COME L'ALBERO DALLA TERRA
Come l'albero dalla terra e dalla roccia l'acqua dall'uomo l'amore Danilo Dolci-1957
PER QUANTO STA IN TE Kostantinos Kavafis
E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole e in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti sino a farne una stucchevole estranea.
QUANDO AMI AMI TUTTO IL MONDO Cecilia Chailly Quando ami, ami tutto il mondo. E non solo le persone, anche gli animali, le piante, gli oggetti. L'amore non può essere un gioco di potere, e forse neppure una relazione, perché é uno stato d'animo autonomo, che comprende tutto.... Devo accettare di amarti incondizionatamente, perché solo così posso vivere questo sentimento che altrimenti mi corrode come un acido.Voglio alimentarmi dell'amore che ho per te, é la carica della mia esistenza, la linfa della mia vita che altrimenti é spenta. Amando te amo il mondo. E vorrei che il mondo partecipasse alla gioia del mio amore, e non importa se é solo mio né se il tuo preferirai darlo a qualcun altro....
da "Era dell'Amore"
ONDA DELL'AMORE Cecilia Chailly Se é vero che c'è un destino, se é vero che il pensiero e quindi i sentimenti esistono e si trasmettono, come é possibile che tu trovi qualcuno che tu ami più di me? Il mio amore é la mia forza, con esso posso superare tutte le gelosie, tutte le necessità. A me basta amarti. E amando te amerò anche me, e tutti quelli che mi circondano. E cercherò solo l'amore, solo nei luoghi e nelle persone che mi permetteranno di tornare a vivere col sorriso sempre aperto...E il tuo spirito sarà con me, nel cerchio che con gli altri formeremo, e gireremo insieme nella ruota dell'amore cosmico che per sempre ci circonderà.
da"Era dell'Amore"
Aver bisogno
Se tu fossi incerta ti sarei da guida Se fossi impaurita ti farei coraggio. Se fossi debole ti rafforzerei. Se fossi smarrita ti condurrei per la via. Se fossi minacciata potrei difenderti. Se fossi triste suonerei una musica pura.
Da sola, sarei tuo compagno se poi, ti sciogliessi in lacrime potrei asciugarle con i miei capelli e ricomporre il tuo sentimento. Se fossi disperata potrei darti Luce.
Io, sono l’altra parte quella che non si svela mai estremo bagliore del momento grave.
Misteriosa paura ti tiene allo specchio. Tu forse conosci dagli altri, Così forte, sicura e invulnerabile, l’amore che si riceve e nulla sai ancora della preziosa bellezza dell’amor che si dà.
Vi ricordate di Joan Baez? Pochi sanno che aveva una sorella, più giovane di lei e cantautrice come lei, il suo nome era Mimi.
Mimi Baez nacque nel '45, più giovane di 4 anni della sorella Joan. I loro genitori erano Alberto Vinicio Baez di origine messicana, un fisico nucleare contrario alle ricerche sulla bomba atomica (si rifiutò di collaborare con il programma di ricerche americane) e in seguito coinventore del microscopio a raggi x e Joan Bridge, professoressa di letteratura di origine scozzese.
Joan Baez cominciò a cantare in pubblico nel '58, nel '59 il suo primo disco, nel '61 e dopo i suoi successivi tre dischi vendettero ognuno più di un milione di copie. Nel '63 partecipa alla Marcia per i diritti civili di Martin Luther King dove canta We Shall Overcome.
Poi nel 1969 partecipa al festival di Woodstock, dal cui film omonimo ottenne una risonanza planetaria. La prima canzone che cantò a WoodStock fu Sweet Sir Galahad, di cui parleremo a breve, la prima canzone da lei composta e non a caso.
Mimi Baez, chitarrista di talento e appassionata di danza, più giovane di 4 anni di Joan, all'età di 17 anni - nel '63 si sposa con Richard Fariña, un giovane poeta e scrittore, musicista e compositore americano di origini cubane e irlandesi che aveva conosciuto con altri interpreti rock durante una visita collettiva alla cattedrale di Chartres..Su quell'incontro a Chartres, Richard scriverà la sua prima poesia per Mimi.
Richard Fariña era del '37 e quando si incontra con Mimi aveva 25 anni ed era già sposato con Caroline Hester altra nota cantante folk americana, Alla registrazione del terzo disco della moglie partecipò anche uno sconosciuto Bob Dylan col quale Richard Fariña strinse una profonda amicizia.
Richard Fariña aveva studiato ingegneria e poi letteratura, frequentatore del Greenwich Village, aveva collaborato ad alcune riviste letterarie e aveva lasciato l'università subito prima della laurea. Con Mimi nel '63 va a vivere in Calfornia dove in due anni compongono tre Lp ottenendo anche un certo successo e iniziando ad esibirsi in concerti e festival folk cantando insieme accompagnati da chitarra acustica e dulcimer (Big Sur, 1964).
Tra le loro canzoni A Swallow Song una ballata cantata in duetto ripresa da un canto spagmolo del 1100 in cui un viandante ascoltava gli usignoli consolandosi per le sue pene amorose. Questo il testo e sopra il video della canzone:
Come wander quietly and listen to the wind Vieni a passeggiare in silenzio e a sentire il vento
Come here and listen to the sky , Vieni a sentire il cielo
Come walking high above the rolling of the sea Vieni a camminare in alto sulle onde del mare
And watch the swallows as they fly E a guardare le rondini che volano
There is no sorrow like the murmur of their wings Non c’è un dolore come il mormorio delle loro ali
There is no choir like their song Non c’è un coro come la loro canzone
There is no power like the freedom of their flight Non c’è forza come la libertà del loro volo
While the swallows roam alone Mentre le rondini vagano da sole
Do you hear the calling of a hundred thousand voice Senti il richiamo di centomila voci?
Hear the trembling in the stone Senti il tremore nella roccia?
Do you hear the angry bells ringing in the night Senti le campane arrabbiate suonare nella notte?
Do you hear the swallows when they've flown? Senti le rondini dopo che hanno volato?
