UNA SCIENZA DELLA SALUTE E' POSSIBILE?
di Isabella di Soragna e Michel von Gunten
Hui-Neng: “ La verità e le parole sono cose diverse. Le parole sono un dito puntato verso la verità. Noi di solito vediamo solo il dito. La verità è aldilà del dito. La nostra realizzazione del supremo è la più alta forma di servizio che possiamo offrire al mondo.
I - APPUNTI DI MEDICINA TRADIZIONALE CINESE pensiero orientale e occidentale.
In generale, con qualche eccezione come la fisica quantica, l’ecologia, il pensiero occidentale non ricerca modelli generali, come anche quello di considerare il tutto o le parti in un’ottica globale. Esso tende a osservare eventi e individui come particelle, simili a palle di biliardo che s’incontrano solo durante l’urto, ma senza scambio o comunicazione tra di loro. È quindi logico e lecito studiare una sola di queste particelle isolandola dal suo ambiente. In genere la ricerca occidentale tende a ridurre il fenomeno agli elementi di base per studiarli poi separatamente. È dunque un pensiero riduttore e analitico mentre quello cinese ha tendenze sintetiche e intuitive.
Mentre i cinesi cercano di fare una sintesi basata sulla risonanza - simultanea e reciproca, riunendo gli elementi in un modello semplice, la scienza occidentale cerca di ridurre i fenomeni alle loro basi essenziali, ma di riordinarli poi in maniera lineare, di causa ed effetto. Il tempo ne è l’idea base. La filosofia occidentale è basata sui sistemi di fisica classica newtoniana. I concetti della fisica moderna danno un’immagine del mondo vicina alla visione cinese. La medicina e tecnologia attuali sono ancorate alle vecchie concezioni delle parti e delle strutture immutabili e ci vorranno anni perché la fisica moderna (che pure ha ormai un secolo di vita), s’insinui nelle scienze mediche e pensiero occidentale. Il fenomeno è aggravato dalla meccanizzazione e urbanizzazione a seguito della rivoluzione industriale.
Vi è quindi un rifiuto del mondo rurale e della natura e quindi si tende a considerare l’uomo e ogni organismo vivente in termini di macchine. In estremo questo coincide con la teoria che separa la parte dalla parte e la parte dal tutto. È il mondo moderno che separa l’uomo dalle sue radici profonde della sua natura; si ritrova quindi anche la tendenza della pratica medica a separare il malato dalla malattia e dall’ambiente. Un simile approccio della medicina tende a considerare il corpo umano come una macchina e a curarlo come tale. La malattia è allora un fattore esterno che il malato “acchiappa per caso” e la si tratterà indipendentemente dal paziente.
Là dove i cinesi cercano di raggruppare tutti gli elementi in uno schema il più completo possibile, la medicina occidentale si sforza d’isolare una causa unica, ossia di ridurre la situazione all’elemento più semplice; quella tradizionale cinese da tremila anni tratta l’individuo come un tutto unico, la scienza occidentale a tendenza a trattare la malattia e non il malato. Mentre gli occidentali si fermano sulle parole e alle definizioni, i concetti cinesi degli ideogrammi e degli esagrammi dell’ Y King, si possono vedere in diverse situazioni, ove il loro senso non dipende unicamente dalla parola ma dal contesto, tempo e luogo della loro apparizione. Per gli occidentali essi sembrano confusi e contradditori: in realtà è perché si adattano a uno 3 schema più largo e sfumato, a seconda della situazione.
Gli occidentali riducono il senso di una parola, i cinesi lo allargano per poterlo integrare al più largo spettro di schemi possibili. In occidente la medicina è il riflesso dell’atteggiamento aggressivo della malattia: operazioni, endovenose, chemioterapie, irradiazioni sul sintomo stesso. Per il cinese, il traguardo è l’armonia ritrovata dell’individuo con se stesso, la famiglia, la natura: non si tratta di combattere, ma di percepire lo scompenso e di fare in modo che l’apparato psicosomatico ritrovi il suo equilibrio.
È giusto ricordare che opponendo così radicalmente il pensiero cinese a quello occidentale, mettiamo solo l’accento sulle diversità estreme. Ogni visione comporta elementi dell’altro e di questi tempi gli scambi tra le due culture sono aumentati. Ogni sistema ha i suoi punti deboli e forti e complementarità: eppure il sistema cinese ha un’esperienza millenaria, mentre quello occidentale è ancora giovane. Si spera quindi che un giorno - se compresa nella sua essenza - la medicina cinese praticata con rigore in occidente potrà arrivare a una sintesi con il pensiero occidentale, sia nella teoria che nella pratica. Nella tradizione cinese si parla sempre di Yin e Yang e del movimento di scambio naturale.
Effettivamente, ogni idea fissa blocca l’evoluzione. Se osserviamo bene, siamo di fatto composti da fissazioni e abitudini e difficilmente accettiamo di vedere in modo diverso.
II - RISONANZA
Il concetto di risonanza è ben noto alla fisica moderna(dal latino resonare= suonare di rimando). Il diapason vibra solo ai suoni della stessa frequenza; se non vibra, allora il suono emesso non è conforme. Allo stesso modo una radio connessa alle onde medie riceverà solo quelle e non risuonerà alle onde ultracorte o a quelle lunghe. Non può riconoscerle, non farà parte del proprio “specchio”. L’uomo ugualmente potrà ammettere per vero solo quello che risponde a qualcosa al suo interno.
Ecco la risonanza ed è questo che ci permetterà di ammettere la realtà di una cosa o di un’altra. “Se l’occhio non avesse in lui il principio solare, non potrebbe vedere il sole; se la forza divina non abitasse in noi, come potremmo esserne meravigliati? “(Goethe)
Questa frase ci concerne qui, essa trasferisce il principio di risonanza dal mondo fisico all’ambito che ci interessa. Essa ci dice che l’uomo può dare realtà solo agli argomenti che evocano una risonanza in lui, nel mondo dei sensi o in altre sfere della Realtà. Lo stesso principio è valido, per analogia, per l’insieme di tutto ciò che la Realtà comporta. Tutto ciò che è al difuori delle capacità di risonanza di un determinato essere non esiste per lui. Questo spiega bene perché ognuno crede di conoscere la totalità del Reale e che null’altro esiste se lui stesso non lo conosce. Il lettore di un libro crede di averlo letto, capito, assimilato, ma è solo ciò che era in risonanza con la sua consapevolezza del momento.
Si può controllare questa verità rileggendo un libro dopo molti anni. Tra le due letture la nostra coscienza è cambiata. La seconda volta il libro è compreso diversamente e più completamente.
SPECCHIO O RISONANZA NELLA NUOVA FISICA
La scoperta della risonanza a livello fisico, ci induce a creare un’altra immagine che potremo poi applicare a ogni fenomeno, anche alla psiche. Vedremo in seguito che tutto questo è confermato sia dai fisici moderni sia da un biologo attuale. I grandi mistici e saggi di tutti i tempi e anche i cenacoli umanisti del Rinascimento hanno confermato queste teorie: il microcosmo, ogni atomo del nostro corpo è il riflesso del macrocosmo. Questo mostra che il nostro corpo (e non solo il cervello che lo trasmette) contiene l’intera memoria dell’universo. “Ogni hadron (particella subatomica) si compone di tutte le altre particelle: ossia l’una è la condizione dell’altra, implica l’altra.”
“Quello che è in basso è come quello che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso.” Sia la frase del fisico moderno che quest’ultima frase ben nota di Ermes Trismegisto stanno diventando lapalissiane. Noi tuttavia, continuiamo a servirci di teorie vetuste, non realizzando che stiamo vivendo in una “galleria di specchi” (come lo dice così bene Schrödinger, 5 notissimo fisico moderno)credendo di vedere parecchie immagini invece di una. In uno specchio, l’avrete notato, la dualità è apparente: l’immagine riflessa non è altro che …me stesso. “Il mondo mi è dato una sola volta. Nulla è riflesso: l’immagine originale e quella riflessa sono identiche. Il mondo che si estende nello spazio-tempo è solo la nostra rappresentazione.”
