Là dove é il tuo amore, un giorno sarai anche tu

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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LA VOCE INTERIORE


“Dovete credere solo a voi stessi. Dovete cercare di ascoltare la Voce Interiore”.
M. K. GANDHI

L’insegnamento del Buddha è molto articolato e si rivolge alle esigenze e alle inclinazioni di tutti gli esseri. Il Buddha si è adoperato in vari modi per toccare il cuore degli esseri senzienti affinché questi trovassero al proprio interno una via di uscita dalla propria condizione di sofferenza. È all’interno dei nostri cuori che dobbiamo rivolgere lo sguardo e scoprire il nostro disagio, più o meno latente.

Nel corso della pratica meditativa abbiamo modo di focalizzare meglio l’attenzione su noi stessi pacificando per quanto possibile la mente, cercando un nuovo orientamento che possa donare alla vita pratica maggiore chiarezza e discernimento.

Essenzialmente, dobbiamo riconoscere ciò che possiamo cambiare e ciò che non possiamo cambiare al nostro interno. Il retto discernimento ci permette di acquisire maggiore saggezza. Osservandoci noteremo il sorgere di diversi pensieri e ricordi, che sono rappresentazioni del passato più o meno accurate, ma non sempre e non necessariamente sono rappresentazioni reali di quanto è accaduto: spesso si tratta di nostre interpretazioni.

Gli eventi che hanno caratterizzato il nostro vissuto e che ci hanno portato alla situazione attuale costituiscono il nostro passato, che è quindi determinato da cause e condizioni, non sempre controllabili e non sempre determinate dal nostro agire. Dobbiamo riconoscere, pertanto, che la nostra stessa persona si colloca in un quadro esperienziale più grande. Se riusciamo a capire questo, ci rendiamo conto dell’interconnessione e dell’interdipendenza con tutti gli esseri: noi non siamo i soli agenti. Ci sono cause e fattori che contribuiscono al modo in cui le cose accadono, e non sempre sono determinabili. Il passato ci offre un’esperienza da non sottovalutare. Rapportarci nel modo più corretto con il passato ci permette di avere maggiore chiarezza rispetto al nostro agire, poiché è nel presente che possiamo effettivamente cambiare il corso della nostra vita, rimuginare il passato non serve molto.

Molto spesso ci diciamo in modo critico, piuttosto aspro, che se avessimo agito diversamente, se non avessimo detto quella parola, se non avessimo fatto una certa azione, le cose sarebbero andate diversamente. Sebbene questa sia un’osservazione piuttosto logica, tuttavia non trova una collocazione nel contesto di quanto è avvenuto in passato, poiché ciò che è stato fatto è stato fatto; nel bene e nel male, è accaduto.
Il disagio è l’effetto delle nostre azioni: ciò che mandiamo all’esterno ci ritorna indietro. E in questa stessa luce la dottrina del karma diventa pregna d’implicazioni.

Generalmente, la parola páli ‘kamma’, che equivale al sanscrito ‘karma’, indica l’azione, l’azione compiuta con il pensiero, con la parola, con il corpo . Tanto più quest’intenzione è carica della nostra volontà, della nostra intenzionalità, tanto più è ricca, nella sua espressione energetica, di possibilità e ripercussioni. Per questo stesso motivo, la pratica meditativa diventa lo strumento più efficace per percepire fin dall’inizio quanto sta accadendo. Questa capacità di essere centrati, di prevenire l’effetto negativo del nostro agire, è propria dei saggi. Riflettere sulla nostra esperienza ci aiuta a comprendere, giorno dopo giorno, qual è il modo di agire più corretto.

Il retto agire, infatti, nasce dalla retta comprensione: la retta comprensione permette la retta espressione nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, cioè promuove un comportamento etico universale che va al di là delle appartenenze e delle tradizioni religiose. Grazie a questa capacità di essere in armonia con noi stessi possiamo diffondere vibrazioni amorevoli nell’universo, uscire dai confini dell’ego per ritrovare quella forza e quella frequenza vibratoria che ci rende veramente canali di luce.

È importante avere fiducia nella nostra capacità di rivoluzione interiore, lasciare andare il passato e i sensi di colpa, ritrovare nel presente la forza di cambiare il corso della nostra vita, agendo sul piano mentale ed emotivo e sul nostro stesso comportamento.

La capacità di spoliazione delle abitudini comportamentali, frutto dell’accumulazione, del ripetersi delle azioni incoscienti, ci rinnova momento per momento, mantenendoci attenti e capaci d’ascolto amorevole e compassionevole. Questa apertura richiede una totale disponibilità da parte nostra, un vero e proprio abbandono. Il più delle volte non ne siamo capaci a causa della paura. L’abbandono, come la fiducia, è frutto del raccoglimento interiore: riuscire a trovare al nostro interno la forza, l’aspirazione e la motivazione nel cammino spirituale è di enorme nutrimento; ci dona, poco a poco, quell’equilibrio che è indispensabile per arrivare alla meta. Dovremmo chiederci che cos’è che vogliamo veramente, qual è il senso della nostra vita. Queste domande ci permettono innanzitutto di riconoscere al nostro interno la confusione riguardo alle nostre mete e al nostro agire, la mancanza di chiarezza rispetto al senso della vita, allo scopo della nostra vita.