And will the breezes blow the petals from your hand E le brezze faranno volar via i petali dalle tue mani
And will some loving ease your pain E un po’ d’amore allevierà il tuo dolore
And will the silence strike confusion from your soul E il silenzio scaccerà la confusione dalla tua anima
And will the swallows come again? E torneranno le rondini?
Richard Fariña pubblica anche nel 1966 il suo primo romanzo Been Down So Long It Looks Like Up to Me.(Così giù che mi sembra di star su - Fandango,2002)) La storia, basata principalmente sulle esperienze universitarie e i viaggi compiuti dall'autore, è un racconto picaresco ambientato nell'ovest americano, a Cuba durante la Rivoluzione, e in una università newyorkese. Il libro divenne subito un classico tra gli appassionati della controcultura degli anni sessanta. Dal romanzo fu poi tratto un film omonimo nel 1971.
Il 30 aprile 1966, due giorni dopo la pubblicazione del romanzo, Fariña partecipò ad una presentazione in una libreria californiana. Poche ore dopo, nel corso di una festa per il ventunesimo compleanno della moglie Mimi, Richard incontrò un ospite che era arrivato in motocicletta, e i due decisero di andare a fare un giro. Nel tragitto, probabilmente a causa dell'eccessiva velocità, il guidatore perse il controllo e la moto uscì di strada. Richard Fariña morì sul colpo, mentre l'amico che era alla guida riuscì a sopravvivere.
Secondo varie testimonianze, Richard e Mimi avevano litigato lasciando la libreria perché lui non le aveva fatto un regalo di compleanno. Fu solo dopo qualche giorno che Mimi, tornando a casa, trovò i fiori, ormai appassiti, che il marito le aveva fatto spedire mentre erano alla presentazione del libro.
"Rientrando veloce a casa, come sempre, Mimi scorse, con la coda dell'occhio, nell'altra stanza, un grande mazzo di fiori ormai appassito sopra il comò. Mentre gli si avvicinava tremante intravide altri piccoli fiori disposti con cura ed eleganza qui e là per la casa. Mimi cadde in terra in un pianto straziato e straziante"
Mimi Baez non si dette pace per i successivi lunghi e sofferti tre anni. Chiusa in sè, concludeva le giornate nel pianto, giorno dopo giorno.
Poi avvenne un miracolo. Arrivò un giovane e alto produttore discografico dai lunghi capelli neri, Milan Melvin, che aveva una storia con Janis Joplin ma che iniziò a fare una corte instancabile a Mimi, spesso entrando di notte di nascosto in casa loro dalla finestra della stanza di Joan Baez e riuscì infine a recuperarla alla vita
Il dolore della sorella per la morte del marito e la sua successiva storia d'amore con colui che diventerà il suo secondo marito sono raccontati da Joan Baez nella canzone Sweet Sir Galahad.
Qui sotto il testo con la traduzione e prima il video di Joan Baez con inframezzate diverse belle e straordinarie sequenze dei primi incontri di Mimi e Milan:
Testo
Sweet Sir Galahad Il dolce Sir Galahad
Came in through the window È entrato dalla finestra
In the night when Di notte, quando
The moon was in the yard. La luna splendeva nel cortile
He took her hand in his Ha preso la mano di lei nella sua
And shook the long hair Si è tolto i lunghi capelli
From his neck and he told her Dal collo e le ha detto
She'd been working much too hard. Che lei aveva lavorato troppo
It was true that ever since the day Era vero che dal giorno in cui
Her crazy man had passed away Quel pazzo del suo uomo se ne era andato
To the land of poet's pride, Nella terra dell’orgoglio del poeta,
She laughed and talked a lot Lei rideva e parlava tanto
With new people on the block Sempre con gente diversa
But always at evening time she cried. Ma la sera piangeva sempre.
And here's to the dawn of their days. E nasceva l’alba dei loro giorni.
She moved her head Spostò la testa
A little down on the bed Un po’ più giù sul letto
Until it rested softly on his knee. Fino a quando poté riposare dolcemente sulle sue ginocchia
And there she dropped her smile E allora il suo sorriso si spense
And there she sighed awhile, E allora sospirò un po,
And told him all the sadness E le parlò di tutta la tristezza
Of those years that numbered three. Di questi ultimi tre anni.
Well you know I think my fate's belated Be’, sai, penso che io abbia un destino ritardato
Because of all the hours I waited A causa di tutte le ore che ho aspettato
For the day when I'd no longer cry. Il giorno in cui non piangerò più.
I get myself to work by eight Mi metto al lavoro alle otto
But oh, was I born too late, Ma, oh, sono nata troppo tardi,
And do you think I'll fail E pensi che fallirò
At every single thing I try? In ogni cosa che provo a fare?
And here's to the dawn of their days. E nasceva l’alba dei loro giorni.
He just put his arm around her Le mise il braccio sulle spalle
And that's the way I found her Ed è così che l’ho trovata
Eight months later to the day. Otto mesi dopo.
The lines of a smile erased Le linee di un sorriso avevano cancellato
The tear tracks upon her face, I solchi delle lacrime sul suo viso,
A smile could linger, even stay. Poteva apparire un sorriso, a volte restava.
Sweet Sir Galahad went down Il dolce Sir Galahad camminò
With his gay bride of flowers, Con la sua lieta sposa floreale,
The prince of the hours Il principe delle ore
Of her lifetime. Della sua vita.
And here's to the dawn E nasceva l’alba
Of their days, Dei loro giorni,
Of their days. Dei loro giorni.
Sweet Sir Galahad fu la prima canzone scritta da Joan Baez e la prima che lei eseguì nel 1969 a Woodstock. Milioni e milioni di persone hanno ascoltato questa canzone ma non ne conoscono la storia che è questa ora raccontata.
