IL RUOLO DELLA BELLEZZA TRA ARTE, COUNSELING E SPIRITUALITA’
di Barbara Bedini
In questo articolo desidero introdurvi nell’art-counseling, una nuova forma di aiuto alla persona, che combina insieme tecniche artistiche e modalità di counseling orientate alla liberazione emozionale. Una delle caratteristiche più affascinanti di questo nuovo strumento è il fatto di trovarsi al crocevia tra ricerca psicologica, ricerca estetica e ricerca spirituale.
Il counseling nasce infatti nell’ambito della psicologia umanista, ma, a differenza di questa, si fonda sul presupposto che all’interno dell’essere umano esista già un nucleo fondamentalmente sano e pienamente in grado di condurre la persona verso la felicità e l’autorealizzazione, e in corenza con questo assunto basa il suo intervento sulla valorizzazione delle risorse sane del cliente e non sugli eventuali aspetti patologici, di cui continuerà ad occuparsi lo psicoterapeuta, o, nei casi più gravi, lo psichiatra – pur essendo certamente possibili forme di collaborazione in équipe –.
Le persone che scelgono di intraprendere un percorso di counseling non appartengono ad un target definito a priori: ci può essere chi si trova ad affrontare un particolare momento di crisi della propria vita – la fine di un rapporto sentimentale, un lutto, la perdita del lavoro, una particolare incertezza riguardo una o più decisioni da prendere –, senza per questo aver bisogno di una vera e propria ristrutturazione della personalità, che resta competenza della psicoterapia, anche se a volte il confine col counseling diventa davvero sottile, soprattutto nel caso dell’impiego delle artiterapie espressive; ci può essere poi chi prova un vago senso di insoddisfazione verso la propria vita, una perdita di motivazione nel lavoro o nel rapporto di coppia; o semplicemente chi desidera intraprendere un percorso di crescita personale che lo porti ad esplorare le proprie potenzialità ed i propri talenti creativi.
E’ proprio il tassello della creatività, secondo me, a fare da ponte tra il counseling dei vari orientamenti attualmente esistenti (gestaltico, bioenergetico, filosofico, psicosintetico etc.) e quella sua particolare modalità che è il counseling a mediazione artistica: quest’ultima, infatti, si avvale del linguaggio universale dell’arte per facilitare l’espressione di emozioni bloccate e per stimolare l’attivazione del potenziale creativo, sul presupposto che la bellezza, unita al coraggio di guardare oltre il visibile, costituiscano il cibo più prezioso dell’Anima.
Ed è qui che si chiarisce la connessione tra art-counseling e ricerca spirituale: la danza, il teatro, la poesia, la musica, l’immagine ed i colori, protagonisti di ogni sessione di art-counseling, sia individuale che di gruppo, non inseguiranno infatti fini spettacolari, ma una ricerca di senso volta a sfiorare la Radice Comune del destino di ogni Essere Umano e la Vibrazione Unitaria di tutte quelle persone che, essendo da sempre consapevoli di avere una sensibilità particolare, ogni giorno, oltre al corpo, desiderano nutrire di Luce anche la loro Anima.
D’altronde le tematiche dell’arte e della bellezza e la loro naturale connessione al grande tema della ricerca di Dio, intendendo con la parola Dio qualunque dimensione superiore alla nostra, sono state da sempre oggetto di una immensa bibliografia; pensiamo ad esempio a “Lo spirituale nell’arte” di Vassily Kandinsky, ma anche a tutta la letteratura filosofica sull’estetica che nel tempo ha concorso a segnare i tracciati di questa sacra alleanza.
Insieme a questa, un’altra considerazione: l’arte, in quanto ricerca del bello, ha già di per sé un immenso valore nutritivo. Forse è davvero arrivato il tempo di comprendere profondamente che la nostra anima non si nutre solo di sofferenza, come ci siamo sentiti dire da sempre, ma anche e soprattutto di armonia e di luce… cioè in sostanza proprio di amore e bellezza. In fondo non è questa la funzione originaria dell’arte? La vera bellezza che è quella che parte da dentro, quella che disegna i contorni del mondo sotto lo sguardo attento di chi riesce ad osservare con compassione e che vede la grazia anche laddove compare un difetto: questa è la pura bellezza che connette e crea guarigione!
