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COME L'ALBERO DALLA TERRA
Come l'albero dalla terra e dalla roccia l'acqua dall'uomo l'amore Danilo Dolci-1957
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PER QUANTO STA IN TE
Kostantinos Kavafis
E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole e in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti sino a farne una stucchevole estranea.
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QUANDO AMI AMI TUTTO IL MONDO
Cecilia Chailly Quando ami, ami tutto il mondo. E non solo le persone, anche gli animali, le piante, gli oggetti. L'amore non può essere un gioco di potere, e forse neppure una relazione, perché é uno stato d'animo autonomo, che comprende tutto.... Devo accettare di amarti incondizionatamente, perché solo così posso vivere questo sentimento che altrimenti mi corrode come un acido.Voglio alimentarmi dell'amore che ho per te, é la carica della mia esistenza, la linfa della mia vita che altrimenti é spenta. Amando te amo il mondo. E vorrei che il mondo partecipasse alla gioia del mio amore, e non importa se é solo mio né se il tuo preferirai darlo a qualcun altro....
da "Era dell'Amore"
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ONDA DELL'AMORE
Cecilia Chailly Se é vero che c'è un destino, se é vero che il pensiero e quindi i sentimenti esistono e si trasmettono, come é possibile che tu trovi qualcuno che tu ami più di me? Il mio amore é la mia forza, con esso posso superare tutte le gelosie, tutte le necessità. A me basta amarti. E amando te amerò anche me, e tutti quelli che mi circondano. E cercherò solo l'amore, solo nei luoghi e nelle persone che mi permetteranno di tornare a vivere col sorriso sempre aperto...E il tuo spirito sarà con me, nel cerchio che con gli altri formeremo, e gireremo insieme nella ruota dell'amore cosmico che per sempre ci circonderà.
da"Era dell'Amore"
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Aver bisogno
Se tu fossi incerta ti sarei da guida Se fossi impaurita ti farei coraggio. Se fossi debole ti rafforzerei. Se fossi smarrita ti condurrei per la via. Se fossi minacciata potrei difenderti. Se fossi triste suonerei una musica pura.
Da sola, sarei tuo compagno se poi, ti sciogliessi in lacrime potrei asciugarle con i miei capelli e ricomporre il tuo sentimento. Se fossi disperata potrei darti Luce.
Io, sono l’altra parte quella che non si svela mai estremo bagliore del momento grave. Misteriosa paura ti tiene allo specchio. Tu forse conosci dagli altri, Così forte, sicura e invulnerabile, l’amore che si riceve e nulla sai ancora della preziosa bellezza dell’amor che si dà.
P.I. 30-06-2005
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"L'ADOLESCENTE MULTIMEDIALE" TRA INSIDIA E CREATIVITA'
1. La rete tra socialità e insidia
E’ molto cambiata nel tempo l’idea dell’adolescente che apprende, che gioca, che socializza; modalità di pensiero e atteggiamenti sono mutati col mutare delle condizioni economiche, politiche, religiose. Sono cambiati gli stili di vita, i modelli educativi, la concezione della famiglia e della coppia, il ruolo degli adulti nei riguardi degli adolescenti, le pratiche educative; elementi tutti che sono influenzati dai sistemi di credenze. Appare indispensabile che oggi qualsiasi percorso formativo intenda occuparsi dei nuovi media non si limiti ad approfondire gli aspetti tecnici della questione ma rifletta sull’idea della componente creativa della rete; se è responsabilmente presente – direttamente o “dietro le quinte” la figura del genitore o dell’educatore – essa può potenziare le capacità umane, sia sul piano delle nuove conoscenze e azioni sia sul piano dell’“arricchimento degli spazi di vita”. Il riconoscimento