CLOWN & SOGNATORI PRATICI
di Enzo Maddaloni - Presidente Comunità RNCD
Con l’avvio di questa discussione vi invitiamo a leggere il nostro statuto almeno nella parte dei principi e scopi.
Siamo convinti anche noi che le parole sono mattoni e con queste abbiamo intenzione di costruire una nuova comunità avendo coscienza che uno degli strumenti per impastarle e che utilizzeremo è l’utopia.
Sono parole che ci sono venute dalle nostre esperienze ma fondamentalmente dal cuore le abbiamo confrontate come soci fondatori in molti cerchi di condivisione. Si, i cerchi della parola, dove teniamo custoditi tutti i nostri dolori e le nostre gioie.
Ci siamo posti diverse domande e non abbiamo cercato di dare delle risposte ma solo tentato di dare un senso alle nostre esperienze.
Una delle prime parole che abbiamo condiviso è stata “sogni”, la seconda “praticare”, la terza “utopia”. Ecco, possiamo dire che queste tre parole sono il fuoco, l’acqua e la terra: per praticare il nostro sogno ci manca l’aria, il soffio, il vostro respiro, la vostra parola.
Grazie per l'attenzione e per i contributi che ci darete.
Sognatore Pratico
Clown Dottore Nanosecondo al secolo Enzo Maddaloni
Presidente Comunità Raduno Nazionale Clown Dottori
"ESTRATTO DELLO STATUTO"
PRIMA PARTE
(Art. 4 - Principi generali della “Comunità RNCD”
(sottitolo: Comunità di Clown & Sognatori Pratici)
Il mondo odierno
Il clown è espressione di maturità e di saggezza nella sua “sana” follia. E’ capace di osservare il mondo lasciando che si rifletta in esso. Essere se stessi, in un mondo così complesso, non richiede più coraggio ma semplicemente consapevolezza. Il clown mette in luce l’individuo nella sua unicità e demistifica la pretesa di ognuno di essere superiore all’altro.
Nonostante gli enormi progressi scientifici, viviamo in una civiltà con problemi drammatici: il clown può entrare a pieno titolo nel secondo millennio, in maniera libera dalle abitudini parassitarie che non ci appartengono per raggiungere il proprio vero “sé”.
Da un punto di vista materiale viviamo in un contesto basato sulla uccidibilità e mortificazione degli esseri umani: guerre e terrorismo, devastazioni ambientali, piaghe sanitarie, profonde ingiustizie sociali, ecc. La maggioranza della popolazione mondiale vive senza protezioni sociali, senza sufficienti mezzi di sussistenza.
Da un punto di vista esistenziale, pur vivendo in società sempre più popolose, soffriamo di solitudini infinite. Disgregazione, senso di abbandono e di vulnerabilità colpiscono milioni di persone. Viviamo male le nostre relazioni sociali, all’insegna di incomprensione e insoddisfazione. In una parola, non ci sentiamo felici.
Siamo in molti a cercare delle risposte ma sembriamo capaci di riproporre quasi sempre vecchie e dannose logiche di competizione e potere. Tutti ne risentiamo, in ogni angolo della società, dalla famiglia, al lavoro, nell’educazione, nel tempo libero.
Globalmente avremmo enormi conoscenze, mezzi e risorse in più rispetto ad un secolo fa, che potrebbero consentirci di stare tutti meglio, ma diciamo la verità: stiamo sempre peggio, dal punto di vista materiale, ma soprattutto da quello dell’esistenza umana. Crescono insoddisfazioni e malesseri.
È opinione comune che le colpe di questo degrado della società siano da addebitare “agli altri”. Passando da un’opinione all’altra è colpa del “mercato globale”, oppure del “sistema politico-economico dominante”, o ancora di questo o quel gruppo di potere. Tutti abbiamo una soluzione in tasca, una specie di “lista della spesa” in cui sono elencate le cose che non vanno, quelle da cambiare, insomma un modello sociale alternativo e indichiamo la strada per realizzarlo. Ma è proprio così ? E’ tutta colpa di questo o quel governante ? Di questa o quella ideologia e partito ? E la soluzione sta nell’avere la “lista della spesa” giusta ?
E se fossimo noi la causa dei nostri mali ?
