Le cose sono unite da legami invisibili, non si può cogliere un fiore senza turbare una stella - Albert Einstein

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
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CHE COS'E' LO YOGA



 di Sri Aurobindo e Mère

Se si osserva attentamente la vita da una parte e lo yoga dall'altra, ci si accorge che tutta la  vita è, in modo cosciente o subcosciente, yoga. Con questo termine, infatti, intendiamo uno sforzo metodico di perfezione di sè, attraverso il manifestarsi di potenzialità latenti nell'essere e la ricongiunzione dell'individuo umano con l'Esistenza universale e trascendente, che vediamo parzialmente espressa nell'uomo e nel Cosmo. 

Se spingiamo lo sguardo oltre le apparenze, la vita intera è un immenso yoga della Natura; è la Natura che cerca di realizzare la sua perfezione, lasciando emergere sempre di più le proprie potenzialità segrete per fondersi nella stessa reatà divina. Con l'uomo, che ne è la manifestazione pensante, essa ha per la prima volta ottenuto su questa Terra strumenti coscienti e attivi, atti a realizzare più rapidamente e più potentemente questo alto destino. Lo yoga, come ha detto lo Swami Vivekananda, può considerarsi come il mezzo per  realizzare tale evoluzione in una sola vita o in qualche anno, se non in qualche mese di una sola vita.

I diversi sistemi di yoga non hanno quindi altro compito che di selezionare, o accelerare ciò che la grande Madre già compie nel suo immenso sforzo ascensionale su larga scala, ma senza ordine, e una profusione di materiali e di energie, attraverso un'infinita varietà di combinazioni. Solamente questo modo d'intendere lo yoga può fornirci la base d'una sintesi razionale e sana dei metodi dello yoga. Solo così infatti esso cessa di apparirci come una cosa mistica e anormale senza nessun rapporto con i processi ordinari dell'Energia Cosmica e gli scopi che quest'Energia si propone di raggiungere col suo duplice movimento grandioso soggettivo ed oggettivo, rivelandosi invece come una valorizzazione intensa ed eccezionale dei poteri che l'Energia cosmica ha già manifestato o che sta progressivamente organizzando nelle sue operazioni meno raffinate,di carattere più generale.

Fra metodi dello yoga e le funzioni psicologiche abituali dell'uomo, il rapporto è all'incirca il medesimo che intercorre fra la manipolazione scientifica delle forze naturali, quali l'elettricità o il vapore, ed il loro funzionamento. I metodi si fondano su una conoscenza, verificata e confermata da esatte esperienze, da analisi pratiche e da risultati ripetuti (...).

Tuttavia, l'utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell'uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l'adempimento: " Tutta la vita è lo yoga."

Ogni yoga è, per la sua natura, una nuova nascita; è una nascita fuori della vita ordinaria, della vita materiale mentalizzata, in una superiore coscienza spirituale, una più grande e più divina esistenza. Nessun metodo yoga può iniziarsi e seguirsi con successo senza un possente risveglio alla necessità di un'esistenza più ampiamente spirituale. L'anima che senta l'appello verso questa grande e profonda palingenesi può giungere per varie vie al punto di partenza.

Può avvenire che si arrivi, seguendo lo sviluppo naturale che la porta inconsciamente verso il risveglio; può pervenirvi attraverso una religione o una filosofia; può avvicinarvisi attraverso una graduale illuminazione, o giungervi di slancio per un contatto o un'inattesa emozione; può essere indotta dalla pressione degli avvenimenti esterni, o da una necessità interiore, da una sola parola che rompa i suggelli della mente, da lunghe riflessioni, dall'esempio lontano di qualcuno che ha già percorso il medesimo cammino o da un'influenza e contatto quotidiani. Per ognuno si modella secondo la natura e le circostanze una sua particolare chiamata.