dell’adolescente come individuo indipendente con bisogni psicologici specifici che la società ha il dovere di soddisfare è una concezione che da non molto si è imposta alla riflessione degli adulti. Oggi i ragazzi sono attratti dalle incredibili possibilità di conoscenza e di opportunità proposte dalla rete, dalla multimedialità, affascinante per la variabilità di suoni e colori e per la qualità sempre più raffinata della videografica che rende spesso il videogame simile ad un film, cioè ad una storia in cui chi gioca è il vero protagonista, a volte “in duello” con un compagno, a volte solo. E la solitudine davanti all’uso del computer, come di altri mezzi, sembra davvero il rischio più grande che corrono quegli adolescenti poco o per nulla seguiti dai genitori. Pare, in sostanza, che la soluzione stia nell’equilibr io, nel saper distinguere, scegliere e selezionare. I pericoli più comuni di una sovraesposizione nella rete possono essere perdita d’interesse per relazioni e attività; isolamento e mancata socializzazione; difficoltà a rispettare i tempi dello studio; bisogno a tratti ossessivo di iniziare o proseguire il videogioco prima e dopo i pasti, appena alzati, appena rientrati da scuola, prima di andare a dormire; rinuncia a uscire a giocare con gli amici pur di restare on-line; indifferenza anche agli stimoli dell’appetito. Afferma Claude Almansi dell’ADISI : “Non esistono parametri assoluti per distinguere l’uso normale dalla dipendenza: questo vale per Internet come per altre forme di dipendenze non legate a sostanze. Un criterio di valutazione può essere quello dato da un sostanziale cambiamento di comportamento (maggiore aggressività, irritabilità o anche depressione e apatia) e il non riuscire più a rispettare le norme di comportamento che vigono all’interno della famiglia”. Ma quando il tempo passato davanti al computer è giudicato chiaramente eccessivo, come devono intervenire i genitori? Claude Almansi dell’ADISI (Associazione Diritto Informatico della Svizzera Italiana) ritiene che: “...l’intervento non è diverso da tutti quelli che in ambito educativo una famiglia è chiamata a fare. Vale sempre la regola del dialogo e dello stabilire in maniera concertata delle norme di uso. Non credo invece nell’efficacia dei ricatti e delle punizioni. Così pure l’opzione dei filtri lascia il tempo che trova perché possono sempre essere raggirati. Inoltre buona cosa sarebbe non lasciare il computer in camera dei ragazzi. Con l’era di internet, sembra che l’impero tv abbia subito un duro contraccolpo. La televisione è uno strumento passivo, mentre le possibilità di interazione con internet sono notevoli. Gli adulti generalmente lo concepiscono come un’infinita biblioteca di Babele con cose interessanti ma anche tanto pattume. In realtà è molto di più: uno strumento che permette di agire, comunicare, giocare e imparare”.
2. Informazione e discriminazione
Secondo Theodore Roszak (1968), l’incredibile quantità di informazioni presenti sul web e la loro accessibilità rischiano di far pensare ai ragazzi che non ci sia alcuna necessità di ragionamento nè di deduzione nei confronti di quello che compare sul video, né di padronanza di livelli più alti come il giudizio, l'interpretazione, la valutazione e la comprensione di ideali e valori; inoltre – aggiunge - la navigazione in rete non è di per sé apprendimento: “L'informazione è solo il livello più basso del pensiero. I ragazzi possono passare ore a cliccare su icone o a navigare su Internet, ma questo non significa che stanno imparando: è come giocare a flipper. I computer creano la letale impressione che tutto ciò che riguarda l'apprendimento sia divertente”. Secondo numerosi altri studiosi, invece, la disponibilità di informazioni