Provocatoriamente folli i clown? Non tanto, se ci riflettiamo bene. Ognuna, ognuno di noi vive chiuso nel proprio “piccolo mondo” (fatto di amicizie, affetti, ruolo nella società). Senza accorgercene ci isoliamo sempre più dai nostri simili. Abbiamo fatto nostra l’idea che si può fare a meno degli altri e accettato di vivere in eterna competizione con il prossimo. Così abbiamo messo in un cassetto la nostra identità, il tratto umano complessivo che ci rende simili gli uni agli altri, con i nostri bisogni di pace, benessere, giustizia. Oggi lo spirito competitivo e l’individualismo sono gli aspetti predominanti della nostra società. Stiamo dimenticando, purtroppo, che tutti i più importanti progressi umani sono stati raggiunti grazie all’impegno comune, alla collaborazione di tanti individui.
Abbiamo smesso di cooperare fra noi, quindi di partecipare attivamente, lasciando fare ai vari “gruppi di potere”, che pensano e decidono al posto nostro, combinando disastri di ogni tipo.
In questo modo permettiamo ad altri di costruire la loro autorità nella società e nel mondo e, in ultima analisi, su noi stessi. Rifiutiamo, in altre parole, di ammettere una verità semplicissima: tutti noi esseri umani siamo interdipendenti, non possiamo fare a meno dell’altro per vivere, come è vero che anche l’altro ha bisogno di noi.
Il risultato del nostro rifiuto è che la nostra umanità si inaridisce nella competizione quotidiana per il guadagno, il potere, il consumo, il possesso, ecc.
Il clown aiuta a rompere gli schemi!
Perché ci comportiamo così ? Siamo prigionieri dell’egoismo ?
L’egoismo individuale si diffonde, attraverso i nostri comportamenti, all’intera società: guerre, razzismo, violenza, ingiustizia, in cultura: tutto questo si fa strada grazie alla nostra passività, sfiducia, mancanza di collaborazione, disimpegno.
Se ci riflettiamo, non è importante mettere in rilievo quanto è ingiusto questo sistema, quanto “cattivi” siano i poteri forti. Lo sappiamo, abbiamo gli strumenti per saperlo. Il problema vero è comprendere qual è l’atteggiamento che ognuno di noi assume di fronte a tutto questo.
Il sistema di potere attuale è organizzato in modo da soddisfare le esigenze di pochi. Per mantenersi ha bisogno di una società disunita e competitiva. Noi individui, uno per uno, contribuiamo accettando di vivere con il coltello fra i denti, facendo venire meno cooperazione e spirito di fratellanza. Solo in parte ci viene “imposto” questo sistema, in realtà ne siamo in gran parte responsabili. La competitività e l’isolamento rispetto agli altri, d’altra parte, alimentano le nostre paure. Ci sentiamo più soli, dunque indifesi.
L’egoismo genera in noi paura e violenza. Si diventa razzisti e violenti perché siamo attaccati al nostro piccolo mondo che abbiamo accettato di mettere in competizione con tutto e tutti. Ma è proprio questa paura e insicurezza che ci rende più vulnerabili, oggetto di prepotenza e arbitrio. Senza cooperazione, senza fratellanza, siamo tutti meno difendibili, rischiamo di vivere tutti più insicuri, tutti meno protetti.
Come possiamo pretendere che la società sia organizzata secondo principi di giustizia, se noi per primi pratichiamo esclusione e disinteresse?
Come pretendiamo di vivere nel benessere personale se non ci preoccupiamo del benessere di tutti, se accettiamo le ingiustizie ai danni altrui ?
Come pretendiamo di essere liberi se chiudiamo le porte agli altri, se accettiamo che la società escluda una parte di esseri umani dai nostri stessi diritti e libertà ?
Per questo non è provocatoria l’affermazione che abbiamo fatto all’inizio come clown.
Del resto, chi dovremmo incolpare del nostro individualismo, del nostro egoismo? Dire che la colpa è di qualcun altro, significa solo giustificare la nostra passività, fare finta di non vedere le nostre responsabilità. Eppure queste sono tutte lì, davanti a noi.
Partire da noi stessi, la premessa indispensabile per l’inizio del cambiamento.
Ritrovarci negli altri, come parte del tutto, del mondo, per cambiare la realtà intorno a noi che non ci piace. Pace, benessere, giustizia, libertà, relazioni umane benefiche: sono aspirazioni che non possiamo realizzare da soli, standocene chiusi nel nostro piccolo mondo egoista.
Il Clown ci aiuta a liberarci del pregiudizio delle idee. Abbiamo tante idee del mondo, della vita. Gran parte sono luoghi comuni e convenzioni, nati per giustificare l’egoismo sociale (tipici: “i meridionali sono scansafatiche”, “i musulmani sono tutti fanatici”, “i giovani non hanno valori”, “gli impiegati pubblici sono parassiti”, ecc.) o l’egoismo personale (“tutti pensano agli affari loro”, “l’uomo è un lupo tra gli uomini”, ecc.).
