Come parli, così è il tuo cuore.
Paracelso

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TU & IO
Incontro amicizia condivisione unione,
l'Amore e i suoi impedimenti
TU & IO
COME L'ALBERO DALLA TERRA
Come l'albero dalla terra
e dalla roccia l'acqua
dall'uomo l'amore
Danilo Dolci-1957
PER QUANTO STA IN TE
Kostantinos Kavafis

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te:
non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano gioco
balordo degli incontri e degli inviti
sino a farne una stucchevole estranea.
QUANDO AMI
AMI TUTTO IL MONDO

Cecilia Chailly
Quando ami, ami tutto il mondo. E non solo le persone, anche gli animali, le piante, gli oggetti. L'amore non può essere un gioco di potere, e forse neppure una relazione, perché é uno stato d'animo autonomo, che comprende tutto....
Devo accettare di amarti incondizionatamente, perché solo così posso vivere questo sentimento che altrimenti mi corrode come un acido.Voglio alimentarmi dell'amore che ho per te, é la carica della mia esistenza, la linfa della mia vita che altrimenti é spenta. Amando te amo il mondo. E vorrei che il mondo partecipasse alla gioia del mio amore, e non importa se é solo mio né se il tuo preferirai darlo a qualcun altro....

da "Era dell'Amore"
ONDA DELL'AMORE
Cecilia Chailly
Se é vero che c'è un destino, se é vero che il pensiero e quindi i sentimenti esistono e si trasmettono, come é possibile che tu trovi qualcuno che tu ami più di me?
Il mio amore é la mia forza, con esso posso superare tutte le gelosie, tutte le necessità. A me basta amarti. E amando te amerò anche me, e tutti quelli che mi circondano. E cercherò solo l'amore, solo nei luoghi e nelle persone che mi permetteranno di tornare a vivere col sorriso sempre aperto...E il tuo spirito sarà con me, nel cerchio che con gli altri formeremo, e gireremo insieme nella ruota dell'amore cosmico che per sempre ci circonderà.

da"Era dell'Amore"
Aver bisogno

Se tu fossi incerta
ti sarei da guida
Se fossi impaurita
ti farei coraggio.
Se fossi debole
ti rafforzerei.
Se fossi smarrita
ti condurrei per la via.
Se fossi minacciata
potrei difenderti.
Se fossi triste
suonerei una musica pura.

Da sola, sarei tuo compagno
se poi, ti sciogliessi in lacrime
potrei asciugarle
con i miei capelli
e ricomporre il tuo sentimento.
Se fossi disperata
potrei darti Luce.

Io, sono l’altra parte
quella che non si svela mai
estremo bagliore
del momento grave.
 
Misteriosa paura
ti tiene allo specchio.
Tu forse conosci dagli altri,
Così forte, sicura e invulnerabile,
l’amore che si riceve
e nulla sai ancora
della preziosa bellezza
dell’amor che si dà.

P.I. 30-06-2005
IMPEGNO E MATRIMONIO: QUANDO EROS E' UN MISTERO
IMPEGNO E MATRIMONIO: QUANDO EROS E' UN MISTERO di Stuart Sovatsky

Nel mondo erotico, i voti e le premesse sono al servizio delle possibilità e delle potenzialità che possono sbocciare nei momenti condivisi di suspense, e non delle certezze e delle aspettative preconcette. Come si colloca quindi l'impegno in queste acque eraclitee? Proviamo a contattare questo mondo nel suo punto più vulnerabile: la nostra paura dell'amore e del rapporto. Il profondo valore della scoperta della nostra inadeguatezza in questo modo di prendere reciproco impegno erotico non sta nello stimolarci a fare meglio la prossima volta. Questo atteggiamento si adatta unicamente ai contratti legali e commerciali, modelli che hanno preso il controllo del matrimonio, nella pratica e attraverso i loro ben regolati vocabolari. Ma applicare queste forme formalizzate di impegno al rapporto erotico può portare gravi distorsioni. Similmente la psicologia popolare trasforma l'impegno in qualcosa “a cui lavorare”. È diventato un cerchio in cui uno dei due partner cerca di far saltare l'altro (o se stesso). Ma, nel mondo dell'eros-mistero, l'impegno non può essere un contratto, un'aspettativa di stabilità o un segno di “progresso” del rapporto.
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EDUCARE AD AMARE



di Monica Bregola

Questo unico, onnipotente
Sé di tutti gli esseri
diviene, dentro ogni creatura,
un sé separato e individuale.
Per che in Lui si riconosce
v’è gioia immortale
Katha Upanishad