“In ogni particella di polvere, ci sono Buddha presenti in numero infinito.” Passiamo ora a qualche esempio pratico preso dalla vita quotidiana. Nei prossimi capitoli vedremo come sperimentarlo attraverso un tema astrologico transpersonale. Quando osservo il mio viso nello specchio al mattino, se esso mi pare poco amichevole, posso arrabbiarmi quanto voglio contro di lui, non si lascerà impressionare minimamente e apparirà sempre più furioso. Sarebbe stupido continuare la scalata del “furore” fino al momento in cui con un viso sempre più esasperato, darò un pugno allo specchio e lo manderò in frantumi! Nessuno di noi si comporterà così con lo specchio del bagno, poiché sappiamo che è uno specchio, conosciamo il suo funzionamento.
Purtroppo la gente in genere si comporta quotidianamente come se celebrasse il rito dello specchio. Le persone combattono i loro nemici, i lor vicini prepotenti, i loro genitori senza cuore, si irritano per le ingiustizie, se la prendono con la società, ecc. In realtà il combattimento è diretto contro se stessi, ecco perché non ci potrà mai essere un vincitore. In questa guerra contro “il gladiatore dello specchio”, ci sono solo vinti. La legge di risonanza si applica sia al lato negativo sia al lato positivo degli aspetti.
Gli esempi negativi che abbiamo dato sono quelli che colpiscono di più l’immaginazione. La sofferenza ci impressiona di più della felicità che si accetta facilmente. In effetti, le soddisfazioni non ci danno problemi in genere! Quando si diventa consapevoli di questo gioco di specchi che rappresenta per noi il mondo esterno, si fruisce di un’inestimabile sorgente d’informazioni. Pur incontrando solo se stessi in questo famoso specchio, ci permette di vedere certi lati della nostra natura che, senza questo riflesso, ci rimarrebbero sconosciuti. L’osservazione del nostro ambiente, di ciò che incontriamo nel mondo esterno e gli avvenimenti cui siamo confrontati, è uno dei migliori metodi per imparare a conoscersi ”interamente”.
Tutto ciò che ci disturba nel mondo esterno, ci mostra quello che in noi non è ancora risolto: è il principio di analogia. Ammettiamo con difficoltà questa costatazione, eppure sappiamo bene che i difetti degli altri ci disturbano nella misura in cui…nascondiamo gli stessi in fondo a noi! Se in una coppia uno è manifestamente geloso, l’altro in tutta sincerità deve riconoscere la propria possessività. Il fatto di “negarlo” o sopprimerlo anche inconsciamente, scatena il fenomeno dell’ “ombra” per cui un lato naturale e innocuo diventa negativo, poiché ci si identifica, per una serie di circostanze,(essere accettati fin dall’infanzia ecc.) ad un altro tipo di apparenza e di conseguenza non scompare, ma lo si ritrova aggravato all’esterno. La guerra esiste nel mondo, eppure i pacifisti si mettono a “combattere” per la pace.
Ci si batte per la giustizia, per la religione…per la salute. Sarebbe tanto più facile ed efficace instaurare la pace in noi stessi. Questa pace interiore è la chiave di accesso a un formidabile energia. Chi sa servirsene può cambiare il mondo senza combattimento esterno. Basta cambiare se stessi o meglio la propria visione delle cose e il mondo muterà da sé. Sperimentatelo con il vostro specchio: se vedete un viso corrucciato…sorridetegli, 6 risponderà al vostro sorriso. Se l’uomo impara a cercare il significato di ciò che gli succede, apprenderà allo stesso tempo a conoscere la natura dei propri problemi e le possibilità che gli sono offerte per trasformarsi e diventare san(t)o, ossia INTERO.
L’insigne fisico moderno Erwin Schrödinger ci dice: “La coscienza è un nome al singolare e ciò che sembra una pluralità è solo uno dei diversi aspetti di una sola cosa, prodotta da un’illusione (mâyâ, in oriente). La stessa illusione è prodotta da una galleria di specchi, come il Gaurishankar è la stessa vetta del monte Everest visto da vallate differenti.”
III FISICA MODERNA O QUANTICA
Il mondo confuso e nebuloso degli atomi può concretizzarsi solo se c’è OSSERVAZIONE. In assenza di un’osservazione l’atomo è un fantasma. Niels Bohr(fisico moderno) Il mondo è una costruzione delle nostre sensazioni, percezioni, memorie. Erwin Schrödinger(fisico moderno) Secondo l’eminente biologo inglese Rupert Sheldrake 4, grazie alla fisica MODERNA possiamo ricominciare a vedere l’universo come un organismo vivente: è una risacralizzazione della relazione tra la natura e l’uomo.
Anticamente i Greci vedevano l’universo come un organismo vivente. Nel Medio Evo faceva parte delle credenza precristiane, quello di onorare certi luoghi, di celebrare le feste delle stagioni e la Gran Madre Sacra continuava a sopravvivere grazie al culto della Vergine Maria. Dopo la Riforma protestante(XV secolo) la filosofia cartesiana contribuì anche a confermare la visione meccanicistica, rigorosamente basata sul principio di causalità. La natura, l’uomo erano visti come automi che seguivano leggi eterne e immutabili; questa visione senza né anima né spontaneità sopravvive ancor oggi e domina i media, la politica, l’educazione per non parlare della biologia e della medicina. Basta leggere un giornale scientifico(dice Sheldrake) per vedere lo scienziato come una “mente disincarnata” che non è implicato nell’esperienza, dunque non responsabile. Tutte queste teorie sono rimesse in questione con lo sviluppo delle scoperte della nuova fisica.
La biologia e la medicina sono invece sono ancora sotto il giogo della visione meccanicistica del mondo e per citare ancora Sheldrake ”sono come fossili viventi di un vetusto modo di pensare.” La nuova scienza ridà vita alla natura dicendo che essa porta in sé dei principi immateriali che organizzano la vita …all’interno o piuttosto dei “ campi morfogenetici” (come li chiama Rupert Sheldrake) o di risonanza. L’idea che il mondo fosse governato da leggi immutabili ebbe il colpo di grazia dalle scoperte della fisica quantica fin dal 1920, un secolo fa!
Gli scienziati dovettero riconoscere che “a livello microscopico, vi era un fattore essenziale che metteva un limite assoluto alla prevedibilità”. Anche oggigiorno a livello macroscopico hanno potuto sperimentare la spontaneità della natura ad ogni livello di organizzazione(la meteo compresa e ogni fenomeno familiare!). Heisenberg, uno dei padri della fisica attuale poté formulare “il principio d’indeterminazione”, valido tramite l’esperienza della “doppia fenditura”. In sintesi, molto sommariamente per darne un’idea: vi è un raggio di particelle che circolano alla stessa velocità, se esso urta uno schermo sul quale vi è una fenditura stretta, le particelle che passano dall’altra parte 8 attraverso questa fenditura, non si dirigono tutte nella stessa direzione, ma formano angoli in rapporto al raggio iniziale. Se osserviamo individualmente le particelle quando raggiungono un secondo schermo aldilà della fenditura, esse non urtano tutte la superficie corrispondente alla misura della fenditura, ma una superfice ben più larga.
