forestiero che vai cercando la pace al crepuscolo, 
la troverai alla fine della strada. (F. Battiato)

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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SULLA SOGLIA DEL MISTERO



di Piero Ferrucci

Questo scritto è rivolto a chi è interessato alla psicosintesi e alla sua espressione. Pur essendo su un argomento abbastanza specifico, è una riflessione su temi che sono rilevanti per tutti: la collaborazione, la coscienza dei propri limiti, il denaro, le parole che usiamo, il rapporto con allievi e pazienti, il mistero dell’esistenza.

Vorrei incominciare parlando di una caratteristica di Roberto Assagioli, il fondatore della psicosintesi, una capacità da cui molti che lo incontravano rimanevano colpiti. A tu per tu ti faceva subito sentire di avere dentro te stesso un grande valore; durante e dopo quell’incontro eri in contatto con le tue qualità migliori, con le tue potenzialità più belle, attivate e pronte a fiorire.

Così si creava un’atmosfera di complicità, e sentivi che eri partecipe con lui di un lavoro vasto, utile e bellissimo. La prospettiva di Assagioli era quella di un’evoluzione della nostra società, che richiedeva la collaborazione di moltissime persone di varie provenienze: un’evoluzione della coscienza, della nostra cultura, del modo di concepire l’essere umano e di entrare in rapporto fra noi. Proprio per questo gli piaceva spesso dire alle persone che incontrava: “Noi facciamo lo stesso lavoro”. E’ come nella ben nota storia dello spaccapietre, che non compie solo un banale lavoro di fatica, ma partecipa a costruire una cattedrale.

Al tempo stesso, per Assagioli era cruciale che ognuno si occupasse della propria area specifica di competenza, senza interferire con il lavoro altrui, senza giudicare o dire agli altri quello che devono fare. “Chacun doit cultiver son jardin”, dice il motto francese tratto da Voltaire che era solito citare: ciascuno deve coltivare il proprio giardino, il che significa formare se stessi e fare il proprio lavoro al meglio. E poi fermarsi lì.

Mantenere l’equilibrio fra queste due opposte tendenze, l’inclusione degli altri e del mondo, e il rispetto rigoroso dei propri limiti, è un compito che ci accompagna per tutta la vita, un equilibrio che è facile perdere, ma essenziale riconquistare ogni giorno.

Chi studia la psicosintesi spesso segue anche altri insegnamenti. Per esempio apprezza il valore di due diverse entità: l’esoterismo e la psicosintesi (ma anche: la Kabalah, il Vedanta, il Buddismo … e la psicosintesi). Riceve una guida autentica e un nutrimento spirituale di grande qualità da entrambe. Quindi non vede la necessità di tenerle separate, e prova in qualche modo a unirle. Ma due cose buone assieme non ne fanno necessariamente una più grande e migliore.

Roberto Assagioli ha ideato la psicosintesi come entità indipendente da qualsiasi credo religioso o esoterico. La psicosintesi porta le persone fino alla soglia del mistero, ma la responsabilità di fare il passo successivo è loro: “Desidero metter bene in chiaro che la psicosintesi, come concezione scientifica e come attività bio-psicoterapica, non prende alcuna posizione specifica, né metafisica né tanto meno religiosa; essa dà a queste attività dello spirito umano il massimo valore, ma non tenta in alcun modo di invadere il loro campo; essa giunge alla soglia del mistero e lì si arresta.”(“Medicina psicosomatica e biopsicosintesi”, Roma 1967). Credo che ci sia grande valore e grande umiltà in queste forti parole: riguardano il sapere dove fermarsi.

Quando mi trovavo per qualche tempo negli Stati Uniti nel 1972, scrissi ad Assagioli domandandogli una chiarificazione sul rapporto fra la psicosintesi e altre forme di spiritualità. Nella risposta scrisse:
Come sai, avevo cercato di creare un “muro di silenzio” ma esso ha avuto e ha molte brecce! Ora mi sono convinto che non importa tanto mantenere tale “muro” quanto mettere bene in chiaro e mantenere una netta distinzione fra il campo scientifico e gli altri (esoterico, spiritualistico, ma anche religioso e filosofico sistematico). Bisogna far comprendere che la psicosintesi ha un carattere nettamente scientifico e “experiential”. Si basa e resta aderente alla realtà e alle condizioni di ognuno. Quindi, essa si astiene da formulare teorie e da creare “sistemi” o dottrine, sia pure di carattere scientifico o ritenuto tale.”