Pensiamo alle varie forme di sciamanesimo antico, ma anche a quelle del teatro classico, o alle danze dervisce. Non è forse arrivato il momento di scoprire percorsi trasformativi iscritti stavolta su tracciati di gioia e benessere? Non a caso proprio oggi, insieme ai grandi mutamenti storici e ambientali cui stiamo assistendo, sta avvenendo un naturale recupero delle funzioni primordiali dell’arte in sinergia con i princìpi e le modalità della liberazione emozionale, processo dal quale emergono sempre più numerose opportunità di mutamento per l’essere umano che le avvicina.
Cuore di tutto il lavoro è il risveglio del potenziale creativo, segno del collegamento del Sé con l’energia universale e del suo fluire con l’esistenza, e quindi elemento trasformativo per eccellenza. Ben si comprende, quindi, come l’utilizzo del linguaggio del teatro-danza, combinato con quello di altre tecniche espressive (scrittura creativa, cromoterapia, psicodramma e videocounseling) e con i principi della bioenergetica e della corenergetica (identità psiche-soma, rilascio emozionale e meditazione), abbia già prodotto risultati molto positivi nel campo dei disturbi alimentari, degli attacchi di panico, delle dipendenze e delle depressioni, oltre che nel vasto campo della guarigione e della crescita personale.
L’iter più efficace consiste ancora una volta nel processo trasformativo delle credenze, come suggerito anche dalle ultime scoperte della scienza. D’altronde ci stiamo avvicinando al 2012, la tanto, forse troppo, discussa Età dell’Acquario. Non occorre padroneggiare il calendario Maya, l’astrologia karmica o la fisica quantistica per percepire l’aria di cambiamento che ci avvolge da tempo, che ci fa scorrere via l’abitudinario senso del tempo, che ci fa vivere appesi alla sensazione che qualcosa stia veramente cambiando, ed anche a forte velocità, nonostante ancora non sia troppo chiaro né cosa né quando.
Questo è il liquido amniotico in cui siamo immersi in questo strano periodo: umori trasformanti e trasformativi che permeano, fondendoli in Uno, atti estetici, riscoperta del sé e svelamento del Sacro. Arte, psicologia e spiritualità, dunque, mai come oggi fuse in una missione comune, in una ricerca di senso che dal sé personale spinge al Sé extrapsichico, che tutto avvolge e tutto ricomprende, immanente e trascendente, come le sensazioni entro cui l’uomo galleggia da sempre.
L’Art-Counseling nasce dal cuore, snodo vitale e strategico situato all’incrocio tra verticale ed orizzonte, stazione celeste e terrena al servizio della pulsione verso l’alto e del sincero desiderio di condivisione con l’altro. All’inizio è la danza, che scorrendo dai piedi alla testa ci aiuta a tracciare una base sicura, per dirla con Bowlby, fino a raggiungere il vero Sé, per finirla con Assagioli. E poi ci sono le braccia, fatte a posta per abbracciare, lo dice il nome stesso, ma anche per afferrare le cose del mondo, di qua e di là, a destra e a sinistra, e per condividere, qui ed ora, realtà insieme illusorie e reali, di certo ancora intrise di grande mistero. Ci sono i ritmi tribali di Herns Duplan e della sua Expression Primitive, che alterna il tema della pulsazione al lavoro sul respiro; ma ci sono anche le danze sufi, le meditazioni attive di Osho, le Danza Sacre di Gurdjieff, tutto in un cerchio continuo che parte e ritorna dal ed al lavoro sul corpo modulando se stesso intorno a diversi tipi di energie e di dinamiche.
Col teatro-danza, poi, così come con l’immagine filmica, ecco che torna a pulsare la riflessione intorno allo specchio, che si diverte a confonderci le idee mescolando maschere sociali e riflessi caduti dall’alto. Lo diceva già il grande Maestro Paramahansa Yogananda, che la nostra realtà non è altro che la pellicola di Dio, e che il nostro cinema, che pure tanto lo affascinava, non è altro che un film dentro il film, schermo deforme e illusorio delle immagini create dal regista, la mente dell’uomo, specchio della mente di Dio, oggi descritta così anche dagli scienziati più coraggiosi.