Di solito agiamo perché spinti da forze, da condizionamenti che sfuggono alla nostra vigilanza. Sembriamo palle di neve che dalla vetta di una montagna cominciano a cadere provocando una vera e propria valanga. La potenzialità distruttiva è presente in ognuno di noi e deve essere percepita nel momento in cui sorge, affinché all’ignoranza non si aggiungano altri strati di ignoranza, di distruttività, di negatività.

L’azione richiesta, se vogliamo effettivamente uscire dalla sofferenza, è sciogliere sul sorgere il nucleo egoico, tagliare con la spada della saggezza la falsa concezione di sé. In questo modo superiamo i nostri limiti, smettiamo di pretendere che il mondo ruoti attorno a noi. Evitando di cadere nell’egocentrismo, riconosciamo fin dall’inizio l’espansione territoriale dell’ego, la sua vorace richiesta d’attenzione da parte degli altri.

Crescere richiede grande coraggio, la stessa pratica meditativa richiede grande coraggio: si può crescere di più in una sola ora di pratica che in dieci anni vissuti distrattamente. Gli stessi ritiri di meditazione dovrebbero essere chiamati ritiri di crescita intensiva, in cui siamo un po’ come piantine tenute nella serra, in condizioni ideali, affinché possano germogliare, crescere, dare frutti.

La forza acquisita nel contesto particolare dei ritiri deve essere comunque sostenuta all’esterno dalla pratica. Non basta un’immersione completa di qualche giorno per avere più chiarezza o capacità di discernimento, abbiamo bisogno di continuità.

In altre parole, abbiamo bisogno di sostenere il nostro impegno alla pratica affinché quel piccolo lume che abbiamo acceso non si spenga subito dopo per mancanza d'olio. È dunque importante riuscire ad integrare la pratica meditativa nella vita quotidiana. Senza dubbio, si tratta di un’impresa ardua; io stesso, una volta privo del sostegno della comunità monastica, ho trovato difficoltà in questo senso. In un contesto laico ho avuto modo di sperimentare in prima persona quanto sia difficile praticare da laici. Siamo così presi dalle attività, oppressi da richieste di tutti i generi, al punto di avere poca attenzione per noi stessi, al punto di trascurarci e trascurare ciò che di più bello c’è in un uomo, il cuore.

In lingua páli esiste una parola, citta, che indica sia la mente sia il cuore, ovvero tanto le facoltà intellettive quanto gli aspetti emozionali. È questo cuore-mente che deve essere educato con la meditazione. La parola pali citta-bhávaná, con la quale comunemente s’intende la pratica meditativa, letteralmente significa ‘ciò che dona essere alla mente’, indica pertanto la ‘coltivazione’ e lo ‘sviluppo’ di tutte le potenzialità positive della mente. Quando al Buddha venne chiesto “In cosa consiste il tuo insegnamento?”, egli rispose: “Il mio insegnamento consiste nel fare il bene, nell’evitare il male e nel coltivare e purificare la mente”. Poche, semplici parole che riassumono un insegnamento valido per tutta l’umanità, che invita indiscriminatamente ogni essere capace di intendere e di volere a divenire fonte d’amore ed espressione di saggezza.

Troppo spesso il nostro approccio alla vita è privo di sensibilità. Un approccio alla vita che poggi sulla sensibilità ci porterebbe a riconoscere il nucleo vitale presente in tutti gli esseri, quindi la loro sensibilità, la loro precarietà, la loro vulnerabilità, riconoscere l’impermanenza di tutte le cose. Questa presa di coscienza opera un cambiamento radicale nelle nostre prospettive, nelle modalità comportamentali. In virtù di questa comprensione ognuno di noi può avvicinarsi a un altro essere con amorevolezza e compassione.

Quando il principe Siddhartha, uscendo dal palazzo reale, vide per la prima volta un malato, un anziano e un morente, prese coscienza della precarietà dell’esistenza. Questi incontri lo indussero a lasciare la vita agiata, il conforto dei propri cari, a lasciare la moglie e il bambino appena nato per trovare una risposta alla problematica esistenziale del nascere, ammalarsi e morire. Le scritture narrano che Siddhartha, prima di lasciare il palazzo, espose questo dilemma a suo padre, il re Suddhodana. Il padre non seppe rispondergli. Noi stessi da bambini avremo rivolto sicuramente innumerevoli domande ai nostri genitori e spesso non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti. Acquistando una nostra indipendenza, cercando una nostra autonomia negli affetti, nelle relazioni sociali, abbiamo cercato di assicurarci un benessere che non può soddisfare le nostre domande innocenti, quelle stesse domande che facevamo da bambini e che forse da adulti abbiamo accantonato.

