UN CASO DI SCRITTURA AUTOMATICA
di Giulio Caratelli
La scrittura automatica, in brevissima sintesi, è un complesso fenomeno considerato di pertinenza della psichiatria, delle scienze psicologiche e della stessa parapsicologia e consiste nel fatto che un soggetto, in condizioni di trance o in vario stato “modificato di coscienza”, nonché nella veglia normale, può scrivere automaticamente, più o meno inconsciamente, fornendo comunicazioni di vario genere. Se in ambito psicologico si suppone che possa rivelare contenuti e strati profondi o rimossi della personalità individuale, nell’ambito medianico e parapsicologico è supposto che possa veicolare messaggi da parte di entità disincarnate e/o manifestazioni di ESP. A tali manifestazioni in qualche maniera “provocate” si possono aggiungere delle estrinsecazioni inattese e del tutto spontanee di un certo interesse, come nel caso che ora illustriamo.
Ecco il fatto in questione. Siamo nell’Ottocento, in una casa nella campagna vicino Londra dove vivevano i coniugi W., sposati da sedici anni e senza figli. Un giorno si stabilì presso di loro un amico che aveva passato gli ottanta anni, oltremodo bisognoso di sostegno per il peso delle sue infermità. Nei quattro anni che trascorse con la coppia questi ricevette, alla stregua di un padre, grande assistenza e affetto da parte della signora W., che rimase molto affranta quando egli morì.
Qualche tempo dopo, il mattino del primo marzo 1859, ancora addolorata e depressa per quella perdita, la donna era in giardino e, a un certo punto, avvertì il forte impulso di tornare a casa e mettersi a scrivere.
Ella non era una spiritista, non frequentava spiritisti e non si era mai occupata, pur avendone una certa conoscenza, di fenomeni spiritici, tuttavia una o due volte, spinta da semplice curiosità, aveva cercato di vedere se la propria mano potesse scrivere in maniera automatica. Il risultato di quei tentativi erano stati solo alcuni segni inintelligibili e poche parole senza senso. In definitiva era scettica sulla realtà di qualunque sorta di influenza e intervento diretto, sui viventi di quaggiù, da parte dell’altro mondo.
L’impulso spontaneo accrebbe progressivamente la sua forza e pertanto la signora W. andò ben presto a casa e prese un foglio da un taccuino e una cartella. Poi si sedette sugli scalini della porta d’ingresso e collocò la cartella sulle proprie ginocchia, con il foglio bianco su di essa e si pose in preparazione, con la mano e la matita sull’angolo superiore sinistro del foglio, dove usualmente si inizia a scrivere. Ma, sorprendentemente, la mano e la matita furono trascinate verso l’opposto angolo inferiore destro del foglio e subito dopo ella iniziò a scrivere all’indietro. In pratica partendo dal basso del foglio e da destra, con ogni singola lettera scritta sempre all’indietro, e terminando a sinistra, seguitando poi al di sopra partendo sempre da destra e finendo la riga a sinistra. In quel frangente ella non aveva la minima coscienza di quel che la propria mano stava scrivendo, nessuna idea passò per la sua mente. Le tre righe scritte in lingua inglese, pur caratterizzate da una certa irregolarità, tuttavia risultarono abbastanza leggibili. Il tutto suonava così: “Vi addolorate come chi non ha speranza. Rimetti a Dio il tuo fardello ed egli ti aiuterà”. Leggendo quelle parole la donna rimase oltremodo colpita e stupita e per molto tempo immobile in contemplazione. Tentò di scrivere ancora in quell’insolita maniera ma, nonostante si impegnasse a lungo, non riuscì a comporre alcuna minima parola leggibile.
A quel punto si presentò l’inevitabile domanda di quale fosse la motivazione e l’origine di quella frase e i suoi pensieri andarono immediatamente all’amico appena perduto, che forse dalla sua dimensione ultraterrena e con un permesso divino aveva voluto alleviare il suo dolore per il tramite della propria mano materiale. Per una conferma allora pregò silenziosamente che l’eventuale spirito disincarnato avesse il permesso di scrivere il proprio nome con quelle stesse modalità, attendendo fiduciosa. La matita venne tratta nuovamente verso il margine inferiore destro del foglio e, sempre muovendosi all’indietro come in precedenza, scrisse non il nome trepidamente atteso ma le tre iniziali R. G. D.
La signora W. ebbe istintivamente un forte brivido, poiché quelle iniziali corrispondevano a un giovane da lei molto stimato che diciotto anni prima aveva chiesto la sua mano, ottenendo un rifiuto in quanto sostanzialmente ella provava per lui solamente un saldo sentimento di amicizia e null’altro. Il giovane si era rassegnato senza rammarichi o insistenze a quel deciso rifiuto e le aveva comunicato che a quel punto intendeva rimanere scapolo; in effetti, quando morì dodici anni dopo, non aveva preso moglie. La signora W., da parte sua, alla notizia della sua morte aveva provato un momentaneo senso di angoscia al pensiero che forse aveva reso solitaria e infelice quella esistenza, tuttavia aveva anche pensato che in fondo non aveva nulla da rimproverarsi, provando per lui solamente un sentimento di amicizia e quindi non pensò più a lui, obliando del tutto il suo nome fino al momento in cui le sue iniziali si presentarono a lei e con modalità inaspettate dopo molti anni.