Ma, in qualunque modo avvenga, l'evento deve essere seguito da una decisione della mente e della volontà e, conseguentemente, da una consacrazione vera e integrale di se stessi. L'accettazione di una nuova idea-forza spirituale, di un orientamento dell'essere verso l'alto, d'una illuminazione,d'un cambiamento di rotta a cui aspirino intensamente il cuore e la volontà, è l'atto decisivo che contiene in germe tutti risultati che lo yoga finirà in seguito per produrre. La semplice idea, o la pura ricerca intellettuale del fine superiore, per quanto intenso possa essere l'interesse che suscita nella mente, rimane inefficace se non viene assunta dal cuore divenendone l'unico desiderio, e dalla volontà quale unico vero fine.

La verità dello Spirito non deve solamente essere pensata, ma vissuta; e per viverla, è indispensabile un orientamento totale dell'essere. Ina palingenesi come quella dello yoga non può essere realizzata con una volontà divisa, con una scarsa energia o con un pensiero vacillante. Colui che cerca il Divino deve consacrarsi interamente e unicamente a Dio...

Ma se vogliamo trarre il massimo vantaggio dall'occasione che questa vita ci offre, se vogliamo rispondere adeguatamente all'appello ricevuto, non solamente avanzando di qualche passo, ma raggiungendo la mèta intravista, è essenziale il dono integrale di se stessi. Il segreto del successo nello yoga risiede nel considerarlo non come uno degli scopi da perseguire nella vita, ma come la vita stessa.
 

I Sistemi dello Yoga
L'essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina.
Lo yoga è l'unione tra ciò che nel giuoco dell'universo è stato separato dal suo vero Sè, e dalla sua stessa origine ed universalità. Il contatto può aver luogo in qualsiasi punto di questa coscienza varia e complessa che chiamiamo la nostra personalità. Può effettuarsi nel fisico, per mezzo del corpo; nel vitale, attraverso il gioco delle funzioni che determinano lo stato e le esperienze del nostro essere nervoso; nella mente, sia attraverso le emozioni del cuore; o la volontà attiva, sia attraverso le emozioni del cuore o la volontà attiva e l'intendimento; sia, in modo più ampio, con la conversione della coscienza mentale in tutte le sue attività.


Può anche compiersi attraverso un risveglio diretto alla Verità e alla Beatitudine universali o trascendenti quando nella mente l'ego centrale si converte. Il punto di contatto che scegliamo determina il tipo di yoga che praticheremo.

In effetti, se lasciamo da un lato la complessità dei procedimenti particolari per fissare il nostro sguardo sul principio centrale delle principali scuole di yoga ancora diffuse in India, vediamo che queste si presentano secondo un ordine ascendente che parte dal gradino più basso della scala - il corpo - ed arriva in alto fino al contatto diretto dell'anima individuale con il Sè trascendente e universale. Lo Hatha yoga sceglie il corpo e le funzioni vitali come strumenti di perfezione e di realizzazione; la sua attenzione è rivolta al "corpo grossolano".

La triplice via delle Opere, dell'Amore e della Conoscenza prende come punto di partenza una parte qualsiasi dell'essere mentale - la volontà, il cuore o l'intelletto - e cerca con la loro conversione di raggiungere la Verità liberatrice, la Beatitudine e l'Infinità che sono la natura stessa della vita spirituale. Il metodo consiste nello stabilire una relazione diretta fra il Purusha (Il Signore - l'anima cosciente - testimone distaccato del gioco di Prakriti, la Natura attiva) umano nel corpo individuale e il Purusha divino che dimora in ogni corpo, ma che trascende tutte le forme e tutti i nomi.

Il principio che sta alla base di ogni yoga è quello di utilizzare uno o tutti i poteri a disposizione della nostra esistenza umana e di farne un mezzo per raggiungere l'Essere divino.Nello yoga ordinario si utilizza uno solo di questi poteri o un gruppo di essi; nello yoga sintetico invece tutti entrano in giuoco, vengono combinati e inclusi nella trasmutante strumentazione.

