VACCINI: PERCHE' LA SCIENZA VA PRESA CON LE PINZE
di Guido Viale
La mia relazione riguarda il rapporto tra vaccini, integrità e diritti della persona, visto dal punto di vista di un sociologo. Non sono né medico, né biologo, né giurista. Quindi mi asterrò nella misura del possibile dall’entrare in argomenti tecnici su cui non ho competenze. E’ nota la vicenda dei motori diesel della Volkswagen, truccati con un software che ne riduceva drasticamente le emissioni inquinanti nei test di prova, per poi spararle “a tutto gas” sulle strade in fase di esercizio. Il trucco è stato “scoperto” quando il Governo degli Stati uniti ha mobilitato l’EPA, la sua agenzia per l’ambiente, per mettere un freno alla concorrenza delle vetture tedesche; ma probabilmente era noto da tempo a tutti gli addetti al settore. I dirigenti della Volkswagen, il Governo tedesco e gli organismi di controllo preposti ad autorizzare la circolazione delle nuove vetture hanno fatto finta di “cadere dal pero”; ma per molti anni avevano mandato avanti questo fondamentale meccanismo di inquinamento delle strade, dell’aria che respiriamo, dei nostri polmoni, del nostro sangue e dei nostri tessuti sempre più spesso aggrediti da tumori di ogni tipo.
E’ attuale la vicenda del glifosato, l’erbicida più diffuso nel mondo. Lo IARC di Lione, istituto che si occupa di ricerche sul cancro, che è una succursale dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità (agenzia delle Nazioni Unite, che viene però finanziata per l’80 per cento da privati: Big Pharma e fondazioni come quella di Bill Gates) aveva commissionato a un gruppo di studiosi una ricerca sugli effetti di questo erbicida. Ma al momento di renderlo pubblico, il draft sui risultati della ricerca è stato cambiato da una mano ignota, trasformando l’erbicida da cancerogeno a innocuo. Un risultato rafforzato da un giudizio dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza degli alimenti) che ha espresso il suo giudizio sulla base di una documentazione fornita dalla Monsanto, cioè dal produttore. Questo ha permesso al Parlamento europeo di autorizzare per altri cinque anni, e forse più, l’avvelenamento dei campi con questo prodotto. Non si tratta ovviamente dei due unici pareri in proposito: la pericolosità del glifosato è documentata da molti altri studi, ma soprattutto dal peggioramento crescente della salute di chi lavora in agricoltura, anche se per gli addetti al settore è difficile separare effetti dei tanti veleni che usano nei loro campi: un processo che ha fatto delle campagne un ambiente più nocivo e letale di quello delle città, invertendo un rapporto – campagna = salute; città = malattie – che risale agli albori della civiltà urbana.
I casi di occultamento o travisamento dei risultati della ricerca, ovvero di ricerche fasulle, fatte e commissionate per contraddire evidenze della vita quotidiana sono centinaia: in parte sono dovuti a veri e propri meccanismi di compravendita di tecnici, esperti, scienziati e ricercatori: cioè corruzione. In parte, invece a semplice conformismo: per fare carriera nella scienza e nella ricerca conviene non contraddire teorie e posizioni dominanti.
Ma in parte dipendono dal meccanismo di finanziamento dell’Università e della ricerca. Lo Stato vi provvede sempre meno e per mandarle avanti occorre ricorrere ai finanziamenti dei privati; al punto che la vera professionalità di uno scienziato o di un ricercatore non si manifesta tanto nella qualità dei risultati, quanto nell’abilità nel procacciare finanziamenti: l’intendence suivra; cioè il risultato scientifico dipende dai soldi che si mettono insieme.
Succede un po’ in tutti i campi; ma in quello sanitario, dominato da poche multinazionali straricche e potenti, il condizionamento è certo maggiore. Il meccanismo è poi ancora più perverso perché ad esso vanno ad aggiungersi altri due fattori. Il primo è il fatto che nella manipolazione di elementi e sostanze di origine organica, come è in gran parte il lavoro di ricerca in campo medico e farmacologico, la replicabilità di un esperimento – paradigma della scienza in tutte le sue espressioni – è per lo più scarsa, in quanto difficilmente le sostanze utilizzate nei laboratori possono essere rigorosamente uguali; per cui occorre affidarsi, molto di più che in altri campi, alla buona fede di chi pubblica le sue ricerche.
