L'AUTOSTIMA E LA REALIZZAZIONE PERSONALE NELLA CRESCITA PERMANENTE
Chi può demolire la fede? Chi può cancellare la felicità? Gli uomini ci hanno provato, in ogni epoca; ma non vi sono riusciti. Felicità e fede sono inerenti all’universo. Nella crescita v’è dolore e lotta; nel conseguimento vi sono felicità ed esuberanza; nell’adempimento vi sono pace e serenità. Tra i piani e le sfere dell’esistenza esistono scale a pioli e tralicci. Colui che sale canta. E’ inebriato ed esaltato da visuali che si dispiegano. Ascende con piglio sicuro, pensando non a ciò che si trova in basso, ma a ciò che si trova più avanti. Tutto si trova più avanti. Il cammino è senza fine, e quanto più oltre ci spinge, tanto più la strada si apre. (H.Miller) [1]
Invito alla fiducia Amico mio, hai intravisto la strada della libertà, ti può sembrare forse più dura e complessa di quanto non pensassi prima. Improvvisamente pensi alle difficoltà reali della tua vita. Di fronte a propositi così lontani ed arditi ti viene forse meno la fiducia, come spesso esita chi sta per partire. Va bene, fermati un momento: racconta le tue difficoltà, i tuoi fallimenti, le tue impotenze. Piangi pure, lamentati, passa in rassegna le delusioni cocenti, le stanchezze che inabissano, i malumori ed i nervosismi a fior di pelle. Ti descrivi sempre peggio, proietti negatività, sul tuo corpo, sul tuo carattere, distribuisci colpe a destra ed a sinistra, dentro e fuori di te. Hai sempre meno fiducia, osi sempre di meno, dai per scontati i risultati, come se automaticamente i fallimenti ed i limiti si dovessero riprodurre e moltiplicarsi. Alimenti la mente, si mette allora questa a teorizzare, contro il destino, sull’inevitabilità dei fallimenti, sulle proprie incapacità, sui limiti. Come se fossi nato vuoto ed inconsistente, come se il processo biologico che ti mantiene in vita avesse fatto uno sbaglio, che, non si sa come, riesce ancora a rimanere in piedi ed a continuare a vivere. Ti consegni così però alle emozioni negative, contempli ed invochi i mostri.
Ti stai in qualche modo affermando anche in questo modo. Puoi senza dubbio distruggerti e compiangerti, ma non riuscirai a rovinare completamente le tue possibilità. Perché ti senti costretto a soffrire? Perché vuoi vedere a priori tutte le porte chiuse? Perché valuti l’oggi ed il domani, come se tutto dovesse andare per forza secondo un passato, magari immaginato?
Abbandona ora i pensieri, non intrattenere le immagini ed i ragionamenti che invadono la tua mente. Considera che cosa ti possa dare conforto ed aiuto, in questo momento: può essere una passeggiata, un assaporare qualcosa di buono, una conversazione, un abbraccio. Se la mente continua a dire, tutto è inutile, lasciala dire. Continua a cambiare, piccole occupazioni, un po’ di riposo, oppure invece impegnare il corpo, con un esercizio fisico sostenuto ed intenso. Abbandonati all’amore. Non succede nulla? Non preoccuparti, continua, sfidati, riprendi coraggio. Riprendi fiducia nella vita, in te stesso, negli altri. Senti il calore, il gusto, avanza il sorriso.
Perché dovresti cercare di avere fiducia in te stesso? Perché dovresti stimarti? Per non soffrire, per stare bene, per ritrovare le energie per sperimentare, provare a vivere ed a fare altre cose, cambiare le vicende che ti hanno fatto soffrire. Se già soffri in ogni caso, che cosa ti costa provare? Pensa allo stesso successo mancato. Pensa e visualizza come sarebbero andate le cose, quali i risultati positivi attesi, desiderati, si tratti del lavoro, dei rapporti o di altro. Riprendi il respiro ed il sorriso: vediamo più ampiamente, le ragioni della fiducia.