“Questa sua ‘neutralità dottrinale’ presenta il grande vantaggio che ognuno può inquadrare e usare la psicosintesi entro la cornice (framework) delle proprie convinzioni extrascientifiche (religiose, metafisiche, ecc.) Ognuno ha il diritto di farlo, così come un chirurgo o un ingegnere può aderire – all’infuori della sua professione – a qualsiasi religione, filosofia o movimento spirituale e occuparsene attivamente.”
A mio avviso questo tema tocca sei punti fondamentali.

Uno è il linguaggio. Scrisse il grande filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein: “Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt” (cito la frase in tedesco perché è particolarmente bella nella sua lingua originale, quasi come una poesia): il linguaggio che io uso definisce, anzi significa, il mondo in cui io vivo. La psicosintesi usa parole neutrali: sé, subpersonalità, inconscio, funzioni psicologiche, etc. Il linguaggio che usiamo definisce i nostri limiti.

I limiti non sono una cosa negativa. Sono un’affermazione di ciò che possiamo e non possiamo fare, di ciò di cui vogliamo parlare e di ciò di cui non vogliamo parlare. Costituiscono un campo. Definire un campo è un’impresa che richiede una disciplina rigorosa. per mantenersi all’interno della propria area di competenza. Il linguaggio che usiamo è il linguaggio scientifico (nel senso più vasto della parola, cioè empirico). Il soggetto è l’esperienza umana: quello è ciò che abbiamo, quello è ciò che studiamo.

Da un punto di vista esoterico, invece, qualsiasi evento umano è visto in un contesto incomparabilmente più vasto. Per esempio, secondo l’Astrologia Esoterica di Alice Bailey, e cito qui con il massimo rispetto, la nostra vita planetaria è influenzata dalla costellazione dell’Orsa Maggiore, dalle Pleiadi, Sirio, i sette sistemi solari (di cui il nostro è uno), i sette pianeti sacri (di cui il nostro nonè uno), i cinque pianeti occulti, i sette centri planetari , le sette centri di forza nel corpo eterico umano, e i dodici segni zodiacali, oltre a due grandi stelle, Betelgeuse e Antares.

Ora immaginate di dover comunicare queste idee a un gruppo di agguerriti neuroscienziati in un congresso di psicoterapia, o di insegnanti in cerca di idee pratiche, o di infermieri e medici stressati desiderosi di affrontare il burnout, o casalinghi disperati che vengono da voi alla fine di una giornata difficile, dopo aver messo a letto i bambini, e magari vogliono solo imparare a essere un po’ meno stravolti. Esoterismo? Forse per alcune di queste persone sarebbe una bellissima rivelazione. Ma per altre sarebbe causa di confusione o contrarietà. Non sarebbe ciò che cercano. E questo non lo vogliamo far succedere.

Ricordiamo che l’esoterismo usa un linguaggio simbolico e allusivo. Dire che Betelgeuse e l’Orsa Maggiore influenzano la vita umana non è un’affermazione letterale, ma un espediente per risvegliare l’intuizione di chi legge e aiutarlo a intravedere l’unità del cosmo e concepire realtà ineffabili. Al contrario, la psicosintesi usa un linguaggio concreto ed empirico. Sono due espressioni molto diverse.

Altrettanto dicasi della religione. Nella psicosintesi ciò che è visto come un’intuizione del superconscio potrebbe essere interpretato da un cristiano come ispirazione dello Spirito Santo. E un’esperienza della “voce interiore” potrebbe essere per qualcun altro il sussurro di Krishna che ci raggiunge tumulto della vita. Questi sono punti di vista legittimi, se si adotta la prospettiva di uno di questi sistemi. Ma non funziona più se uno non vi appartiene.

Il secondo punto è di metodo. La psicosintesi incomincia sempre dal mondo dell’individuo, dal dato empirico. Da quel mondo procede all’universale – cioè descrive fenomeni che accadono anche ad altre persone, e cerca di trovare una struttura in comune. Questo è il metodo della scienza. Per la psicosintesi il Sé e le esperienze transpersonali sono eventi naturali.Non sono affatto soprannaturali, ma sono fenomeni da studiare come il flusso delle acque, i movimenti degli astri, o lo sviluppo delle piante.