1. CIO’ CHE SEMBRA, CIO’ CHE E’
Chi sono io? Chi sei tu?
Io e Tu. Tu e Io. Siamo mondi fra mondi. Universi paralleli che non si sono mai incontrati eppur parlandosi mai sono stati in relazione di reciprocità. Universi colmi di poesia e di azione e di stupore e meraviglia quando ne cogliamo l’origine e l’essenzialità intrinseca. Come ti potrò incontrare? Come potremo sciogliere le catene dell’illusione e del dolore di crederci separati e oggetti, "cosa fra le cose?".

I nostri universi muti e profondi comunicano col loro silenzioso e misterioso linguaggio fatto di vibrazioni, di "qualche cosa" che passa attraverso, a noi oscuro eppure illuminato da alcuni magici momenti in cui un abbraccio invisibile fra noi ci estranea dal mondo oggettivizzato e ci proietta in un altro mondo permeato di correnti vitali pulsanti e frementi, correnti creatrici, che plasmano e danno forma all’informe. La parola si fa viva e in quella prima esperienza di relazione e reciprocità anche le parole hanno un ruolo marginale e sovvertono le strutture della comunicazione.

L’Io e il Tu si fanno carne, l’uomo diviene vivente, assapora l’istante, l’attimo, il "qui ed ora", pienamente presente ad esso, in esso. E’ questo il requisito essenziale affinché possa accadere l’incontro fra un Io e un Tu. L’Io e il Tu si incontrano "ora" in un istante senza tempo, la percezione stessa del tempo è dilatata, il tempo ha un sapore di estraneità, congiuntamente allo spazio, tutto si addolcisce e tutto viene intensificato paradossalmente, e ciò accade mentre il moto della tendenza ad oggettivizzare il Tu, rallenta. Il Tu nasce a soggetto e muore ad oggetto.

Lo spazio anch’esso subisce una trasformazione nel passaggio di percezione, dapprima lo spazio è dimensione fisica, le distanze sapientemente e tacitamente gestite dall’interno delle proprie dinamiche inconsce, lo spazio lo decide chi è più forte, pone oggetti e strumenti a produrre barriere, affinché l’incontro non possa aver luogo, i ruoli giocano furtivi come ladri, e come i ladri ci privano di qualcosa a noi caro, così privano l’Io e il Tu del loro diritto all’incontro fondamentale.

E’ lo spazio profano. E’ il Tu oggetto. Non è mai accaduta la vita tra noi. Quando l’austerità dei nostri limiti e l’illusione della separazione sfuma, ecco che l’evento dell’incontro ha luogo. Siamo. In un flusso di reciprocità e di scambio respiriamo il respiro dell’universo, respirati a nostra volta, l’alito profumato della Vita colora il nostro essere nella dimensione sacrale dello spazio, fuori dal tempo e dallo spazio, relativi ad un senso di separatività, per accedere alle forze della Vita che trascendono il tempo e lo spazio. Come ti vedo? Come fisso il tuo essere nella mia memoria? Tu, altro da me, insieme nell’essenza, nell’assenza di separazione. La tua immagine dentro me è morta? Si... no... forse. Ciò che conta è che ora è viva, vivificata e illuminata da una luce sconosciuta.

Andiamo, usciamo fuori dalla trappola mortale del "mio" e dei "voglio per me". Su, vieni, corriamo e danziamo in questo luogo sconosciuto, denso di Vita, ricco di doni, impreziosito dai colori e dalla musica. Come ho potuto farne senza? Ogni uomo prende vita e nasce dall’incontro col suo Tu.