Amico mio, la fiducia in te stesso e l’autostima rimangono la prima condizione e la linea essenziale della tua formazione. Il primo fondamento della fiducia e della stima verso te stesso rimane la percezione profonda della ricchezza infinita potenziale di ogni persona, nel suo costituire una scintilla divina, nel suo contenere quindi le stesse capacità della divinità. Quali sono queste capacità? Che cosa significa avere le capacità e le possibilità della scintilla divina? Vuol dire contenere le capacità di essere già in partenza il massimo delle aspirazioni e delle speranze che gli esseri hanno attribuito variamente alla divinità. Il costituire una fonte infinita di amore e di beatitudine, la potenza dello spirito di creare, la capacità di plasmare le dimensioni e la materia, le caratteristiche pensate come onnipresenza ed onnipotenza, il mistero. Amico, rappresentati tu stesso qualsiasi qualità auspicabile e desiderabile, e proiettala in un qualcosa che già esiste, e che esiste dentro di te. Ecco il fondamento della fiducia in se stessi, la motivazione dell’autostima.
Quando s’invita a considerare la possibilità e la capacità di trovare la fiducia nella propria persona, si pensa prima di tutto a delle caratteristiche oggettive comunque presenti sempre in ogni essere. Poi si considera un potenziale umano che molti riconoscono completamente latente dentro di noi, si tratti del cervello, della razionalità, dei sentimenti, del corpo. Si afferma che viviamo normalmente impiegando il minimo delle nostre risorse, di qualsiasi tipo[2]. Le porte si aprono verso i potenziali doni indagati dalla parapsicologia, descritti dalle religioni come carismi o come poteri eccezionali, normalmente appartenenti alla natura umana, ma che si risvegliano come conseguenza di profondi processi evolutivi.
Abbiamo delle grandi capacità latenti, e si risvegliano nel processo evolutivo. Probabilmente questo è un motivo per cui generalmente le persone tendono a non avere fiducia in se stesse, a non stimarsi, oppure a trasformare ed inventare le proprie capacità cercando il consenso sociale ed esercitando il potere e la manipolazione sugli altri. Un altro livello di motivazioni per avere fiducia in se stessi parte da una possibile nostra esperienza concreta che tutti possono vivere, almeno in alcune situazioni: le vibrazioni dell’entusiasmo, dell’amore e della creatività stimolano direttamente la tendenza verso la realizzazione, verso la manifestazione. Possiamo avere fiducia, perché vediamo che qualcosa nasce dietro l’espansione dell’autonomia interiore.
I processi dell’autostima cercano di risvegliare il concreto potenziale umano universalmente presenti in tutti e quindi anche in te stesso. A prescindere da qualsiasi cosa tu voglia e possa fare, la stima per te stesso ha la sua validità e la sua efficacia. Che cosa indebolisce nella persona questa possibile fiducia radicale?
La mente è un nostro organo che tende a rappresentarci spesso le lacune, i difetti, le difficoltà, i ragionamenti ossessivi, per poi ingigantire gli insuccessi, le debolezze, le sensazioni d’impotenza. C’intrattiene in un dialogo interiore continuo, che costituisce di per sé una forma di separazione dall’esperienza e dalla realtà, e quindi non conosce naturalmente le potenzialità universali e personali. I processi dell’alienazione e della repressione interiorizzata chiaramente annullano continuamente le potenzialità ed i talenti, per cui questa esperienza indurrebbe tutti a non avere fiducia in se stessi, a non avere stima per sé. Questa tendenza a sua volta diminuisce il coraggio, diminuisce l’esperienza, e quindi si hanno sempre meno occasioni di poter verificare il contrario.
Il processo del risveglio delle potenzialità e dell’autostima nasce quindi in un processo di sperimentazione diretta della creatività e della trasformazione, al di là dei limiti imposti dalla mente e dalla società. Se interrompiamo questi flussi condizionanti, se ci apprestiamo a concentrarci sulle nostre capacità creative, l’esperienza ci porterà ad aumentare l’autostima e la fiducia. Molti consigliano delle tecniche di concentrazione e di visualizzazione. Se conteniamo la nostra mente, se sostituiamo ai fiumi dei pensieri e delle emozioni negative dei pensieri positivi, aumenteranno le energie, il pensiero positivo tenderà a creare una nuova realtà[3].