Ma occorre completare la storia: la relazione con Melville durò tre anni ed anche le sue diverse unioni successive furono brevi. Ammise una volta: Amerò sempre Dick, comprendo che per gli altri é cosa dificile da accettare. Scrisse di lei in una canzone un'altra sua fiamma Steve Katz: "La morte che oscura la sua vita rimarrà per sempre Anche se amata lei non può amare, non più "
Nel Giorno del Ringraziamento del 1972, Mimi era con Joan Baez e BB King ad un concerto al Sing Sing Prison di New York. Fu un'impresa spaventosa, eppure si meravigliò dell'effetto umanizzante che la musica ruscì ad avere sui detenuti. Qualche tempo dopo Mimi si esibì in un concerto gratuito in un ospedale dove lavorava suo cugino, Skipper Henderson. Ancora una volta, fu colpita dall'effetto che la musica produce in un ambiente intimo, in contrasto con le risposte a volte poco apprezzate del pubblico chiassoso e ubriaco che aveva incontrato in alcuni dei locali notturni in cui aveva suonato.
Ispirata da queste esperienze, Mimi fondò nel 1974 Bread & Roses, (Il pane e le rose), una organizzazione non profit con lo scopo di portare musica e intrattenimento gratuito in ospedali, case di cura e prigioni, inizialmente nella zona della Baia di San Francisco e più tardi su scala nazionale. Ad essa Mimi si dedicò tutta la vita.
In Bread & Rose coinvolse molti altri artisti. Essendo amica di molte star musicali, Mimi vide in prima persona quanto spesso la fama li isolasse, sradicandoli dal sentimento originario che aveva ispirato la loro musica . In un'intervista del 1978 a CoEvolution Quarterly, Mimi descrisse la situazione di musicisti famosi:
"Sono tenuti lontani dalla società, tenuti lontani dalla vita della comunità, della vita familiare, una sorta di normale vita domestica con cui la maggior parte delle persone ha a che fare. Essere sulla strada, sugli aerei, negli ascensori, nelle camere d'albergo, nel backstage, sono davvero nascosti, proprio come una persona istituzionalizzata è nascosta dalla società.
Mi fa davvero male vedere le persone che sono state ispirate quando erano giovani, che avevano i brividi dappertutto al suono della musica o di un'opera d'arte, qualcosa che li ha ispirati a voler farlo da soli ... li ha resi eccitati e fatti lieti, felici, pieni di energia e vitali, e guardarli andare in rovina per l'industria musicale o per l'avidità di denaro, per il gusto di ricevere futuri guadagni che permetteranno loro di vivere fino all'eternità in una casa felice con una piscina e una sauna, tutta roba che che non mi entusiasma e toglie ogni valore all'arte. "
Alla fine degli anni novanta, dopo anni di continuo impegno e con una gran quantità di onori e riconoscimenti per i suoi successi, Mimi iniziò a pianificare il suo pensionamento e lanciò una campagna di finanziamento da tre milioni di dollari che avrebbe assicurato l'eredità duratura di Bread & Roses. Ma nel novembre del 1999, in seguito a un episodio di epatite C, a Mimi fu diagnosticato un tumore neuroendocrino. Non aveva altra scelta che andare a un pensionamento anticipato, iniziare la chemioterapia e cercare approcci terapeutici alternativi. Mimi morì in Svizzera nel 2001, a 56 anni per una rara foma di cancro del sistema endocrino.
L'organizzazione Bread and Roses è tuttora attiva, e realizza circa 500 spettacoli all'anno, molti americani ne sono a conoscenza ma ugualmente ne ignorano la storia che motivò la sua progettazione.
Spiegando lo scopo di Bread & Roses, una volta Mimi ricordò di aver assistito a "un uomo che aveva avuto un ictus e non parlava da settimane, e quando il canantante ha cantato un inno che doveva aver conosciuto, ha improvvisamente iniziato a cantare, in chiave, conoscendo tutte le parole. Ha sbalordito le infermiere ... Questi sono i trattamenti molto miracolosi che ci dimostrano che la musica passa ad un livello in cui il parlare, l'insegnamento e la medicina potrebbero non avere le stesse capacità. "
Qui sotto un raro video di Joan e Mimi Baez che suonano insieme per gli ergastolani di Sing Sing (saranno poi anche ad Alcatraz):
Nel video seguente un tributo dedicato a Mimi Farina con molte belle foto di repertorio con Richard, Joan, Melville, la famiglia Baez e altro:
La sorella Joan Baez è ancora viva, ha avuto una lunga e fulgida carriera (anche la loro madre è ancora viva e anche abita con lei). Joan Baez ebbe in contemporanea alla storia d'amore di Richard e Mimi, il suo grande amore per Bob Dylan con una relazione dal '62 al '65, amore al quale dedicherà un'altra delle sue più belle canzoni: Diamonds and Rust (Diamanti e Ruggine).
Di Richard Fariña scrisse poi il noto critico musicale statunitense Ed Ward: Se Richard fosse sopravvissuto a quell'incidente motociclistico, avrebbe facilmente surclassato Dylan. La stessa Joan Baez adatterà poi diverse liriche di Richard in altrettanti canzoni. Anche i Fairport Convention reinterpreterranno in seguito diverse canzoni di Richard Farina.
Richard e Mimi, Joan e Bob, due coppie le cui storie si incrociarono con grande onore negli stessi anni.
Per chi volesse approfondire qui una biografia di Mimi e Richard. Nel 2009 Joan Baez commemorerà la morte della sorella (video).
Che storia d'amore triste e struggente! Apparentemente senza senso, anche se qualcuno vi potrebbe scorgere la fabbricazione di una karma istantaneo. Ma chi tra noi non ha avuto l'occasione di rivolgersi male al proprio partner, genitore, figlio, o amico, rompendo una possibile e inavvertita armonia, causando lite, lontananza. divisione e distacco?
Eppure sopravivviamo quasi sempre e nuovi miracoli ci salvano quasi ogni volta. Cosa si saranno detti quel giorno Richard e Mimi nel loro litigio?
Non possiamo saperlo ma con un pò di intuito potremmo provare a ricostruire la lite accesa dalla giovane ventunenne. Forse Richard aveva guardato quel giorno qualche altra ragazza oppure Mimi lo aveva sentito distante in qualche altro modo ed aveva deciso di rimarcare la cosa. E lui se ne era andato scocciato piantandola in asso nel giorno del suo compleanno. Poi la tragedia...