Il luogo dove sarà scoperta la particella non è né prevedibile, né riproducibile. E non c’è alcuna ragione per questo. In realtà questa “scelta di percorso” è determinato dalla posizione dell’osservatore che oltre al luogo vedrà un’onda o una particella a seconda di dove sarà piazzato. (Ciò dimostra inequivocabilmente l'esistenza del dualismo onda-corpuscolo, sia della materia che della radiazione elettromagnetica. In particolare si può notare come la posizione della particella sullo schermo risente della presenza delle due fenditure "come se" essa, comportandosi come un'onda e attraversandole entrambe, venisse scissa in due nuove onde che interferiscono fra loro (vedi Esperimento di Young), mentre nel momento in cui viene "osservata" tramite la rilevazione sullo schermo, appare solamente come corpuscolo. La dimostrazione del fenomeno d'interferenza risulta quindi possibile solo attraverso l'osservazione di più particelle.
Questo effetto ha motivato Niels Bohr a introdurre il principio di complementarità, secondo cui i due aspetti, corpuscolare e ondulatorio, non possono essere osservati contemporaneamente in quanto si escludono a vicenda, ovvero il tipo di esperimento determina il successivo comportamento delle particelle in esso coinvolte.) L’uomo dunque non è una “mente disincarnata” che osserva, ma partecipa costantemente ai cicli naturali e quindi la scienza anch’essa “partecipa”. L’osservatore è implicato, coinvolto nella cosa osservata. Lo scienziato(l’uomo) sceglie la sua esperienza, l’interpreta ed è in risonanza costante con la sua esperienza. In meccanica semplice ciò è trascurabile, ma diventa d’importanza capitale quando si hanno organizzazioni complesse come l’essere umano. Si è già visto questo in psicologia nell’effetto di “proiezione” e nell’effetto placebo in medicina. Tutto questo non è un’eccezione.
Secondo Sheldrake si potrebbe sostituire la parola “legge” (fissa) con il termine “abitudine” mantenuta con l’effetto di risonanza morfica. Abbiamo potuto costatare che ogni processo ha difficoltà a decollare, ma diventa più facile con la ripetizione. Qui, per chiarire la questione, si potrebbe aggiungere qualche riga a proposito degli studi fatti sulla memoria. Attraverso la scoperta della memoria potenziale contenuta nella materia, grazie alle scoperte di Jacques Benveniste - insigne professoreimmunologo, noto per gli studi sulla memoria dell’acqua (che convalida l’efficacia dell’omeopatia) - e le “macchine della memoria” dello studioso di cibernetica Grey Walter, si arriva a delle conclusioni sorprendenti. Ecco in qualche parola l’esperienza 5 : Supponete una serie di sistemi legati tra di loro da una catena fatta in modo che una perturbazione su un elemento si ripercuota su tutta la catena.
L’ultimo elemento essendo legato al primo, la perturbazione iniziale una volta giunta all’ultimo continua a ripercuotersi sul primo e poi di nuovo su tutta la catena. Si tratta quindi di una serie di retroazioni che si perpetuano fino a ritornare all’equilibrio iniziale. Grey Walter a quindi fabbricato una “tartaruga” con un occhio elettronico ruotante, sensibile alla luce, collegato a due accumulatori collegati a loro volta, l’uno a due ruote motrici e l’altro al volante di direzione. L’insieme è in equilibrio quando i due accumulatori sono carichi. Se sono carichi a metà, l’equilibrio è rotto. L’occhio cerca la luce e si fissa quando vede la lampada. La corrente passa e le ruote si mettono in moto.
La “tartaruga” ruota verso la luce che serve da esca. Prima esperienza: Si mette un oggetto tra la luce e la “tartaruga”. La “tartaruga” si avvicina, ma l’oggetto facendo ombra all’occhio, essa si ferma, poiché l’occhio non è più fissato sulla luce. Le ruote si dirigono a caso, facendo fare alla “tartaruga” una specie di valzer di esitazione, finché “per caso” l’occhio ritrova la luce e la fissa di nuovo permettendole di riprendere la marcia. Seconda esperienza: Si pone più volte di seguito l’oggetto allo stesso posto tra la lampada e la “tartaruga”. Dopo qualche tempo ci si accorge che il tempo di esitazione per evitare l’oggetto è sempre più breve; in seguito essa non esita più ed essa aggira l’ostacolo in un certo modo, sempre lo stesso, e sempre più rapida…essa si ricorda! Ha acquistato una memoria, un’abitudine quindi. Vi è anche un esperimento con un fischietto per sperimentare con l’udito. Stesso risultato.
Conclusione: La memoria esiste senza tessuti nervosi ecc. Essa inizia con una ricerca di equilibrio e continua, se andiamo oltre, con le esperienze dei fisici moderni, fino alla ”memoria degli elettroni” che mantiene viva con processi simili, ma più complessi, sia l’intima struttura degli atomi, formati in precedenza sia l’equilibrio da raggiungere. Arriviamo quindi al DNA*, l’istinto, la somma delle memorie acquisite, sostegno indispensabile alla vita. La memoria quindi assoluta dell’equilibrio, integralmente potenziale(di cui parla lo scienziato Lupasco) fa stranamente pensare a quell’Assoluto sperimentato dai mistici di tutti i tempi: Dio, Brahman…la Vacuità: il vuoto (di concetti)=pieno(di ciò che è realmente) scoperto anche dalla fisica quantica.
“Il Vuoto fluttua in maniera aleatoria tra essere e non-essere… secondo la scala quantica il “Vuoto” è …pieno!(Basarab Niculescu, fisico moderno). *il DNA, prima molecola vivente che immagazzina una memoria informatica straordinaria, capace di rigirarsi su se stessa, di risalire il tempo per realizzare un secondo livello di complessità. Gli anelli retroattivi successivi si attorcigliano su sé stessi e formano una spirale. Il DNA si è morso la coda, come l’Uroburos degli antichi miti e quindi si può replicare: la vita è nata!
Per tornare quindi all’abitudine, nuova espressione secondo Sheldrake, per definire il comportamento degli organismi viventi, noi vediamo, assistendo all’esperimento della “tartaruga”, che vi è: 1)un tempo di adattamento più o meno lungo, per ritrovare l’equilibrio perso 2)una ripetizione 3)un’abitudine retroattiva, un riflesso condizionato che s’installa fino alla prossima rottura di equilibrio. Avviene poi un altro fenomeno che conferma in un altro modo questo processo negli esseri viventi.
Là ci si basa anche su esperienze vissute. Molti organismi, per esempio, le scimmie, imparavano a sbucciare le banane su una piccola isola; quando questo tirocinio, assai lungo all’inizio, raggiungeva un certo numero di individui, d’un tratto a migliaia di chilometri di distanza(senza Tv o telefono), una scimmia da sola iniziava a …pelare una banana! Lo 10 stesso dicasi, per delle invenzioni umane: alcuni ricercatori, dopo lunghe difficoltà, avevano trovato una nuova formula. Qualche tempo dopo un chimico poteva riprodurre la formula senza troppe difficoltà senza essere informati dell’evento e delle difficoltà iniziali degli inventori. Questo sorprese non poco la gente, ma ora è comprensibile.
Tutto quello che abbiamo descritto, pur avendolo verificato e praticato da decenni, mostra quanto il dibattito sia difficile, ma un giorno farà “macchia d’olio” in tutti i campi. In un certo senso tutto questo enorme cambiamento può sembrarci una regressione verso antiche credenze. In realtà fa parte della memoria “da anello a anello” che forma la spirale della vita tra involuzione e evoluzione, l’eterno yin yang che si riassorbe nell’immutabile Tao, sempre presente.
Torniamo ora alla nozione di spazio-tempo che da Einstein in poi (ma i mistici lo sapevano da...sempre, è il caso di dirlo) ha ricevuto un colpo fatale. Il soggetto e l’oggetto(come ogni parte di opposti) sono indivisibili: (avete mai visto un oggetto senza soggetto?), ma appaiono come distinti attraverso una definizione, la creazione del pensiero che differenzia una cosa dall’altra e quindi limita e “misura”. Il fatto di differenziare il soggetto dall’oggetto crea la nozione di spazio che esiste finché esistono gli oggetti e durata, poiché per andare da un polo(soggetto) all’altro(oggetto) è necessario il tempo. Quindi, lo spazio-tempo è inseparabile, ma si può dire anche che lo spazio-tempo e gli oggetti sono inseparabili o interdipendenti.
