forze e gerarchie.
Dapprima sorge la vita vegetale, poi quella animale, e infine si arriva allo stadio umano, nel quale la differenziazione dell’essenza monadica è giunta a tal segno, da aversi una monade separata per ogni organismo. In altre parole è avvenuto un fatto di importanza fondamentale, e cioè il passaggio dall’anima di gruppo all’anima individuale. Questo sviluppo dell’individualità costituisce uno degli scopi più importanti, forse anzi il fine supremo del grande dramma cosmico. Perché il principio dell’individualità, dell’autocoscienza, costituisce la base di ulteriori meravigliosi sviluppi che possiamo solo divinare vagamente in una gran luce di gloria, immaginando dei grandi centri spirituali capaci di estendere indefinitamente la loro coscienza senza perdere però il senso e i poteri della propria individualità, e capaci quindi di essere consci, intelligenti e volonterosi cooperatori ed esecutori in scala sempre più vasta della volontà divina nel piano cosmico.
Allo stadio attuale della sua evoluzione l’uomo possiede una coscienza assai ristretta e limitata. Egli non è più in comunione con le grandi entità naturali, e non ha ancora risvegliato - salvo rare eccezioni - la sua più ampia coscienza spirituale. Molti accettano senz’altro le attuali limitazioni, anzi addirittura le ignorano, e negano pure anche la possibilità di trascenderle.
Ma molti altri non si appagano così facilmente. Scossi dal dolore, attratti da qualche vago bagliore, sospinti da un interno scontento e da un’inquietudine che nessuna cosa della vita ordinaria può sopire, essi si dibattono nell’angusta gabbia della personalità e tentano in ogni modo di uscirne.
In realtà vi sono due grandi modi per uscirne, due modi fondamentalmente opposti, per quanto appaiano simili all’osservatore superficiale, e vengano quindi generalmente confusi.
L’uno - quello vero - è un sano sviluppo spirituale che incomincia col risveglio dell’anima, del quale abbiamo parlato.
L’altro è costituito da un’evasione dalla personalità che si ottiene ritornando ad immergersi nell’oceano delle forze naturali dal quale l’ascesa evolutiva ci ha fatto emergere, identificandoci così con altre entità e disperdendo la nostra coscienza nella loro.
Questo secondo metodo è assai facile: non richiede il travaglio interiore, la disciplina e i sacrifici che vedremo essere condizioni indispensabili dello sviluppo spirituale. Ma tale metodo è fondamentalmente errato, in quanto costituisce un regresso dell’entità umana nel suo cammino evolutivo, e si rivela in pratica distruttivo e disastroso.
I diversi piani della coscienza sono stati di coscienza che si possono e si devono raggiungere qui, su questo piano, su questa Terra, ed entro le limitazioni del corpo.
Il grande piano fisico cosmico è preceduto da un altro grande piano cosmico di materia e di vita, che è stato chiamato astrale. In questa suddivisione ci sono poi gli altri piani cosmici ancora più alti, dei quali però non occorre occuparci.
Durante l’arco discendente, le proiezioni monadiche sono scese gradatamente attraverso i vari livelli del piano astrale e del piano fisico, entrando successivamente in rapporto con le varie forze ed entità che in ciascuno di essi hanno dimora.
Via via che scendeva, la coscienza si limitava sempre di più. Così ad esempio la nostra coscienza è ora limitata ai livelli inferiori del piano fisico, e i nostri sensi astrali sono chiusi, sicché generalmente noi non abbiamo alcuna impressione o percezione diretta di ciò che avviene in quel piano.
Ora noi ci troviamo sull’arco ascendente, e la nostra coscienza tende a sviluppare nuovi e più alti poteri, ma il suo sviluppo naturale e armonico consiste nel risveglio successivo della coscienza di ciascun livello nella loro naturale successione.
ALCUNI TIPI DI COSCIENZA ASTRALE
Il tipo più generale e più noto è costituito dalla medianità. In questa occasione non mi occupo della medianità che dà luogo ad effetti fisici, ma mi limito a quel tipo di medianità che dà manifestazioni di carattere intelligente ed evoluto, a contenuto religioso. In tali casi spesso il medium non ha la coscienza ordinaria abolita, anzi talvolta egli è in preda ad emozioni piacevoli, ad un’esaltazione di tutto il suo essere che presenta notevoli affinità con le impressioni soggettive dell’illuminazione spirituale.