I motivi di questi piccoli litigi di coppia sono sempre futili e si basano sull'arroccamento personalitario di uno o di entrambi, in altre parole sullla predominanza nella relazione del proprio lato egoico. I protagonisti di questa storia erano giovani americani egli anni '60, impegnati e già in qualche modo di successo, più che facile immaginarne, nonostante le loro qualità e a dispetto della loro intelligenza, l'ego rigonfio.
Se uno dei due avesse reagito in altro modo al contrasto, forse sarebbero rimasti quella sera insieme, la tragedia non sarebbe avvenuta e il rimprovero di Mimi sarebbe stato cancellatto dal loro ritorno serale a casa. Se, se, se .....
In verità il contrasto di Richard e Mimi è un archetipo che testimonia le difficoltà umane di giungere ad un amore divino ed è una difficoltà comune in tutto il mondo alla stragrande maggioranza delle coppie di innamorati, che proprio per tali contrasti talvolta si sciolgono con grandi lacrime e infiniti rimpianti.
Ad ogni generazione la psiche dei giovani evolve, gli amori sbacciano, le incomprensioni sopraggiungono, le relazioni si sciolgono e i drammi si compiono. Ma sarà poi possibile che ogni storia, o perlomeno alcune storie d'amore possano giungere lietamente al loro felice epilogo come nei racconti, romanzi e film veniva spesso idealizzato? Quali ragioni segrete e universali le storie d'amore contengono?
Per facilitare la riuscita degli amori ogni cultura ha sintetizzato nel tempo dei canali comportamentali e idealizzato in storie leggendarie e miti che facilitano le relazioni e suggeriscono soluzioni. Grandiosa è la narrazione induista, vediamola
Shiva e Shakti
Lo SHIVA PURANA afferma che “l’intero universo è stato creato da SHIVA e SHAKTI”. Essi simboleggiano due polarità opposte, due principi assoluti ed eterni: il Maschile ed il Femminile, che attraverso la loro unione danno vita all’intera manifestazione.
Il Pantheon induista è popolato di divinità; quasi tutte hanno una controparte, poiché si crede che ogni principio superiore può esistere solo attraverso una combinazione di maschile e femminile. Di conseguenza, ogni divinità maschile è concepita come inseparabile da un’Energia contraria femminile o SHAKTI.
SHIVA è L’Esistenza Pura, il Principio Divino immortale. SHIVA è pura Coscienza, incondizionata e trascendente. SHIVA è la divinità della mente, il Signore dello Yoga, il Maestro dei tre mondi e il vincitore sulla morte”. (SHIVA PURANA)
SHIVA è il principio della forza centrifuga per mezzo della quale ogni vita, ogni forma, ogni sistema cosmico si dissolve nell’infinita immensità del divino. Tutto ha origine in Lui. Egli è la forza di espansione del mondo, è la fonte energetica dell’esistenza, il principio della vita, ma anche il principio della dissoluzione e della trasformazione.
La forza trascendentale di SHIVA è una porta d’ingresso che conduce al di là delle cose terrene; va dal mondano al metafisico e fa nascere la comprensione della reale natura dell’esistenza. E’ il potere penetrante della pura coscienza non differenziata; è la qualità trascendente estatica dell’evoluzione. Cielo e terra trovano in SHIVA la loro sintesi, poiché Egli è anche nel mondo, nella natura, negli animali, nella sete stessa di vita di ogni essere vivente.
SHIVA significa il “Benigno” e da questo punto di vista costituisce l’aspetto benefico della divinità, mentre l’aspetto terribile è rappresentato da RUDRA o “Fiammeggiante”, colui che fa scorrere le lacrime.
Il dualismo positivo/negativo caratterizza sempre la figura di SHIVA. Si tratta di componenti apparentemente contraddittorie ma che in realtà si riferiscono ad aspetti diversi in cui si manifesta la divinità. Infatti le sue ipostasi sono numerose (1008) ed ognuna esprime alcune caratteristiche specifiche che gli sono proprie.
Poiché tutto vibra, tutto ha un ritmo, SHIVA è anche il Signore del ritmo e della danza e come tale dà origine al mondo delle forme. La sua rappresentazione artistica più importante e nota è appunto NATARAJA, SHIVA il Signore della Danza. La danza, considerata un tipo di magia, in quanto permette di liberare le forze soprannaturali del danzatore, costituisce in SHIVA un vero e proprio atto creativo.
Come abbiamo già accennato, SHIVA non può essere concepito senza la sua metà femminile, la SHAKTI. Egli può diventare attivo solo quando l’energia della SHAKTI gli dà forza. Senza SHAKTI, SHIVA diventa SHAVA, ossia un corpo senza vita.
Nell’induismo, la SHAKTI viene promossa al rango di Madre divina, che alimenta tanto l’Universo e tutte le sue creature quanto le molteplici manifestazioni degli dèi. In ciò emerge una sorta di riscoperta religiosa del mistero della Donna, in quanto ogni donna rappresenta un’incarnazione della SHAKTI. Essa simboleggia l’irriducibilità del sacro e del divino, l’essenza inafferrabile della realtà ultima. La Donna incarna allo stesso tempo il mistero della Creazione e il mistero dell’Essere, di tutto ciò che è e che diviene, che muore e rinasce in modo incomprensibile.
SHAKTI: dalla radice shak significa essere capace di fare, avere la forza di fare, di agire; sostanzialmente vuol dire potenza. Essa è il principio universale di energia, potenza e creatività. SHAKTI è inseparabile da colui che la possiede – SHAKTIMAN, principio maschile o Padre Universale. L’universo è il prodotto di questa coppia di opposti: uno statico (SHAKTIMAN) l’altro dinamico (SHAKTI). La parte esteriore di ogni cosa è l’aspetto creativo della forza dinamica, e all’interno di ogni creatura dinamica c’è la forza statica, che è il nucleo dell’esistenza fenomenica.
SHIVA e SHAKTI costituiscono la contrapposizione dei principi costitutivi dell’universo; il primo è lo spirito, l’uomo cosmico (PURUSHA), la seconda è l’energia del mondo (PRAKRITI). L’intera manifestazione è il prodotto dell’energia che deriva dalla potenza della loro unione che genera beatitudine; ovvero è il prodotto della gioia e del piacere.