Dal momento che il tempo e lo spazio sono concetti mentali che la rivoluzione relativista ha azzerato, allora eccoci…davanti all’evidenza dell’irrealtà di questo mondo e dei fenomeni, o per lo meno si constata la loro apparenza relativa, ma non in assoluto, ossia non nella Realtà. Ne consegue che la materia, il corpo e il mondo sono solo prodotti sensoriali, aiutati dal cervello e sistema nervoso ed è attraverso questi che oggettiviamo, considerando il mondo come “fuori” di noi, cosa che in realtà è all’interno di noi( veramente né interno né esterno, solamente là nella coscienza collettiva.) La nuova fisica afferma che NON esiste un mondo fisico in sé, è la nostra coscienza(l’osservatore) che lo crea, come il gioco della luce crea l’arcobaleno, ma la luce è sempre bianca. Max Planck, fisico, conferma che il fondo della materia(energia) è composta di onde(vibrazioni) e di particelle – come si è visto a seconda dell’osservatore - e che la materia ha “una tendenza a esistere”. Le tradizioni indiane parlano di Nada(vibrazioni, onde) e di Bindu(gocce, particelle) nel processo materiale, quindi la loro visione è simile. Si può quindi vedere che è il “sistema nervoso centrale il costruttore della realtà.
Ognuno di noi partecipa all’universo e programma la struttura dello spazio-tempo”. 6 Sri Aurobindo dice che “l’apparenza della stabilità del mondo proviene dalla ripetizione costante delle stesse vibrazioni.” Le antiche scritture indiane dicono che vi è un’enorme energia alla base della colonna vertebrale e nel suo tragitto si sono trovati centri nervosi che governano le funzioni psicofisiche. Questi centri, attraverso il lavoro interiore, la presa di coscienza, la ricerca, si aprono e l’uomo(lo si può chiamare yoghi o alchimista) impara a vedere il mondo come nonseparato, ossia com’è realmente. Ma attenzione a non “forzare” l’apertura di questi centri! È la follia o la morte, questo lavoro dev’essere graduale, poiché se sentissimo improvvisamente che tutta la struttura dello spazio-tempo riposasse nella nostra mente, diventeremmo pazzi.
Come prendere da ignoranti l’LSD o droghe allucinogene e la visione cambia drasticamente e il mondo abituale scompare come in un sogno o in una visione estatica. Basta però così poco per cambiare il mondo attorno a noi.. non ci avete mai pensato com’è impermanente e mutevole? Che realtà può avere? Possiamo quindi riassumere che tutto esiste al momento in cui è percepito e concettualizzato, come la particella atomica quando essa è osservata. Ora, per terminare con una nota più leggera, come quella nel mondo delle favole: in “Alice attraverso lo specchio” un personaggio dice alla bambina. ”Il re dorme, soprattutto non lo svegliare, poiché sta sognando di te: se si sveglia tu spariresti!” 7
IV - ASTROLOGIA transpersonale
“Il banyano ha un seme molto piccolo, il concepimento di quest’immenso albero è contenuto in questo granello così piccolo: potenzialmente l’albero è in questo granello. Per riprodurlo studierete e pianterete ogni ramo, ogni foglia del banyano? No, vi occuperete solo del suo seme e lo pianterete. Qual è il vostro seme? La Conoscenza “Io-sono”. Questa conoscenza è il legame tra voi e il mondo. Esaminatela, osservatela. È solo a questo livello che si potrà risolvere tutto il problema.” Nisargadatta Maharaj
Può sembrare strano parlare di astrologia in questo contesto. Eppure ha un senso. Non è senza ragione che Paracelso(1493-1541) trattava da ciarlatano ogni medico che non era familiarizzato con l’astrologia. È quindi ora di ricominciare a vedere l’astrologia in maniera più moderna. Poiché per quanto strano possa sembrare, si ritorna alle stesse concezioni degli astrologhi babilonesi. Durante duemila anni l’uomo, preso da mille paure, ha lasciato la sua responsabilità agli astri o a qualunque cosa “esterna “a lui.
Ora, al contrario, vista anche una certa rivoluzione del pensiero, dovuta alle scoperte della fisica quantica, si torna alla concezione unitaria della coscienza e del mondo. Nulla è separato. E non solo, ma come si è visto, nell’infinitamente piccolo, come nel più grande si trova la misura di tutto. Senza questa nozione di misura, di divisione dove sarebbe il mondo? Sarebbe indifferenziato. Noi lo creiamo con il pensiero concettuale, che “differenzia” una cosa dall’altra, ma anche la limita.
La materia quindi significa misura e si potrebbe aggiungere ”misura di forme diverse” di un’unica energia. La materia è energia. (= Einstein 1905 - E=mc2 , dove "E" indica l'energia, "m" la massa e "c" la velocità della luce nel vuoto). Il nome materia ha un’origine sanscrita, MA da dove provengono mater, materia, Maria e…mâyâ (illusione). È quindi con questa nozione di misura che si può capire che cos`è l’astrologia o qualunque altro sistema di questo genere: numerologia ecc. Vi è un’altra importante precisazione da fare, già menzionata. Vi sono due modi di ragionare: quello di causa-effetto (nel tempo), l’altro di risonanza o analogico. Quest’ultimo è sincronistico(da syn=stesso e chronos=tempo), ma il nostro cervello è abituato a funzionare dal prima al dopo, poiché il pensiero ha bisogno di tempo e di spazio per svolgersi. L’eternità, il sempre è ADESSO, è l’ISTANTE inafferrabile concettualmente, ma reale.
Se usciamo dall’istante, si cade nel tempo ed ecco la divisione, la nascita-morte, lo yin-yang, il piaceredolore. Uscendo dal qui-adesso usciamo dal paradiso terrestre dell’increato, ma per andare da un polo all’altro è necessario il tempo. L’astrologia non è né un sistema scientifico vecchia maniera (causa-effetto) né soprattutto di vedere l’influenza dei corpi celesti su di noi!! 13 Il microcosmo è un RIFLESSO del macrocosmo e la causalità un’apparenza dovuta ad un altrettanto apparente linearità del tempo(la nozione della curvatura dello spazio di Einstein lo dimostra). Vi sono quindi dei principi universali o archetipi (contenuti inconsci a-temporali, secondo C.G.Jung) che si trovano rappresentati – come ci insegnano le vecchie tradizioni basate sull’osservazione – da pianeti di cui è visibile la manifestazione. Questi pianeti- come per caso?!- hanno ricevuto i nomi delle divinità greche che riflettono le nostre energie primordiali.
Questi principi universali si manifestano attraverso tutte le forme possibili e appartengono a tutti o meglio sono la stoffa di cui ognuno di noi è fatto e anche collettivamente. Osservando il movimento delle stelle che è una specie di riflesso di ciò che succede in noi, è più facile reperirlo. Mi spiego. Nettuno, Giove, ecc. non sono i miei pianeti o energie personali, ma sono collettivi, intrinsechi ad ogni forma vivente. Se togliamo la nozione di spaziotempo(indivisibile e relativo per la nuova fisica) queste energie sono un’unica cosa e allo stesso tempo.
Per esempio Urano non è solo un simbolo: è altrettanto il pianeta nel cielo quanto l’elettricità o l’idea geniale, il fulmine distruttore, la tecnologia avanzata, ecc. È sempre lo stesso: sono i nostri concetti a spezzarlo in mille modi. In realtà è ciò che è, neutro, che si manifesti come tragedia o come genialità. Marte per esempio è la forza vitale, l’azione, ma anche l’ortica, la spada, il sangue…siamo noi a formulare i nomi per comunicare in modo utile, ma ne diventiamo prigionieri perdendone l’unità sottostante.