L’esoterismo incomincia dal cosmo come interazione universale di energie, poi procede al sistema solare, al pianeta, l’umanità, e infine all’individuo. La psicosintesi gioca a un gioco, l’esoterismo a un altro. Si può giocare a calcio oppure si può giocare a scacchi. Ma non si possono combinare i due.

Nella mia esperienza, e per quanto ne so, la psicosintesi è stata creata secondo questo criterio. Se la mescoliamo e la combiniamo con le nostre teorie preferite, la diluiamo e la indeboliamo. Diventa irriconoscibile. Se concepiamo la psicosintesi come quella scuola autonoma di psicologia che essa in realtà è, con confini suoi propri, con i suoi metodi, il suo linguaggio e i suoi scopi, contribuiremo a mantenerla forte.

Terzo: la sorgente. La psicosintesi è una scuola autonoma di psicologia. A volte si sente dire che la psicosintesi è una derivazione dell’esoterismo o una sua traduzione. Alcuni poi ci esortano: siate coraggiosi! Mostrate il vostro vero credo, le vere radici del vostro lavoro. Questa è la psicologia del futuro. Andate avanti! Siate audaci!

Sono molto in disaccordo con questo modo di vedere. Non c’è dubbio che Assagioli fu ispirato dalla Teosofia e da Alice Bailey. Tuttavia concepì la psicosintesi come un sistema autonomo, che ha in sé la propria ragion d’essere. Le sue idee e il suo spirito non vengono da un’altra sorgente. Credere che la psicosintesi derivi la sua verità da una sorgente altra è fuorviante. Indebolisce la psicosintesi, e la tramuta in una sorta di esoterismo di serie B, il che non é. Inoltre la psicologia contemporanea non sta affatto andando in quella direzione. Al contrario, si sta muovendo verso criteri sempre più severi, metodi più precisi, confini più definiti, e una maggiore importanza data alla ricerca empirica. La psicologia di ora é molto più rigorosa ed esigente che ai tempi di Assagioli.

Torniamo all’autonomia. Pensate a una persona che, per vivere normalmente, ha bisogno del supporto, della guida, dell’energia di un’altra persona. Questo individuo probabilmente mostrerebbe qualche tipo di patologia. Lo vediamo tutti i momenti in psicoterapia, e aiutiamo quei pazienti che siano dipendenti da un aiuto esterno a ritrovare l’ accesso alla loro energia vitale e alla loro saggezza interiore. Lo stesso succede con le idee. La psicosintesi è senza dubbio ispirata da tradizioni spirituali di varie epoche. Ma se la concepiamo come derivante il suo essere da un’altra sorgente, una sorgente a cui alcuni hanno accesso e altri no, le togliamo la sua forza intrinseca.

Nel momento in cui l’autorità spirituale è da un’altra parte e non dentro di noi, dipendiamo da altre persone che facciano mediazione fra quell’autorità spirituale e noi stessi. A me pare che tutto lo sforzo della psicosintesi vada proprio nella direzione opposta: nel dare a noi, alla nostra esperienza nel qui ed ora, tutto il valore che merita, usando il nostro linguaggio, i nostri concetti e le nostre costruzioni concettuali. Pensare alla psicosintesi come a una versione dell’esoterismo per le masse non solo ne dà una falsa idea: sminuisce anche l’originalità di Assagioli, come anche il potenziale di apprendimento dell’allievo o paziente.

Nella psicosintesi si possono trovare echi di varie tradizioni e sistemi: per fare qualche esempio, la disidentificazione è una eco del Vedanta; Platone parlò di “psicagogia” (autoeducazione e lavoro su di sé); l’idea di discesa nell’oscurità e di ascesa verso lo Spirito è un tema forte della Divina Commedia; le storie del Graal celebrano la ricerca della coppa colma di amore e di conoscenza; nella tradizione ebraica l’incontro fra “Io” e “Tu” è centrale.

Questi sono tutti temi che si possono trovare nella psicosintesi, anche se a volte radicalmente trasformati: per esempio, il Vedanta ha una visione deterministica del destino umano, per Assagioli è proprio la disidentificazione che agevola la volontà. Altri esempi: Assagioli trovò in Goethe alcuni temi poetici che hanno contribuito alla creazione della psicosintesi; da Freud ha recepito l’idea di inconscio; da Jung il tema degli archetipi e dell’inconscio collettivo; da Hermann Keyserling l’idea dell’insegnare la saggezza; dalla tradizione americana, da Emerson a James a Maslow – il soggetto delle espansioni di coscienza. E questo è per fare solo qualche esempio.