Il congiungimento di SHIVA e SHAKTI simbolizza l’impulso a riunire “l’essere”, la consapevolezza e la potenza, l’energia, l’aspetto trascendente e l’aspetto immanente. A SHIVA è proprio l’essere, l’immutabilità, la natura dell’atma o principio cosciente; a SHAKTI è proprio invece il movimento, il mutamento; essa è l’origine di ogni produzione, generazione e vivificazione.
SHAKTI è ciò che in un essere vi è di potenza non ancora attuata nella forma di SHIVA; SHIVA è invece ciò che in esso vi è di unificato e trasmutato, di ricongiunto con se stesso, di trasparente e luminoso. In particolare, alla prima corrisponde tutto ciò che è materia, corpo e mente, al secondo il principio cosciente; entrambi si presentano dunque nel tantrismo solo come due modi di apparire di un unico principio, di un’unica realtà. La loro sintesi suprema è paragonabile ad una fiamma che ha consumato tutta la materia e ora è soltanto se stessa, come pura energia o atto puro.
Si narra che per reggere l’universo e tutte le sue creature, SHIVA, in quanto assoluto neutro, si sia diviso in due parti complementari. Dall’unione del Dio e della Dea si forma ogni realtà vivente. Dall’unione della coppia mistica procede l’intero universo nei suoi aspetti sia statici e stabili, sia dinamici; sia nelle forme immateriali e coscienti, sia in quelle immateriali e inconsce. Gli elementi attivo/passivo, maschile/femminile, che appaiono solo nella loro opposizione, sono in verità uno solo. Nell’iconografia indù questo pensiero viene rappresentato mediante una figura androgina, metà maschile e metà femminile che racchiude in sé sinteticamente tutti gli aspetti e le caratteristiche delle due polarità: ARDHANARISHVARA.
Durante i rituali sessuali tantrici i due amanti ricreano tale ricongiungimento tramite l’unione mistica, in cui diventano essi stessi due divinità grazie a un processo di trasfigurazione reciproca, realizzando interiormente il perfetto Stato Androginale.
L’uomo e la donna incarnano, durante l’atto amoroso con consacrazione, continenza e trasfigurazione, i due principi divini, SHIVA e SHAKTI, che si fondono in un abbraccio cosmico inebriandosi di beatitudine infinita.
La coppia umana diventa una Coppia Divina, Cosmica e trasforma un atto fisico in un momento sacro nel quale si producono dei vissuti interiori sublimi, elevati, estatici che sfociano in stati di coscienza superiori e permettono di realizzare l’Assoluto.
Il processo di trasfigurazione naturalmente non deve rimanere circoscritto all’ambito della fusione amorosa. In ogni momento, due esseri che si amano devono trasfigurare se stessi e l’altro come SHAKTI o SHIVA. L’uomo deve riconoscere nella donna l’incarnazione della SHAKTI, la manifestazione dell’energia primordiale creatrice, e adorarla come una Dea, così come la donna deve riconoscere nell’uomo l’incarnazione di SHIVA, la manifestazione della Coscienza Divina ed esprimere nei suoi confronti devozione e amore infinito.
Ogni donna, identificandosi con SHAKTI ne assimilerà, gli attributi specifici. Inizierà a manifestare un’energia splendida, irresistibile che esprime attraverso la passione, ma anche una bellezza profonda, delicatezza, grazia interiore e armonia. Dimostrerà saggezza, compassione e calma, ma anche forza, potenza e una volontà ferrea.
Un’autentica SHAKTI emana il sortilegio della dolcezza che inebria di divino il suo SHIVA; è capace di trasmettere una felicità profonda e di trasformare la vita in una meravigliosa beatitudine. Con il suo potere incantatore l’esistenza diventa un’opera celeste, che rivela i segreti mistici dell’estasi e che fa scorgere il ritmo delle armonie della potenza della creazione.(testo estratto da yoga.integrale.com)
Le descrizioni delle qualità di Shiva e Shakti sono di grande aiuto a tutti quegli amanti che cercano di uniformarvisi. Proviamo a considerare la storia di Richard e Mimi sotto il punto di vista di Shiva e Shakti e notiamo la loro presenza, polarità nel loro rapporto e gli errori che compiono i due amanti incarnati.
Pasadossalmente la relazione di coppia è stata definita con ironia appropriata come l'unica guerra al mondo dove i due nemici, dormono insieme
E dei problemi della relazione coniugale sono consapevoli anche i maestri: leggiamo ad esempio Swami Sivananda: In casa, fra marito e moglie, tutti i giorni ci sono discussioni a causa delle incomprensioni e delle differenze di opinioni.La moglie pensa che il marito dovrebbe obbedirle e accontentarla in tutto. Il mairo lo stesso. E' possibile questo? e così litigano in ogni momento. può darsi che non arrivno a picchiarsi, come spesso accade, ma ni si aprlerano per alcune ore del giorno. A volte ci saranno anche percosse e bastonate, se il marito è irascile e manca di autocontrollo. Se la moglie è come Socrate, il tavolo andrà per aria. Ci saranno tuoni e fulmini sulla testa del marito. A volte la moglie urlando si arrabbia, si rifuta di preparare il pranzo etc.(...) Eppure se chiedete ad ogni marito, egli difenderà l'unione matrimoniale, ad ogni slancio della passione marito e moglie dimenticheranno infatti tutte le litigate del mattino e pensano che la loro vita sia benedetta.benché non via sia vera unione o vero amore nel profondo dei loro cuori.
Oh Ram,Tratta tua moglie come una Devi. Lei è la regina o Lakshmi della casa. Dove una donna viene onorata ci sono benessere, prosperità, successo e pace.
Oh. Lila, diventa una Pattivata. Non litigare con tuo marito. Diventa come Savitri, Anusya o Sita. Che tutti voi possiate condurre una vita di purezza, con devozione ed ottenere la suprema benedizione in questa vita! (...) Che il Dharma sia la vostra guida!
