di Maggi Lidchi Grassi
La medicina omeopatica si ispira all'antica preghiera senza autore:
"Possa l'anima.controllare la forma esteriore, la vita, tutti gli eventi", e nella filosofia che essa implica sono contenute grandi possibilità per l'evoluzione umana.
L'omeopatia considera il benessere spirituale come la cosa più importante da ottenere e il più significativo indicatore di progresso.
Un paziente può andare dall'omeopata dopo aver preso una medicina omeopatica e dire con sgomento: "Dottore, guardi cosa mi sta accadendo!", mostrando una gamba, un braccio o, ancor peggio per il paziente, una guancia che: trasuda qualche sostanza sgradevole o che: è coperta da vesciche o croste. L'omeopata non si interesserà a questi sintomi cosi tanto come vorrebbe il paziente. Egli potrebbe persino sorridere alla costernazione di questi e dire: "Sì, certo, ma come va con la sua malinconia, o l'ansia, la paura del buio, i problemi di fegato o di asma? ".
Se il paziente è in grado di dire: "Meglio", allora la medicina ha funzionato, poiché
ciò che l'omeopata cerca è un miglioramento nelle parti più profonde e meno tangibili dell'essere. Egli sa che il progresso continuerà sino a che le parti più superficiali non saranno toccate dalla cura. Si può dire che una cura reale agisce dapprima sui centri più elevati, quelli sviluppatisi più recentemente nell'evoluzione dell'uomo. Procederà dalla mente spirituale ai 1ivelli vitali ed emotivi, e successivamente al livello fisico.
Tuttavia, se si chiedesse all'uomo medio, si troverebbe che una larga percentuale di gente istruita, pur vivendo in uno stato di benessere dove i bisogni fisici sono soddisfatti, direbbe di preferire il confronto con una violenta depressione all'essere invece sereni ma costretti su una sedia a rotelle.
L'umanità allo stato attuale della sua evoluzione dà più importanza al successo, alle ricchezze, alle apparenze che non alla serenità e alla creatività esistenziale che tale serenità rende possibile. Da una sedia a rotelle si può ancora scrivere un libro, comporre un'opera, fare scoperte scientifiche, trasudare allegria, effondere felicità. Con una forte depressione invece si può persino essere incapaci di leggere un libro, non si renderanno certamente felici le persone, né si vivrà creativamente.
Ma è naturale che una società materialistica adotti terapie materialistiche, anche grossolanamente materialistiche, e ignori quelle che richiedono una comprensione dei piani sottili dell’essere, e questo è quello che tutte le società moderne hanno fatto.
Chi decide quale debba essere il sistema ufficiale della medicina? Non è l'uomo della strada che decide, né il Governo, sono i medici. L'uomo della strada confida in loro per conoscere i rimedi migliori, poiché essi si sono dedicati ad alleviare il dolore, a curare le malattie.
Ma li conoscono effettivamente? Purtroppo, i medici sono i prodotti di una società materialistica quanto i membri di qualunque altra professione, sebbene il loro contributo sia grande quanto è possibile nelle circostanze attuali.
Ci auguriamo di dare una scossa al lettore informandolo che all'inizio del nostro secolo un terzo di tutti i medici americani erano omeopati. Qualcosa andò storto? L:Associazione dei Medici Americani non reagiva a ciò che accadeva quando i pazienti venivano curati con medicamenti omeopatici, ma reagiva al fatto che, secondo teorie e "scoperte scientifiche", essi non avrebbero dovuto guarire. In altri termini, non erano in grado di trovare tracce della sostanza che avrebbe dovuto curare il paziente, e invece di dire: "Non sappiamo né il come né il perché, ma funziona", abolivano la terapia.
Lettori con una certa conoscenza di cifre e delle loro proprietà troveranno familiare il nome "Avogadro", Ricordiamo al lettore che le sostanze usate nella medicina omeopatica sono diluite sulla scala centesimale, cosicché dopo le prime sei diluizioni non restano che poche tracce della sostanza originale. Alla dodicesima diluizione, che è molto debole, non se ne trova nessuna.
