LO SPIRITUALE NELLA MEDICINA
di Massimo Morasca
Negli ultimi decenni abbiamo assistito in Occidente a duna graduale involuzione della formazione del medico in contrasto con la grande evoluzione “scientifica” della medicina; essa è andata via via svuotandosi dei contenuti più ricchi e trascendenti, per dar posto invece esclusivamente ad insegnamenti scientifici di impostazione meccanicistica.
E’ scomparsa così l’immagine dell’uomo nella sua interessa psichica e somatica, sostituita da quella di un omuncolo scomposto nelle sue singole parti fino ad arrivare all’infinitesimale. Ciò è da imputare indubbiamente al generale cambiamento della psiche dell’uomo occidentale che, nel divenire moderna, ha perduto la capacità di accettare i suoi aspetti arcaici come parte integrante del Sé.
L’atteggiamento interiore del medico e lo stesso concetto di malattia si sono così trasformati in senso tecnologico ed organicistico, ma come è affermato nel libro "Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta": "Ciò che non va nella tecnologia è che non ha nessuna connessione né con la sfera spirituale né con quella affettiva". Essa pertanto non può essere considerata scienza di per se stessa, ma ne è piuttosto un sottoprodotto. Il guaio è che molti medici si sono trasformati in tecnocrati e non in scienziati.
Ogni organo vitale viene ora considerato “a parte”, e così, una volta individuata la malattia, essa viene trattata come entità nosologica isolata, come realtà separata dall’individuo malato. Di conseguenza il rapporto medico-paziente ha assunto sempre più i connotati di un freddi rapporto oggettivo, ove la soggettività del medico e del paziente viene costantemente negata, sacrificata in nome della cosiddetta oggettività. In realtà, che lo voglia o no, il medico viene comunque coinvolto, in modo più o meno conscio, nel momento in cui viene a contatto con il paziente e viceversa; l’oggettività rappresenta quindi un artefatto, un concetto puramente teorico in medicina.
Per poter davvero comprendere la reale sofferenza dell’altro, oltre ad una conoscenza scientifica, il medico deve necessariamente possedere una più vasta conoscenza che trascenda la coscienza egoica; ecco quindi l’importanza di un cammino spirituale nella formazione del medico, di una ricerca interiore che sgombri il suo animo da pregiudizi, che lo metta in condizioni di poter veramente ascoltare, comprendere, percepire ed infine aiutare l’altro.
L’esperienza spirituale, proprio perché strettamente collegata alla conoscenza del Sé, può più di ogni altra mettere in discussione le basi della cultura scientifica d’impostazione positivistica, che presume di rappresentare un progresso rispetto ad altre forme di conoscenza, non subordinate al rigido pensiero logico-categoriale, strettamente collegato invece alla coscienza egoica.
Può inoltre rivalutare il “mondo interiore” legato all’intuizione, che spesso resta nella sfera dell’indicibile, mondo che il pensiero occidentale, con la sopravvalutazione dei criteri quantitativi di misurazione del cosiddetto mondo oggettivo, ha gravemente svalutato.
Il medico necessita quindi di un lavoro di pulizia interiore: tutto ciò che si frappone fra soggetto ed oggetto deve essere spazzato via, sfrondato, deve cioè avvenire una mortificazione dell’ego che poi rinascerà libero e limpido; è un lavoro duro che continua per tutta la vita, nel quale l’unico obiettivo da raggiungere è quello di essere in cammino……
Così potrà avvenire la fusione dinamica della dimensione soggettiva con quella oggettiva che Goethe chiama “Bildung” ovvero Formazione: formazione è sacrificio, è il necessario avvicinamento a ciò che si è, è il fluire dell’Essere in noi, è crescita.
Un individuo può ridivenire Se stesso sopportando il dolore della trasformazione dove un nuovo Io può esserci ed essere riconosciuto dagli altri. Solo in tal modo la formazione egoica, che il modello meccanicistico ha generato, nella sua metamorfosi incontra la Vita, ovvero la conoscenza del Sé.
da Paramita n. 50
condivido l'anali dell'attuale rapporto medico-paziente e il discordo andrebbe allargato ad ogni qualsiasi rapporto di comunicazione di "incontro curativo" o "di reale incontro comunicativo" tra ogni essere del pianeta che ci ospita
Evoluzione è essere in cammino e condividere l'esperienza di un Tutto, sia esso spirituale-fisico, di malattia, disagio, sguardo e di ogni cosa intorno a noi, ma per attuare questo dobbiamo voler conoscerci, essere in ascolto di noi stessi e della Vita. Cos'è la Scienza se non la conoscenza dell'Origine, dell'Uno e dopo...appreso questo passare all'esperienza...della dimenticanza dell'ego?
Il momdo a venire, come ci dicono le grandi scritture in tutto il mondo, sarà Luce o non sarà, sarà riconoscere il Disegno Divino continuativo e l'intercomunicazione e l'empatia del Tutto o Sorgente o Numero Uno e altri mondi,o non sarà Evoluzione. Noi viviamo in un tempo meraviglioso perchè ogni velo che ci ha tenuto incatenati è oramai passato remoto, ogni velo si sta alzando, sta a noi di cogliere l'opportunità di crescere nella nuova vibrazione, seguire l'armonica dell'ottava e rispolverare gli antichi testi e la nuova fisica quntica per vedere iniziare un'altra età dell'oro.
Mettiamoci in cammino tutti insieme per sollevare gli ultimi veli della nostra ignoranza,e riconoscere la nostra arroganza in questo mondo che è molto altro e molto di più del solo aspetto fisico
Desidero ricevere tramite posta semplice dei depliant. Grazie
Mio marito ha avuto un cancro al polmone 4e mezzo anni fa e' stato operato e dopo si e' ripresentato qualche piccolo nodulo.ha fatto la chemio 4 sedute e vari cure omeopatiche tra le quali viscum pini e aloe arborescenz ...comunque è guarito dal cancro ma ha avuto un imprevisto....infarto doppio con vari stento.A distanza di quasi cinque anni si è ripresentato il cattivo ospite. Non si è sicuri di tratti di neoplasia ..comunque questo si sta curando da due mesi con viscum pini e vari kappafit in più gocce di fankincenze do terre....potrebbe dirmi qualcosa di più..grazie ...Liliana assaro la la della mail è mnuscola
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