A seconda delle disposizioni personali, possiamo partire quindi dalla sensibilità verso la nostra scintilla divina, o dall’entusiasmo verso la vita e verso l’amore, dall’entusiasmo stesso verso il gioco, lo studio, la creazione. Sono cammini in cui ovviamente sorgeranno difficoltà, rigidità, fallimenti, errori, ma l’orientamento interiore frenerà la mente, impedirà che risultati giudicati come negativi siano trattati per giustificare il senso di sfiducia e d’impotenza. Tutti siamo fatti di difetti e di talenti: tutti abbiamo delle capacità e delle impotenze, delle attitudini spontanee produttive, ed altre attitudini che vanno invece esplorate e costruite con pazienza. Abbi quindi stima di te stesso, amico mio. Fiducia nella tua natura divina, fiducia nella tua persona, fiducia nelle tue capacità. Ma abbi anche fiducia nella positività dei processi, sia in te, sia negli altri. Incoraggia l’intuizione, l’accettazione, la comprensione attiva, per valutare come anche gli errori, i fallimenti, le impotenze, facciano parte integrante del lavoro evolutivo, della stessa gioia della vita. Allontaniamo ogni istanza cosiddetta razionale che sottolinei le nostre impotenze per farci sottomettere alla programmazione sociale. Intraprendiamo allora il cammino della tua realizzazione, della tua manifestazione, respirando sempre e comunque la stima e la fiducia!
La crescita permanente Abbiamo considerato come l’autonomia personale non possa mai rappresentare un dato stabile ed isolato, una forma di diritto a priori, un risultato immobile, in cui una persona si trovi quando abbia trascorso l’età evolutiva e si riconosca come adulta. I percorsi sociali che osserviamo fanno intravedere una situazione in cui le persone avanzano dei diritti, stratificano il livello delle capacità e della fiducia in se stessi, mascherano complessi e paure, si confrontano anche con dei codici morali, possono giungere a giudicarsi, a chiedere, a pretendere, ad usare il potere. Possono intraprendere il lavoro, dei rapporti affettivi, degli interessi, degli impegni. Ma è difficile che trovino il modo di considerare l’opportunità di gestire una crescita personale globale ed unitaria della propria vita. Possiamo domandarci meglio di che cosa possa trattarsi quando auspichiamo che l’autonomia creativa possa diventare un processo permanente[4].
Che cosa vuol dire seguire un percorso formativo? Che cosa significa intraprendere un percorso spirituale? Il termine formazione sembra indicare il dare una forma. Dare una forma alle capacità, all’unità personale, all’individualità, alla propria vita. Una forma dinamica, immagino, altrimenti rischio di cristallizzare la vita, ammesso che si lasci fermare[5]. Finora hanno sempre cercato gli altri di darmi una forma. La vita sociale è piena di forme-istituzioni in cui siamo invitati ad entrare: nel lavoro, nei rapporti affettivi, nei ruoli sociali. Viviamo in un mondo in cui tutto cerca di darci una forma, ma in realtà sembra che siamo noi a costituire una qualche materia adatta ad alimentare ed a conservare le forme della società. Infatti, cercano tutti di darmi una forma, ma non è collegata con la mia individualità, non comporta lo sviluppo delle mie potenzialità. Cercano d’impormi le forme sociali, al massimo cercando le più adatte, dove posso essere più facilmente integrato.
La stessa cultura parlava comunque dell’educazione come crescita personale. Sì, nel senso che l’individuo deve crescere e prepararsi, altrimenti in che modo potrà essere utile alla società, incarnare le forme del vivere sociale? In questo modo si tratta dello sviluppo quasi fisiologico, la maturazione dell’età evolutiva, il tempo della scuola. Si pensa che l’educazione ad un certo punto si concluda e i giovani siano pronti ad entrare nella società. Si comprende in ogni modo che a crescere debbano essere le capacità razionali, l’apprendimento culturale, le capacità professionali. Poi t’insegnano la morale generale e sociale. La preparazione affettiva, anche qui ci si dovrebbe preparare a qualcosa, non viene in realtà concepita La formazione rappresenta allora l’adattamento dell’individuo alla società.