Possiamo cambiare, sta a noi scegliere di farlo. E’ la vera, autentica libertà, che nessuno può toglierci. Non dobbiamo aspettare l’ennesima guerra, l’ennesima violenza, magari più spaventosa, più vicina a noi. Non dobbiamo aspettare l’ennesima ingiustizia, l’ennesima prevaricazione, magari su noi stessi.
Non rimandiamo a domani quello che possiamo fare oggi. A furia di pensare a come la vita dovrebbe essere, ci sfugge la vita del momento presente. Occorre maggiore attenzione e presenza, che significa poi capacità di ascoltare, comprendere, comunicare.
Cosa possiamo fare, dunque ?
Vivere il momento presente, cercando di abbandonare i ruoli che assumiamo in ogni circostanza e a causa dei quali alziamo muri di incomunicabilità con l’altro.
Smettiamo di passare il tempo pensando a come dovremmo essere, inseguendo idee, guardiamo la realtà per quello che è, e viviamo ogni istante con la giusta importanza e dignità, perché ogni cosa che facciamo, anche la più piccola, ha un suo valore.
Imparare a comunicare, prestando attenzione, sapendo ascoltare, riflettendo criticamente.
Avere fiducia in noi stessi e nei nostri simili, perché questo facilita comprensione e cooperazione e predispone alla consapevolezza.
Comprendere che non possiamo fare a meno degli altri, perché siamo tutti interdipendenti.
Smettere di delegare, sia pure agli individui più onesti del mondo, perché è solo attraverso la partecipazione attiva, la fine della passività, che possiamo realizzare la nostra identità, tramite il confronto con gli altri e la ricostruzione di una socialità, uno stare insieme autentici, all’insegna di cooperazione, fiducia, onestà.
Verso una nuova organizzazione umana.
Come clown e come “uomini interi” il nostro interesse è valorizzare e mettere al lavoro, attualizzandoli, quei principi e valori che sono espressione dei migliori tentativi umani di interazione, cooperazione, solidarietà attiva, libertà antiautoritaria: il “far da sé” alternativo alla delega; la spontaneità organizzata, orizzontale, dalla base, alternativa al verticismo, all’organizzazione burocratica; la socialità consapevole e libera come forma di messa in rete degli individui; l’irriducibilità dell’azione nella difesa di interessi “altri” da quelli di poteri e autorità costituite; la solidarietà e il mutuo soccorso alternativi all’egoismo sociale.
Il Clown come uomo di pace.
Principi e valori che, va detto, sono stati spesso negati e contraddetti da pratiche organizzative che hanno messo gli interessi delle strutture davanti a quelli degli individui, finendo per negare le tensioni e le premesse originarie, così riproponendo logiche di potere ed egemonia che contraddicono ogni idea di libertà. Il clown ci aiuta a navigare “fuori dalle rotte abituali”.
La realtà odierna vede un netto prevalere di un sistema di poteri coercitivi e autoritari sui bisogni umani più autentici.
L’insieme degli individui, la cosiddetta società civile, vive in larga parte passivamente, egoisticamente, senza alcuna fiducia che sia possibile cambiare, migliorare la propria vita assieme a quella degli altri. Le organizzazioni sociali, culturali, di promozione delle energie umane sono per lo più strumenti che fanno da ostacolo alla necessaria trasformazione.
E’ il momento di mettere in campo un’ipotesi nuova, che è, allo stesso tempo, una speranza e una possibilità concreta.
Tutte le vecchie forme sociali organizzate sono diventate, purtroppo, strumenti inadeguati per favorire il cambiamento. Rappresentano, anche nei casi più onesti, luoghi di potere, di autorità costruita sulla delega, sulla passività dei soci e dell’intera società. La loro funzione è aumentare le quote di potere nella società. Sono fini a se stesse o, quando sono oneste, luoghi della non-partecipazione, dove le decisioni vengono prese da pochi individui in nome di interi gruppi umani.
Occorre tentare di costruire una strada verso la libertà, verso una forma di autentico autogoverno delle relazioni umane plurali.
Il cambiamento possibile non è un mero atto spontaneo.
Il cambiamento richiede impegno e scelta consapevole, perciò libera. Per questo occorrono le migliori energie delle persone che scelgono di impegnarsi comunemente, mettendo in rete e condividendo le proprie esperienze, intenzioni, emozioni. Proponiamo un’organizzazione libertaria di individui, secondo la tradizione più intima e vera del clown, che per sua natura non può essere sottomesso ad alcuna costrizione, condizionamento, autorità.