Sappiamo che a questo livello delle diluizioni, secondo il numero di Avogadro, la sostanza originale addirittura non esiste più. Eppure, in omeopatia, la dodicesima diluizione è considerata ancora molto debole e spesso non abbastanza sottile per un’azione profonda, specialmente nei disturbi cronici o in quelli dove la mente e le emozioni sono coinvolte, e sebbene la dodicesima forza possa avere un effetto sbalorditivo in casi acuti, essa non può possedere un effetto curativo durevole. Persino queste sostanze estremamente diluite possono essere non abbastanza raffinate per raggiungere i piani sottili dell’essere dove le malattie originano. Ulteriori diluizioni saranno necessarie.
E’ ovvio che scienziati legati al Numero di Avogadro si sentiranno a disagio nel trattare un’apparente
”non sostanza” .
Un essere umano è composto non solo di cellule fisiche, ma anche di piani sottili non percepibili, ed è in questi piani sottili che i disordini incominciano, prima che i disturbi relativi divengano visibili nel corpo. Gli agenti sottili, fisicamente non rintracciabili, sono gli unici in grado di raggiungere questi piani più elevati.
Una buona definizione di salute integrale è quella data dal Dr.
George Vithoulkas nel suo libro
“La Scienza Omeopatica”:
”La salute è la libertà dal dolore nel corpo fisico, conseguendo uno stato di benessere; libertà dalle passioni al livello emotivo, ottenendo così uno stato dinamico di calma e di serenità; libertà dall’egoismo nella sfera mentale, ottenendo come risultato una totale identificazione con la Verità.
Tuttavia, è sul corpo e sui suoi problemi dell'essere fisico. Poi, quando questo disordine si sviluppa in quel livello fisico più profondo ed è nuovamente eliminato nello stesso modo, può persino essere spinto oltre il successivo livello dell'essere umano, quello delle emozioni o dei sentimenti. Il medico e il paziente; congratulandosi reciprocamente per un risultato iniziale possono anche non accorgersi del legame tra i fatti accaduti e i nuovi sintomi di irritabilità ma anche se comprendono il senso della situazione possono pensare che si tratti di un prezzo limitato da pagare: dopotutto, il matrimonio è riuscito perfettamente, il colloquio è risolto in un successo.. Può non venire considerato il fatto che gli effetti di una continua irritabilità possono risultare molto più seri di quelli di un segno sul viso.
Nella vita moderna abbiamo consegnato noi stessi allo stress e all'irritabilità. Quando questi risultano particolarmente violenti il risultato è un precipitarsi verso l'uso di tranquillanti, oggi distribuiti con grande disinvoltura; gli scoppi d'ira, i lamenti o le grandi crisi emotive possono arrestarsi, ma
il paziente può entrare in una profonda depressione, dove l'interesse alla vita e la stessa volontà di vivere possono risultare seriamente compromessi. Quando questo succede, viene attaccato il centro stesso della vita e si minaccia il livello superiore, il..livello della sostanza spirituale, che è anche il regno dove viene fissato l' equilibrio delle forze tra salute e malattia.
Se invece sin dall'inizio lo spiacevole sfogo cutaneo fosse stato trattato con un corretto metodo omeopatico che considera la totalità dei sintomi, compresi quelli del livello emotivo (che possono peraltro essere stati la causa dello sfogo, come sa chiunque abbia qualche nozione di psicologia), il risultato avrebbe potuto essere di molto differente. Se la causa dello sfogo proveniva in primo luogo da un problema emotivo, il rimedio corretto, prescritto per giungere sufficientemente in profondità,. può introdurre ordine sufficiente nell'intero organismo perché il problema di natura psicologica venga individuato ed eliminato. Un paziente con una coscienza sviluppata può diventare consapevole del conflitto e decidere consciamente di affrontarlo, ma persino in una coscienza non sviluppata il rimedio può agire con successo perché la sua funzione è sempre quella di ristabilire l'armonia.
La condizione normale dell'essere umano è una condizione di armonia e di equilibrio, e nel caso di una malattia è proprio quello cui l'organismo tende naturalmente.