Possiamo dirne altrettanto nel sistema cinese degli elementi: la terra, il legno, il fuoco, il metallo, l’acqua. Il legno per esempio è altrettanto l’Est, la primavera, che la collera o una crisi di fegato… il metallo rappresenta l’Ovest, l’autunno, il polmone, la tristezza e la paura del futuro: sto semplificando perché ci sarebbero esempi più precisi a non finire. Quindi il Grande, l’archetipo e… se andiamo oltre, il Tutto è nell’infinitamente piccolo(“vedere l’universo in un grano di sabbia’’), ma è il nostro occhio condizionato che non riesce a vederlo. Quando l’uomo prende forma in questa vita nascendo(ma potrebbe essere un’ avvenimento, una nazione o una casa da costruire, ecc.) egli porta con sé un bagaglio di potenzialità che si mette in moto nel tempo in un preciso momento e che matura come il seme che diventa albero, ma l’albero è GIÀ nel granello.
È dunque necessario impiegare la sequenza temporale (fittizia, ma è per renderlo ’’manifesto, materia-le’’)per poter srotolare il filo avvolto nella bobina della vita e vedere grazie a questo sistema di misura, come si muovono questi principi. In realtà viviamo apparentemente nuove esperienze che sono in realtà specchi del passato: ossia viviamo il nostro “tema astrale” solo AL PRESENTE, poiché lo ripetiamo indefinitamente con la sola variante dei riflettori dei pianeti in transito che mettono in evidenza via via, aspetti del nostro nucleo iniziale.
La vita è il grande fattore di apertura della coscienza delle nostre esperienze anteriori: nelle sempre nuove varianti degli stessi simboli…incontriamo solo noi stessi! Il nostro inconscio sceglie le situazioni e le persone come strumenti per risvegliare materiale sepolto. Il nostro passato non compiuto ci presenta sempre il padre autoritario nel marito o nel capufficio, la madre ambiziosa ma sottomessa in una collega di lavoro…ma in definitiva ci mostra solo quello che non accogliamo di noi stessi. Se nel tema astrale troviamo, sia quanto conosciamo di noi stessi sia quello che proiettiamo fuori, significa che non vi è mai stato un “esterno”, tranne nella nostra erronea visione dualistica. Non si tratta di “credere”, ma di sperimentare e soprattutto di imparare a osservare ogni cosa senza giudicare.
Tutti questi principi si manifestano non solo in forme diverse, ma su piani “apparentemente” all’esterno o all’interno, in realtà né l’uno né l’altro: sono là in questo preciso momento. Difficile dunque prevedere su quale piano si manifesti l’avvenimento. La carta del cielo è un mezzo rapido di conoscenza di sé, una radiografia direi, per una lettura psicosomatica. Si può subito notare il principio agente del conflitto e le diverse ripercussioni sul soma o corpo fisico, per legge di analogia. Non è importante sapere quale forma fenomenica essa prenda, ma di quale principio si tratta e di aderire totalmente a questo stato; come molti saggi consigliano: il “sì” incondizionato guarisce.
Ecco perché certe “visualizzazioni” hanno curato malattie considerate incurabili. Vi sono molte testimonianze di questo e il dr.Chopra, endocrinologo statunitense lo racconta nel suo libro “Quantum healing” . La partecipazione del paziente è capitale: una meditazione ben diretta provoca alterazioni perfino nel DNA. Tutto ciò è comprovato dalle esperienze dei fisici quantici. L’astrologia si limita a determinare la qualità di tempo necessaria all’apparizione nello spazio-tempo di una situazione che corrisponderà all’insegnamento da seguire in un preciso momento. Essa non può né influenzare né cambiare le cose: la responsabilità risiede nell’osservazione attenta di questa dinamica.
Accogliendola, si evitano sofferenze, poiché - se si considera l’irrealtà dello spazio-tempo - tutto è già nel gomitolo del concepimento! Ecco la libertà. Tutto è quindi da verificare costantemente da sé; l’importante è che non sia nel senso di acquistare una scienza e di applicarla ciecamente per confermare le mie ipotesi, ma di adattarla al contesto della persona, il suo ambiente, ecc. dunque all’INSIEME della persona(paziente o altro). Talvolta si può suggerire- se la persona è pronta ad ascoltarlo – che se c’è un sintomo fisico, questo corrisponde a qualcosa che non vede consciamente. In Germania e in molti paesi anglosassoni questo è già molto noto e verificato da tempo. Il corpo è solo un riflesso della nostra psiche, si potrebbe perfino dire che è …un’”abitudine” presa a furia di ascoltarla, fin dall’infanzia.
Recentemente si è saputo di un bimbo allevato da cani che… abbaiava! e di un altro che, in uno sperduto paesino del centro Messico, allevava salamandre. Un giorno in un incidente perse una gamba: ebbene dopo un anno la gamba era…ricresciuta! Lui era convinto che sarebbe successo come alle salamandre che, quando perdevano una zampa, essa ricresceva. Se riusciamo a smontare queste abitudini, osservandole senza giudizio, a volte il miracolo arriva, poiché il sintomo non ha più ragion d’essere.
La fede non fa miracoli e non è forse solo una concentrazione di coscienza che crea un campo energetico potente? Forse un giorno potremo infine vedere che non siamo questo corpo-che-partecipa-al-mondo…davanti a noi, ma la Pura Coscienza impersonale, come la descrive Schrödinger e tanti altri, sempre trasparente aperta a questo teatro magico(corpo-mondo), questo sogno un po’ più solido di quello notturno, ma sempre un sogno. Stanislav Grof, uno dei pilastri della psicologia transpersonale, che fece per anni ricerche con l’LSD per curare i malati, ha constatato attraverso regressioni all’età pre-natale che nel lasso di tempo necessario alla nascita, l’individuo passava attraverso fasi precise che andavano dalla gioia estatica del periodo di gestazione, all’angoscia durante le contrazioni e attraverso il tunnel nero(simile a quello che si dice si attraversi dopo il decesso, secondo testimonianze di persone tornate alla vita dopo un coma, arresto cardiaco o altra NDE= near death experience), infine la liberazione dopo il parto.
Egli poté dimostrare che durante la sua vita terrestre ritrovava le stesse situazioni camuffate da diversi avvenimenti ed espressi in 15 modi diversi, ma contenuti in sintesi durante le poche ore della nascita. Altre persone avendo fatto delle “regressioni”(visualizzazioni) di memorie passate, ritrovavano le stesse situazioni psicologiche, solo diverse in apparenza e appartenenti ad epoche anche molto lontane. Lo spazio-tempo si era semplicemente “dilatato” e “ristretto”…fino all’istante presente che è il solo reale. Paradossalmente il momento in cui si è coscienti di questo istante…esso è già passato! Che cosa sono le memorie passate? Avvenimenti, pensieri, sofferenze ecc. immagazzinate nel computer collettivo e quindi “non-personali”, ma in risonanza perfetta con lo stato psichico dell’individuo e che si credono personali: esse si rinnovano nello spaziotempo fittizio, quindi presenti sempre ora.
Per tornare all’astrologia che ci può servire come spiegazione, ci appare chiaramente che c’è una carta del cielo data di un individuo (o complesso psicosomatico) ed in essa lo svolgimento e la fine, al momento stesso della nascita: è di nuovo il pensiero immerso nello spazio-tempo che vede allungarsi linearmente, secondo uno schema preciso,(si direbbe il distendersi di un elastico tirato), ma è un istante come tanti, unico, eterno. Vedendo questo chiaramente, vivendolo ogni giorno, lo spazio-tempo scompare per far posto alla cosa più evidente e più negletta che abbiamo già menzionato: quello che siamo realmente. ORA… L’ORIGINE E LA FINE DEL MONDO.