Nello Hatha Yoga, lo strumento è il corpo e la vita. Tutti i poteri del corpo vengono calmati, fusi, purificati, sollevati e concentrati sino a raggiungere i più estremi limiti ed oltre, mediante le asana ( Posture del corpo nell'Hatha yoga ) e altri processi fisici; il potere vitale viene esso pure purificato, accresciuto, concentrato dalle asana e dal pranayama. (Esercizi di respirazione. Da " Prana", energia di vita che pervade l'universo). Con il Pranayama si porta la forza universale ad agire nel fisico). Infine questa concentrazione di poteri viene proiettata su quel fisico del corpo umano in cui la coscienza divina si trova nascosta. (Il "muladhara", situato alla base della colonna vertebrale).

Il potere di Vita, il potere della Natura, arrotolato su se stesso nel più basso dei plessi nervosi dell'essere terrestre, con tutte le forze segrete assopite - solo una minima parte viene utilizzata nella nostra attività di veglia, per quel poco di cui abbisognano le limitate attività della vita umana – si risveglia e salendo di centro in centro (Nell'ordine ascendente: muladhara, svadhishtana, manipura, anahata, vishuddha, ajnachakra e sahasradala) risveglia al suo passaggio le forze contenute in ogni centro successivo - la vita nervosa, il centro emotivo, la mente ordinaria, la parola, la visione, la volontà, la conoscenza divina in cui si fonde.

Nel Raja Yoga, lo strumento scelto è la mente. Dapprima la mente viene disciplinata, purificata e diretta verso l'Essere divino; poi, mediante un sommario procedimento di asana e pranayama, la forza fisica del nostro essere viene calmata e concentrata, mentre la forza vitale liberata assume un movimento ritmico ascendente, che può essere arrestato e concentrato in un potere di azione superiore finchè la mente, sostenuta e integrata da tale intensificata azione e concentrazione del corpo e della vita su cui riposa, si depura delle sue agitazioni, emozioni e abitudini di pensiero, liberandosi dalle distrazioni e dispersioni, e in virtù di tale superiore forza di concentrazione sfocia in una trance di completo assorbimento.

Con questa disciplina si ottengono due risultati: uno temporale e uno esterno. In virtù della concentrazione il potere mentale acquisisce capacità supernormali di conoscenza ed efficace volontà, una profonda e luminosa virtù ricettiva e una potente luce irradiante tutto il pensiero, che superano di gran lunga le facoltà concesse alla mente normale; ottiene infine poteri yoghici e occulti, intorno ai quali si è avvolto tanto gratuito e tuttavia forse salutare mistero.

Però, lo scopo finale, la conquista veramente importante, è rappresentarlo dal fatto che la mente, calmata e immersa in un assorta trance, può perdersi nella coscienza suprema, e l'anima liberata può unirsi al Divino.

La triplice Via sceglie come strumento nell'essere umano i tre poteri principali della vita mentale dell'anima. La via della Conoscenza sceglie la ragione e la visione mentale e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina nella ricerca di Dio, trova il mezzo per raggiungere la conoscenza e la visione supreme: conoscenza di Dio e visione di Dio.

Il suo scopo è di vedere, conoscere ed essere il Divino stesso. La vita delle Opere sceglie per suo strumento la volontà dell'artefice delle opere, fa della vita un'offerta sacrificale alla Divinità, e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina di sommissione alla Volontà la rende un mezzo di contatto e di crescente unità dell'anima dell'uomo col divino Maestro dell'universo. La via della Devozione predilige i poteri emotivi ed estetici dell'anima e volgendoli verso il Divino con perfetta purità e intensità e con infinita passione di ricerca, ne fa il mezzo per possedere Dio in uno o più rapporti di unità con l'Essere divino. Tutte queste vie tendono, ciascuna a suo modo, all'unione o all'unità dell'anima umana con lo Spirito supremo.

Ogni yoga, nel suo processo, assume i caratteri dello strumento che usa: così il procedimento dello Hatha yoga è quello psico - fisico; il procedimento del Raja yoga quello mentale e psichico; la via della Conoscenza è spirituale e conoscitiva; la via della devozione è spirituale, emotiva ed estetica; e quella delle Opere è spirituale e dinamica nella sua azione.