L'opinione per la quale le tensioni e i disturbi emotivi e psichici sono inevitabili nella nostra società è un'opinione disfattista. Non importa sotto quali pressioni, esiste sempre una forza vitale dinamica che lavora per restaurare l'equilibrio. Esiste nell'individuo una forza evolutiva che tende a quell’espressione della coscienza che può essere conseguita solo con il benessere che deriva dal funzionamento armonioso dei nostri centri più profondi e superiori.
Uno dei miei maestri, il Professor Masi, argentino, diceva che si dovrebbe sempre chiedere al paziente (che lo si stia curando per un foruncolo o per una paralisi) qual è la cosa migliore e quella peggiore che gli potrebbe capitare. La persona che mostra un’attitudine grossolanamente egoistica verso la vita è davvero malata, anche se è giunto da voi con un disturbo minore. Se però c’è equanimità nell’essere, non importa quali siano le condizioni fisiche e materiali, i centri superiori rimangono inalterati, e le forze e il coraggio fluiscono liberamente.
Abilità e resistenza di tipo fisico e mentale non sono garanzia di una salute sostanziale. Persone che vivono in stati di estrema conduzione mentale e persino di illusione paranoica sono spesso capaci di vivere esistenze riuscite. La stessa malattia può essere fonte di forza e resistenza al di fuori del normale. Sapevo tutto ciò teoricamente, ma non fu che quando venni a vivere in India che osservai un caso che lo dimostrò effettivamente. Alla fine della strada dove abito una mendicante si era installata sul marciapiede, di fronte ad una casa disabitata. Strillava, schiamazzava e ripeteva cose sgradevoli senza interruzioni, giorno e notte. Non sembrava mai nutrirsi, sebbene una tale maratona di insulti e di cantilene fosse aldilà della forza di qualsiasi persona normale e non avrebbe potuto durare anche con la più fortificante delle diete.
Tutte le componenti dell’interiorità di una persona vengono considerate prima di scegliere il rimedio. Anche nella medicina omeopatica se i sintomi superficiali sono trattati senza constatare la reale collocazione del problema profondo del paziente esiste un rischio di alleviare quanto è relativamente poco importante, permettendo la continuazione del vero disturbo. Naturalmente, questo non si applica a casi particolarmente gravi dove un dolore intollerabile deve essere rimosso, sebbene anche in quel caso l’omeopata scelga la sua cura a seconda che il paziente sopporti stoicamente il dolore oppure si trovi in sati di agitazione mentale, angoscia, paura della morte, apatia, ecc.
Lo yogi Sri Krishnaprem in una lettera a Dilip Kumar Roy, parla della medicina omeopatica da un punto di vista spirituale e denuncia i sistemi ortodossi:
”…. sento che il sistema ortodosso allopatico è, per così dire, “asurico”. Prima di tutto, esso è inseparabile dagli esperimenti sugli animali che, sebbene giustificati, finiranno comunque per essere pagati in qualche modo. Inoltre, sta collegandosi sempre di più all’approccio statistico, che mi pare un approccio fondamentalmente sbagliato. Da ultimo, le sue cure sono violente e, in fondo, la violenza non paga mai.
”Il prodursi della malattia dentro di noi è in nostro controllo, perché essa viene generata dalla vita che conduciamo” .
A mio parere nessuna terapia è soddisfacente se non si basa sul fatto che le radici di tutte le malattie sono psichiche. Applicare cure violente al corpo fisico può essere la cosa migliore da farsi in alcune circostanza, ma non può sostituire in alcun modo lo studio adeguato e la considerazione delle condizioni psichiche disturbate che hanno causato il disordine e che in esso si stanno manifestando. E’ come placare le acque della scia distorta di una nave, anziché migliorare la linea aerodinamica della nave stessa.
Le condizioni fisiche non sono che il rivestimento più esterno dell’essere. Come il guscio di una lumaca, esser rappresentano la secrezione dell’organismo psichico interno e servono solo ad ospitarlo.
