SULL'IMPORTANZA DELLA MUSICA NELLA EDUCAZIONE
di Sri Aurobindo
Platone, nella sua Repubblica, ha trattato con enfasi straordinaria l’importanza della musica nella educazione, poiché il carattere di un popolo è proprio come la musica che esso apprezza. L’importanza della pittura e della scultura è appena minore. La mente è profondamente influenzata da ciò che essa vede e se l’occhio è allenato fin dalla fanciullezza alla contemplazione e alla comprensione della bellezza e dell’armonia, del giusto accostamento di linee e colori, i gusti, le abitudini e il carattere verranno spontaneamente plasmati a seguire una simile legge di bellezza, armonia e disposizione nella vita dell’uomo adulto.
Un risultato simile è prodotto sulle emozioni dallo studio dell’arte bella o nobile. Abbiamo parlato della purificazione del cuore, la chitta Suddhi, che Aristotele considerava il compito essenziale della poesia, ed abbiamo osservato che essa si ha nella poesia tramite il distaccato e disinteressato godimento degli otto rasa o forme di estetismo emotivo che rendono la vita immune dalla turbolenza delle più basse passioni egoistiche. La pittura e la scultura lavorano nella stessa direzione con mezzi diversi.
L’Arte talvolta usa gli stessi mezzi della poesia, ma non può farlo sino allo stesso punto, poiché non ha il movimento della poesia; essa è fissa, tuttavia, esprime soltanto un dato momento, un dato punto nello spazio e non può muoversi più liberamente attraverso il tempo e lo spazio. Ma è proprio questa immobilità, questa calma, questa fissità che dà all’Arte il suo distinto valore. La poesia suscita le emozioni e dà a ciascuna la sua propria delizia.
L’Arte calma le emozioni e insegna loro il piacere di una soddisfazione contenuta e limitata – questa in verità è la caratteristica che i Greci, una nazione di artisti, molto più artisti che poeti, tentarono di infondere nella loro poesia. La musica rende più profonde le emozioni e le armonizza fra di loro. Insieme la musica, l’arte e la poesia costituiscono un’educazione perfetta per l’anima; esse rendono e mantengono i suoi movimenti purificati, auto–controllati, profondi ed armoniosi. Esse, dunque, sono agenti che non possono essere dimenticati senza danno dall’umanità nella sua progressiva evoluzione o degradate alla pura soddisfazione di piaceri sensuali che danneggiano il carattere anziché formarlo. Esse sono, se usate in maniera corretta, grandi forze educatrici, costruttive e civilizzatrici.
…Ma l’immensa forza educativa della musica, della scultura e della pittura non è stata giustamente riconosciuta. Sono state viste come sentieri collaterali della mente umana, belli e interessanti, ma non necessari e dunque riservati a pochi. Tuttavia l’impulso universale di gioire della bellezza e del fascino del suono, di guardare e vivere circondati da quadri, colori, forme, dovrebbero aver messo in guardia l’umanità circa la superficialità e l’ignoranza di un tale modo di considerare queste eterne e importanti occupazioni della mente umana. L’impulso al quale è stato negato un giusto allenamento e l’auto– purificazione si è consumato nel triviale, gaudente, sensuale, basso o volgare, invece di spingere l’uomo verso l’alto per mezzo del suo potente aiuto nell’evocare ciò che è migliore e più alto nell’intelletto così come nel carattere, l’emozione e il godimento estetico e la regola di vita e di comportamento. È difficile valutare il detrimento dovuto ad un livello basso e abbassante di godimento al quale le tendenze artistiche sono condannate nella maggior parte dell’umanità.
Eccellenza della Musica e Cultura generale
Non ho visto le osservazioni di cui si parla, non credo che avere una buona cultura generale significhi automaticamente eccellere nella musica. La musica è un dono indipendente e non si può dire che se due persone hanno talento musicale quella con una buona cultura generale eccellerà di più nella musica. Non sarebbe così in nessuna altra arte. Ma forse si intendeva qualcosa di diverso, forse che c’è una certa disposizione all’eccellenza che rende possibile una cultura generale ?
È soltanto in questo senso che ciò potrebbe essere vero. La poesia di Shakespeare, per esempio, è quella di un uomo con una vivida e sfaccettata risposta alla vita; essa dà l’impressione di una multiforme conoscenza delle cose, ma era una conoscenza presa dalla vita in sé. Milton ottiene certe sfumature dai suoi studi e dalla sua conoscenza, ma in nessuno dei due il genio, l’eccellenza poetica, è dovuta alla cultura, ma c’è una certa sfumatura in Milton che non ci sarebbe potuta essere altrimenti, e che non c’è in Shakespeare. Essa non dà nessuna superiorità poetica all’uno rispetto all’altro.