Ma esiste un modo di pensare e di volere la formazione in un altro modo. Negli ultimi decenni sembrava che la formazione dovesse prendere il volo. S’insisteva sullo sviluppo della soggettività, della persona, come di un processo continuo di crescita[6], il cui fine riguardasse la stessa crescita. Si comprendeva e si accettava che si poteva crescere per tutta la vita, la formazione diventava un processo permanente. Si riconosceva anche che doveva svilupparsi la creatività individuale. Il percorso è stato abbandonato, è stato sostituito con l’adattamento al mercato del lavoro. Ma seguiamo qui l’ipotesi della crescita totale e permanente, proponiamola come un criterio alternativo ai modelli dominanti.
Ammettere il principio che il primo obiettivo dell’uomo è la sua crescita permanente, implica che le strutture sociali siano subordinate agli individui. In una nuova società diretta verso la crescita globale, individuale e sociale, la regolazione del lavoro, dei rapporti affettivi e delle attività, terrà conto di come armonizzare i diversi momenti fra di loro. Ci saranno dei mutamenti nel tipo di lavoro, nel tipo di attività, nei rapporti affettivi, affinché tutto riesca a trasformarsi nella crescita come realizzazione e come superamento.
Una persona potrà cambiare le caratteristiche e le modalità del lavoro, affinché in ogni momento possa stimolare e realizzare al meglio le diverse capacità. Così pure le forme dell’amore ed i rapporti affettivi non saranno stabili, dovranno sia poter esprimere continuamente una nuova esperienza, sia disporsi a gestire separazioni, allontanamenti e sostituzioni quando qualcosa, che magari funzionava benissimo fino ad un dato momento, poi improvvisamente, per qualche motivo, finisca per frenare lo sviluppo ulteriore.
Per darmi una forma, per dare una forma alla mia individualità, devo conciliarla con un processo permanente di sviluppo, di movimento, di evoluzione. Per fare questo devo cercare di unificare la mia persona. Anche il corpo, la mente, lo spirito, vogliono la loro forma, devono sviluppare le loro specifiche forme, e contemporaneamente devono confluire nella forma generale della mia individualità. Sentiamo il movimento ritmico, ogni parte dell’essere si muove e si plasma come se fosse solo, e poi confluisce nella totalità armonica.
Che cosa vuol dire quindi realizzare me stesso? Dare una forma ad un insieme di forme. Si tratta di coltivare e sviluppare i miei talenti intesi come dotazione potenziale di capacità di fare e di sentire, negli aspetti corrispondenti alle facoltà umane comunemente intese: l’affettività, la sensibilità, la razionalità, il pensiero, la volontà, il corpo, l’anima. Tutto questo confluisce nella creatività globale, che si basa sia sulle specifiche tendenze della psiche, sia sulla loro connessione, sugli influssi reciproci. Le persone che hanno voluto fare emergere la loro genialità si sono normalmente distinte in un campo: gli artisti, gli scienziati, gli atleti, i mistici. Spesso però è stato difficile evitare che lo sviluppo di una tendenza avesse bisogno di escludere le altre.
Una persona che ha coltivato l’arte si sarà sentita poco a suo agio con la scienza e con il pensiero logico. Una persona molto razionale avrà sentito bisogno di irrigidire la sensibilità. Una persona sportiva alle volte non sviluppa altre componenti razionali e sensibili. Se poi una persona sviluppa il genio nell’arte o nella scienza, si sente giustificata se non ha un equilibrio personale, se sembra irrazionale, oppure se trascura altri aspetti dell’esistenza, come l’attenzione all’amore. Può sembrare che si tratti della necessaria concentrazione su di un’attività. Non è risultato vero questo. La separazione e la frammentazione dell’essere umano, la scissione fra il cuore e la mente, fra il corpo e lo spirito, fra l’arte e la scienza, fra l’esperienza e la ragione, ha corrisposto ad un millenario processo di formazione dell’uomo, perpetuato attraverso i percorsi scolastici ed accademici, ma anche attraverso la divisione del lavoro. La stessa incompatibilità fra l’autonomia personale e l’abbandono all’amore rientra in questa fondamentale frammentazione storica.
