di Elisabetta Mastrocola
Nell’ultimo libro di Omraam Mikhaël Aïvanhov tradotto in italiano, L’ALCHIMIA SPIRITUALE, il tema trattato è la trasformazione delle note istintive e cacofoniche dell’uomo in armonie di sapienza e bellezza.
Il testo raccoglie alcune conferenze date dall’autore nei primissimi anni del soggiorno in Francia; tutte, tranne l’ultima del 1969, sono datate 1938-1939.Aïvanhov, sulla scia del suo Maestro Peter Deunov, interpreta delle Parabole del Vangelo per spiegarne i significati esoterici e simbolici alla luce della scienza iniziatica.Nel verificare la connessione esistente fra l’anatomia e il funzionamento del corpo umano con le leggi che regolano la vita interiore dell’uomo, i ritmi della natura e l’organizzazione del mondo spirituale, l’interesse viene sollecitato ad un maggiore approfondimento.
Negli antichi trattati di alchimia il processo della trasformazione della materia vile in oro dava, per ogni tappa d’esperienza, l’operazione necessaria per prepararsi e predisporsi alla realizzazione dell’Opera. Osserviamo lo stesso fenomeno nella metamorfosi del bruco in farfalla, dove il ritiro nel bozzolo precede all’esplosione di forma e colore che si librano nell’aria; e nel perpetuo rinnovarsi primaverile sempre alimentato dal gelido silenzio invernale.
Sono tutte immagini spontanee che richiamano quella che più ci riguarda: la nostra evoluzione da creatura incosciente, condannata per ignoranza alla dipendenza, a individuo pienamente consapevole della propria completezza di essere umano ed entità divina. Consapevolezza che guadagna una libertà prima assolutamente inconcepibile.
Il passaggio attraverso la fase separazione chiusura cottura segna il momento della morte, unico veicolo possibile per sorgere a nuova vita.Come attraversare questo passaggio, con quali conoscenze e con quali forze, oltre la fiducia, la speranza, l’entusiasmo o la gioia di vivere, quando queste ci assistono?
La mano del Sapiente Tessitore coglie il filo lanciato dalla Natura per legarlo al più profondo significato celato nel Testo Sacro: la lotta fra il Bene e il Male è persa in partenza se non si scopre il segreto che li unisce tanto strettamente da confonderli pure l’uno nell’altro; cosicché, nella parabola, alla lotta si sostituisce lo sforzo creativo della costruttività.
«... Separerai il sottile dallo spesso con grande lavoro… L’uomo non possiede ancora il sapere e le capacità sufficienti a permettergli di sbarazzarsi del male. La migliore soluzione è di lasciare il bene e il male vivere insieme e utilizzare l’attività e le forze straordinariamente potenti contenute negli elementi del male, cioè prendere qualche dose infinitesimale del male per rinforzare e tonificare le forze del bene; esattamente come per un innesto […] Nessuno può annientare il male. Coloro che hanno voluto lottare con lui, poiché non possedevano il vero sapere, sono stati vinti. Solo i grandi Arcangeli e gli Dei possono risolvere la questione del male. Non ci si deve occupare del male né lottare contro di lui; ci si deve occupare solo del bene... Non dipende da noi che i malvagi siano soppressi, solo Dio farà giustizia. Noi dobbiamo solo occuparci del bene, studiare e lavorare per il bene. Più aumenteremo la potenza spirituale del bene, più i malvagi saranno limitati da questa. Le forze superiori possono trasformare i malvagi, ma noi siamo incapaci»*
La morte assume un altro aspetto se anticipa un cambiamento migliore, ma perché sia effettivamente migliore, domanda di mantenerci svegli e puri, di morire alla tenebra per nascere alla luce.
«…Ma per conoscere queste gioie bisogna accettare di morire a tutto ciò che è inferiore. Bisogna morire all’odio per vivere nell’amore, bisogna morire alla paura per vivere nella serenità, bisogna morire ai dubbi per sbocciare alla fede […] Ogni volta che si muore ad un sentimento inferiore, si nasce immediatamente ad una gioia superiore»*
Il miracolo dei due pesci e dei cinque pani che alimentano cinquemila persone è il miracolo della vita in noi che si ripete incessantemente, precisamente, perfettamente.