Differenze tra canzone e poesia
No, una canzone non è un tipo di poesia, o almeno non ha bisogno di esserlo. Ci sono belle canzoni che non sono per nulla poesie. In Europa gli scrittori dei libretti operistici non vengono classificati come poeti. In Asia il tentativo di unire la qualità della canzone con il valore poetico è più diffusa. Anche nell’antica Grecia, la poesia lirica era spesso composta con l’intenzione di metterla in musica. E tuttavia la poesia e lo scrivere canzoni, sebbene possano andare insieme, sono due arti diverse, poiché lo scopo e il principio della loro costruzione non è lo stesso. La differenza non è che la poesia debba essere capita e la musica o la canzone debbano essere sentite (anubhuuti); che l’una debba raggiungere l’anima attraverso l’esatto senso scritto e l’altra attraverso la suggestione del suono e il suo richiamarsi a qualche corda interna dentro di noi. Se voi semplicemente capite il contenuto intellettuale di una poesia, le sue parole ed idee, non avete affatto apprezzato realmente la poesia ed una poesia che contenga soltanto quello e nient’altro non è vera poesia.
Una vera poesia contiene qualcosa di più che deve essere sentito proprio come si sente la musica e che è la sua parte più importante ed essenziale. La poesia ha un ritmo, così come ce l’ha la musica, sebbene di un tipo diverso, ed è il ritmo che permette a questo qualcos’altro di manifestarsi per mezzo delle parole. Le parole in se stesse non lo contengono p non possono manifestarlo affatto e questo viene dimostrato dal fatto che le stesse parole scritte in un ordine diverso e senza ritmo, o senza il ritmo adatto, non avrebbero su di voi lo stesso effetto. Questo qualcos’altro è un contenuto interiore o una suggestione, un sentire dell’anima o un’esperienza dell’anima, un sentimento o un’esperienza di vita, un’emozione mentale, visione o esperienza (non semplicemente un’idea), ed è soltanto quando capite questo e riproducete alcune vibrazioni di quell’esperienza – se non l’esperienza stessa in voi – che avete realizzato ciò che la poesia può darvi, non altrimenti.
La differenza reale fra una poesia e una canzone è che la canzone è scritta con l’intenzione di essere adattata al ritmo musicale, mentre una poesia è scritta con l’orecchio che ascolta il necessario ritmo poetico o musica delle parole. Questi due ritmi sono del tutto diversi: ecco perché una poesia non può essere trasformata in musica a meno che non sia stata scritta tenendo in considerazione entrambi i tipi di ritmo; o a meno che, per un caso fortuito, essa non abbia un movimento che renda facile, o almeno possibile, metterla in musica. Questo succede spesso alla poesia lirica, meno spesso ad altri generi. Una canzone ha anche di solito la particolarità di avere un contenuto molto semplice, soltanto l’espressione di un’idea, di un sentimento ed essa lascia alla musica il compito di sviluppare i suoi valori inespressi. Tuttavia questa reticenza non è spesso notata e alle parole viene talvolta attribuita un’importanza maggiore.
Ritmo e movimento
Il ritmo è la prima necessità dell’espressione poetica, perché è il movimento del suono che trasporta sulla sua onda il movimento del pensiero nella parola, ed è il suono–immagine musicale che permette in buona parte di completare, estendere, apprezzare sottilmente e approfondire la prima impressione o l’impressione emozionale o vitale, e trasportare il senso che le sta dietro fino all’espressione di ciò che è intellettualmente inesprimibile – questo è sempre il potere peculiare della musica. Ma questo è soltanto l’aspetto tecnico, il mezzo fisico che produce l’effetto; non è l’intelligenza dell’artista o l’orecchio fisico che è al lavoro, ma qualcosa dentro che cerca di far emergere un’eco di armonie nascoste, un segreto di infinità ritmiche dentro di noi.
Non è una produzione dell’intelletto distintivo o del senso estetico ciò che il poeta ha conseguito, ma un’operare dello spirito dentro di sé per esternare qualcosa dell’onda delle eterne profondità. Le altre facoltà sono lì al loro posto, ma il direttore del movimento orchestrale è l’anima che emerge per conseguire la sua opera per mezzo dei suoi metodi più alti e non analizzabili. Il risultato è qualcosa che è quanto di più vicino alla musica senza parole che la musica delle parole sia in grado di conseguire, e con lo stesso potere di vita dell’anima, di emozione dell’anima, di profondo significato sopra– intellettuale (supra–intellectual). In queste armonie e melodie più alte il ritmo metrico è sollevato da quello spirituale; è riempito o talvolta sembra afferrato e portato via in una musica che ha davvero un altro segreto movimento spirituale.
Fonte: Lo Yoga della Bhagavad Gita
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