Nella tradizione cristiana, Sant'Agostino: “Non è primariamente la passione che fa essere sposa ma l’amore coniugale. Non si deve negare che siano ancora marito e moglie coloro che non si congiungono carnalmente, ma si legano assieme con i cuori”
(S.Agostino, Sermo 51)
E per il vaticanista Padre Cantalamessa è necessario riscoprire l'unione sessuale come immagine dell'amore di Dio. “Due persone che si amano – e quello dell'uomo e la donna nel matrimonio ne è il caso più forte – riproducono qualcosa di ciò che avviene nella Trinità”, ha spiegato. “In questa luce si scopre il senso profondo del messaggio dei profeti circa il matrimonio umano, che cioè esso è simbolo e riflesso di un altro amore, quello di Dio per il suo popolo”. Ciò presuppone il fatto di “rivelare il vero volto e lo scopo ultimo della creazione dell'uomo maschio e femmina: quello di uscire dal proprio isolamento ed 'egoismo', di aprirsi all'altro e, attraverso la temporanea estasi dell'unione carnale, elevarsi al desiderio dell'amore e della gioia senza fine”.
Con ampiezze e profondità differenti le diverse religioni determinano e riconoscono una cornice entro la quale sia il rapporto amoroso che coniugale risulta essere ben più di una passione, una reciproca convenienza o un contratto sociale e lo elevano invece al rango di un sacramento religioso confacente con il destino spirituale di uomo e donna.
Mimi e Savitri
Sivananda esortava nel brano poco sopra: Diventa come Savitri, Anusya o Sita.
Se Mimi perde l'amato in circostanze tragiche e non sarà più in grado di innamorarsi totalmente di un altro compagno e si sentirà chiamata per il resto della vita (con Bread & Rose) a devolvere amore verso ogni tipo di sofferente: suonando in ospedali, carceri, case di cura e simili, come se la perdita dell'amato potesse essere redenta solo con il sollievo dell'umanità intera, Savitri è in certo senso il suo opposto perché é la storia di come l'Amore vince sulla Morte.
La leggenda di Satyavan e Savitri é racontata nel Mahabharata:
Aswapati, un re senza figli che aspirava a colmare l'abisso tra il Cielo e la Terra, riceverà in dono dalla Madre Divina, una figlia meraviliosa, Savitri.
Nel regno tutti la venerano, riconoscendole grazia, forza e bellezza ma ognuno esita a chiedere la sua mano. Savitri allora partirà in viaggio per il mondo, in ceca del suo compagno. Lo troverà in Satyavan, che vive in eremitaggio nella foresta.
Da un profeta Savitri apprende che Satyavan destinato a morire da lì ad un anno.Ma lo sposa ugualmente, benche sua madre, la Regina, lo esorti a lasciarlo...
Savitri va a vivere nella foresta con Satyavan, lasciato ignaro della profezia. Pur nella gioia della loro unione, si prepara interiormente ad affrontare il fatidico giorno, mettendosi alla ricerca della propria anima.
Nel suo poema Savitri, Sri Aurobindo racconta che Tre aspetti della sua anima si presenteranno a Savitri sotto aspetto di tre madonne: la Madonna di Compassione, la Madonna di Potenza e la Madonna di Conoscenza. Esse rappresentano tre energie universali che però, riflesse nella natura umana, si deformano e manifestano ogni volta un limite: l'ego. E quel limite darà ogni volta voce ad una perversione, un Titano....-
Ma Savitri non si ferma e proseguirà la ricerca della sua Madonna di Luce. Attraversa l'esperienza del Nivana ma resta al fianco di Satyavan che morirà tra le sue braccia. Non lo lascerà al Dio della Morte al quale con persistenza e insistenza richiederà di ridare vita all'amato sposo, riuscendoci.
Leggiamo la versione classica della leggenda nella narrazione di Vivekananda:
C'era una volta un re chiamato Asvapati, il quale aveva una figlia di una bellezza superlativa alla quale diedero il nome di Savitri, lo stesso nome di una sacra orazione.
Quando la ragazza raggiunse l'età da marito, suo padre la pregò di scegliersi un marito secondo la sua volontà, poiché nell'India pre-Vedica,era ancora sconosciuta tra le case regnanti la ragione di Stato e le principesse erano libere di seguire i loro sentimenti.
Savitri seguendo il consiglio di suo padre partì per un lungo viaggio. La carrozza reale scortata dai migliori rappresentanti della nobiltà cittadina si fermò in visita a varie corti vicine spingendosi fino ai regni più remoti ma non incontrò nessun principe in grado di farle palpitare il cuore.
Accadde che la carovana si trovò a passare nei pressi di un eremitaggio situato in in bosco nell'India antica, in cui era proibita la caccia; gli animali che vi abitavano avevano perso il naturale timore nei confronti dell'uomo e perfino i pesci del lago salivano in superficie per mangiare le briciole dalle mani dell'uomo.
In quel bosco da migliaia di anni non si ammazzava nessuno; i saggi e gli anziani disgustati dal mondo si ritiravano lì per godere della compagnia dei cervi e degli uccelli, consegnandosi alla meditazione e agli esercizi spirituali per il resto della vita.
Tra costoro c'era un re chiamato Dyumatsena, ormai vecchio e cieco, dopo essere stato vinto e detronizzato dai suoi nemici si era rifugiato nel bosco con la regina sua sposa e suo figlio, il giovane Satyavan, e lì passava asceticamente la sua vita, in rigorosa penitenza.
Nell'India antica, era usanza che tutti i re e i principi, per potenti che fossero, nel passare davanti ad un eremitaggio di un uomo saggio e santo, ritiratosi dal mondo, si fermassero per tributargli gli omaggi; tale era il rispetto e la venerazione che i re portavano nei confronti degli Yogi e dei Rishis.
Il più potente monarca dell'India, infatti, si sentiva onorato quando poteva dimostrare la propria discendenza da uno Yogi o da un Rishi che aveva dimorato nei boschi, nutrendosi di frutta, radici e vestito di corteccia.