Il secondo è il fatto che la ricerca farmacologica è di fatto finanziata dallo Stato: ma non in maniera diretta, bensì caricandone il costo sul prezzo dei farmaci coperto dal servizio nazionale (che così finanzia anche il costo, non dichiarato, del marketing, che spesso è pura e semplice corruzione dei medici: regali, crociere e finti convegni in cambio di prescrizioni, ecc.). Così le case farmaceutiche dispongono a modo loro dei margini realizzati. Questo meccanismo però non funzionerebbe se alla fine del circuito finanziario non ci fosse una sanzione pubblica da parte degli organismi preposti alla validazione dei prodotti. Nel caso dei farmaci, in Italia, questo organismo è l’Aifa, l’Agenzia del farmaco; balzato all’onore delle cronache per innumerevoli esempi di corruzione (solo una piccola parte dei tanti che verosimilmente non sono stati scoperti) e, attualmente, per lo stretto intreccio tra dirigenti del Ministero, che è l’organo di controllo, l’Agenzia e le aziende farmaceutiche o le loro fondazioni private: un sistema che in Italia si chiama “conflitto di interessi” (e dovrebbe chiamarsi invece coincidenza di interessi), ma che in tutto il mondo è noto invece come sistema delle porte girevoli (sliding doors): personaggi che vengono premiati con incarichi in azienda dopo aver servito con funzioni di controllo in ruoli pubblici. O vice versa.
Sono meccanismi da tener d’occhio quando si parla di vaccini: l’unico “atto medico” al mondo praticato senza alcuna forma di diagnosi. Un atto particolarmente invasivo, più del particolato nei nostri polmoni e nel nostro sangue e più del glifosato in quello che mangiamo.
La legge Lorenzin ne ha resi obbligatori dieci (all’inizio erano 12 + 4 “fortemente consigliati”, da quattro che lo erano prima) per tutti i minori di 16 anni. E’ una legge varata in ottemperanza a un impegno preso dalla ministra in un incontro della Global Health Security Agenda promossa dal G7 di tre anni fa, che ha fatto dell’Italia il paese capofila per le strategie vaccinali; in questo impegno, la ministra è stata sospinta da un dirigente del Ministero della Salute poi pescato con le mani nel sacco di interessi farmaceutici illeciti. Quest’obbligo ha spinto molti a chiedersi il perché di tutti quei vaccini. A che cosa servono? Non sono pericolosi? Domande che molti, come anche il sottoscritto, non si erano mai posti prima. Così sono diventate chiare, o possono diventare chiare a tutti, alcune cose:
1) si tratta di un esperimento in cui ai minori italiani è stato assegnato il ruolo di cavie, in vista dell’estensione di misure analoghe a tutti i paesi del mondo: dove ci sono mezzi, con il finanziamento dei rispettivi Stati; dove non ci sono, con l’aiuto, temporaneo e sempre revocabile delle fondazioni che finanziano le campagne vaccinali sia attraverso l’OMS che direttamente.
2) i vaccini da rendere obbligatori non sono solo 10, ma, in prospettiva, molti di più; perché le malattie infettive note sono più di 50 e le varianti di queste malattie sono forse dieci volte tanto. Un po’ per volta bisognerà arrivare a vaccinarci contro tutte: ovviamente con confezioni pluridosi, come lo sono già oggi il quadrivalente e l’esavalente inflitti anche a chi ne richiederebbe uno solo, perché dalle altre malattie è già stato dichiarato immune.
3) un po’ per volta la misura riguarderà tutta la popolazione e non solo i minori di 16 anni, come già oggi sta succedendo a chi lavora nella scuola o negli ospedali. Se infatti vale il dogma, mai dimostrato, a detta di molti operatori del settore e di numerose evidenze statistiche, della cosiddetta ”immunità di gregge”, tutti si dovranno vaccinare per non mettere a rischio, non solo a scuola o in ospedale, ma sui tram, ai giardinetti, sulle spiagge, al cinema, allo stadio, ecc. la salute di coloro che non possono essere immunizzati. I quali dovranno comunque continuare a vivere tra mille attenzioni, perché i pericoli che li minacciano sono infiniti e non provengono solo dalle persone non vaccinate.