Buber opera una distinzione fra il Tu e l’esso, e definisce l’esso come oggetto, come concettualizzazione del Tu. Il Tu è vivo, l’esso no. Il Tu fluisce, l’esso ristagna. L’oggetto non si conosce ancora-e-sempre-di-nuovo, si è già conosciuto, ci siamo già creati un’immagine interna dell’altro, riempita come fosse un contenitore vuoto, dalle nostre proiezioni, dalla trappola dei nostri bisogni e delle nostre aspettative. L’altro è oggetto fissato nella mia mente, irrigidito e inerte, e ivi rimane, malgrado il processo dell’eterno divenire lo accompagni lungo il suo cammino e si compia ciò che è giusto. Così accade che la realtà dell’altro viene alterata e deformata ed anzi, non vi è contatto alcuno con la realtà, bensì con l’illusione soltanto, mi muovo secondo quello che è soggettivamente giusto, non ciò che è oggettivamente sensato.

Di fatto alterando la realtà del Tu non faccio altro che negarlo. Lo spazio relazionale è esclusivo, è dimensione entro la quale muoversi con l’oggetto, alfine di ottenere la soddisfazione dei bisogni. Varcando lo spazio personale entro in uno spazio sacro:
"E così l’autentica garanzia della continuità spaziale sta nel fatto che le relazioni degli uomini al loro vero tu, i raggi che da tutti i punti dell’io convergono al centro, , costruiscono un cerchio. Prima non è la periferia, non è la comunità, primi sono i raggi, primo è il fatto che la relazione ha in comune una tensione verso il centro." (Buber)

L’attaccamento concorre a deformare la verità del Tu, non vi è IO-TU, bensì un Tu in funzione dei bisogni dell’Io. Nel bisogno la relazione è limitata a ciò che vedo di te e a ciò che voglio ottenere. Ciò comporta l’irrigidimento dell’immagine interna dell’altro (alterazione della percezione), impedimento alla crescita mia e sua. Sua perché non posso permettere che sia "se stesso", libero di amare, di essere, poiché perderei qualcosa, il rischio è di perdere ciò che voglio ottenere. Paradossalmente "incontro il Tu" proprio quando accetto di perderlo (mito di Amore e Psiche).

La relazione allora entra in suo spazio cosmico, respira l’amore senza aver bisogno di appropriarsene, l’amore è TRA, la relazione è vitale, vibrante, l’amore è presente e nutre, l’amore "accade", il tempo e lo spazio sono trascesi, non vi è più un "oggetto" d’amore, ma l’amore permea tutto quanto interno, dentro e fuori, in e tra, non vi è più differenza, né separazione. Il punto di "unione" sta nell’autotrascendenza.

2. LA RELAZIONE IO-TU

2.1 L’incontro fondamentale, la relazione, la reciprocità

L’amore è l’evento della relazione. L’amore accade nel flusso di reciprocità, forza attrattiva e repulsiva.
L’amore è l’evento e la "bellissima e buonissima guida" citata dal Platone che ci conduce alla Vita.
L’amore coglie l’intero, trascende le parti e l’Uno che forma è più della somma delle parti. (Kierkegaard)

L’incontro è permeato di Senso. Così, come evento naturale, come esperienza di grazia, come freschezza mattutina, come rugiada che nutre e regala bellezza con la sua presenza. Il Senso, evento e principio della relazione, è esperire la Vita.

Il bisogno, nel trascendere il mio bisogno, nella disidentificazione da esso, è di alimentare l’unione, lavorare per l’eterno, "Lavorare decisamente per l’eterno si può solo dove c’è un uno; ed essere questo uno che tutti potrebbero diventare significa volersi lasciare aiutare da Dio".

Nell’Io-Tu non mi affermo, né mi difendo, né interpreto.
Sono. L’Io-Tu è una relazione fra totalità.
"Ma allora che cosa si sperimenta nel tu?"
"Proprio nulla. Perché non si sperimenta.
"Che cosa si sa allora del tu?"
"Semplicemente tutto. Perché di lui non si conosce più il particolare."
(Buber)

L’unione che nasce dall’interazione, dalla disidentificazione, dall’oscuro silenzio avvolto dalle parole, pronunciate quasi ad esorcizzare il timore che m’incute, quel silenzio in cui non sono più una parte, né una subpersonalità, frammentazione di una totalità: Io Sono. E’ in quel silenzio che t’incontro e ti riconosco. Tu eterno, presente da sempre, che mai è nato, né mai morirà. Tu infinito. Tu creatore. Tu. E’ l’amore che mi conduce a respirarti.