Così quando si approssimavano a cavallo in un eremitaggio, scendevano dalla loro cavalcatura e si dirigevano a piedi nel luogo dove viveva l'eremita. Se erano sui carri ed erano armati, prima di entrare nell'eremitaggio si spogliavano delle armi e delle insegne militari, perché nessuno poteva entrare in quel luogo sacro o Ashram, come erano chiamati, con le armi indosso, ma solo con atteggiamento sereno, pacifico e umile.
Fedele alle usanze, Savitri entrò nell'eremitaggio del bosco sacro e nel vedere Satyavan, figlio del detronizzato re eremita, si innamorò appassionatamente di lui. Solo il figlio del re detronizzato Dymatsena era riuscito a rubarle il cuore, proprio a lei che aveva disprezzato i principi di tutte le corti.
Quando la comitiva ritornò alla corte, il re Asvapati chiese alla figlia:
Dimmi, Savitri, cara figliola, hai trovato qualcuno degno di essere il tuo sposo?
Si, caro padre, rispose Savitri, arrossendo.
Qual'è il nome del principe?
Non è più principe, padre mio, è il figlio del re Dyumatsena, che ha perso il suo regno. Non possiede ricchezze e vive come un Sannyasi nel bosco, raccogliendo erbe e radici per nutrirsi e per mantenere i suoi vecchi genitori, con i quali vive in una capanna.
Udendo questo dalle labbra di sua figlia, il re Asvapati si consultò con il saggio Narada, che era li presente. Questi rispose che quella scelta comportava un presagio funesto per la principessa.
Il re chiese allora a Narada d spiegare il motivo di quella sua dichiarazione e lui rispose:
Da qui ad un anno morirà.
Terrorizzato da quel vaticinio, disse alla figlia:
Pensa, Savitri, che il giovane che hai scelto, morirà tra un anno e tu resterai vedova: Desisti da questo proposito, figlia mia, e non sposare un giovane dalla vita tanto corta.
Savitri , però rispose:
Non importa, padre mio. Non desidero sposarmi con un altro e sacrificare la castità della mia mente, perché nel mio pensiero e nel mio cuore amo il valente e virtuoso Satyavan e lo scelgo come sposo. Una donna sceglie una sola volta e giammai rompe la sua fedeltà.
Nel vederla così decisa, il padre si rassegnò alla volontà di Savitri che, si sposò con il principe Satyavan e tranquillamente lasciò il palazzo paterno per andare a vivere nella capanna del bosco, con l'eletto del suo cuore, aiutandolo nel sostentamento dei vecchi genitori.
Nonostante Savitri sapesse che suo marito sarebbe morto, custodì rigorosamente il segreto.
Ogni giorno Satyavan si addentava nel bosco per raccogliere frutta e fiori, per riunire fascine di legna; quando tornava alla capanna c'era la sua sposa che preparava i pasti.
Così passò il tempo, finché tre giorni prima della data funesta, la ragazza decise di passare tre giorni e tre notti nel completo digiuno e fervide preghiere, senza lasciar trasparire la sua angoscia e nascondendo le sue lacrime.
Quando giunse il giorno del triste presagio, Savitri non volle perdere di vista neanche per un istante, suo marito, e chiese e ottenne dai suoceri il permesso per accompagnarlo nella raccolta di erbe radici e frutta all'interno del bosco. Così fece.
Erano già in pieno bosco, quando con una voce flebile Satyavan si lamento, dicendo alla sua sposa:
Cara Savitri, mi sento stordito, i miei sensi sembrano svanire e il sonno mi invade. Lasciami riposare un poco al tuo fianco.
Tremante e spaventata, Savitri rispose:
Vieni, amore mio e reclina la testa sopra il mio collo.
Satyavan reclinò la testa nel collo della sua sposa e un'istante dopo esalò l'ultimo respiro.
Abbracciata al cadavere del marito, sciolta in lacrime, rimase l'infelice in quella solitudine, seduta per terra, finché giunsero gli emissari della morte per portar via l'anima di Satyavan.
Nessuno di loro tuttavia, poté avvicinarsi al posto dove stava Savitri con il cadavere di Satyavan, perché ardeva un circolo di fuoco che circondava quell'unione formata da una vivente e da un morto.
Per questo gli emissari tornarono al re Yama, il Dio della morte e gli spiegarono il perché non avevano con loro l'anima di Satyavan.
Yama, il dio della morte, il giudice dei morti, occupava quella posizione così divina, per essere stato il primo uomo a morire sulla terra e decideva se un mortale, meritava il premio o il castigo.
Yama decise di andare personalmente nel bosco, e siccome era un Dio, poté attraversare senza pericolo il cerchio di fuoco e avvicinarsi al posto dove era Savitri. Arrivato vicino a lei le disse:
Figlia mia, consegnami questo cadavere, perché tu sai che la morte è il destino di tutti i mortali e io sono stato il primo mortale a morire. Da allora in poi, tutto quello che vive dovrà morire. La morte è l'irrevocabile destino degli uomini.
Savitri lasciò il cadavere di suo marito e Yama prese la sua anima e con quella si allontanò; non era andato molto lontano, quando udì dei passi sopra le foglie secche. Nel voltarsi vide Savitri e con tenerezza paterna le disse:
Savitri figlia mia, perché mi segui? Questo è il destino di tutti i mortali.
Savitri rispose:
Non seguo te, mio signore, perché il destino di una moglie è andare dove lo conduce il suo amore; la legge eterna non separa l'amato sposo dalla sua fedele sposa.
Allora il Dio della morte disse:
Chiedimi la grazia che vuoi, escluso la vita di tuo marito:
Al che ella rispose:
Se desideri concedermi una grazia, o Dio della morte, ti chiedo di restituire la vista a mio suocero e che sia felice.
Yama replicò:
Si compia questo pietoso desiderio, oh figlia rispettosa.
Il re della morte continuò il suo cammino con l'anima di Satyavan. Quando udi nuovamente dei passi, si voltò e vide che Savitri lo seguiva ancora.
Savitri, figlia mia, ancora mi segui?
Si mio Signore; non posso farci nulla, anche se mi sforzo di retrocedere, la mente corre in cerca di mio marito e il corpo obbedisce. Hai l'anima di Satyavan e siccome la sua anima è anche la mia, il mio corpo l'accompagna.