Non che Assagioli abbia preso i pezzi qua e là e li abbia poi messi assieme. Tutti questi influssi lo hanno ispirato a creare la sua sintesi originale. Ci ha lavorato dal 1909 (o anche prima) fino alla morte nel 1974. Più di 65 anni. Perché mai avrebbe dovuto impegnarsi a creare la psicosintesi, cioè costruire una scuola di psicologia e pedagogia, entrare nella difficile arena della psicologia e pedagogia, incontrare alcune delle migliori menti nella psicologia e nella psichiatria del ventesimo secolo, e in questo modo partecipare non a una, ma a due rivoluzioni (la psicanalisi e la psicologia umanistica e transpersonale) nella breve storia della psicologia, darsi da fare iniziando centri e istituti e attività e didattiche e pubblicazioni in tutto il mondo – se poi il risultato non era poi altro che una sorta di esoterismo diluito?

E poi, naturalmente, non bisogna dimenticare gli enormi progressi della psicologia negli ultimi decenni. Di questi la psicosintesi deve e può tenere conto. Da questi sviluppi può essere arricchita e rafforzata. In alcuni casi li ha precorsi, e anche questo è un aspetto significativo. Qui si parla di sintesi, non di traduzione.

Nel tracciare le differenze fra la psicosintesi e varie forme di spiritualità come l’esoterismo, dobbiamo tenere presente anche l’aspetto dell’ adesione. La psicosintesi non richiede un coinvolgimento con un sistema nella sua totalità; si possono scegliere solo gli aspetti e le tecniche che si trovano utili e rilevanti, senza un impegno pieno a una fede e a una vasta visione del mondo che copre tutti gli aspetti della vita interiore ed esteriore. Non è così per l’esoterismo, invece, o la religione, che richiedono da parte nostra un pieno abbandono di séa una intera prospettiva sulla realtà. Qui siamo davanti a due tipi molto diversi di adesione.

Una caratteristica fondamentale della psicosintesi è che lascia le persone libere di abbracciare qualsiasi credo, senza forzarle ad accettare un insieme di presupposti e di credenze. E per coloro che una fede ce l’hanno già? Nessun problema. La psicosintesi spesso aiuta molte persone a capire più in profondità qualsiasi sistema religioso o esoterico a cui sian abbiano già aderito.

Abbiamo poi la questione dell’etica professionale. La “neutralità dottrinale” è un dovere in ogni professione, dove a chi è nella posizione di aiutare e istruire viene chiesto di rispettare la visione del mondo di allievi/clienti/pazienti, senza vendere o contrabbandare loro la propria, o usando il prestigio del proprio ruolo per convincerli del proprio credo.

Quando arriviamo alla soglia del mistero, ci dobbiamo fermare. Non farlo, e andare avanti come se niente fosse (pur con la migliore delle intenzioni ), significa portare una persona in territori dove non ha chiesto di andare. Noi non possiamo fare queste scelte per altri, senza neppure informarli. E’ come un autobus che anziché fermarsi al capolinea prosegue senza arrestarsi, andando fuori rotta e obbligando i passeggeri ad andare dove non avevano chiesto di andare. Per questo l’Istituto di Psicosintesi si dichiara nel suo Statuto aconfessionale (art. 1).

A volte poi succede proprio l’inverso. Le persone che incontriamo nel nostro lavoro sono già state in territori lontani, hanno già compiuto delle scelte e costruito la loro visione del mondo. Immaginate che un paziente venga da me dicendo che è stato traumatizzato in una vita precedente. Io accetterei immediatamente la sua spiegazione e richiesta di lavorare su questo punto. Mi muoverei nell’ambito del suo mondo, rispettandolo per ciò che è. In questo specifico caso devo dire che ho i miei dubbi che si tratti veramente di una vita passata (benché sia aperto a questa ipotesi).