La “medicina” dell’incontro
Oggi anche l’individuo più sensibile e consapevole rischia di vivere isolatamente le proprie esperienze. Noi proponiamo la medicina dell’incontro, dello scambio, della relazione umana permanente, quindi di organizzare questo percorso, ma in forma nuova. La situazione di difficoltà epocale richiede che venga stabilita una connessione più ampia, che faccia cioè riferimento non solo alle proprie specifiche esigenze di espressione umana e realizzazione sociale (nel nostro caso la “medicina del cuore” espressione dell’umanità del clown), ma che consenta all’individuo di aprire le porte al mondo, con la possibilità di interfacciare tutte le umane sofferenze ma anche tutte le umane gioie e liberazioni. Tale forma di organizzazione possiamo costruirla come un’associazione di idee, principi e valori che accomunano gli individui. Idee forti e semplici allo stesso tempo: la pace, la libertà, la giustizia sociale, l’uguaglianza, la cooperazione e la fraternità, l’antirazzismo, la democrazia partecipativa consiliare. Un mutuo soccorso attivo. Un tenue filo di speranza che possa aiutare gli individui a riconoscersi in un percorso comune, pedagogico anzitutto. Tale percorso richiede, però, che ognuno di noi individui realizzi e pratichi da se medesimo questi principi e valori, senza delegare ad altri o aspettare che altri realizzino per noi queste idee.
La comunità che proponiamo di costruire è costituita da un insieme di relazioni solidali tra individui accomunati da idee e valori, che praticano il cambiamento in prima persona e, insieme agli altri, praticano il cambiamento collettivo, per un autentico cambiamento umano che si riverberi anche nel sociale. Comunità basata, quindi, su relazioni umane consapevoli, interdipendenza, ascolto reciproco e collaborazione paritetica.
Per realizzare questa comunità occorre una “rivoluzione” nelle modalità organizzative.
Come prima cosa, le organizzazioni sociali per noi dovrebbero esprimere un modo di vivere diverso, partecipe, attivo, da parte degli individui. Forma e contenuto dovrebbero essere intrecciati in modo indissolubile. Organizzazione, dunque, come momento della realizzazione pratica consapevole dei valori condivisi da parte dei singoli individui.
In che modo? Partiamo dallo stato generale della società.
Dato che ci troviamo in una situazione in cui il valore della cooperazione e della fratellanza, vale a dire la base di qualsiasi attività umana cosciente, costruttiva e benefica, è stato minato in profondità, occorre mettere al centro un lavoro educativo paziente che sia di aiuto emotivo (medicina dell’anima) e stimolo al protagonismo della persona. Non serve mantenere apparati, sedi centralizzate, professionisti a tempo pieno, quanto stare nei luoghi sociali umani, costruire una rete di rapporti solidali, fra individui e fra realtà. Stare in mezzo alla gente, dove vive e si riproduce, con la pratica dell’esempio e lo strumento della comunicazione.
Questo può cambiare il mondo?
Si, se partiamo da noi stessi, senza affidarci a qualcosa o qualcuno che risolva i problemi per noi;
No, se pensiamo di cambiarlo da soli.
In questo apparente paradosso sta il fondamento del progetto. In tal senso vogliamo liberarci della responsabilità di “dover cambiare il mondo”, o guarire gli esseri umani dal loro “male di vivere” perché il mondo (e ogni persona) cambia solo se lo vuole una moltitudine di individui liberi e perciò consapevoli e allo stesso tempo interconnessi. Senza, pertanto, alcuna ansia di affermare il primato della nostra iniziativa, di una qualche organizzazione. Senza l’ansia di primeggiare. Soltanto, con la consapevolezza che il nostro impegno ci aiuta ad affermare la nostra identità umana, ci fa vivere con dignità, con interezza, ci fa stare meglio. Chiamiamolo un sano “egoismo alla rovescia”.
Il gusto di pensare liberamente e criticamente, di dirlo apertamente. Il gusto di difenderci e aiutare coloro che si fanno partecipi perché ci sentiamo liberi e non perché “obbligati” da alcun “senso del dovere morale” o da regole organizzative.