4) queste vaccinazioni, poi, dovranno essere ripetute periodicamente, a distanze comprese tra i quattro e i dieci anni o poco più, perché l’immunità che conferiscono (se la conferiscono; il che non avviene sempre) non è permanente; a differenza dell’immunità naturale ricevuta da chi ha contratto e superato la malattia, che, per quello che riguarda le malattie esantematiche, non solo è permanente, ma, a quanto affermano molti medici sulla base della loro esperienza, si trasmette di madre in figlio per tutti i primi anni di età: fino a che non arriva l’età in cui è opportuno che le si contragga per acquisire a propria volta l’immunizzazione naturale. Mentre chi quell’immunità non l’ha ricevuta attraverso il cordone ombelicale o il latte materno, la deve sì acquisire con il vaccino, ma con una durata limitata; il che espone chi non ha né l’una né l’altra, o ha un’immunizzazione “scaduta”, al rischio di contrarre la malattia nell’età più pericolosa: tra i 16 e i 25 anni.
5) i vaccini sono pericolosi, sia per gli effetti collaterali che possono avere – spesso assai più pesanti di quelli di una malattia esantematica contratta all’età giusta – sia perché un numero consistente di pediatri e di medici sostiene, sulla base della propria pratica professionale, che dura anche da 30-40 anni, che le persone vaccinate sono più fragili ed esposte alle malattie di quelle non vaccinate. E’ una tesi che viene contestata dai sostenitori dei vaccini a tutti i costi, perché non è suffragata da analisi statistiche. Il che è vero; ma quelle ricognizioni statistiche non si fanno, nonostante che non siano molto impegnative per chi ha accesso ai dati raccolti dalle Unità sanitarie e, soprattutto, si nega l’accesso anche ai pochi dati disponibili. Per costringere l’Aifa a pubblicare i dati sulle reazioni avverse ai vaccini negli ultimi anni in Italia è dovuto intervenire il Tribunale di Torino. Perché nasconderli? Ma anche così non si riesce a sapere di che tipo e di che gravità siano state le reazioni avverse registrate; che sono comunque solo una piccola parte di quelle intervenute, perché medici e pediatri non sono tenuti a prenderne nota e a registrarle; e molti non hanno nemmeno le cognizioni che potrebbero permettere la connessione, spesso non immediata, tra vaccino e reazione.
6) la IV commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, nata per indagare sulle connessione tra carcinomi, per lo più mortali, riconducibili all’esposizione dei militari coinvolti nelle missioni in Bosnia durante la guerra nell’ex Jugoslavia, è arrivata alla conclusione che la somministrazione di un numero di vaccini superiore a cinque (ben al di sotto, quindi, dei dieci prescritti dalla legge Lorenzin) è stata indubitabilmente una delle cause del diffondersi di quelle patologie, anche più dell’esposizione alle radiazioni dell’uranio impoverito, che sicuramente ha giocato la sua parte. Ma su questa inchiesta è calato un silenzio tombale.
7) il punto più controverso è la connessione tra vaccini e autismo. E’ indubbio che autismo e altri disturbi mentali irreversibili, soprattutto quelli regressivi, che intervengono non alla nascita, ma dopo alcuni mesi o anni di vita, sono in fortissimo aumento; ma chi intende dissociare questo fenomeno dai vaccini sostiene che le cause potrebbero o dovrebbero essere cercate altrove: soprattutto nel crescente inquinamento dell’ambiente e dei cibi. Tutti i sostenitori dei vaccini a tutti i costi citano, anche perché non ne hanno altri a disposizione, il caso Wakefield: il primo medico che ha ipotizzato una connessione tra questi due eventi e che è stato radiato dall’ordine con un’accusa di corruzione per la quale non è mai stato processato e perché i dati su cui basava le sue affermazioni erano stati raccolti in modo irregolare. Nessuno vi dirà però che uno dei coautori della stessa ricerca, colpito dalla stessa sanzione, è stato poi reintegrato (mente Wakefield non lo è stato perché non ne ha fatto richiesta, avendo trasferito altrove la sua attività); soprattutto perché quella radiazione era stata più il frutto di una campagna orchestrata da alcuni media legati a Big Pharma che la conseguenza di una intenzionale alterazione dei dati. Nessun comunque vi dirà che il CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, un’agenzia del Governo degli Stati uniti) è stato denunciato al Congresso per aver nascosto e falsificato dati che quella connessione invece la provavano. E’ l’oggetto del film Vaxed, la cui proiezione è stata impedita al parlamento Europeo, al Senato italiano, nelle sale di Londra e in molti altri posti. Di ricerche su questo tema che portano a conclusioni opposte ce ne sono parecchie e su di esse non mi pronuncio perché non ho le competenze per farlo. Ma è accertato che due additivi presenti in quasi tutti i vaccini per garantire efficacia ai virus depotenziati – il mercurio, ora eliminato, e l’alluminio, ancora largamente utilizzato – possono avere pesanti effetti sul cervello. Anche qui, in mancanza di ricognizioni condotte in modo rigoroso su campioni rappresentativi della popolazione, ci soccorre, oltre alla denuncia di centinaia di genitori che hanno visto i loro figli rovinati, non alla nascita, ma dopo il vaccino, la conferma di molti medici. Questi elementi evidentemente non bastano a “far testo”; ma il rischio di vedere la vita dei propri figli rovinata per sempre è talmente intollerabile che dovrebbe spingere, ma non lo fa, le autorità sanitarie a metter in cantiere una ricerca seria sul tema. E soprattutto un dibattito pubblico e aperto a tutte le voci.