in rete costituisce uno stimolo per i ragazzi poiché accresce la curiosità tramite sollecitazioni sempre nuove; alcuni dati riportano che gli adolescenti che usano Internet guardano meno televisione, ma leggono anche più libri. L'interattività, linea di demarcazione tra l'esperienza online e quella televisiva, potrebbe accrescere le capacità di giudizio e di scelta dei ragazzi. Invece che ‘uccidere il libro’ - afferma Maragliano (1996) - la multimedialità può rinforzare il libro, sempre che gli editori diventino, come soggetti e come istituzioni, loro stessi utenti e produttori di digitale. La spinta ad un uso consapevole della rete telematica deve coinvolgere soprattutto i genitori, che non possono certo delegare ad un computer il ruolo di ‘confidente’ dei propri figli. Bisogna far comprendere che, nell’oceano della rete, non tutti i siti sono credibili; il vero problema, infatti, non è quello di accedere alle informazioni ma di aiutare gli adolescenti a distinguere l’affidabile dall’inaffidabile, in una dimensione critica e cosciente dell’uso del mezzo. Questo è importante affinché essi possano accostarsi alla tecnologia con curiosità e sicurezza, rendendosi conto delle potenzialità di apertura di conoscenze e di informazioni offerte dal web. E’ necessario che non vadano lasciati spesso soli, non solo per il timore di contatti spiacevoli con malintenzionati ma anche perché lo sviluppo delle componenti emotive e sociali non si può realizzare attraverso il mezzo tecnologico. Ricordiamo, tra i rischi di un uso solitario del computer da parte dei ragazzi, anche manifestazioni di potere negativo, come i soprusi psicologici perpetrati in rete, riuniti sotto l’etichetta di cyberbullismo. I cyberbulli terrorizzano i compagni a scuola, in rete e/o con il cellulare; possono manifestarsi in chat prendendo di mira un utente, aggredendolo verbalmente, deridendolo o estromettendolo dalla lista di discussione. Per questo va insegnata ai ragazzi la prudenza e va spiegato loro che dietro a un nickname si può celare chiunque, e non necessariamente la persona che il compagno di gioco o di chat dichiara di essere.
3. L’ “Etica dei media”
La scienza applicata e la tecnologia sono sempre più connesse ai problemi posti dall’“etica tecnologica”, che impegna a cercare le dimensioni morali della ricerca tecnico-scientifica. Tale ricerca comporta la considerazione di una serie di risvolti sociali, antropologici, giuridici, religiosi ed economici. L’Etica dei media solleva numerosi interrogativi, i quali possono trovare risposta nel principio, laico e razionale, della responsabilità, inteso come rispetto della persona e del cittadino, della natura e del Pianeta, nella formulazione forte e critica proposta da Hans Jonas (1990). Il progetto culturale per le nuove generazioni deve porsi quindi il problema della ricostruzione di un’etica che non può prescindere dalla globalizzazione culturale in atto: “Per ora, e auguriamoci per sempre, Internet e qualsiasi altro congegno analogo sono e fanno soltanto ciò che vogliamo noi. Il punto è proprio questo: che cosa vogliamo che sia la rete e soprattutto che cosa vogliamo farne? Qualsiasi risposta meditata presuppone, quindi, la conoscenza esatta di ciò che la rete effettivamente è, delle sue possibilità attuali e di quelle prevedibili, ma anche dei vantaggi e dei rischi che possono derivarne: bisogna mettersi nelle condizioni di saper distinguere le certezze dalle dicerie, le illusioni dalla realtà. Ma questo si può fare soltanto ascoltando e confrontando informazioni, spiegazioni e opinioni di competenti.