Più oltre vedremo però quali profonde differenze vi siano fra questi due stati.
Un secondo tipo di coscienza astrale è dato dall’uso di varie sostanze tossiche: alcool, etere, cloroformio, oppio, morfina, cocaina, hashish, ecc.
Spesso le impressioni prodotte da questi veleni che paralizzano la coscienza ordinaria e risvegliano la sensibilità astrale sono di natura penosa e terrificante, o solo stravagante e assurda; ma talvolta anche quelle visioni sono piacevoli e affascinanti, per lo più hanno contenuto sensuale, ma non mancano casi in cui hanno carattere pseudomistico, e assumono l’apparenza di rivelazione di verità trascendenti.
Alcuni curiosi casi di questo genere, avvenuti sotto l’azione del cloroformio, sono riportati nell’opera del James Le varie forme della coscienza religiosa.
Un altro metodo per trascendere i limiti della personalità, è l’uso di vari riti e procedimenti magici. Questi sono assai numerosi e disparati, e richiederebbero un lungo esame che non è possibile fare in questa occasione.
La stessa parola magia ha significati assai diversi e addirittura opposti. Vi è la magia superiore, la vera magia bianca, che si può dire si identifichi con il vero sviluppo spirituale, come avremo occasione di accennare via via.
Non mi soffermerò neanche un istante sulle forme inferiori di magia, ammasso riluttante di perversione, degenerazione e superstizioni. Accennerò solo al fatto che anche nelle forme apparentemente migliori di magia si mira, esplicitamente o no, ad ottenere uno dei seguenti risultati:
- Lo sviluppo forzato e prematuro dei sensi astrali concentrando l’attenzione, intensificando ed esasperando il desiderio, e sforzando violentemente la volontà.
b. Oppure si mira ad asservirsi qualche entità e forza astrale per mezzo di evocazioni e dell’uso di vari altri procedimenti.
Vi è infine un ultimo tipo di coscienza astrale sul quale desidero intrattenermi un po’ di più, perché è quello meno generalmente compreso e intorno al quale esistono le massime confusioni e alcuni fra i pericoli più insidiosi.
Esso è generalmente chiamato coscienza cosmica, e consiste nella comunione intima e vivente con la natura, o meglio con qualche suo aspetto. E questa è una sorpresa. Perché, non è forse buona la comunione con la natura? Dopotutto, San Francesco e anche il buddhismo hanno predicato la fratellanza con tutti gli esseri viventi.
In realtà, vi è una buona e una cattiva comunione con la natura.
Analogia con i rapporti fisici, fra il corpo e forze naturali fisiche. Il corpo è composto di elementi naturali, che sono scelti, dosati e riuniti in una particolare e superiore armonia.
Vantaggio di una conveniente comunione e scambio di forze naturali. Al contrario, danni e pericoli di contatti eccessivi e violenti: il sole può ad esempio guarire, ma anche uccidere. E così pure l’acqua, il fuoco, ecc. Così la psiche umana può dissolversi anch’essa nelle grandi correnti psichiche della natura, perdendo la propria umanità.
Tradizione universale del fascino pericoloso e mortale delle entità elementali: sirene, ondine, Lorelei, Re degli Alni.
Nelle dottrine esoteriche indiane (Bhagavad Gita) e anche nella mitologia viene sottolineata continuamente la differenza fra i Deva e le grandi entità cosmiche da un lato, e i Santi e i Maestri umani dall’altro. Questi ultimi sono sempre considerati superiori a quelle.
“ Chi adora i deva va ai deva, ma chi adora Me viene invece a Me”, ammonisce lo Spirito Supremo, impersonato da Krishna. Lo stesso fa il buddhismo.
Il che non vuol dire che essi siano cattivi, ma solo che appartengono ad un’altra linea evolutiva, e che quindi l’uomo che si dà a loro si svia e si perde. Un’interessante citazione dell’effetto antispirituale di certi fenomeni naturali è la seguente:
“Io non ho mai perso la coscienza della presenza di Dio finché fui ai piedi della cascata del Niagara. Allora mi persi nell’immensità di ciò che vedevo. Io persi anche me stesso, sentendo che ero un atomo troppo piccolo per poter essere notato da Dio onnipotente”. (anonimo citato dal James in Le varie forme della coscienza religiosa, pag. 394)
CRITICA
È chiaro che tutti questi metodi per suscitare la coscienza astrale siano riprovevoli, perché sono assolutamente contrari alle esigenze del vero sviluppo spirituale.