Penso che abbia più a che fare con l’inconscio del paziente (ma non è necessario che glielo dica e cerchi di persuaderlo). L’ inconscio ha, come spieghiamo ai nostri allievi, una straordinaria capacità mitopoietica: l’abilità di creare storie immaginarie e farle apparire così vere e convincenti che uno non può distinguerle dalla realtà. Il lavoro di Elizabeth Loftus sui falsi ricordi pure indica questa direzione. Qui voglio dire anche che Assagioli in genere sconsigliava di regredire alle “vite precedenti” (ammesso che tali fossero).

Eravamo meno evoluti in una (eventuale) vita passata che in quella presente, quindi perché andare a risvegliare materiale dormiente e temi già superati? Bisogna sempre seguire la via più semplice. Ma come psicoterapeuta accetterò qualsiasi modello del mondo un paziente mi porti, muovendomi poi al suo interno. In quanto terapeuti, guide, educatori, counselor, siamo anzitutto ospiti.

Infine c’è la questione del denaro. Spesso il lavoro nell’ambito esoterico è considerato gratuito. Questo è per sottrarre chi lo compie alle dinamiche della società, e per dargli una libertà interiore che altrimenti potrebbe non avere. Così nonè nel caso della psicosintesi, più calata nelle vie del mondo, e spesso presentata come un lavoro professionale e quindi pagato. Il denaro nella nostra cultura (quella con radici cattoliche, meno nel mondo protestante) ha spesso connotazioni negative. E’ visto come qualcosa di impuro, che corrompe lo spirito.

Questi sono condizionamenti storici e sociali che connotano i soldi, ma non sono la sua essenza. Come Assagioli illustra nel suo scritto in proposito (“Denaro e vita spirituale”), il denaro è uno strumento neutrale, e le caratteristiche e il fine che gli vogliamo dare dipendono da ognuno di noi. Il lavoro deve essere retribuito, e non farlo gli toglie valore. Questo è spesso un argomento che affrontiamo con i nostri allievi, alcuni dei quali a volte si sentono in colpa e imbarazzati per ricevere soldi da un’opera che si basa sulla solidarietà, l’empatia, la cura dell’altro, la generosità di intenti: valori senza prezzo.

Farsi pagare per questo lavoro (counseling, psicoterapia, insegnamento, ecc.) sembra ad alcuni mercenario. Invece è uno scambio di energia, e se lo scambio non c’è, il lavoro è danneggiato. Ciò che è pagato non è il valore spirituale, che non può mai essere ridotto a merce, ma il tempo e l’impegno di chi lavora.

Ognuno di questi sei temi è a mio avviso fondamentale nel lavoro di picosintesi, cioè di autoformazione e di cura degli altri. Argomenti su cui ho cercato qui di chiarirmi le idee, senza nessuna intenzione di dire l’ultima parola o di interferire col lavoro altrui.

Piero Ferrucci
14-05-2018

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17 APRILE 2019 MILANO - CELEBRAZIONE EQUINOZIO DI PRIMAVERA E MEDITAZIONE DELLA PASQUA
13 - 14 APRILE CANTAGALLO (PO) - TEMPIO INTERIORE - SEMINARIO DI DANZA SUFI
13 - 14 APRILE 2019 FIRENZE - WORKSHOP LA SAGGEZZA DEL CUORE - PER INSEGNANTI E GENITORI
02 APRILE 2019 MILANO - IL POTERE DELL INTUIZIONE
14 APRILE 2019 MILANO - IMPARIAMO AD INTERPRETARE SEGNI E COINCIDENZE - CON GIAN MARCO BRAGADIN
05 APRILE 2019 PERUGIA - MEDITAZIONE E ARTE
25 - 28 APRILE 2019 GROSSETO - SEMINARIO DI ASCOLTO DI SE CON IL RESPIRO
27 APRILE 2019 FIRENZE - HO OPONOPONO IL SEGRETO HAWAIANO
27 - 28 APRILE 2019 MONTELUPO FIORENTINO - CORSO DI COSTELLAZIONI FAMILIARI E SISTEMICHE
25 - 26 - 27 - 28 APRILE 2019 BELLARIA IGEA MARINA (RN) - OSHOFESTIVAL 2019
06 APRILE 2019 ROMA - TRA LUCE E OMBRA - SEMINARIO ESPERIENZIALE
12 APRILE 2019 SAN PIETRO IN CERRO (PC) - LIBERA LE EMOZIONI
03 APRILE 2019 PRATO - L'UNIONE - I 12 PASSI DELL AMORE
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