[…] Servono dibattiti in cui vengano esposte tesi anche contrapposte, purché plausibili, e da cui siano esclusi possibilmente orecchianti ed esperti da salotto”. (Contu, 1997). In base a tali riflessioni andrebbero pertanto ricercate: - la capacità di sviluppare una cultura mediatica critica e un’educazione ai media, interrogandosi su questa nuova condizione mondiale. Si tratta di adeguarsi alla diffusione di semplici strumenti tecnologici o di accompagnare, con attenzione e responsabilità, una rivoluzione culturale globale? Il computer è una macchina della libertà individuale e collettiva o produce sradicamento e omologazione? Internet sarà strumento di una nuova emancipazione o di un nuovo controllo culturale? Quali le conseguenze sui ragazzi, sugli individui e sui gruppi umani? - la discussione sull’idea scontata che qualsiasi progresso tecnologico sia, per definizione, un vero progresso, ponendosi domande del tipo: in che senso la multimedialità è, o potrebbe essere, progressista e “al servizio dell’uomo”? L’interrogativo esige risposte fondate su distinzioni e valutazioni le quali rifiutino ogni esaltazione acritica, ma anche la condanna indiscriminata, nella convinzione che l’avvento della tecnologia multimediale è certamente inevitabile, ma non per questo deve essere accettata senza una responsabile riflessione; - la comprensione della rivoluzione antropologica, la quale sta cambiando la natura dell’uomo attraverso il “tele-vedere” e il “video-vivere”, che “stanno trasformando l’homo sapiens, prodotto dalla cultura scritta, in un homo videns, nel quale la parola è spodestata dall’immagine” (Sartori, 1998). Per cui tutto diventa visualizzato e virtuale. Si tratta, cioè, di tenere presente l’importanza del libro e della cultura scritta, la cui perdita non sempre è compensata dall’acquisizione della cultura audiovisiva e tematica. L’obiettivo è quello di saper risolvere il contrasto tra le due culture, rigettando la tesi dei nostalgici del passato - per cui la cultura audiovisiva e digitale è incolta e, quindi, non è cultura - ma anche senza cadere in eccessi ottimistici; - la consapevolezza che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale nella storia della civiltà. Qualcosa di simile avvenne con la diffusione della scrittura nell’età neolitica e, agli albori dell’età moderna, con l’invenzione della stampa . Questi cambiamenti epocali, che ci fanno uscire dall’era della ‘Galassia Gutenberg’, avvengono mentre si sta manifestando nel mondo dell’educazione scolastica una profonda crisi, in un momento in cui il sistema scolastico passa attraverso una fase di sostanziale e crescente rimeditazione e ridefinizione.
4. La “mente reticolare” e il compito degli adulti-educatori
Molti genitori hanno timori riguardo all’uso da parte dei propri figli di Internet, ad esempio nel caso di una partecipazione a una chat. Non è conveniente proibire di usare questo strumento di socializzazione ma, ha suggerito Papert (1996), che è necessario stabilire regole precise e mettere in guardia i ragazzi sul fatto che chi comunica con loro può dire o non dire la verità sulla sua identità. Alcuni adolescenti trascorrono molte ore al computer, talvolta perché lasciati soli a casa da genitori perennemente indaffarati, talvolta per giocare a giochi virtuali, talvolta per inseguire reali interessi. Ma se i genitori imparano a usare più spesso il PC insieme ai figli, oppure a navigare su Internet e a esplorare il nuovo mondo, certamente pieno di insidie, ma anche straordinario, “ci guadagnano i rapporti in famiglia e migliora l’organizzazione del tempo individuale e collettivo" (Gasperetti, 2001). Vi è da considerare che il grado di maggiore o minore interazione con uno strumento tecnico non classifica necessariamente una tecnologia come più o meno “passiva”; sono gli effetti cognitivi i veri elementi che caratterizzano un atteggiamento