Colgo un’essenzialità affatto nuova. Una verità da sempre esistente. 2.1.1 La psicologia come arte viva e vivificante della relazione La scienza della psicologia diventa scienza viva nell’incontro IO-TU. La psicologia così assume il compito e la funzione di scambio vivente.

Psykhé dal greco "anima" e logos "conoscenza, ragione" danno origine al significato della parola: conoscenza dell’anima e la psicologia, la scienza che studia i moti dell’anima non con parole morte fra le parole, ma nell’attenzione all’anelito che sorge dalle profondità, dagli abissi dell’essere e che si dileguano davanti alla superficialità della mente concreta e si svelano soltanto ad un sentire più profondo che è riverbero e riflesso ora riconosciuto, presente in un tutto più grande, onnicomprensivo, di cui l’anima è portavoce ed essa stessa voce della Voce.

Dovete credere solo a voi stessi.
Dovete cercare di ascoltare
la Voce interiore.
Usate pure l’espressione
"dettami della ragione"
se non volete scomodare Dio,
giacché, fortunatamente,
non c’è nessuno e nient’altro
che Dio in questo universo.
Gandhi

2.1.2 Il Senso e la Volontà di Significato

E’ come passare
da un’impotenza quasi totale
- una specie di fatalismo, l’impossibilità di
tutta una serie di determinismi contro cui
non si può fare niente e che ti schiacciano
a una Volontà chiara, definitiva,
che, appena si esprime,
si rivela onnipotente
Mère

L’uomo è caratterizzato dalla capacità di volere, di decidere, di prendere posizione, dalla libertà e dal bisogno di dare un senso, un significato alla vita e agli eventi. La volontà di significato è adesso, nel "qui ed ora". Il significato è l’atto di libertà della volontà che non enumera le esperienze, bensì le rende intrise di vita attraverso l’acquisizione di un senso di cui viene permeata l’individualità e trasformata la personalità.

Nella volontà di significato non vi è posto per l’artefatto, l’effimero e il nascondimento. L’attenzione e l’impegno sono posti in funzione della ricerca della verità che, per me, rappresenta il senso di un evento all’interno di un processo. Uno degli atti volitivi più alti nell’uomo è la sua capacità di dare un senso. L’Io-Tu è il contenitore del Senso, in cui l’atto volitivo è una deliberata scelta di trascendere il piano in cui mi trovo per attingere al Senso che permea la relazione, in un piano più alto.

2.3 UN MOMENTO DI ETERNITA’

L’incontro IO-TU accade al di là dell’oltraggioso tempo. In un tempo senza tempo. Nell’esso il tempo è vissuto con ansia, in vista di poter "ottenere" ciò di cui ho bisogno. Nella temporaneità entro cui chiudo la relazione basata sul bisogno, la mia personalità è tesa ad ottenere, manipolare, giustificare.
E’ uno stato di non-ascolto, né di sé, né dell’altro.
Se né Io né Tu siamo presenti, allora è presente solo il tempo e lo spazio entro cui muoversi, con tutti i limiti come conseguenza. Sono costretta a vivere nel limite illusorio, il limite è dato dalla visione unidirezionale della relazione in quel momento: vedo solo quello che voglio.
Se smetto di volere allora vedo il tu e vi entro in contatto in una dimensione ove il respiro dell’Io-Tu si armonizza e si confonde con quello dell’Universo. La dimensione IO-TU non contiene la dimensione temporale, la trascende. Nell’incontro "eterno" l’uomo diventa "espressione di Vita".
L’Io-Tu è il contenitore in cui è contenuta la Sostanza di Vita che permea l’incontro nel momento in cui le parti trascendono se stesse. Effusione di Vita, di Sostanza nella forma.
Ciò che è sostanziale diviene formale. Un frammento di eternità e di infinito penetra nella forma, la effonde col suo profumo e di stupore e di meraviglia, ed essa ne coglie il Senso e crea.
Quando un Io eterno e un Tu eterno si incontrano, l’incontro ha luogo in un attimo di eternità, in cui l’uomo partecipa all’eterno e diviene portatore e donatore di Sostanza di Vita.

La relazione è l’humus per l’espressione dei potenziali esistenti nell’uomo. L’amore è l’atto di rivolgere lo sguardo oltre noi e la cosalità. Noi non siamo soltanto portatori d’amore, bensì portatori e donatori di Sostanza di Vita. E questo è amore.