Ogni yoga si conforma a modo proprio al suo potere caratteristico. Ma in realtà tutti i poteri si fondono in uno solo,ed ogni potere è in fondo un potere dell'anima.
La debolezza dello Hatha yoga deriva dal fatto che questi laboriosi e difficili procedimenti esigono una quantità così grande di tempo e di energia, e obbligano a separarsi così completamente dalla vita umana, che l'impiego dei suoi risultati nella vita ordinaria si dimostra impossibile e straordinariamente limitato. Se, in compenso di questa perdita, guadagniamo un'altra vita in un altro mondo interiore ( il mondo mentale, il mondo dinamico ), i medesimi risultati si sarebbero potuti ottenere con altri sistemi - il Raja yoga, i Tantra - molto meno laboriosi e oppressivi.

D'altra parte i risultati fisici, la vitalità accresciuta, la gioventù prolungata, la salute, servono a poco se devono essere posseduti per immiserirci, separati dalla vita comune e fini a se stessi, senza utilizzarli, e donarli al gioco comune delle attività del mondo. Lo Hatha yoga raggiunge risultati considerevoli, ma di non grande utilità e a prezzo esorbitante. (...)

Come quindi lo Hatha yoga, con le sue manipolazioni della vita e del corpo, tende ad una perfezione sopranormale della vita fisica e delle sue capacità, per tendere al perfezionamento altresì della vita mentale, il Raja yoga mira ad una perfezione sopranormale ed un ampliamento delle capacità della vita mentale, per salire poi ai regni dell'esistenza spirituale. Senonchè, la debolezza di questo sistema proviene dal fatto che dipende in troppo larga misura dagli stati anormali delle trance. Questa limitazione conduce ad un certo allontanamento dalla vita fisica, che è la nostra base e la nostra sfera e in cui occorre far penetrare le nostre conquiste mentali e spirituali.

La vita spirituale in questo sistema è troppo strettamente legata allo stato di samadhi (Trance yoghica). Il nostro obiettivo è, invece, quello di rendere la vita spirituale e le sue esperienze totalmente attiva e utilizzabile allo stato di veglia, e perfino nell'uso normale delle nostre facoltà. Col Rajayoga, la vita spirituale tende a ritirarsi in un secondo piano arretrato rispetto alle nostre esperienze normali, invece di permeare tutta la nostra esistenza.

La triplice via della Devozione, della Conoscenza e delle Opere tenta di sviluppare il settore lasciato inesplorato dal Rajayoga. Essa differisce dal Rajayoga in quanto non si affida ad una disciplina minuziosa dell'intero sistema mentale come condizione di perfezione, ma si attiene ai principi centrali - l'intelletto, il sentimento, la volontà - e cerca di convertire le loro normali operazioni, sottraendole alle preoccupazioni, alle attività abituali ed esteriori per concentrarle sul Divino.

In un altro punto essa ne differisce ( dal punto di vista dello yoga integrale sembra che ciò costituisca un difetto ): la triplice via rimane indifferente davanti alla perfezione mentale e corporea, puntando unicamente sulla purezza di cui fa la condizione della divina realizzazione. Inoltre, come viene effettivamente praticata, presenta un altro difetto; sceglie ogni volta una delle tre vie parallele escludendo le altre due, e quasi opponendole,invece di armonizzarle integralmente in una sintesi dell'intelletto del sentimento e della volontà.

Se, tuttavia, anche in questo caso, lasciamo da parte i metodi così come vengono praticati, per ricercarne il principio centrale, si vede subito che il Tantra si differenzia in modo deciso dai metodi vedici dello yoga. In un certo senso, tutte le scuole di cui abbiamo parlato sono vedantiche nei loro princìpi - la loro forza risiede nella conoscenza, il loro metodo è la conoscenza, anche se non sempre di ciò si avvede l'intelletto, ma piuttosto la conoscenza del cuore esprimentesi attraverso l'amore e la fede, o la volontà che si manifesta con l'azione.

Per tutte queste scuole il signore dello yoga è il Purusha, l'anima Cosciente che sa,osserva, ama, governa; nel Tantra è invece Prakriti, l'anima della Natura, l'Energia, la Volontà - che - ha - potere, la realizzatrice nell'universo. Imparando ed applicando i segreti intimi di questa Volontà - che - ha - Potere e i suoi metodi, il suo "Tantra", lo yoghi tantrico realizza a scopi della sua disciplina: dominio di sè, perfezione, liberazione, beatitudine.