Occorrerebbe quindi riconsiderare come la maturazione di una particolare attitudine o talento possa crescere ed essere coltivata attraverso un intreccio con le altre componenti. Una persona che voglia essere razionale e precisa, che voglia indagare la scienza, senza dubbio realizzerà meglio le sue capacità se le immergerà anche nella sensibilità e nell’anima. Un artista potrà esprimere meglio la sua anima se coltiverà anche un pensiero preciso ed un comportamento rigoroso. Occorre coltivare l’integrazione e l’unione del diverso dove abbiamo coltivato l’opposizione, l’esclusione e l’incompatibilità.
Ecco quindi come la realizzazione di se stessi comporti effettivamente una concentrazione su di un tipo di creatività: non si tratta comunque di poter diventare od essere contemporaneamente artisti e scienziati, anche se possono esistere geni versatili. Questa concentrazione emerge da una sintesi delle facoltà presenti in collaborazione in ogni singola parte, nel corpo e nel pensiero, nell’anima e nel cuore.
Oltre ai talenti specifici occorre quindi sviluppare la completezza dell’essere umano. Questa ricchezza delle potenzialità creative può crescere e svilupparsi rigogliosa, forte, profonda. Ma anche qui sarà opportuno fare attenzione. Se una persona fortunata potesse facilmente sviluppare molte sue potenzialità, non è detto che sia opportuno che lo faccia. Lo scopo ultimo è pure sempre la realizzazione dell’unicità personale, non tanto o solo delle singole capacità creative, sia pure integrate. La persona ha una sua unicità individuale potenziale, rispetto alla quale le capacità creative risultano degli strumenti. Come si chiede d’integrare la ragione ed i sensi, così si chiede d’integrare l’inconscio, l’io e la tendenza verso l’essenza.
L’ascolto di se stessi permette di riconoscere ciò che in realtà rappresenti ‘l’essenziale’ per una persona in un dato momento. La focalizzazione dell’energia sull’essenziale permette di unire le diverse capacità nella creazione di una persona unita. L’individuo che si realizza considererà tutti gli aspetti della sua vita come un campo integrato di azione, interiore ed esteriore. Ogni persona può riconoscere la propria vita come un insieme di talenti e di difetti, di luce e di ombre, rispetto alla storia del suo processo evolutivo. La capacità-possibilità di armonizzare le diverse potenzialità ci permette di forgiare una persona unita ed armoniosa. Potrebbe anche non succedere, un uomo potrebbe diventare schiavo dei suoi stessi talenti, che, come cavalli impazziti, lo porterebbero ora in una direzione, ora in un’altra. L’attenzione spirituale ed evolutiva, l’allargamento dell’autoanalisi, porterà a comprendere la missione della programmazione della vita che un essere si è preparato e si è dato come scopo. Ecco allora che l’opera d’arte diventa la vita stessa.
Da questo punto di vista, nella prospettiva esoterica, non sei soltanto l’uomo e la donna chiusi nel tempo fra la nascita e la morte. L’evoluzione viene da incarnazioni precedenti e passa attraverso questa vita. Ma può essere che il tuo nucleo personale, il tuo Sé, viva anche in altri corpi, in altre situazioni parallele[7]. Parliamo quindi di crescita permanente, ma concentrata in una direzione sempre più focalizzata.
La vita come superamento di se stessa[8]. Amico, abbiamo contemplato l’orizzonte delle possibilità. Fa bene comprendere i significati più ampi, per ascoltare nel cuore e nella fantasia, nel pensiero e nel corpo, delle possibilità di esperienze piene di mistero, a contatto con la realtà sconosciuta[9].
Il conflitto sembra partire dalla forza dei condizionamenti, che ricoprono completamente la società, la cultura e le religioni, con tutti i linguaggi, i simboli ed i significati disponibili, ed i richiami che emergono dal mio essere. Ecco allora che sono combattuto fra due forze diverse: il tentativo di plasmarmi da parte dei condizionamenti e della società, e la possibilità che io faccia partire in me un mio processo di formazione personale, finalizzato alla mia unicità, comprensiva della buona formazione dei diversi veicoli di cui sono composto.