passivo. La passività non è solo l’inattività fisica ma può riguardare la sfera cognitiva; può presentarsi come un’atrofia delle capacità percettivo-sensoriali causata dall’eccesso di stimoli che una sovrabbondanza di informazioni può determinare (Maldonado, 1997). In sostanza, l’uso del computer da parte degli adolescenti può essere strumento di arricchimento se essi saranno accompagnati nell’usare attivamente il computer, e non solo a subirlo come un serbatoio da cui attingere passivamente. Il PC non dovrebbe certamente diventare un alibi per abdicare alle funzioni di genitore; esso può essere sia un legame tra genitori e figli, sia un elemento di separazione: dipende dagli atteggiamenti e dalla disponibilità degli adulti. Le possibilità e i rischi in un mondo interconnesso sono stati oggetto di dibattito tra educatori e intellettuali, in cui si sono confrontati gli entusiastici sostenitori delle possibilità nuove offerte dal cyberspazio e i suoi detrattori; gli ‘integrati’, come Negroponte (1995), sostenitori ottimistici dei nuovi mezzi telematici, e gli ‘apocalittici’, negatori del valore culturale e formativo della telematica. Sembra ora affermarsi una sorta di terza via, che si rivela come la più funzionale e feconda: quella, cui si è accennato, dell’approccio critico e problematico, per cui l’apprezzamento delle tecnologie non si risolve in un’accettazione senza riserve o, all’opposto, in un rifiuto radicale. Per Giovanni Sartori (1998), antagonista del ‘negropontismo’: “…le potenzialità di Internet sono pressoché infinite, tanto nel male come nel bene. Sono e saranno positive quando l’utente sarà ispirato da genuini interessi culturali, dalla voglia di sapere e di capire. Ma il grosso degli utenti di Internet non è, e prevedo nemmeno che sarà, di questo tipo. La “paideia” del video promette di passare a Internet analfabeti culturali rapidamente dimentichi di quel poco che hanno dovuto imparare a scuola, e quindi analfabeti culturali che ammazzeranno in Internet il loro tempo vuoto in compagnia di ‘anime gemelle’ sportive, erotiche, o di minuti hobbies. Per questo tipo di utente Internet è soprattutto uno splendido modo di sprecare il tempo, investendolo in futilità”. La conseguenza è che “i giovani d’oggi [...] stanno rapidamente passando dalla logica della scrittura e della lettura alla cultura del monitor e al culto ossessivo dell’immagine” (Ferrarotti, 1997). E’ il trionfo dell’adolescente televisivo e ipermedializzato, dalla “mente reticolare” che allarma spesso gli educatori, in quanto “il mondo per immagini che ci viene proposto dal video-vedere disattiva la nostra capacità di astrazione e, con essa, la nostra capacità di capire i problemi e di affrontarli rapidamente” (Sartori, 1998). All’opposto, per gli ottimisti, i computer sono uno spazio privo di condizionamenti dove tutti, adolescenti ed adulti, possono esprimersi liberamente. Negroponte (1995) considera che: “Come una forza della natura, l’era digitale non può essere rifiutata o fermata. Essa ha quattro punti di forza, che porteranno al suo definitivo trionfo: decentramento, globalizzazione, armonizzazione e potenziamento umano. Col tempo ci sarà sempre più gente su Internet che avrà il tempo e la saggezza per farne una rete di conoscenza e solidarietà reciproca; domani, le persone di ogni età potranno godere di un’evoluzione più armonica della loro vita, perché sempre più frequentemente gli strumenti per lavorare e per divertirsi saranno gli stessi. Piacere e dovere, espressione individuale e lavoro di gruppo, avranno sempre più una base comune”. Al fondo c’è la concezione del computer, trasformato da strumento tecnologico in ‘un fatto umanistico’ (Pedemonte, 1998), veicolo di una nuova visione del mondo.