Anzichè ritrarsi dalla Natura manifestata e dalle sue difficoltà, l'affronta, l'afferra e le conquista. Senonchè, per la tendenza generale di Prakriti, molti princìpi dello yoga tantrico si sono col tempo perduti nel meccanismo, divenendo una raccolta di formule e tecniche occulte, ancora potenti se correttamente usate, ma scadute dalla loro chiarezza e dalle loro  intenzioni originali. (...)

Se poi il nostro solo scopo fosse quello di sfuggire al mondo per andare verso Dio, una sintesi non sarebbe necessaria e sarebbe una perdita di tempo; in tal caso basterebbe scoprire una strada, una sola fra le migliaia che esistono per condurre fino a Dio, e scegliere la più corta fra tutte le scorciatoie possibili, senza indugiare ad esplorare le diverse vie che portano alla medesima meta. Ma se il nostro fine è quello di trasformare integralmente il nostro essere secondo un'esistenza divina, allora una sintesi diviene necessaria.

Lo Yoga Integrale
Lo scopo dello yoga è di entrare nella Presenza e nella Conoscenza divine ed esserne posseduti, amare il Divino solamente per il Divino, essere in accordo nella nostra natura con la natura del Divino e, nella nostra volontà, nelle nostre attività e nella nostra vita, essere gli strumenti del Divino. Lo scopo non è diventare un grande yoghi o un superuomo (benchè ciò possa accadere ), o di possedere il Divino per alimentare il potere, l'orgoglio o il piacere dell'ego. Non è per moksha (Liberazione spirituale. E' lo scopo della maggior parte degli yoga ); anche se lo yoga si ottiene la liberazione e anche tutto il resto, non devono essere questi i nostri scopi. Il Divino soltanto è il nostro scopo.

Non ho mai detto che il mio yoga fosse qualcosa di assolutamente nuovo in tutti suoi elementi.  L'ho chiamato Yoga Integrale e ciò significa che riprende l'essenza e molti procedimenti dei vecchi yoga; la sua novità sta nel suo scopo, nel suo punto di vista e nella globalità del suo metodo. Nei primi stadi, che sono quelli che o trattato in libri come l'Enigma o le Luci o nel nuovo libro che deve essere pubblicato ( Le Basi dello Yoga ), non c'è niente che lo distingua dai vecchi yoga se non lo scopo che ne sottolinea il carattere globale, lo spirito dei suoi movimenti, il significato finale sempre presente e anche lo schema della psicologia e dei suoi metodi; ma siccome ciò non era nè poteva essere sviluppato sistematicamente o schematicamente in queste lettere, non è stato compreso da quelli che ancora non si sono familiarizzati con esso mentalmente o attraverso una certa pratica.

I particolari o il metodo degli stadi ulteriori dello yoga che entrano in regioni poco conosciute o inesplorate non li ho resi pubblici, nè per ora intendo renderli tali. So anche benissimo che ci sono stati ideali e anticipazioni apparentemente similari: la perfettibilità della razza, certe sadhana ( Pratiche di yoga, per ottenere la "siddhi") tantriche, lo sforzo verso una siddhi (Realizzazione spirituale. Vi sono diverse "siddhi" sul sentiero dello yoga. "Moksha", liberazione, è sovente considerato l'ultimo stadio ) fisica completa da parte di certe scuole di yoga, ecc., Io stesso ho alluso a queste cose e ho espresso il concetto che il passato spirituale della razza è stato una preparazione della Natura non semplicemente per raggiungere il Divino al di là del mondo ma anche per questo vero e proprio passo in avanti che l'evoluzione della coscienza terrestre deve ancora fare.