V - MALATTIA
« Se vedi la sofferenza, sii con essa. Non ti precipitare nell’azione. Né la conoscenza né l’azione possono veramente aiutare. Sii con il dolore e evidenzia le sue radici. Aiutare a comprendere è il vero aiuto. » Nisargadatta Maharaj
Possiamo dire che la malattia è la maniera più concreta di capire i problemi che la vita pone. Per l’individuo e la società, la malattia e la salute sono argomenti d’importanza capitale e diventa sempre più difficile trovarne la soluzione. La medicina si sviluppa e le sue tecniche si raffinano rapidamente, ma vi sono tuttavia sempre più malati e il costo delle terapie aumenta continuamente. I problemi di salute sollevano un grande interesse e molte discussioni, ma è strano come siano affrontate senza mai veramente approfondire. Quando si arriverà a capire dove sta davvero la malattia? Malgrado la ricerca il modo di vedere la malattia è falsa.
Cerchiamo nel dettaglio e “fuori” e mai nella direzione dove si deve cercare, ossia all’interno. La medicina moderna risale a Ippocrate(400 av.C.).Proveniva dalla scuola degli Asclepiadi, che avevano fondato in Grecia, in varie epoche, centri di cure ove i sacerdoti guarivano con rituali e il canto magico(mantra e suoni primordiali usati nella medicina ayurvedica). Pur non rinnegandoli, egli ruppe con quella tradizione di sacerdoti - medici e si mise a considerare le malattie di per sé, fuori dal contesto religioso.
Secondo l’evoluzione della malattia, egli prescriveva questa o quella cura. Questo metodo è praticato ancor oggi. La nostra medicina attuale, malgrado la tecnologia avanzata, i progressi nella ricerca di farmaci, ma insuccessi in quanto a vera guarigione, si è appena sviluppata. Ecco alcune spiegazioni importanti. Prima dell’avvento di Ippocrate, la guarigione era il compito dei sacerdoti, quindi della religione. La malattia era considerata l’espressione della collera divina e il prete portava la guarigione chiedendo al malato di pentirsi e pronunciava formule adatte al problema. Possiamo vedere il peccato come stato di negazione, di conflitto; il pentimento come adesione incondizionata. Il pentimento riconciliava quindi il malato con Dio.
Con l’abbandono della tradizione da parte di Ippocrate, si aggiunge l’abbandono del termine ”essere malati” che fu rimpiazzato dal termine generale “malattia”. Da allora fino ad oggi, la medicina si preoccupa soprattutto di fare diagnosi e di proporre cure, omettendo di prendere in considerazione il fatto di “essere malati”. Un individuo non ha una malattia, ma “è malato”. Osservando in questo modo sintomatico “le malattie”, si arriva a differenziare, classificare in gruppi come malattie infettive, ecc. e questo in modo estremamente preciso, mentre si rifiuta di vedere che nulla cambia nel fatto dell’”essere malato” in senso vero e profondo.
Al contrario nella medicina cinese, i sintomi interessano poco, salvo in correlazione ad altri che possano dare una visione globale dello stato di salute dell’individuo a tutti i livelli. Il nucleo delle nostre considerazioni non è l’aiuto immediato(anche se può succedere spesso), ma la costatazione di un certo stato psicologico e di un trattamento adeguato a lungo termine. I trattamenti medici sintomatici hanno la loro giustificazione, sono i benvenuti in caso di urgenza, ma non hanno nulla a che vedere con la guarigione completa propriamente detta. Se parliamo di prevenzione o protezione della salute, proviene da un certo timore: è quindi legato a un conflitto, uno stato di difesa “contro”, una paura per il futuro, ma che proviene dal passato.
Ecco di nuovo una mancanza di comprensione adeguata. Se invece la malattia è vista come opportunità di conoscenza di sé, come informazione di uno stato psicosomatico non ancora cosciente, a cosa serve la prevenzione? Molto spesso parecchie persone vivono “sanamente” in modo ossessivo e malgrado questo “attraggono” malattie serie e altri invece, che non prendono precauzioni, ma stanno “bene nella loro pelle”, godono di buona salute anche senza prendere precauzioni. La sola prevenzione possibile è l’”attenzione”, lo stato vigile per essere sempre con la situazione. È questo l’atteggiamento che diventa il fattore di protezione necessario che impedirà ogni eccesso nocivo, eccesso che conduce a una polarità, a scapito dell’altra, come c’insegna la medicina cinese tradizionale. L’armonia, ecco il nostro capitale salute...e come potrà arrivarci a questa armonia un malato, se il suo terapeuta o medico gli consiglia di combattere la sua malattia?
Prendiamo in considerazione allora “malattie” gravi come il cancro e l’Aids. Cominciamo a osservarle seconda la nuova ottica “d’informazione” del nostro vero stato sottogiacente alla nostra coscienza da svegli, potremmo aver la fortuna di non aver più bisogno di questo genere di specchio per essere intero! Semplificando al massimo, giusto per averne un’idea, potremmo dire che il cancro rappresenta un’anarchia delle cellule, paragonabile a quella delle generazioni attuali in lotta e competizione costante. Una lotta, che colui che è affetto dal cancro(l’abbiamo visto in migliaia di casi), non riesce a farla apertamente, tanto si identifica ad un lato remissivo, docile, per poter farsi amare. L’aggressività, il bisogno forte di affermarsi è relegato in secondo piano. Allora è il corpo, riflesso della psiche che se fa carico e l’aggressione anarchica si rivolge contro le proprie cellule.
Quanto all’Aids, è apparso in un momento in cui l’’uomo avendo perso, fin dall’infanzia, i valori tradizionali, i sentimenti veri ecc., è tagliato fuori dalle sue radici affettive, è dominato dalla paura, non è più capace di amare e di “dare”: cerca solo nella relazione occasionale un piacere egoista, senza impegno: allora è il suo corpo che diventa vulnerabile a ogni virus, infezione ed è obbligato ad essere disponibile, a “dare tutto” in qualche modo. “L’Aids è lo stato finale dell’amore che si è arenato nell’ombra, esso dissolve nel corpo i limiti dell’”io” e permette di vivere la paura psichica dell’amore a livello fisico.” 10 D’altronde si è visto come le persone contagiate dall’Aids, si riuniscano e danno molto del loro tempo ai loro simili.
Tutto questo è evidentemente da approfondire: non è lo scopo di questo opuscolo per ora. Per tornare infine alle terapie di qualunque forma, una cura per un paziente sarà soddisfacente solo se tutte le circostanze sono presenti, per poter ottenere il risultato desiderato e soprattutto è da tener conto il ruolo della coscienza(subconscio ecc.) che come si è visto costruisce l’avvenimento materiale. Allora se il paziente( e il terapeuta, poiché non vi è l’uno senza l’altro) non ha le condizioni interne richieste per entrare in risonanza con la cura, la guarigione non può aver luogo. Un famoso guaritore diceva ai suoi pazienti che se erano in perfetta unità con Dio(= accettazione totale di ciò che è) potevano avere un’opportunità di guarigione.
Per andar più lontano, sempre basandosi su dei fatti, potremmo parlare dell’origine dell’agopuntura, come la tradizione lo racconta. Secoli fa, in Cina, durante una battaglia, un soldato che soffriva di una malattia fu colpito da una freccia nemica che s’infilo nel suo tallone. Malgrado il dolore notò un’ improvviso miglioramento delle sue condizioni fisiche generali e un rapido miglioramento della sua salute. Quante volte, se facciamo attenzione e ci punge un tafano o una vespa o capita di urtare ad esempio il dito mignolo del piede o di bruciare un punto del corpo, possiamo notare che corrisponde a un preciso punto di agopuntura di cui si può verificare la relazione energetica in quel momento. Si può parlare di cause infinite, ma questo conferma la sincronicità, la spontaneità e la risonanza tra gli elementi che “scatenano “la guarigione.