Ricordo il dolore, la sofferenza nel vedere il mio cagnolino ferito, quando mi chiedevo: “Perché, perché deve soffrire un essere così innocente?”. Ricordo la sofferenza nel momento del distacco alla morte del mio gatto, una sofferenza che chiuse il mio cuore per anni; non volevo alcun tipo di rapporto, né con gli animali né con le persone. La via del non–attaccamento richiede la capacità di aprire il nostro cuore, affinché questo trovi al tempo stesso vulnerabilità e indistruttibilità, che sono caratteristiche della Verità. Il cuore umano si deve trasformare nel cuore della saggezza, deve essere temprato dalle esperienze della vita. Non serve chiuderlo per non far entrare nessuno; ciò significherebbe non-vita, morte, mancanza di coraggio, mancanza di relazioni, significherebbe solitudine, incapacità e paura d’amare. Siamo chiamati ad amare perché siamo chiamati a crescere sani, non è possibile la crescita biologica se non c’è amore, se non c’è un tendere dall’interno verso l’esterno per ritrovare nel movimento armonico, nel pulsare stesso della vita un flusso d’energia che va al di là della forma.

Crescere è essenzialmente espressione di salute, un albero che non cresce è malato, un albero che non mette radici è un albero che può essere sradicato facilmente. Una persona che non cresce, che non matura, non è una persona sana, non ha trovato nel mondo una sua base per costruire. Trovare questa base richiede, essenzialmente, un’attenta valutazione dei pensieri e dei condizionamenti mentali. Forse ci vorrà tutta la vita per comprendere davvero la mente e i suoi contenuti. Trovare le coordinate al nostro interno ci permette di usare la bussola, di fare una mappa più precisa al fine di percorrere una strada e di continuare il nostro viaggio. Scopriamo, dunque, che crescere significa innanzitutto tornare a casa, ritrovare la via. Ed è in questo mondo che dobbiamo vivere la nostra vita con impegno e con chiarezza, applicando nell’azione, nei pensieri, nella parola, quella comprensione che è frutto del nostro cammino interiore.

THANAVARO

Nato in Friuli nel 1955 a 22 anni si reca in Gran Bretagna ed incontra Achaan Sumedho, che riconosce come suo maestro. Sotto la sua guida inizia un intenso periodo di formazione meditativa all'interno della tradizione dei Maestri della Foresta della scuola Theravada. Nel 1979 riceve l'ordinazione completa di bhikkhu. Per 8 anni rimane in Gran Bretagna ove partecipa attivamente alla fondazione di 2 monasteri. Nel 1985 si reca in Nuova Zelanda per costruire un nuovo centro monastico. Come monaco errante visita diversi paesi incontrando molti maestri dai quali riceve preziosi insegnamenti. Tra questi: Sua Santità il XIV° Dalai Lama, S.S. il XVI° Karmapa, Achaan Chah, Krishnamurti, etc… Nel 1990 torna in Italia e fonda il primo monastero Theravada, del quale diviene Abate. Ricopre la carica di Presidente dell'Unione Buddhista Italiana, collabora con la Fondazione Maitreya e ne diventa il vicepresidente. Nel 1996 dopo 18 anni di vita monastica lascia i voti. Nel 1999 con la Dottoressa Franzese, psicologa e psicoterapeuta, fonda l'Associazione Amita Luce Infinita che in diversi modi promuove l'esplorazione della coscienza e la crescita psico-spirituale. Qualificato maestro di meditazione vipassana tiene conferenze, seminari e ritiri in tutt'Italia.

E' autore delle opere: Non creare altra sofferenza, Verso la luce, Da cuore a cuore,Uno sguardo dall'arcobaleno e Meditiamo insieme edite da Ubaldini.
Per la Promolibri ha pubblicato: La via del Pellegrino - Visita ai luoghi sacri del Buddha.
Per informazioni:www.amitaluceinfinita.it



scritto da: maria grazia il 29/05/2018 alle 07:50
sono alla ricerca di una risposta della mia situazione
e'cerco di capire ogni articolo da gente speciale come
risolvere i miei problemi,io sono molto in pace con me stessa ma non con la gente
vengo giuticata per come vivo,come vivo! sono sla e'a me piace essere saggia ,stare riservata per qualsiasi motivo del percorso del mio destino,amo gli animali e'voglio restare amica loro attraverso lámore incondizionato .
medito spesso ma il mio vicino non e'contento di come vivo,infatti a dicembre cambio casa
cerco di tenere la pace pur di sacrificarmi per gli altri e come economia .
cosa pensate ,cme comportarmi?

grazie di cuore
amore e pace per tutti

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