2.4 IL RICONOSCIMENTO DELL’IDENTITA’

L’autocoscienza o consapevolezza di essere un Io, è come un punto centrale della coscienza, fermo e stabile, che non muta mai e che ci dà il senso dell’identità personale e dell’integrità psicologica. Questa consapevolezza di essere un Io è un punto fermo della psiche, che affiora quando è avvenuta l’integrazione degli elementi della personalità. Nell’esperienza di un "Io centrato", il rapporto è libero e sciolto e fluisce con il tutto. Nell’andare oltre l’Io separato percepisco la Vita. Non c’è contrapposizione.

Nell’esperienza dell’identità sento l’unione, l’assenza di separatività. Perdo il mio nome, il mio ruolo, il mio "credere" di-essere-così, per essere ciò che sono da sempre ed incontrare il Tu-che-è-da-sempre, in ciò che siamo da sempre.

Il senso dell’Io è un senso di autocentramento che avviene attraverso uno sforzo di purificazione (uscita dalle illusioni) compiuto alla base.
Nell’Io scompare il senso dell’io, nasce una fusione, un senso di unità, è un’autocen-tratura che non ha più nomi: è forza, è unità.

Essere, esistere, relazione di essenzialità, portatrice di Vita nella partecipazione alla Vita, mirata, consapevole, attraverso atti di volontà miranti a creare e non a distruggere, perché consapevolezza della Vita significa astensione volontaria e consapevole dalla possibilità di nuocere o di ostacolare, significa vedere e andare oltre i personalismi, oltre la posizione di ego-centratura.

Con il riconoscimento dell’identità nasce un sentimento di solidarietà, la collabora-zione come meta-bisogno, un’aspirazione a realizzare il progetto del Senso. Due identità si incontrano nell’identità della relazione che è più della somma delle parti, poiché grazie alla dimensione spirituale l’uomo è più della somma delle parti. L’incontro non è di tipo simbiotico perché ha luogo ad un livello più alto.

2.5 AMPLIARE LA VISIONE

Siano uomini ed è nostro destino
imparare ad essere spinti verso
mondi inconcepibilmente nuovi.
Il vedere è per uomini impeccabili.
Tempra il tuo spirito, diventa un guerriero,
impara a Vedere,
e allora saprai che i nuovi mondi
che possiamo vedere non finiscono mai.
Carlos Castaneda

L’Io-Tu è partecipato, non pensato.
Nella relazione IO-TU è implicito il superamento della dualità. E’ andare "oltre" la visione frammentaria. E’ andare oltre la separatività, vi è anche il bisogno di andare oltre la visione frammentata dell’altro, trascenderla, nello sforzo di andare oltre sviluppare una percezione globale, ove vive l’interezza e l’amore è una esperienza di interezza. Come afferma Proust: "Un viaggio di scoperte, non consiste nel trovare nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi".
L’amore per sua natura percepisce l’interezza per amore del Bene, rispondendo alla Volontà di Bene, ed essa permea il processo di evoluzione.
Nell’apprendere l’arte dei retti rapporti umani, lo sforzo da compiere è di ampliare la visione, per spingersi oltre la mente giudicante, duale, ovvero separativa. La mente giudicante genera polarità. Il giudizio crea separazione.

Come fare per non crearne?