Chi cura e chi è curato in realtà? Non significa per questo che bisogna sedersi in poltrona o dormire, questo non toglie validità alle medicine tradizionali, come quella cinese, all’omeopatia “unicista” e di ogni terapia che curi globalmente e per risonanza l’individuo: contrariamente alla medicina sintomatica che ha senz’altro meriti innegabili, ma che tratta il sintomo impersonale, separato, cioè solo la punta dell’iceberg. Il terapeuta ha certe capacità e conoscenze che gli permettono, mettendosi al diapason degli eventi che costellano la vita del paziente in un dato momento, di contribuire, vuoi partecipare a riequilibrare in modo stabile il malato.
Non dimentichiamo due altri fattori: 1) L’effetto dell’atteggiamento del paziente che va verso il terapeuta: questo già favorisce il processo, egli è aperto quindi “vuoto”(senza attese particolari) per ricevere ciò che è già in lui da sempre. La cosa più importante paradossalmente è l’essere in accordo con il male(accettazione incondizionata), cosa che in definitiva annulla il conflitto e lo rende sereno e disponibile a quanto possa accadere. Là succede – come lo esprimono i fisici moderni – un “salto quantico” della coscienza(un elettrone “salta” un’orbita attorno all’atomo SENZA spostarsi) poiché il paziente torna ad essere intero,(olistico da “whole” ingl.) e saggio, pur restando quello che apparentemente è. 2) L’atteggiamento del terapeuta: il praticante paradossalmente privo d’intenzioni precise, ottiene i miglior risultati. “Se siamo motivati a cercare di sbloccare la corrente di energia del paziente o a imporgli una direzione, se crediamo di sapere quello di cui ha bisogno, obblighiamo la Forza Vitale a fare ciò che crediamo sia bene per lui.
Come possiamo saper meglio noi della Forza Vitale del paziente, quali cambiamenti siano a lui necessari? Dottore e paziente sono ugualmente limitati dal loro intelletto. Il terapeuta, qualunque sia la sua competenza, non potrà mai sapere cosa giova davvero al paziente; solo la Forza Vitale del paziente, lo sa. Il paziente è il solo a poter scoprire-se necessario- la causa dissimulata dietro ai bloccaggi di energia. La nostra capacità di guarigione aumenta velocemente quando capiamo che siamo responsabili di quanto avviene al concepimento e che possiamo trasformarci”…” il terapeuta lavora in uno spirito d’ indifferenza verso i mali e le difficoltà del paziente. ”Indifferenza” significa “SENZA DIFFERENZA” o inclinazione, neutro, non inchinandosi né da una parte né dall’altra.” 11 19 Per riassumere e concludere, si può dire che il paziente trova il terapeuta che merita e viceversa.
VI - OMEOPATIA
“ La grande musica è senza sonorità… “ “La grande Immagine è senza forma…” Capitolo 41 del Tao Te King “Si guarda senza vedere:; si chiama invisibile…” “…si ascolta senza udire, si chiama l’inaudibile…” “…si tasta senza raggiungerlo, si chiama l’impercettibile…” “Ecco tre cose inspiegabili…” …” che riunite fanno l’UNITÀ.” Capitolo 14 di Lao Zi
Una scoperta fondamentale nel campo delle terapie fu l’omeopatia nella forma in cui Samuel Hahnemann (1755 – 1843) la sviluppò e divulgò: essa è difesa appassionatamente dai suoi adepti e combattuta altrettanto dai suoi detrattori e questo fin dalle sue origini. Osservando questa scoperta da vicino si potrà vedere che il principio omeopatico è il vero principio di guarigione per il mondo in generale. Hahnemann dimostrò in maniera semplice e chiara come il pensiero analogico è capace di provare interdipendenze e correlazioni.
Queste interdipendenze che appunto sembrano impossibili logicamente agli intellettuali. L’argomento più forte che s’invoca contro l’omeopatia, è la preparazione dei suoi rimedi. La diluzione è così grande che il prodotto non contiene più alcuna traccia della sostanza usata per fabbricarlo. Che cosa resta dunque? L’INFORMAZIONE che NON è materiale come lo precisa Thorwald Dethlefsen(“Il destino come scelta” – “Malattia e destino”) L’INFORMAZIONE Si parla di effetto placebo, di autosuggestione o di guarigione spontanea senza troppo crederci, ma i risultati ci sono e indubitabili. Come si può dire a un medico che lavora da trent’anni che si trastulla con l’ “immaginario” dei suoi pazienti? E come spiegare i risultati che ottiene l’omeopatia con gli animali? Si potrebbe parlare ancora di persuasione o immaginazione?
L’informazione è sempre qualcosa d’immateriale che ha bisogno del supporto materiale per essere trasmesso. Questo supporto può essere fatto di sostanze diverse; nastri magnetici, dischi, carta, legno, metallo ecc., ma l’informazione che porta resta la stessa, il supporto riempie solo una funzione, può anche portare diverse informazioni alla volta. In linea generale il ruolo principale è l’informazione che lo possiede. Se voglio leggere un’opera, ossia essere informato su un soggetto dato, poco importa se questa informazione mi è trasmessa su carta o metallo, purché mi sia data. Inoltre per continuare il paragone, se desidero un esemplare del Tao Te King, non ho bisogno di possederne molti per aver accesso al suo messaggio, dieci libri identici non mi insegnano di più di uno solo.
Per continuare in questa direzione, abbiamo visto che quando la malattia si manifesta, non è la materia che si ammala, ma l’individuo. Si potrebbe quindi dire che vi è una “mancanza d’informazione” o una “deviazione”. Per introdurre il principio curativo è necessario che vi sia una trasformazione: questo può essere solo arrecato da un’informazione nuova. Ecco il ruolo del rimedio che porta l’informazione mancante: esso diventa allora un mezzo di guarigione, un “trasmettitore d’informazione”. Ecco il ruolo della diluzione in omeopatia, il processo che abbiamo descritto.
Ad esempio, l’essenza della pianta da cui proviene il rimedio, si stacca dalla forma ‘’percettibile’’ in cui è incorporata per portare l’informazione ad un supporto nuovo (l’alcool o lo zucchero). Il grande Paracelso diceva: “Quello che i denti possono mordere non è un rimedio; nessuno può “vedere” il rimedio, non è un corpo ma una forza, un’energia.” Come definire il genere d’informazione che manca al malato e dove possiamo trovarlo nel mondo macroscopico? Hahnemann aveva riassunto la risposta in una frase diventata celebre: “Similia similibus curantur” (il simile può essere guarito dal simile). Questo principio di similitudine è il principio dell’omeopatia.
Applicando questo principio, ci si accorge che tutto nella natura è veleno! Il grado di tossicità di una sostanza qualunque, dipende dal dosaggio impiegato. Ci s’intossica sia col mercurio che col sale da cucina, tutto dipende dalla dose che si prende. Nell’organismo umano, ogni sostanza può produrre un avvelenamento, se la quantità è sufficiente. Si sperimentano i rimedi omeopatici su un organismo sano, osservando da vicino l’apparizione dei malesseri che sono registrati con cura.
Si ottiene una descrizione precisa e specifica dell’azione della sostanza prescritta, benché i risultati ottenuti rivelino solo la reazione di un individuo a un prodotto dato; si può in tal modo, ripetendo l’esperienza su vari individui, apprezzare il valore del rimedio in modo affidabile. Questo modo di osservare i sintomi provocati, permette di riconoscere i “simili”, quando ci si trova di fronte al malato. Si deduce che il rimedio che ha provocato il sintomo presenta una grande similitudine con ciò che provoca la malattia. È di conseguenza questo prodotto “similare” che potrà produrre la guarigione. Pertanto, si dovrà notare che il malato non riceverà una prescrizione di una preparazione qualunque su forma materiale, (quindi il veleno!), ma una DILUZIONE di esso.
