IL CONCETTO DI DAKINI
Dakini è una traduzione della parola tibetana "khandro", che letteralmente significa "colei che va in cielo", o "colei che si muove nel cielo". La dakini è probabilmente la più importante manifestazione del principio femminile nel buddhismo tibetano, ed è un termine che ricorre piuttosto spesso. E' importante, quindi, cercare di capire il suo significato e le sue molteplici manifestazioni. In generale, la dakini rappresenta il flusso sempre mutevole di energia su cui chi pratica la meditazione deve lavorare per arrivare alla realizzazione. Può assumere sembianze umane, apparire come una Dea -pacifica o aggressiva - o essere percepita semplicemente come l'eterna manifestazione dell'energia nel mondo fenomenico.
Per entrare in contatto con questo principio dinamico dell'energia femminile, il tantrika (colui che pratica il Tantra) deve adoperare delle tecniche specifiche. Queste tecniche operano su tre diversi livelli. A un primo livello, la dakini viene invocata e visualizzata con le sembianze di una Dea. Ad esempio, la dakini può essere visualizzata in principio come un'immagine corporea di fronte al praticante. In un secondo tempo, si visualizza l'immagine che si congiunge al tantrika mentre questi recita il mantra della dakini. Una volta oltrepassato questo livello di pratica 'esteriore', si può passare alla pratica 'interiore'. A questo livello, si cerca di percepire la dakini mediante l'attivazione dei ricettori sensoriali (rtsa), attraverso la respirazione (rlung) e l'essenza (tig le). Il terzo livello di pratica è quello definito 'segreto': a questo punto esiste un contatto diretto tra colui che pratica e l'energia del principio della dakini.
Nel Tantra, uno dei modi fondamentali di considerare le manifestazioni della dakini è come energia sapienziale dei cinque colori che costituiscono la forma sottile e luminosa dei cinque elementi. Secondo il tantrismo, l'illuminazione si manifesta attraverso cinque diversi stadi detti 'le cinque famiglie'. Ciascuna 'famiglia' rappresenta la metamorfosi di un attaccamento corporeo o mentale. Mutare queste cinque 'qualità negative' in saggezza, costituisce l'essenza della Via del Tantra.
Per capire a fondo i cinque stadi di manifestazione della dakini, bisogna risalire al principio, alla scissione di base. La distinzione tra 'me stesso' e gli 'altri'. Da questa scissione nasce l'io. L'io considera tutto in modo dualistico, esiste uno spazio che è 'qui' e che è 'me' e 'mio', e un altro spazio che è 'loro', che appartiene a 'loro'. Questa divisione tra uno spazio interiore e uno esterno causa un costante conflitto. La convenzionale ricerca della felicità si risolve in un tentativo dell'io di ricomporre la scissione di base facendo diventare tutto 'mio'. Ma, ironia della sorte, più l'io cerca di tenere la situazione sotto controllo, più la separazione si accentua. In questo conflitto l'io perde di vista la scissione di base, che è la causa della sofferenza. Una volta creata la distinzione dualistica, l'io costruisce una specie di quartier generale che invia emissari all'esterno per determinare che cosa è sicuro, cosa lo arricchirà e lo aiuterà ad espandere il suo territorio, cosa rappresenta una minaccia e che cosa è semplicemente poco interessante o piuttosto noioso. Una volta che i risultati delle esplorazioni sono stati riportati ed analizzati dal quartier generale, le informazioni si traducono in tre fondamentali veleni: l'attaccamento (l'attrazione verso tutto ciò che gli permetterà di acquisire nuovo territorio) l'aggressività (verso ciò che appare minaccioso) e l'indifferenza o l'ignoranza (verso ciò che sembra non essere di alcuna utilità per l'io). Da questi, mediante successive elaborazioni, si arriva alla discriminazione concettuale, ad una ulteriore restrizione della percezione e quindi a forme sempre più complesse dei tre veleni fondamentali. Si finisce così per vivere in un mondo immaginario tutto incentrato sull'io. Si elabora una specie di sceneggiatura in cui tutto è legato da un rapporto di causa-effetto. E' quello che il buddhismo definisce una 'catena karmica'. Tutto diventa talmente complesso che l'io viene tenuto costatemente occupato, e al tempo stesso intrattenuto, dalle situazioni che si sviluppano a partire dalla divisione originaria e da tutte le loro ramificazioni. Questo attaccamento all'immaginazione, di cui l'io ha bisogno per controllare il suo territorio e difendersi dalle minacce, è alla radice di tutte le sofferenze e di tutte le nevrosi. D'altra parte, siccome questo processo è andato avanti per intere esistenze, a volte il peso delle situazioni e di tutti i loro sviluppi diventa insostenibile. La pratica della meditazione rallenta le reazioni individuali, pian piano l'immaginazione si placa, e l'intero processo si evidenzia un po' più chiaramente. Siccome ognuno possiede un suo livello di energia, ciascuno ha un suo modo particolare di rapportarsi alla divisione originaria. Quando si placa il conflitto frenetico dell'io, l'energia innata dell'individuo può dispiegarsi e manifestarsi come saggezza. Il modo in cui quest'ultima si manifesta varia a seconda della natura individuale, ed è per questo che esistono le cinque diverse famiglie di Buddha.
(brano tratto da Women of Wisdom di Tsultrim Allione, Snow Lion Publications, pagg.103-104. Per maggiori informazioni sul libro e sull'autrice vedere http://www.snowlionpub.com)
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