Ti ringrazio per le tue parole o bella Savitri. Chiedimi un'altra grazia meno la vita di tu marito
Se ti degni di concedermi un'altra grazia, fai che il mio suocero recuperi il suo regno e le sue ricchezze.
Te lo concedo o figlia amorosa, ma torna indietro, perché nessun essere vivente può andare in compagnia di Yama.
E il re della morte riprese il suo cammino.
Savitri, però, insistette nel volerlo accompagnare e Yama girandosi le parlò:
Nobile Savitri, non mi seguire con il tuo dolore senza speranza.
Non ho rimedio se non andare li dove stai portando mio marito.
Supponi, Savitri che tuo marito sia stato un perverso e io lo stia portando all'inferno. Vorresti ancora accompagnarlo?
Andrei allegra ovunque lui si trovasse, caro nella vita, caro nella morte, sia in cielo sia all'inferno.
Benedette siano le tue parole, figlia mia! Mi hai commosso. Chiedimi un'altra grazia che non sia la vita di tuo marito. Bene, giacché mi permetti di chiederla, vorrei che la stirpe di mio suocero non si estinguesse e che il suo regno venisse ereditato dal figlio di Satyavan.
Il re della morte sorrise e disse: Figlia mia, il tuo desiderio sarà soddisfatto. Questa è l'anima di tuo marito. Egli tornerà a vivere e sarà il padre dei tuoi figli, che col tempo diventeranno dei re. Torna a casa. L'amore ha trionfato sulla morte. Mai donna alcuna amò quanto te e questa è la prova che neanche io, il Dio della morte, non posso nulla contro la forza di un vero e perseverante amore.
Il Mahabharata in cui è contenuta la bella e romanica leggenda di Savitri è parte delle Smrti, la cui lettura è consentita a tutti gli Indù.
Ma quale significato profondo è celato in questa storia romantica? Sri Aurobindo scrisse in lunghi anni e corresse per tutta la sua vita il suo poema Savitri..
"Satyavan è l'anima che porta in sè la divina verità d'essere, ma che è discetta nella stretta morsa della morte e dell'ignoranza; Savitri è la parola divina, la Figlia del Sole, la Dea della suprema verità che discende per salvare. Aswapati, suo padre, è il Signore della Tapasya, l'enegia concentrata dello sforzo spirituale che ci aiuta a sollevarci dai piani mortali a quelli immortali. Dyumatsna, padre di Satyavan, è la Mente Divina, divenuta quaggiù cieca, che perde il suo regno celeste di visione e, a causa di questa perdita, il suo regno di gloria. Comunque non si tratta semplicemente di una allegoria, i personaggi non sono delle qualità personificate ma incarnazione o emanazioni di Forze viventi e coscienti con cui possiamo entrare concretamente in contatto e che assumono corpi umani pr aiutare l'uomo e mostrargli il cammino che va dal suo stato mortale ad una cosceinza divina e una vita immortale."
Come l'Amore di Savitri per Satyavan, cancella la morte dal destino di un individuo, Satyavan, nella visione di Sri Aurobindo, l'avvento dell'amore divino cancellerà la morte dal destino del genere umano,una umanità che lo meriti, una umanità purificata. La leggenda di Savitri implica che l'Amore è un Potere di Trasformazione.
Nella leggenda indiana è chiaro sin dall'inizio della stoffa nobile con cui era formata la personalità di Savitri e quale potenziale contenesse. Savitri è già pronta ad essere moglie e compagna perfetta del suo sposo e già dall'inizio non arretra davanti alla triste prospettiva della sua morte. Il suo Amore, come dire, esprime quasi perfezione nella sua giovane vita e diviene, nella sua esperienza interiore iniziatica Amore Divino Perfetto, risponde alla Vibrazione d'Amore divenendo lei stessa Vibrazione d'Amore, Fuoco dello Spirito Santo, al quale lei si abbandona completamente, divenendone assoluta parte e riuscendo pertanto a incarnare quel Potere della Trascendenza contro cui nulla può essere opposto e che toglierà pertanto lo scettro del comando al Dio della Morte sino alla sua stessa dissoluzione, pretesa e garanzia d'immortalità.
Inaugurando una nuova era in cui "lo Spirito guarderà attraverso gli occhi della materia e la Materia rivelerà il volto dello Spirito"..
Cosa ci dice tutto questo? Qualunque sia la domanda Amore é la risposta.
Mimi ama Richard come ognuno di noi con il proprio Amore, non conosce tutte le qualità della Shakti che dovrebbero fiorire in lei, ama come può, umanamente e scopre il dolore.
Il Dolore è il martello degli Dei, per spezzare una resistenza accanita nel cuore dell'uomo. (Sri Aurobindo) Grazie alla sofferenza patita quando siamo perduti si scopre che l'infinito è in noi stessi: ecco perché abbiamo bisogno del mondo per trascendere il mondo (E. Tolle)
Reagendo al dolore Mimi, esplora le possibilità della sua anima e diviene con Bread & Roses una Madonna della Compassione, forse anche una Madonna della Forza ed una Madonna della Saggezza, certo che con i suoi mezzi Mimi prova a fare sulla terra ciò che Savitri determina nel cosmo: entrambe esprimono, differentemente qualità di una Vibrazione D'Amore che esiste già, nelle parole di Sri Aurobindo come Coscienza d'Amore, in fondo ad ogni cellula ed è in grado di risuonare e fondersi con la Coscienza d'Amore Universale.
In ogni tempo ed in ogni luogo gli amanti autentici hanno sempre percepito la loro esperienza come un frammento indicibile d'eternità, e del resto le loro storie risuonano vivide ad ogni generazione, ma oggi inizia ad esser chiaro che ogni esperienza amorosa, la scoperta, la condivisione e la fusione anche parziale con l'altro sono semplici esercizi di un qualcos'altro più grande e importante, detto anche Spiritualità, che si ripete con modalità proprie in ogni livello vitale, che muta dall'Amore Personale all'Amore Impersonale, sino al completo abbandono all'Amore Divino, come nostro compito sulla terra.