Pertanto, i pionieri dell’omeopatia , sperimentarono su di loro qualche migliaio di rimedi: si ammalarono, capaci quindi di diventare veramente “compassionevoli! (la parola “omeopatia” deriva da “homoin” = simile) allo stesso modo in cui il veleno diventa rimedio grazie alla diluzione, il medico che si è reso volontariamente malato, diventa “guaritore”, poiché ha subito la stessa sofferenza che il suo paziente. Ogni buon terapeuta in generale cura bene se ha potuto sperimentare lui stesso il problemi di sui si tratta.
Si può perfino arrivare (esagerando) all’analogia del Cristo che si è incarnato nella “materia”, nella dualità per liberare l’uomo dalla dualità, diventando quindi “simile” a lui. Paracelso dice anche: “ Se un malato mostra i segni che rispondono a Arsenico, questo ti dice quale trattamento applicare. Arsenico guarisce arsenico… Per la stessa ragione è l’uomo che può guarire l’uomo, poiché ne ha la stessa anatomia, entrambi si guariscono vicendevolmente.” Ancora una volta si può vedere che l’atteggiamento “di essere in accordo”, la vera omeopatia, la non-dualità, che permette la guarigione. È la non-adesione che crea la sofferenza. Per questo non siamo sempre pronti, malgrado la buona volontà: questo succede, come si è visto, quando i tempi sono maturi.
VII - SANTITÀ E COLPEVOLEZZA
“Sono l’insieme della manifestazione. Che io viva sotto la forma di una pianta o sotto forma umana non fa alcuna sofferenza. I più alti geni, i più grandi santi sono stati solo la coniugazione del maschile col femminile, d’un uomo e di una donna. Sono stati materiali, ma li hanno designati con i titoli più grandi, perché? Perché hanno compreso che cosa erano veramente: l’insieme della creazione.” Nisargadatta Maharaj Abbiamo già parlato di unità, dell’esser sano, quindi santo, ossia “intero”.
Vediamolo sotto un altro aspetto. La parola paradiso è un simbolo che rappresenta l’unità nella quale si trovava l’umanità all’origine. Non si era ancora separata dal creatore, non era ancora avvenuta la separazione dei due sessi, l’individualità non poteva ancora essere sperimentata. Sappiamo che la facoltà di “conoscere” è legata alla polarità; ecco la proibizione per l’uomo che viveva nel paradiso, di ”mangiare” il frutto proibito della “conoscenza”.
Quell’uomo possedeva la coscienza cosmica, ma non la facoltà di conoscere-sperimentare un oggetto. Il serpente uscì dall’ombra dell’albero strisciando e persuase l’uomo a mangiare il frutto vietato per acquisire il potere di DISTINGUERE IL BENE DAL MALE. Fu il peccato, la separazione, la “caduta” (biblica) nella polarità. Polarità e peccato sono sinonimi ed entrambi significano “differenziazione”. È quello che la Chiesa chiama il peccato originale.
Questa caduta, questa separazione dalla divinità (unità), è il prezzo che paghiamo per ottenere la conoscenza. L’una deriva dall’altro, ma lo si riconosce raramente. L’espulsione dal paradiso, la caduta dallo stato della coscienza del Tutto-Uno, significa l’entrata nel conflitto, la materia e la morte. Da questo momento nasce il sentimento di colpevolezza, che dà tanto filo da torcere agli psicologi e talmente incrostato nell’essere umano che lo rode anche fisicamente.
Questa colpevolezza è cominciata dal momento in cui l’uomo si è sentito separato dalla Madre-Tutto: lo prova al momento della nascita, eventualmente durante i periodi di depressione(rientro nella vita intra-uterina e difficoltà di emanciparsi), come lo provò nel simbolico giardino dell’Eden, quando decise di mangiare la famosa mela, il frutto della dualità. (Yin-Yang) Egli aspirava all’individualità come lo desidera ogni adolescente ai nostri tempi(ma dov’è il tempo?) cercando autonomia rispetto ai genitori, pur sognando di ritrovarsi in unità estatica, com’era nel ventre materno o semplicemente ogni notte durante il sonno profondo. Lo cerca quindi anche nelle droghe. È quindi questo senso di rottura, di separazione che provoca la colpevolezza che è il riflesso di questa frattura. Il mito di Prometeo che si è separato dagli déi, disubbidendo per donare il fuoco(simbolo di indipendenza) agli uomini, ci ricorda tutto questo.
Tuttavia se si guarda bene al fondo del problema, tutto questo è solo una falsa interpretazione della mente” divisa”. Come abbiamo visto in precedenza, l’uomo in realtà, non è mai uscito dal paradiso, è sempre in unità costante con ciò che lo circonda. È il pensiero immerso nello spaziotempo apparente che gli fa credere che vi è una separazione e si crede un individuo scisso dal resto del mondo, soffre, cerca tutti i poteri per controllare l’altro, per possedere le cose che gli possono dare un effimero sentimento di piacere, quando in realtà egli vi partecipa già, anzi costruisce lui stresso il proprio mondo! Che burla!
Hermann Hesse nel suo romanzo “Il lupo della steppa” evoca questo aspetto nel ”teatro magico” alla fine del romanzo. Il protagonista subisce delle prove senza fine, gioisce di ogni possibile piacere, finché arriva davanti ad un severo tribunale che... lo giudica colpevole! Ma di che cosa? Soltanto per aver potuto “credere” a tutto quello che aveva vissuto. La malattia, la sofferenza non sono quindi detestabili: quando sopraggiungono nella vita umana, non si deve cercare di evitarle ad ogni costo, poiché sono la via d’accesso alla liberazione, un cammino da percorrere per trovare la luce in fondo a sé stessi, paradossalmente sempre disponibile. Quando è finalmente pronto a prendersi la responsabilità di tutto ciò che vive e che gli capita, egli può scoprire un senso alla vita: la danza, la ronda che si esegue per la gioia di farlo, senza alcuno scopo!
Colui che è pronto a essere semplicemente “presente a sé stesso”, scoprendo che non è “né questo né quello” come si è visto in precedenza, si sente in armonia con le leggi(o abitudini) dell’universo e perde ogni timore, poiché ha trovato attraverso qualche malattia o incidente, il modo di ricollegarsi con la sua origine - come il figliol prodigo - con la Pura Coscienza, cosa che è lo scopo di ogni vera religione(da “religare” = riunire), ma questo avviene ancora con vie spesso molto più complicate.
L’uomo è già libero, solo non lo sa ancora. Conoscendo e riconoscendo la sua vera natura e origine, l’uomo comprende infine che egli “è” il suo proprio destino. La capacità di capire ciò che è buono e cattivo negli altri, mostra semplicemente che Il vostro spirito è acuito. Allora la capacità di conoscere il vostro vero Sé mostra la perspicacia del vostro sguardo Interiore. La capacità di trionfare fisicamente sugli altri mostra che siete forte, mentre essere padroni di sé, mostra la vostra determinazione.
Essere soddisfatti della propria vita e non attaccarsi ai beni materiali, significa essere ricco. Essere capace di seguire assiduamente il Tao dimostra una grande determinazione. Restare fedeli al Tao senza mai deviare, è vivere nell’Eterno, anche se il corpo muore, lo spirito di verità perdura. Questo può essere considerata come immortalità. Lao Tseu
INDICE
I. Appunti di medicina tradizionale cinese - Yin Yang
II. Risonanza - Specchio o Risonanza
III. Fisica moderna o quantica
IV. Astrologia transpersonale
V. Malattia
VI. Omeopatia – L’informazione
VII. Santità e colpevolezza
Scritto e tradotto da Isabella di Soragna e Michel von Gunten
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