Usare la consapevolezza, riconoscere il gioco delle proiezioni, imparare a "stare con" ciò che accade e così facendo andare a scoprire le radici del processo. 2.5.1. Mente causale, olistica, sintetica La nostra mente opera a diversi livelli: causale, olistico, sintetico. La mente causale, o concreta, è la mente inferiore dell’uomo, legata al movimento di causa-effetto che crea il blocco della personalità se ci si fissa a quel livello. La mente inferiore ha una percezione parziale, frammentaria, a questo livello scattano i bisogni, le paure, le angosce. La mente inferiore dice "io,io,io" e "voglio per me". Con la mente superiore cogliamo l’intero e andiamo verso il Bene comune, la Volontà di Bene, trascendendo noi stessi.
La mente olistica crea interazioni e interrelazioni fra le basi, è la base della trascendenza, il primo passaggio. All’interno di una relazione terapeutica può percepire contemporaneamente la parte sana e quella malata e sceglie e punta sulla prima per attivare il processo di guarigione.
La mente causale coglie il frammento, quella olistica coglie le parti e le mette in relazione fra loro, dando significato al processo. La mente sintetica coglie l’intero, è il passaggio alla mente universale. Attraverso l’identificazione con la mente universale mi sgancio dal mio Io, fino a fondermi con la mente universale.
La mente sintetica è più della mente concreta, è più della somma degli elementi che forma "altro".
Il passaggio dall’una all’altra è un salto creativo, di apertura a nuove visioni, uscita dal limite autoimposto.
L’intero processo cognitivo è costante cambiamento, è conoscenza come cambiamento costante.
L’uomo ha bisogno di conoscere, egli non teme ciò che non conosce, ne è attratto. La paura generata dal "nuovo", intesa nel contesto delle relazioni umane, come uscita dalle proprie visioni ristrette e cristallizzate, di immagini codificate, cioè rappresentazioni degli altri e della vita. L’uomo esprime un meta-bisogno nel desiderio di conoscere la realtà per dare un significato alla vita.

Sudditi del bisogno di continuità noi concepiamo la vita, abbiamo bisogno di sicurezza, di possedere, (il desiderio di continuità è possessività), ma malgrado ciò noi andiamo sempre avanti, spinti dalla forza evolutiva stessa che è la forza della vita. Ciò che in noi ha paura è la personalità con i suoi bisogni, i suoi limiti, la personalità non è l’identità dell’uomo. L’uomo ha bisogno di conoscere, come spinta naturale, e la conoscenza non è continuità o schema, ma è entrare nello sconosciuto, e distaccarsi dal conosciuto per andare verso l’ignoto.
"Le domande sono gli atti creativi dell’intelligenza". (Frank King)
La conoscenza dello sconosciuto è un fatto gioioso.
Portato nel rapporto umano è il coraggio di staccarsi dall’esso, dal "noto", dal consueto e sicuro, per entrare in una dimensione sacra, olistica, è entrare nel "Tu" attraversando la paura di perderlo e di perdersi, con coraggio staccarsi dal "conosciuto" per conoscere davvero in una dimensione ove fra conoscente e conosciuto non vi è più differenza.

Nulla è più pericoloso
di un’idea.
Se è l’unica che avete.
Roger von Dech

Il primo passaggio della trascendenza è sulla relazione: uscire dall’Io per entrare nel Tu e nel Noi.

Il ponte con il transpersonale, passaggio dalla mente causale a quella sintetica, è l’amore. L’amore trasmette il senso della vita, come forza coesiva, mezzo, per arrivare al Senso, scopo.

Una mente aperta è:
• non giudicante (paure, bisogni ecc...)
• non dualistica
E’ attraverso una mente aperta che entriamo nel mistero dell’Io-Tu. La mente aperta percepisce il Tu nella globalità, non vi è giudizio ed è ciò che mi permette di entrare in contatto, quando il giudizio irrompe nel mio pensiero la comunicazione si interrompe.
Nel Tu investo energia ad alto livello, è nella circolarità che ha luogo la relazione, circolarità che si esprime attraverso un moto a spirale in salita, un movimento energetico verso l’alto. Se sono un Io centrato posso percepire il Tu centrato, favorendo nell’altro il processo della centratura, cioè ho una percezione globale dell’altro, la relazione attinge ad un livello più alto: la Vita.
Questo innalzamento produce un cambiamento.
Il Tu diviene unità, non giudico fermandomi alle singole parti, alcune delle quali possono risultarmi sgradite, percepisco la globalità = espansione di coscienza. Espandere la consapevolezza per raggiungere l’unità.
Ciò che è importante è l’incontro che trascende le singole parti.
L’ascolto come strumento diviene una forma d’amore, amore oblativo, un atto donativo, che prevede la disidentificazione alla base.
Non è unione simbiotica, poiché nella simbiosi manca il terzo elemento: il Noi, la Vita. E’ un’immedesimazione, un perdersi nell’infinito.
La separazione è il limite dell’unione, l’unione generata è energia autoricreantesi, e il percepire e percepirsi come fenomeni unitari, integrati.
Nell’Io-Tu non ho punti di riferimento, né la tendenza ad incapsulare dentro una forma mentis, né preconcetti, né fantasie ad inquinare l’incontro.
Allora vi è una costante rinascita ed eterno fluire.
Il salto creativo avviene proprio perché l’altro non è stato incapsulato, ridotto a cosa, cioè negato nel suo essere più profondo.
L’unione è frutto della mente superiore.
La fiducia che nasce è frutto dell’accettazione e dell’amore incondizionato.