Si tratta di processi globali che mi attraversano: i condizionamenti e le potenzialità, il mio essere concreto, figlio di un ambiente familiare e sociale, ed il mio essere profondo, nascosto, in attesa. Se voglio sviluppare il mio essere profondo, devo fermare i processi sociali. Non posso certamente allontanarmi fisicamente dalla società, non penso di andare su montagne inesplorate a vivere da solo, nella natura. Devo e voglio vivere e formarmi anche nella forza di resistenza verso queste immani forze sociali. Devo sviluppare la mia forza. Ci sono sicuramente spazi, modi e strategie, per accumulare le energie e seguire i percorsi che mi portano verso l’interiorità profonda.
Vediamo, che cosa ho a disposizione in termini di attitudini maturate? L’educazione scolastica rappresenta una sua forma di controllo sociale, sviluppa un minimo di apprendimento culturale, può sempre essermi utile. Mi affaccio al territorio, e vedo tante formazioni quante sono le componenti di cui siamo fatti, siamo in piena scissione! Chi ti forma il corpo non sa nulla dello spirito, chi ti forma la mente ignora che esista altro, chi ti forma lo spirito sembra ti prepari comunque ad un decollo dal mondo. Le analisi e le psicoterapie sembrano volerti formare una seconda volta: se sei sfuggito al primo adattamento, e sei un po’ complesso, un po’ più esigente, ecco che amorose terapie possono rimetterti sui binari. Alcune forme di meditazioni vogliono sciogliere l’ego, ma rischiano di farlo prima che abbia svolto il suo ruolo, prima che una persona abbia sviluppato il proprio potere personale, le capacità di adattarsi creativamente al mondo, gli orientamenti interiori verso il Sé. E quindi possono indebolirmi.
Vediamo meglio tutto questo. L’ideologia pervadente il senso comune considera una vita normale possibile ed auspicabile, ed intende per vita normale la vita assoggettata alle istituzioni ed ai ruoli, che tutti conoscono. Si crede spontaneamente in una corrispondenza fra la vita sociale e le caratteristiche della natura umana presente in ognuno di noi. Sicuramente da alcuni decenni si sono intensificate le sensazioni dei limiti, ma questi sono considerati inevitabili o fatali: i disturbi fisici e psicologici di chi non riesce ad adattarsi trovano molti rimedi nella psicoterapia e nella medicina, mentre le reazioni dell’ambiente all’inquinamento trovano qualche debole risonanza in alcuni gruppi ed istituzioni. Sostanzialmente si crede che questo sia quasi l’unico mondo possibile. Di conseguenza i malesseri non hanno mai origine dalla vita sociale. Ecco quindi l’esigenza di curare l’individuo.
Noi stessi concepiamo la psicoterapia come un rimedio utile od indispensabile quando stiamo male, quando siamo tesi o depressi, quando abbiamo qualche difficoltà dominante. Certamente non ammettiamo in generale di poter stare male in un qualche modo che dipenda dalla nostra reazione intima al mondo. Abbiamo di fronte problemi oggettivi: trovare il lavoro, sopravvivere, essere accettati, vivere un amore, divertirsi. Si risolvono trovando all’esterno ciò che ancora ci manca. E’ naturale essere stanchi o depressi mentre ci si confronta con il mondo per ottenere anche solo quel funzionamento naturale consistente nel potere lavorare ed avere dei rapporti. I misteri possono apparire quando abbiamo tutto quello che vogliamo, siamo soddisfatti, ma in realtà stiamo male. Dove cercare allora ciò che non va? La psicoterapia rappresenta soltanto uno degli aiuti allo sviluppo. Può essere utile se riesce a realizzare il potenziale umano nonostante i limiti della società[10]. Potrebbe essere utile che tutti la vivessimo, potrebbe rappresentare una formazione di base, sia per la vita affettiva ed emozionale, sia per l’armonizzazione delle nostre parti. Se invece vi ricorrono le persone quando stanno male, e solo se stanno male, per loro in qualche modo può essere tardi, o le motivazioni essere troppo indirette, e comunque potrebbe già essersi attenuato quel potenziale di energie vitali e spirituali che guida l’entusiasmo interno della persona.