8) ad aprire questo confronto e a rendere edotta tutta la popolazione delle contrapposte posizioni e delle rispettive ragioni miravano le decine e decine di manifestazioni a favore della libera scelta, di cui tre a carattere nazionale, che si sono svolte in Italia a cavallo dell’approvazione della legge Lorenzin; animate da posizioni diverse, che vanno dal rifiuto totale alla richiesta di subordinare la somministrazione dei vaccini al rilascio di un consenso informato, o alla rivendicazione di poter scegliere quali e quanti vaccini accettare sulla base di una esaustiva diagnosi del soggetto e della situazione epidemiologica nella regione interessata. Manifestazioni su cui i media hanno taciuto.
9) invece ci hanno propinato fino allo sfinimento il prof Roberto Burioni, per assicurarci che lui le cose le sa, che non stanno come dicono coloro che contestano la legge Lorenzin, che lui non ne può discutere con chi non ha studiato, perché “la scienza non è democratica”, e che chi lo contraddice è un “asino ragliante”, espressioni poi riprese nel titolo del suo insulso libro, La congiura dei somari. Burioni evidentemente non sa che gli asini, oltre che dolcissimi, sono animali molto intelligenti e che se “l’asino raglia” è perché, giustamente, “vuol fieno e non vuol paglia”. Lascio a voi l’interpretazione di che cosa sia fieno e che cosa paglia. Nessun confronto diretto con un medico o un biologo che abbia maturato sui vaccini delle posizioni differenti. La“Scienza” di Burioni è la stessa di coloro che si facevano beffe e perseguitavano il dottor Semmelweis quando mostrava loro che lavandosi le mani il numero delle donne che morivano di parto calava drasticamente. Loro erano “La Scienza” e Semmelweis un praticante. Così per Burioni l’esperienza e le osservazioni di centinaia di medici e pediatri che segnalano rischi e danni anche gravi a seguito di vaccini non hanno alcun valore; contano solo gli studi statistici; quelli che non ci sono perché l’Aifa non li fa. Quindi non resta che lui, Burioni, che le cose le ha studiate…
10) si sostiene che i vaccini costano poco e che le case farmaceutiche guadagnerebbero molto di più con i farmaci per curare le malattie contratte per non essersi vaccinati. Intanto è da dimostrare che senza vaccini ci si ammalerebbe comunque, mentre con i vaccini si resta sani; il che è contestato. Ma va ricordato che in Italia si sta sperimentando un sistema destinato a venir esteso a tutto il mondo, cosa che moltiplica tendenzialmente i relativi guadagni di molte volte. Ma soprattutto che si sta introducendo un meccanismo irreversibile, grazie al quale si avrà sempre più bisogno di vaccini e sempre più di nuovi vaccini. E l’economia insegna che quando si innesta un meccanismo irreversibile poi chi controlla il mercato può fare il bello e il cattivo tempo, soprattutto sui prezzi.
11) a riprova di ciò basti dire che contestualmente al varo della legge Lorenzin sono stati introdotti nel mercato dei vax-bond: prodotti finanziari presentati come “sicuri” perché legati alla diffusione e alla moltiplicazione dei vaccini resi obbligatori, che costituiscono il loro cosiddetto “sottostante”. Così, senza neanche accorgercene, contraiamo, con i nostri corpi, un debito verso le case farmaceutiche che hanno già venduto sul mercato finanziario i proventi che si attendono dalla nostra soggezione.