Trascorso poco più di un mese da quel fatto di scrittura automatica, ecco un altro episodio alquanto eclatante e singolare.
Il 4 aprile 1859, un pomeriggio, mentre era in casa nel soggiorno e stava leggendo, udì per due volte tre “colpi” che sembravano provenire dal tavolino. Allora invitò l’eventuale “spirito” a ripetere i colpi e questi si presentarono nuovamente, in modo molto più netto, convincendola che i precedenti non erano accidentali. Allora propose una “identificazione” per mezzo di carta e matita e ancora tre colpi risuonarono come per assenso. E la sua mano, sempre all’indietro, scrisse: R. G. D. Alla domanda del perché di quegli inattesi “colpi” nel tavolino, sempre all’indietro la matita scrisse una frase in inglese di tale significato: “Per mostrarvi che stiamo pensando e operando per voi”. Dieci giorni dopo, un pomeriggio, nella sua mente si presentò improvvisamente il ricordo che un giorno lontano il pretendente respinto le aveva regalato un bel cane Terranova nero e non poté fare a meno di provare per un attimo il desiderio di avere di nuovo un tale animale da portare a passeggio.
Ma le sorprese non erano ancora finite. La mattina del giorno seguente, quindi dopo poche ore, si presentò nella casa un signore a lei completamente sconosciuto con un superbo Terranova nero. Scusandosi correttamente per la non annunciata intrusione, le disse che avendo deciso di non tenere più in futuro cani, aveva deciso di regalarlo proprio a lei in quanto aveva la certezza interiore che sarebbe stata per il Terranova una buona padrona.
A Robert Dale Owen, che pochi giorni dopo raccolse – con la grande fiducia investigativa derivante dalla accertata rettitudine della signora W. – la testimonianza di tutti questi fatti, riguardo a quel dono in effetti per lei molto gradito, ella disse di avere l’assoluta certezza che la domestica, alla quale subito dopo il ricordo casuale del giorno precedente ella aveva partecipato il suo desiderio, non aveva fatto cenno di esso ad alcuno.
Come giudicare la concatenazione di questi eventi? è possibile vedere in essi un qualcosa di paranormale, una trama insolita e genuina assai particolare con importanti e suggestive implicazioni?
Owen nota, come abbiamo già accennato, che ella non era implicata in pratiche spiritiche e, per di più, la sua scrittura automatica si era sorprendentemente presentata all’indietro, senza alcuna sua volontà e contro qualsiasi logica aspettativa, poiché ella non sapeva assolutamente scrivere così, non possedeva affatto tale singolare pratica, avrebbe forse potuto imparare a eseguirla dopo una lunga e diligente pratica. Pertanto questo sembra in definitiva una sorta di espediente, una manifestazione di ingegnosità, per eliminare qualsiasi supposizione di una provenienza di quelle parole dalla sua personalità e dal suo inconscio personale. Quale allora la possibile fonte di esse?
Owen, sempre molto attento ai particolari, nota inoltre che un pomeriggio la signora W. aveva pensato improvvisamente a R. G. D. e al suo gradito dono di anni prima, ed aveva subito desiderato di avere ancora un cane di razza Terranova; il giorno seguente, un individuo a lei perfettamente estraneo gliene aveva portato uno. E dieci giorni prima, un possibile “agente” qualificatosi come R. G. D., tramite colpi e scrittura automatica, le aveva comunicato che stava ancora pensando a lei e che stava lavorando per lei. È proprio tanto azzardato ipotizzare che la “personalità R. G. D.”, ancora con il corredo del suo grande amore terreno più forte della morte, potesse aver “indotto” il padrone del Terranova a portarlo proprio a lei?
Tutto quel che attiene a questo caso potrebbe anche essere frutto di pure casualità, ma tale concatenazione significativa di eventi non permette che con superficialità si possa escludere la possibilità di un contatto con i viventi e della possibile e amorevole azione su di essi da parte di “agenti” di un mondo non materiale.
Un messaggio e il dono di un cane per la signora W.
di Giulio Caratelli
(Il Giornale dei Misteri N. 482 aprile 2012)
Bibliografia
Dèttore U., voce: “Owen Robert Dale” in L’uomo e l’ignoto. Enciclopedia di parapsicologia e dell’insolito, vol. IV, Armenia Editore, Milano 1978, p. 864.
Dèttore U., voce: “Scrittura automatica” in L’uomo e l’ignoto. Enciclopedia di parapsicologia e dell’insolito, vol. V, Armenia Editore, Milano 1979, pp. 1121-1125.
Owen R. D., Passi sui confini di un altro mondo, Armenia Editore, Milano 1979, pp. 409- 417.
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