2.6 LA CREATIVITA’

La gioia del giusto
Come il carro segue chi lo tira
così il dolore segue
chi male parla e agisce.
Come l’ombra segue
chi cammina,
così la gioia segue
chi rettamente parla
e rettamente agisce.
Buddhismo - Dhammapada

La creatività nasce come risposta all’evento della relazione autentica Io-Tu: quando l’uomo entra nella relazione è libero e quindi creativo.
La creatività è fecondazione. Quando un IO-TU entrano nel flusso della Vita, la relazione diviene vivente, essa è permeata di Vita, vi è fecondazione e nascita, nasco e rinasco ogni volta, ogni volta rigenerata. Il cambiamento è il prodotto dell’ingresso del processo, ogni volta che entro nel processo infinito trascendo i limiti del conosciuto.
Nell’infinito, nella vitalità della relazione, la Vita mi feconda ogni volta. Il cambiamento è prodotto da questa fecondazione. Il cambiamento è il frutto dell’esperienza IO-TU, l’atto creativo avvenuto nella fecondazione ha dato "Vita" quasi come a dare un’anima all’incontro fondamentale: l’incontro è avvenuto in un punto più alto.
Nasce qui una "originalità inevitabile". In veste di terapeuta, per esempio, non posso che adattare il mio operare ai bisogni del singolo, ai suoi canali espressivi ideali. Tale concetto di originalità nasce anche come aspetto di unicità del singolo, come consapevolezza che "è un Tu e nessun altro Tu è come quel Tu".

"L’opera che l’uomo crea viene da un nuovo evento di relazione che sta divenendo Sostanza. Per effetto di questo atto essenziale l’uomo può rinnovarsi in se stesso". Buber L’azione operata è una "retta azione" come consapevolezza di un retto rapporto. L’azione essenziale determina l’autentico incontro IO-TU, il processo all’interno del quale la forma diventa "opera".
La creatività è lo strumento della Sostanza per dare Vita alla forma, e la forma è testimonianza della ostanza.
Creatività è l’evento che libera dai bisogni, dalla tirannia del Super-io e dalla volontà personale egoistica e separativa, è l’atto di servire la Volontà di Bene attraverso giuste parole e giuste azioni, ove il me è trasceso e il Noi è vissuto e vivente. E’ il wu-wei, l’azione senza azione, l’azione senza sforzo che nasce dalla libertà.
Così l’Io-Tu si rapporta, nel suo fluire, oltre la mente giudicante e la volontà della personalità.
La capacità di fluire è l’azione e la parola che hanno le qualità della Bontà e della Bellezza, che nascono dall’Uno ineffabile e si esprimono in leggerezza nella forma e la qualificano a strumento.

dagli Atti del convegno di Psicosintesi educativa 1997 “Verso una Nuova Educazione” EDUCARE AD AMARE


Bibliografia

Roberto Assagioli - Principi e metodi della Psicosintesi Terapeutica - Astrolabio, 1973
Piero Ferrucci - Esperienze delle Vette - Astrolabio, 1989
Roberto Assagioli - Io sviluppo transpersonale - Astrolabio, 1988
Erich Fromm - L’arte di amare - Mondadori
Renè Allendy - Psicologia dell’amore - Astrolabio
Martin Buber - Il principio dialogico - San Paolo, 1993



Bellissima sintesi, grazie della lettura.

Carissima Monica
mi hai fatto provare una grande gioia e mi hai dato un'ottima occasione di riflessione sull'Educazione e sull'Amore.
Un abbraccio la tua amica Angela di Città della Pieve

Alla mia amica Monica un caloroso abbraccio ed un ringraziamento per l'occasione di riflettere sull'educazione e sull'amore .
Angela

Bellissimo testo, non c'è niente di più bello dello scambio nutriente col l'altro nel riconoscerlo e sentirsi riconosciuto

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