12) come leva per imporre i vaccini decisi dalla ministra è stata introdotta la minaccia di esclusione dei non vaccinati dalla scuola dell’infanzia; minaccia che non ha potuto essere replicata per la scuola dell’obbligo in quanto in aperta contraddizione con il diritto universale e costituzionale all’istruzione. Così i genitori inadempienti verranno soltanto multati. Ma contestualmente si prospetta la creazione di classi differenziali per gli alunni non vaccinati e contro di essi si è lanciata una vera e propria caccia agli untori. Caccia promossa e sostenuta anche dal prof. Burioni, voce parlante del ministero, che così si è espresso: “In un asilo romano una mamma No Vax che voleva far entrare a tutti i costi il figlio tenuto fuori dalla legge è stata allontanata non tanto dai carabinieri ma dalle altre mamme; questo secondo me è un segno importante perché chi non vaccina i propri figli inizia a essere percepito giustamente come un incivile”.
13) infine, è da almeno quarant’anni che, sulle orme delle ricerche dell’epidemiologo Thomas McKeown, presentate in un libro da me a suo tempo tradotto, è stato dimostrato che, con l’eccezione degli antibiotici, i farmaci, vaccini compresi, hanno avuto ben poco peso nella scomparsa di malattie letali, mentre un ruolo fondamentale, in Occidente, lo hanno avuto l’acqua potabile, le reti fognarie e soprattutto una alimentazione adeguata; il che spiega come mai malattie che da noi erano considerate innocue, ed anzi salutari, come quelle esantematiche, in paesi dove si soffre la fame e la mancanza di acqua potabile e di trattamento dei reflui esse continuino a essere devastanti, come lo erano in Europa e negli Stati uniti quando ancora quegli standard non erano stati raggiunti. Che malattie come il tifo, la poliomielite o il vaiolo, che decenni fa seminavano il terrore anche nei nostri paesi, abbiano cominciato a scomparire in seguito a un declino iniziato ben prima dell’introduzione dei vaccini obbligatori è peraltro comprovato dalle serie statistiche relative alla diffusione nel tempo di questi flagelli. Senza per questo negare che dove la malattia era ancora diffusa, l’obbligo vaccinale abbia avuto comunque effetti diretti positivi.
Niente vaccini allora? No. Vaccini quando sono necessari: in tutti i paesi ancora esposti a quei flagelli a causa delle condizioni igieniche e alimentari della popolazione; per tutti coloro che vanno in viaggio in quei paesi; e nei paesi da tempo immuni, uno per volta e solo in presenza di un rischio reale o di una epidemia conclamata – e non inventata come quelle segnalate dalla ministra Lorenzin e avallate dal prof. Burioni. Sempre tenendo conto che la cosiddetta immunità di gregge deve ancora essere dimostrata.
Tutto questo per mostrare che la questione dei vaccini non è un aspetto secondario dell’assetto politico, sociale e costituzionale in cui viviamo, ma una manifestazione, non la sola, ma in prospettiva una delle principali, di una spinta a sottomettere gli esseri umani a una medicalizzazione e “chimicizzazione” sistematiche attraverso cui si possono aprire le vie a molte altre forme di intrusione nelle nostre vite, nei nostri corpi e nella nostra psiche; come lo sono già oggi la gestione dei dati relativi a tutti gli aspetti delle nostre vite raccolti, senza che ce ne accorgiamo, e venduti, senza che lo consentiamo, dai grandi gestori mondiali della rete. E come lo è l’inquinamento che viene imposto all’ambiente in cui viviamo e al cibo di cui ci nutriamo da parte delle società che controllano, insieme alla tecnologia e alla ricerca, anche le istituzioni pubbliche dello Stato che dovrebbero difenderci.
La democrazia intesa come autogoverno, fondato sia sulla partecipazione informata dei cittadini e delle cittadine che sul conflitto contro chi vorrebbe imporci le sue scelte e i suoi interessi grazie al suo potere, che oggi è soprattutto potere finanziario, è l’unica forma di vera democrazia. Ma non è né realizzabile né perseguibile senza schierarsi anche su questa frontiera, che è quella del controllo sui nostri corpi e sulle nostre vite.
Intervento di Guido Viale, sociologo industriale e saggista italiano, nato a Tokio.
Costituzione, Comunità e Diritti – Torino, 19 novembre 2017
Segnalazione di ByoBlu
il video della conferenza su YouTube
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