5. La rete “maieutica”
Per coglierne i limiti ma anche il valore, la rivoluzione digitale va quindi sottoposta a riflessione, considerandone la funzione formativa, come educazione alla criticità e alla complessità; bisogna riconoscere che essa può essere altamente “maieutica” rispetto ad aperture cognitive, emotive, culturali e sociali; può diventare stimolante e liberante, capace di far maturare nuove potenzialità espressive e di liberare energie creative. L’atteggiamento del genitore, dell’educatore e dell’insegnante della nuova Scuola non sarà quindi né ‘apocalittico’ né ‘integrato’, ma potrà essere quello di una guida che, lavorando in un clima di collaborazione con coloro che educa, è capace di cogliere e valutare con rigore etico i benefici e le contraddizioni della ‘futura vita elettronica’ (Stoll, 2001). A questo proposito, alcuni osservatori rilevano i frequenti rovesciamenti di ruoli e i ribaltamenti del tradizionale rapporto tra bambino e adulto, educando ed educatore: “Sta dunque per scoccare una rivoluzione culturale per l’infanzia: sopra i suoi destini e quelli dell’adulto sembra aprirsi un futuro dall’epocale scambio delle parti, con relativo ribaltamento dei ‘ruoli’: nel senso che potrebbe essere il bambino a vestire i panni di padre dell’adulto. Un ‘piccolo padre’ chiamato a tenere teneramente per mano un adulto (genitore, insegnante), disorientato, impacciato, claudicante al cospetto dei mediatori-elaboratori della cultura elettronica”. (Maragliano, 1996). Il problema richiede pertanto l’articolazione attorno a diversi nodi strategici (quello epistemologico, quello antropologico, quello economico, quello sociale, quello religioso, quello giuridico, ecc.) per poter saggiamente progettare il futuro. Da una ricerca della Young (2007), in cui si prendono considerazione le implicazioni cognitive e socioculturali dell’uso della rete sullo sviluppo dei bambini, si rileva innanzitutto la necessità di una riflessione sull’impatto che le abilità, le conoscenze e i comportamenti in via di sviluppo potranno avere a lungo termine sullo sviluppo cognitivo dei bambini durante la loro vita. Si evince anche che non possiamo considerare le esperienze dell’individuo in Internet in maniera isolata, poiché l’interazione tra uomo e computer può avere delle conseguenze molto ampie sulle comunità locali e globali, sulle strutture sociali e culturali, sul modo di intendere il mondo e le relazioni. Attraverso lo sviluppo di una comprensione profonda dell’uso del computer dovremo quindi tenere conto non solo dei processi cognitivi individuali ma anche delle implicazioni più ampie da un punto di vista socioculturale della rete. Nello studio della Young si rispecchia l’importanza di Internet nello sviluppare la comprensione, da parte degli utenti più giovani, del mondo che li circonda. L’accesso alla rete facilita lo sviluppo di un’ampia gamma di abilità di apprendimento, comportamenti e conoscenze. I giovani utilizzatori di Internet si trovano nella tappa di vita che è in relazione con lo sviluppo della loro competenza dell’uso della rete; col tempo, è plausibile che le loro azioni future saranno rispecchiate nella continua evoluzione del web. E’ necessario pertanto tenere conto di svariati fattori relazionati tra loro nella analisi dell’impatto della rete sulla cognizione umana e sulle implicazioni sociali più ampie; si richiedono, come afferma la stessa Young, studi che colgano la complessità dell’apprendimento e della socializzazione online per rilevare elementi che potranno essere studiati ulteriormente.
6. Multimedialità, empatia e creatività: osservazioni conclusive
Afferma David Meghnagi (2001) in relazione all'uso crescente delle tecnologie, che, soprattutto per bambini e adolescenti, appare strettamente correlato a conoscenza, socialità ed emotività: “Dico che senz'altro c'è un'angoscia degli adulti nei confronti di tutto quello che non controllano. E’ avvenuto del resto anche con la scrittura: la maggioranza dei genitori aveva paura di avviare i loro figli in età troppo precoce all'apprendimento della scrittura e della lettura…” Altri autori ‘dalla parte dei bambini’ ritengono auspicabile che gli adulti provino a indagare questo universo non con gli strumenti epistemologici talvolta ristretti della tradizione ma con una epistemologia più fluida, aperta, costruttiva: quella stessa che si coglie nel pensiero ‘reticolare’ del bambino multimediale. Il computer verrebbe visto non come un'incognita