Non mi preoccupo affatto quindi ( anche se questi ideali erano fino a un certo punto paralleli, tuttavia non identici ai miei ) se questo yoga, il suo scopo e il suo metodo siano accettati o no come nuovi; questo, in sè, è un problema marginale. L'unica cosa importante è che sia riconosciuto vero in sè da quelli che possono accettarlo o praticarlo e la sua verità dimostrata dai risultati; non ha importanza se viene detto nuovo o una ripetizione o un rinnovamento di un vecchio yoga dimenticato. Ho insistito sulla sua novità nelle mie lettere a certi sadhaka ( chi pratica lo yoga ) per spiegar loro che una ripetizione dello scopo e dell'idea dei vecchi yoga non è secondo me abbastanza, e che non stato ancora realizzato, non ancora chiaramente visualizzato, anche se è il risultato naturale, ma ancora segreto, di uno sforzo spirituale del passato.  E' nuovo raffrontato ai vecchi yoga:

1. Perchè mira non a un abbandono del mondo e della vita per entrare in Paradiso o Nirvana, ma un cambiamento della vita e dell'esistenza che non sia qualcosa di subordinato o incidentale, ma uno scopo distinto e centrale. Se anche in altri yoga è contemplata una discesa, non è tuttavia che un avvenimento causale lungo il cammino, una conseguenza dell'ascesa; l'ascesa è la cosa reale. Qui l'ascesa è il primo passo, ma un mezzo per ottenere la discesa. L'impronta caratteristica, il segno della sadhana è la discesa della nuova coscienza raggiunta dall'ascesa. Anche il Tantra e il Vishnuismo finiscono in una liberazione dalla vita; qui lo scopo è la realizzazione divina della vita.

2. Perchè lo scopo ricercato non è il raggiungimento individuale della realizzazione divina per l'individuo in sé, ma qualcosa da ottenere per la coscienza terrestre, qui, cioè un compimento cosmico, non esclusivamente al di là del cosmo. La cosa da ottenere è anche la discesa di un Potere di Coscienza ( la Supermente ) che non è ancora organizzato o attivo nella natura terrestre, e neanche nella vita spirituale, ma che dev'essere organizzato e reso direttamente attivo.

3. Perchè è stato raccomandato un metodo, per raggiungere questo scopo, che è totale e integrale quando il fine che serve, ossia la trasformazione totale e integrale della coscienza e della natura; utilizzando sì i vecchi metodi, ma solo parzialmente e come  aiuto immediato. Non ho trovato questo metodo ( nel suo insieme ), o niente di simile, professato o realizzato nei vecchi yoga. Se l'avessi trovato, non avrei sprecato il mio tempo ad aprire faticosamente una strada e fatto trent'anni di ricerca e di creazione interiori quando avrai potuto procedere in fretta e senza rischi verso la meta su sentieri già tracciati, segnati, perfettamente rilevati, lastricati, resi sicuri e pubblici. Il nostro yoga non è un ripercorrere vecchi cammini, ma un'avventura spirituale.

Il nostro yoga è un doppio movimento di ascesa e di discesa; ci si eleva a livelli sempre più alti di coscienza, ma allo stesso tempo si fa discendere il loro potere non solo nella mente e nella vita, ma alla fine persino nel corpo. E il più alto di questi livelli, a cui il nostro yoga mira, è la Supermente. Solo quando questa potrà essere fatta discendere sarà possibile una trasformazione divina nella coscienza terrestre.

Con lo yoga possiamo elevarci oltre la falsità verso la verità, oltre la debolezza verso la forza, oltre il dolore e la sofferenza verso la beatitudine, oltre la schiavitù verso la libertà, oltre la morte verso l'immortalità, oltre l'oscurità verso la luce, oltre la confusione verso la purezza, oltre l'imperfezione verso la perfezione, oltre la divisione di sé verso l'unità, oltre Maya ( L'illusione del mondo.) verso Dio. Ogni altro uso dello yoga è per vantaggi specifici e frammentari non sempre degni di essere perseguiti. Solo ciò che ha come scopo di possedere Dio in tutta la sua pienezza è Purna Yoga; ( Nome dato da SRI aurobindo al suo Yoga Integrale. Da "Purna" completo, perfetto ). il Sadhaka della Perfezione Divina è il Purna Yoghi.