Infatti tutti si riconducono a due procedimenti:
1° - Regresso nell’arco evolutivo - passività - abbandono - perdita dell’autocoscienza.
Ciò costituisce il gravissimo pericolo della medianità. Avvertimento serio, contro natura - effetti disastrosi - grave responsabilità in chi la coltiva in sé o in altri.Un rarissimo esempio di conquista della propria medianità fu rappresentato da H.P. Blavatsky, ma c’è da dire che costei era dotata di una volontà eccezionale, e aveva inoltre ricevuto aiuti superiori perché destinata ad una particolare missione, e ciononostante ebbe malattie gravi e arrivò fino in punto di morte.
2° - Lo sviluppo forzato dei sensi astrali che produce un’accentuazione della personalità, dell’io separativo, e quindi l’effetto opposto di quello che esige lo sviluppo spirituale. Data questa diversità profonda, anzi quest’opposizione radicale tra i due metodi, in pratica sembrerebbe facile riconoscerli e tenerli distinti. Invece non è così. Studiando più da vicino la questione, troveremo le ragioni che rendono possibile, anzi facile il confonderli.
Anzitutto va detto che gli stati di coscienza che si ottengono presentano molte rassomiglianze. Entrambi ad esempio danno un senso di libertà, di espansione e di grandezza. La persona sente di uscire da se stessa, di oltrepassare i limiti della propria piccola personalità quotidiana, con le sue meschine preoccupazioni, e di partecipare ad una vita più ampia, più intensa e più reale. Altri caratteri comuni a questi stati di coscienza sono un senso di gioiosa esaltazione, un senso di potenza enorme e travolgente, di bellezza sovrumana.
Ma al di sotto di queste somiglianze si possono scorgere delle differenze sostanziali.
Dal lato intellettuale, manca nella coscienza astrale il senso di illuminazione universale, di contemplazione e di comprensione delle grandi leggi cosmiche; il lato conoscitivo è assente, oppure limitato a una data manifestazione e qualità; così pure manca il senso dell’eterno, e la svalutazione di ogni elemento personale e transitorio.
Dal lato emotivo - nel quale abbiamo visto esservi le massime somiglianze - manca negli stati di coscienza astrale quel senso di pace e di armonia sublime che dà all’anima un senso di calma sicurezza, di stabilità e di riposo; manca il senso di amore, umile, devoto e adorante per il Supremo, il sentimento di fratellanza per tutti gli uomini, la compassione per coloro che soffrono.
Dal lato della volontà, è mancata anzitutto la crisi morale che suole generalmente precedere il risveglio spirituale, e così manca anche la dedizione attiva e completa, lo spirito di rinuncia ad ogni velleità personale e lo spirito di sacrificio, che si compendiano tutti nell’espressione semplice ma sublime, quando ne venga compreso il profondo integrale significato: “SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ”.
È opportuno tenere ben presenti questi criteri discriminativi, perché vi sarà espressa occasione di volersene servire.
Già dai primi stadi dello sviluppo spirituale si sogliono associare spesso vari elementi di coscienza astrale.
L’anima sta uscendo dai limiti della coscienza ordinaria, ed è perciò più sensibile e più ricettiva agli influssi psichici di ogni genere, dai quali prima era protetta: visione di bellezza, brividi di deliziosa emozione, voci insistenti e allettatrici, e mille altre impressioni a lei nuove la toccano e la penetrano.
Ricordiamo il severo ammonimento della Voce del Silenzio, in cui la regione delle esperienze astrali viene designata come Aula della Conoscenza. Ecco alcune frasi:
“Il nome della seconda è Aula della Conoscenza. L’Anima tua vi troverà i fiori della vita, ma un serpente attorcigliato sotto ogni fiore”.
La nota a piè di pagina poi dice: “L’Aula dell’istruzione preliminare. La regione astrale, il mondo psichico della percezione sovrasensibile e delle visioni illusorie. Il mondo dei medium. Nessun fiore colto in quelle regioni è mai stato portato sulla terra senza un serpente attorno allo stelo. È il mondo della grande illusione.”
Roberto Assagioli
( Archivio Assagioli - Psicoenergetica.it)
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