della quale preoccuparsi, e dalla quale eventualmente difendersi, ma come stimolo per proiettarsi nel futuro, mettendo alla prova nuovi strumenti semiotici. Alla cultura monomediale rivolta all’infanzia e all’adolescenza, osserva Fiorentino (2000), si contrappone oggi la quotidiana realtà multimediale: “…la realtà di un ambiente esterno fluido e vitale, dove l’alfabeto è integrato da suoni, rumori, voci, immagini, schermi, tastiere, bit, attraversamenti continui e rimandi alla molteplicità del presente"; una realtà multimediale con la quale "la sensibilità infantile è iniziaticamente sintonizzata […] Il futuro dell’uomo è nella mobilità dell’infanzia, che gioca il rischio dell’inesplorato, che azzarda vivendo il continuo divenire della tarda modernità, e non ne può fare a meno. La partita è ancora aperta”. Il sistema multimediale opera “per immersione”, poiché “si entra” nel virtuale con più sensi: la vista, l'udito, il tatto, mentre l'apprendimento monomediale opera principalmente per astrazione. In passato, tra i fattori che hanno determinato lo sviluppo della capacità critica e dei saperi astratti, un ruolo determinante è stato giocato dalla tecnologia visiva per eccellenza: la scrittura a stampa; il computer richiede la pratiche di “vecchie” e “nuove” competenze, non esclude la lettura e la scrittura, ma le integra con altri linguaggi e arricchisce l’esperienza concreta, dalla quale non si può naturalmente prescindere. Il nuovo “adolescente multimediale” dal “pensiero reticolare” sembra sempre più richiedere un’integrazione tra computer, famiglia e Scuola, che lo ponga al centro della scena, in una modalità creativa ed “autoformativa” nella quale poter usufruire, oltre che di sistemi di socializzazione e di acquisizione delle conoscenze di tipo tradizionale, anche di nuove modalità esperenziali e “multisensoriali”, spesso sentite come più gioiose, attraenti e partecipative. E’ in tal senso che potrebbe muoversi la ricerca, la quale potrebbe più spesso indagare sui contenuti ricercati dai ragazzi nei siti Internet, oltre che sulla partecipazione e sul coinvolgimento cognitivo ed emotivo; ciò nella tensione a contribuire alla proposta di siti e contenuti idonei alle indagini degli adolescenti e alla loro ricerca di esperienze. Un più ampio e sentito interesse per queste tematiche da parte degli adulti-educatori potrebbe contribuire a sottrarre il web all’attuale dominio commerciale e a instaurare modalità di fruizione del computer e della rete maggiormente e-ducative (nel significativo senso etimologico di e-ducere, portar fuori). Il mezzo elettronico, ri-animato nei contenuti (tematiche ecologiche, etiche, psicologiche, sociali…) e vivificato da una modalità di fruizione condividente ed empatica (da ’εν πάθος, sentimento dentro), potrebbe contribuire allo strutturarsi di nuove energie (’εν ’έργον, forza dentro) e quindi a nuovi entusiasmi (’εν θεός, un dio dentro). E’ attraverso il riferimento a questo processo (l’em-patia produce en-ergia, che può portare all’en-tusiasmo) che l’utilizzo della rete può diventare mezzo per sostenere la volontà gioiosa di ampliare le conoscenze e di vivere esperienze “virtuali”, ma non per questo meno significative, da poter condividere con il gruppo dei pari e con gli adulti-educatori. E’ alla costante rimeditazione sulle qualità dell’“empatia”, dell’“energia” e dell’ “entusiasmo” - termini spesso banalizzati ma che conservano nell’etimologia il senso e la forza originaria di elementi che hanno a che fare con il sentire e l’agire più alto dell’uomo - che va collegato l’uso del web, “rete”, che può diventare, come indica il nome, strumento di connessione, di unità e di umanizzazione. Nuove idee, inedite modalità di approccio alla vita, ai problemi e alle relazioni, comportamenti partecipativi - appresi in rete ma poi rielaborati, analizzati e valutati criticamente - potranno essere quindi trasferiti tra le conoscenze del mondo reale, arricchendole di visioni diverse e pluralistiche. Una nuova, felice produttività interiore ed esteriore solleciterebbe a interiorizzare la consapevolezza che - tutti - apparteniamo ad un Uni-verso sempre più, e in ogni senso, “uno”, rappresentato, fisicamente e metaforicamente, dalla rete. Che in questa più ampia visione l’adolescente possa, accompagnato da adulti-educatori responsabili, competenti ed empatici, sempre meglio strutturare la speranza e co-progettare il futuro.
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