Siamo fatti tutti di diverse parti, per esempio l’inconscio, l’io quotidiano ed il sé profondo[11]. Il problema non riguarda un qualcosa di particolare che giace nell’inconscio, e che possa essere ricordato e sciolto. Il problema è dato proprio dall’esigenza universale di armonizzare il funzionamento dell’inconscio con il funzionamento dell’io e del sé. Avendo noi queste parti, che non si possono presentare contemporaneamente sulla scena, il terapeuta svolge una funzione di specchio e di aiuto per fare emergere i contenuti dell’inconscio. Prende le parti dell’inconscio aiutando la consapevolezza. Per fare questo può anche invalidare i dati mentali dell’io in base alle effettive disposizioni ed indicazioni dell’inconscio. Naturalmente la possibilità che un singolo terapeuta possa svolgere questa funzione, e che possa svolgerla in generale un formatore, dipende poi dal transfert, dalle sintonie effettive emergenti fra le due persone, che in quel momento funzionano come paziente-discepolo ed analista-formatore.
Possiamo quindi auspicare una formazione di base che riguardi i rapporti fra l’inconscio, l’io ed il sé. Ma per rendere possibile e feconda questa formazione, occorre pur sempre iniziare da se stessi. Se una persona ricorre ad un formatore, o ad un analista, senza iniziare un percorso personale, rischierà sempre una motivazione tecnica di delega, sostituendo la piacevolezza eventuale dell’operazione formativa e di chi la gestisce, al suo fulcro interiore di entusiasmo, che rimarrà nascosto.
Nessuno potrà mai darmi una mano nell’autoosservazione di me stesso, nessuno potrà fornirmi un metodo od una tecnica oggettiva: rientrerei in una programmazione meccanica. Nessuno può provare e sentire quella particolare miscela di entusiasmo, di amore e di talenti-interessi che anima la mia individualità profonda.
Per questo è opportuno coltivare sempre il fuoco del desiderio e della beatitudine, fondamento del mio essere. Questo fuoco ispira la crescita permanente, è il dio che mi chiama avanti, non in modo ansioso, non nell’ossessione di un fare esterno, o di un fare riconoscibile dalla società, ma attraverso i giochi del divino individuale e della fusione amorosa. L’amore mi esorta a diventare un individuo unico, e poi mi fonde con altri individui unici, senza per questo perdere la mia persona. La crescita permanente segue il flusso creativo della vita, come ‘continuo superamento di se stessa’. La creazione sempre nuova è il dono degli dei che si amano nell’unità divina.
RIPORTATO DA : http://www.liberamenteservo.it (Utente erosdionisio)
FONTE : [1] H.Miller, Sexus, Mondadori, p.464. [2] Cfr. P. D. Ouspensky, La quarta via, Astrolabio. [3] Cfr. J. Roberts, Le comunicazioni di Seth, Edizioni Mediterranee. [4] Cfr. A. Sbisà, La creatività, Le Monnier. [5] H. Bergson, Le due fonti della morale e della religione, Comunità. [6] Cfr. J. Dewey, Democrazia e educazione, La Nuova Italia. – A. Sbisà, La creatività, op. cit.. [7] Cfr. J. Roberts, Le comunicazioni di Seth, Edizioni Mediterranee. [8] F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, Adelphi. [9] Cfr. J. Roberts, La realtà sconosciuta, Edizioni Mediterranee. – J. Roberts, La vostra realtà quotidiana, Edizioni Mediterranee. [10] Cfr. M. Fagioli, Psicoanalisi della nascita e castrazione umana, La marionetta e il burattino, Nuove edizioni romane. [11] Cfr. C. G. Jung, Due saggi di psicologia analitica, Boringhieri. – J. Hillman, Il mito dell’analisi, Adelphi.
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