Nostro scopo è di essere perfetti come Dio è perfetto nel Suo essere e nella Sua beatitudine, puri come Lui lo è, come Lui beati e, quando siamo noi stessi siddha ( Perfettamente realizzati.) nel Puerna Yoga, portare all'umanità intera la stessa perfezione divina. Poco importa se per il momento siamo ancora lontani dalla meta, fintantochè ci diamo interamente e con tutto il cuore al tentativo e viviamo costantemente in esso e per esso riusciamo a progredire anche di pochi centimetri sul cammino; anche questo contribuirà a portare l'umanità fuori dalla lotta e dalle ombre nelle quali ora dimora, verso la gioia luminosa che Dio vuole per noi.

Tuttavia, qualunque sia il nostro successo immediato, nostro immutabile scopo deve essere di perseguire l'intero viaggio e non di indugiare contenti a mezza strada o in qualche imperfetto luogo di riposo. Ogni yoga ci porta completamente fuori dal mondo, è una specializzazione elevata ma ristretta della divina tapasya ( Forza spirituale proveniente da pratiche ascetiche.). Dio nella sua perfezione abbraccia ogni cosa; anche noi dobbiamo divenire capaci di tutto abbracciare.

Lo scopo del nostro yoga è l'auto-perfezione, non la l'auto-annullamento. Ci sono due sentieri per il cammino di uno yoghi: il ritiro dall'universo e la perfezione nell'universo; il primo è il risultato dell'ascetismo, il secondo della tapasya; nel primo perdiamo Dio nell'Esistenza, nel secondo adempiamo l'Esistenza in Dio. Che il nostro sia il sentiero della perfezione, non dell'abbandono; che il nostro scopo sia la vittoria nella battaglia, non la fuga da tutti i conflitti.

Lo scopo e la stessa concezione di uno yoga integrale ci proibiscono di adottare un procedimento di così evidente semplicismo e allo stesso tempo così ardito nel risultato che vuole raggiungere. La speranza di una trasformazione integrale non ci consente di prendere una scorciatoia e di alleggerirci a buon mercato, abbandonando tutto ciò che ci è di impedimento.  Vogliamo invece conquistare, il nome del Signore, la totalità di noi stessi e del mondo, donandogli il nostro divenire e il nostro essere, non offrendo semplicemente uno spirito puro e nudo a una attività segreta e lontana, segregata in un cielo remoto, o annullare tutto ciò che siamo in olocausto a un immobile assoluto.

Il Divino che adoriamo non è solamente una realtà extra-cosmica e lontana, ma una realtà velata, e che ci è tuttavia presente e vicina nell'universo. La vita è il campo di una divina presenza non ancora pienamente realizzata, e qui, in questa vita, in questa terra, in questi nostri corpi ihaiva, come dicono insistendo le Upanishad occorre togliere il velo alla divinità; è qui che dobbiamo svelare la grandezza, la luce, e la trascendentale dolcezza; è qui che dobbiamo possederla ed esprimerla quanto più possibile.

E' necessario quindi accettare la vita trasfigurandola; non evitare le difficoltà che possono derivarne. Il frutto, anche se il cammino è più aspro e lo sforzo più complesso e forse di una sconcertante difficoltà, consiste nel fatto che, dopo aver raggiunto un certo livello, il guadagno è grande, perchè una volta che la nostra mente sia giunta a concentrarsi nella visione centrale, e la nostra volontà a convertirsi all'unico fine, la vita stessa ci aiuta a salire. Con chiara attenzione, vigilanti, integralmente coscienti, possiamo fare di ogni dettaglio delle sue forme e di ogni accidente dei suoi movimenti un alimento per il fuoco del sacrificio che brucia dentro di noi. Se vittoriosi nella lotta,questa terra ci condurrà verso la perfezione, e arricchirà la nostra realizzazione delle prede che strapperemo alle potenze che ci combattano.

Parole dagli Scritti
(Domani - Trimestale in lingua di yoga filosofia e cultura)

Titolo originale: What is Yoga
Compilazione originale di Vijay 
Revisione e Traduzione di Adriano Baldo e Lucio Bergamaschi
Sri Aurobindo Ashram Trust, Pondicherry



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