Particolarmente per il
sadhak (l’aspirante yogi), il meglio è il minor ricorso possibile alla medicina allopatica, prima di tutto perché le cosiddette cure non sono reali cure ma solo rimozioni del problema, poi perché l’accento su condizioni puramente fisiche è una cosa sbagliata e destinata a incoraggiare un già forte e istintivo atteggiamento materialistico.
Il perché il mondo occidentale scelga la medicina allopatica è in quest’ultima frase di Sri Krishnaprem:
”Noi viviamo in un mondo istintivamente materialista i cui valori per quanto concerne la medicina si sono diffusi anche nell’emisfero orientale. Noi comprendiamo appena quanto siano violenti gli effetti della medicina allopatica, quanto innaturali e dannosi i suoi effetti collaterali, perché i nostri pensieri, i divertimenti e tutti i nostri valori sono pieni di violenze e di duro materialismo.”
Ora, comunque, in alcuni Paesi il servizio medico di Stato ha già riconosciuto l’omeopatia e l’ha inclusa nei suoi programmi di finanziamento. Se questa tendenza continua, come sembra essere, vorrà dire che il nostro modo di considerarci si sposterà da un livello estremamente rozzo ad uno più sottile e raffinato.
Se quindi non possiamo estinguere la malattia eliminando le sue manifestazioni fisiche, come possiamo allora giungere alle sue radici? Prima di tutto si deve comprendere che la malattia, quando non viene alterata, può essere considerata come un aspetto della salute, perché esiste un equilibrio proprio al corpo e la malattia è il meccanismo di difesa che lavora per il mantenimento di questo equilibrio: quando l’equilibrio viene turbato questo meccanismo di difesa lavora più vigorosamente per liberarsi dal disordine e far ritornare l’organismo all’equilibrio precedente, o a un più alto livello di equilibrio. E’ questo meccanismo che dev’essere favorito. Pertanto si può anche paradossalmente dire che è l’apparante disturbo a dover essere aiutato. Ciò chiarisce il primo principio dell’omeopatia di Hahnemann, cioè che il simile deve essere trattato con il simile:
”Similia similibus curentur”
Prendete il caso di una persona che sia stata traumatizzata e i cui sintomi siano grande agitazione fisica e mentale, magari con una bruciante sensazione di paura della morte o forti dolori e che deve continuamente bere acqua, o che cerca continuamente calore. Questi sono i sintomi prodotti da un avvelenamento da arsenico e pertanto il rimedio omeopatico sarà una dose diluita e violentemente agitata di arsenico. Mentre questa dose, come abbiamo detto, non contiene ormai più tracce fisiche della sostanza, diluizione e agitazione hanno però fatto scattare le sue proprietà curative. Alla naturale azione difensiva del paziente verrà dato un impulso addizionale nella direzione già presa verso la guarigione.
Sappiamo che
nelle esperienze spirituali, quando si è sul punto di compiere una realizzazione, spesso si instaura nell’essere un conflitto tra i centri più evoluti e le resistenze provenienti dai centri meno sviluppati. Anche in questi casi, se si considera la totalità dei sintomi si può aiutare la persona a entrare nel suo nuovo equilibrio. La cura corretta accompagnerà sempre efficacemente gli stati dell’essere che tendono a una maggiore armonia. Questo affinché non dimentichiamo che
i carichi con i quali la vita ci opprime sono opportunità per il nostro progresso e che ci vengono date esattamente le situazioni che ci permettono di progredire spiritualmente. E’ il riconoscimento di questa verità che ci farà anche riconoscere il principio del “trattare il simile con il simile” come il solo in consonanza con
la consapevolezza dell’esistenza di un Ordine Divino nelle cose.
Ciò che è apparentemente negativo è trasformato in luce dal genio che gli è immanente. La malattia si rivela come uno stimolo verso il progresso e l’evoluzione. Anche l’oscurità, e allora noi comprendiamo che all’origine delle cose non ci fu altro che la Luce.
tratto dal trimestrale "Domani", rivista di cultura, filosofia e yoga edita da Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry T.N., India
feb. '93 -
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