La psicologia tradizionale forse ha peccato di razionalismo, anche se a tutti sono chiare, ed apprezzate, le sue più recenti evoluzioni: pensiamo ancora alla bioenergetica, alla psicosintesi, alla psicologia di Maslow, ed a tutte le correnti della cosiddetta “quarta forza”, la via della psicologia transpersonale. Le varie proposte spirituali d’altro canto hanno forse trascurato troppo spesso di fornire all’uomo un sicuro ancoraggio alla Terra, che sarà pure maya, illusione, ma che per noi è l’unico presente possibile, collegamento irrinunciabile se si vuol mantenere il contatto con la realtà e non ritrovarsi poi ad imprecare contro un Dio funesto e ingannevole.
Anima e psiche, dunque, ma, ancora più in profondità, perché anche arte? E perché anche corpo? Perché l’arte è ricerca espressiva, oltre che estetica, e ormai è chiara a tutti l’importanza dell’espressione di sé, nella via che accompagna verso la liberazione. Come diceva Lowen, il padre della bioenergetica, è solo attraverso l’espressione emotiva dei traumi e microtraumi congelati nel corpo che è possibile conquistare un rinnovato spazio vitale, ed è un concetto così chiaro, oggi, che viene quasi la tentazione di considerare la bioenergetica parto illegittimo della danza, occasionale compagna della percezione emotiva.
L’Art-Counseling è nato proprio sul terreno della consapevolezza di questi bisogni ed è cresciuto tenendo sempre a mente che niente e nessuno è in grado di promettere liberazione e felicità agli esseri umani, perché solo l’uomo è responsabile di se stesso, e perché solo la grazia divina, nei rari casi in cui viene concessa, può elevare gli sforzi dell’uomo ad armonia equilibrata e perfetta. Grazia divina nel senso di estrema conseguenza della completa accettazione di ciò che si è e della fiducia che tutto sia perfetto pur nelle imperfezioni, non di certo nel senso di attesa passiva ed impotente.
C’è un grande bisogno di ricevere, quindi, ma anche di lasciarsi andare, di mettersi in cammino ma anche di riposare, di ascoltare buona musica ma anche di restare in silenzio, perché comunque sempre di ascolto si tratta. C’è un grande bisogno di imparare a sorridere del nostro viso riflesso allo specchio e di cominciare a giocare a quel gioco meraviglioso che in India chiamano leela, la danza cosmica, l’unico gioco per cui vale davvero la vita. C’è un grande bisogno, infine, di ammettere che abbiamo tanto bisogno di Dio forse perché ci spaventa la morte, nostra e delle persone che amiamo, ammissione che, magari già da sola, ci consentirebbe di riscoprire la via del cuore, al crocevia tra verticale e orizzonte, l’unica via che abbia ancora senso percorrere.
Barbara Bedini è counselor e teatrodanzaterapeuta. Dopo la prima laurea in Giurisprudenza sceglie di seguire una sua grande passione e si trasferisce a Roma dove si diploma in regia cinematografica e sceneggiatura presso la scuola di cinema di Cinecittà. Oltre che di cinema, è appassionata di teatro-danza e di teatro, che pratica tutta la vita con vari danzatori del TanzTheater Wuppertal di Pina Baush e col Living Theatre di New York diretto dalla regista Judith Malina.
Durante la scuola di cinema frequenta un Master in Psicopedagogia presso la facoltà di Scienze della Formazione di Firenze ed un Master in Artedanzaterapia presso l’Accademia Internazionale delle Artiterapie Espressive di Roma. Nel frattempo si laurea in Lettere ad indirizzo Teatro, Cinema e Musica presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi in CinemaCounseling e in TeatroDanzaTerapia. Consegue un diploma in DanceCounseling e DanzaMovimentoTerapia presso la scuola di counseling e psicoterapia Aspic di Roma. Studia DanzaMovimentoTerapia con l’argentina Maria Fux e l’haitiano Herns Duplan, creatore del metodo Expression Primitive. Segue un training in Bioenergetica presso la scuola di Analisi Bioenergetica Iifab di Roma, ha esperienze in Corenergetica con il medico psicoterapeuta Teddy LoRusso dell’Istituto di Corenergetica di Torino e sperimenta le Costellazioni Familiari direttamente col loro fondatore Bert Hellinger.