«Ma lavando i piedi ai suoi discepoli, Gesù voleva soprattutto risvegliare in loro le forze costruttive del plesso solare […] Il sistema simpatico comporta dei centri disposti dal cervello fino alla base del midollo spinale, e una parte periferica costituita da nervi e gangli riuniti fra loro da fasci di fibre nervose chiamati plessi (cinque). Il plesso solare, situato all’altezza dello stomaco, è uno di questi […] Il sistema simpatico svolge nell’organismo un ruolo considerevole attraverso delle vie sensitive che collegano gli organi della nutrizione alla sostanza grigia del midollo spinale, e attraverso le vie motrici e secretici che collegano la sostanza grigia del midollo spinale alle fibre lisce degli organi interni, alle fibre muscolari del cuore e alle ghiandole. Il sistema simpatico regola i meccanismi della digestione, della respirazione, della circolazione e dell’evacuazione. Tutti questi processi hanno luogo in noi a nostra insaputa, non ne siamo coscienti. Alcuni Iniziati riescono ad agire sul sistema simpatico, e, da lì, sugli organi che vi dipendono (moltitudine). Si è creduto per molto tempo che non esistesse alcuna relazione fra il sistema simpatico e il cervello. Ora sappiamo che sono in stretta relazione. Il cervello non può agire direttamente sugli organi, agisce attraverso un conduttore che è il gran simpatico. Gli Iniziati lavorano per rendere cosciente il legame fra il plesso solare e il cervello, perché una volta coscientemente realizzato questo legame, tutto diventa facile»*
Gesù, prodigioso essere spirituale, è il Risvegliato che conosce sé stesso, è l’Uomo vero completo umano e celeste che ha allineato il proprio volere alla legge universale dell’Amore, e per questo, incarnando l’Amore universale, ha il medesimo potere.
Amore che tutto e tutti nutre, che è fonte, ma anche l’ultimo varco da superare per accedere alla Conoscenza suprema. Solo se il cuore è puro, la luce passa. Altrimenti, passeranno ombre. Lo sviluppo delle virtù nutre e attiva diversamente il cervello, e il suo collegamento con i plessi e con il corpo tutto, si raffina e si sviluppa.
«Da tempi immemorabili l’uomo è considerato come un riassunto dell’universo; egli è rappresentato nei templi come una chiave capace di aprire le porte del Palazzo del Re del grande Cosmo, perché tutto ciò che esiste nell’universo come materia ed energia si ritrova, in misura minore, nell’uomo. Ecco perché l’universo è chiamato “macrocosmo” (grande mondo) e l’uomo “microcosmo” (piccolo mondo); e Dio è il nome dello Spirito sublime che ha creato il grande e il piccolo mondo, che lo vivifica e ne sostiene l’esistenza… La vita non è altro che uno scambio ininterrotto fra l’uomo e la natura. Se questo scambio è impedito, ne seguono la malattia e la morte […] Nella misura in cui cambiamo la nostra opinione sulla natura, modifichiamo il nostro destino… La nostra esistenza e il nostro benessere dipendono dalla nostra volontà di restare in costante legame con il Padre Celeste e la Madre Divina. Per restare in contatto con nostra Madre, la Natura, bisogna cercare un cibo puro, delle bevande pure, dell’aria pura, una luce pura; restiamo in legame con lo Spirito divino con dei movimenti armoniosi, dei sentimenti nobili e dei pensieri elevati. È dunque attraverso i quattro elementi (la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco) che entriamo in contatto con la Natura, ed è attraverso i tre principi della volontà, del cuore e dell’intelletto che entriamo in contatto con lo Spirito»*
L’affiorare di tesi e scoperte scientifiche che aprono a mondi fino a ieri misteriosi e dubbi, si avvale, attraverso questa particolare lettura del Vangelo, di rivelazioni sulla complessità della realtà umana, e della creatura mortale e immortale destinata ad una evoluzione ancora tutta da comprendere, e dove la donna scopre in sé capacità ancora più insospettate.
*Brani tratti dal volume L’ALCHIMIA SPIRITUALE di OMRAAM MIKHAL AÏVANHOV
/Edizioni Prosveta)
Elisabetta Mastrocola