Pratica varie forme di meditazione, danze sacre brasiliane – Candomblè ed Orixàs – con Antonio Omolù dell’Odin Theatre di Eugenio Barba e le Danze Sacre di Gurdjieff col Maestro dominicano Josè Reyes e la psicoterapeuta indiana Sadhana Akash Dharmaraj. Incontra il buddismo di Nichiren Daishonin, il Buddismo Soto Zen, il Sahaya-Yoga, il cristianesimo esoterico e gli insegnamenti del grande Maestro indiano Osho. Oggi prosegue il suo cammino spirituale col Maestro di Meditazione Universale Pier Franco Marcenaro e la Scuola della Spiritualità da lui fondata, un Metodo naturale basato sugli insegnamenti dei maggiori Maestri dello spirito apparsi in epoche e luoghi differenti.
Ha uno spazio sul sito www.artcounseling.it e sul sito nazionale www.nonsoloanima.tv dove pubblica articoli in tema di counseling a mediazione artistica, costellazioni familiari e bioenergetica, ed ha uno studio libero professionale a Pisa, dove offre sessioni di counseling sia individuali che di gruppo.
Attualmente sta integrando la sua passione per l’arte ed il suo amore per la ricerca spirituale con i principi e le tecniche di autoregolazione emotiva, di sviluppo del potenziale creativo e di rivelazione del vero Sé, perfezionando un suo metodo personale di guarigione ed espansione della Coscienza dove le arti riacquistano la loro originaria funzione guaritrice e dove l’ascolto del corpo si unisce sempre all’ascolto del cuore, creando occasioni di crescita sana e consapevole in un clima armonico e facilitante.
Cara Barbara,
ti scrivo per manifestare la mia condivisione circa gli argomenti da te trattati nell'articolo apparso sul notiziario n°87 del 25/07/2010 di fiori gialli.
Prossimamente mi diplomerò in "counseling ad approccio integrato" presso una scuola di Livorno, pertanto gli argomenti da te trattati, mi sono familiari. Personalmente posso dire che la crescita formativa e personale acquisita, hanno migliorato la mia vita, modificando il mio sguardo sul mondo e le persone. Il cambiamento cui alludi nell'articolo, sebbene ancora silenzioso e sommerso, credo stia facendo emergere la voglia di mettersi in discussione integrando armonicamente anima e psiche.
Ho avuto modo di approcciarmi all'art counseling durante il triennio formativo e ritengo sia uno strumento fra tanti, potente e vibrazionale, utile quanto mai emozionante.
Lavorando a scuola e presso le strutture residenziali psichiatriche, ho avuto spesso modo di utilizzare alcune mie attitudini artistiche quali: canto, recitazione, pittura e danza, scoprendo come ciò riuscisse a farmi stare bene e producesse anche negli altri sensazioni positive. Fintanto che nel mondo ci sarà un pò di colore, le albe e i tramonti non smetteranno mai di stupire. Con la speranza che un giorno magari le nostre strade s'incrocino, cordialmente
Barbara Barreca
Grazie, Barbara. "... Fintanto che nel mondo ci sarà un po' di colore, le albe e i tramonti non smetteranno mai di stupire".
Serberò queste tue parole nella valigia delle frasi calde e preziose.
Buona fortuna. Barbara Bedini
Ciao Barbara,
concordo pienamente. L'arte riesce dove le parole non riescono, molte volte. E guarire il cuore e l'anima di qualcuno vuol dire anche dargli nuovi strumenti per risorgere e riscoprire il suo potere creativo e la sua forza.
Buon lavoro!
concordo pienamente la creazione di valore nella propria vita passa anche attraverso la creazione del bello in sè e per sè attraverso la propria vita e l'espressione artistica, un momento in cui la realtà sospende la sua routine e ci si eleva ad un altro livello....
I miei migliori auguri e ringraziamenti, Ilaria e Arianna.
Sono tempi importanti... auguro a voi e a tutti una pacifica perseveranza.
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