Facciamo riferimento a quella rete di solidarietà umana, spesso inconsapevole e nascosta, che pure esiste nella società e continua nonostante tutto ad opporsi alla barbarie crescente. E’ questa vera e propria “rete di “resistenza” di “esistenza” umana” all’ingiustizia e alla sopraffazione, fatta da migliaia di individui, intrecciati fra loro spesso inconsapevolmente, che pensiamo vada portata alla luce per costruire, grazie ad essa, una società umana accogliente, finalmente liberata. La rete esiste già, non va tanto organizzata, quanto piuttosto portata consapevolmente alla luce. In questa attività potremo incontrare e relazionarci, cooperare, con le migliori espressioni dell’impegno umano nei campi più svariati: artisti, scrittori, attori, attivisti sociali (sindacalisti, ecologisti, animalisti, difensori dei diritti civili, ecc.) perché il clown come curatore di anime ha bisogno di incontrarsi e cooperare con chi anela disinteressatamente a migliorare il mondo e combattere le ingiustizie in una sinergia costruttiva e trasformativa complessiva.
Il lavoro che serve nella società è accompagnare la crescita degli individui - a partire da noi stessi – con i nostri tempi, i nostri modi, sulla strada del recupero della nostra identità umana, fino alla riscoperta del valore della cooperazione. Un lavoro capillare, certosino, dunque, con il quale non dobbiamo mai sostituirci all’impegno in prima persona degli individui: spingere, sollecitare, mai sostituirci.
La delega è il primo dei muri da abbattere.
Attraverso l’azione cosciente, la realizzazione pratica, coerente, dei valori umani da parte dell’individuo è possibile propagare l’esperienza del cambiamento, vale a dire che è davvero possibile per ognuno cambiare e, attraverso questo cambiamento che parte da noi stessi, cambiare le relazioni esistenti attorno a noi, quindi contribuire al cambiamento complessivo della società. Siamo noi individui che possiamo praticare in prima persona, non è l’organizzazione che può praticare al posto degli individui.
La comunità libertaria e solidale di Clown Dottori e Sociali è pertanto una organizzazione di valori e metodologia condivisi collettivamente e di tante, distinte, quotidiane pratiche individuali, che possono anche realizzarsi attraverso iniziative e momenti collettivi, ma non devono aspettare gli “eventi” o i “proclami” di questa o quella “autorità” per agire. Gli individui partono da loro stessi per cambiare (pratica individuale), quindi scelgono di condividere con altri individui idee e valori comuni se pensano giusto che anche la società cambi in meglio (pratica collettiva). Questo è il circolo virtuoso che possiamo innescare. Le strutture organizzative devono essere “leggere”, funzionali allo svolgimento delle attività quotidiane, che sono di informazione, di denuncia, di lotta. Le strutture devono essere decentrate territorialmente e socialmente.
L’elemento centrale da far vivere è la socialità: essa va ricostruita, come uno stare insieme nuovo, libero e consapevole. Va ricostruita nei luoghi dove la gente vive e si riproduce. Attraverso un’autentica socialità viene messo in discussione il piccolo mondo egoista di ciascuno. Si può realizzare non tramite interventi organizzativi esterni ed estranei, ma attraverso la quotidianità nelle piccole azioni di ogni individuo. Pensiamo ad una comunità intessuta da una fitta rete di relazioni umane, che ciascuno di noi tesse quotidianamente.
Al centro della comunità libertaria e solidale c’è, in estrema sintesi, il nostro impegno e la nostra pratica in prima persona, da mettere al servizio della ricostruzione di una nuova socialità.
Dunque il fulcro della nostra pratica comunitaria è sempre e solo il singolo individuo, la singola persona, il singolo uomo e la singola donna, il singolo clown.
L’identità umana oggi non è solo nascosta, ma frantumata. Entriamo nelle situazioni indossando volta a volta maschere diverse (nel lavoro siamo in un modo, in casa in un altro). Generiamo infiniti microcosmi incomunicabili fra loro. E’ importante favorire la ricomposizione dell’individuo, affinché riusciamo ad essere noi stessi in ogni situazione, abbassando le maschere. Per questo è necessario mettere in rete i diversi aspetti della nostra pratica di cura con altri ambiti di intervento sociale e culturale, intrecciandoli in modo da ricondurli allo stesso filo, qualunque sia il tipo di attività che svolgiamo. Questo filo conduttore è dato da un insieme di principi e valori (le idee, appunto) e da una pratica individuale cosciente, su cui riconoscersi. Questo è possibile se non costruiamo una organizzazione meramente specialistica, “monotematica” ma invece fondiamo un nuovo impegno umano e sociale, capace di lasciar esprimere l’identità umana nei suoi molteplici aspetti e, quindi, nella sua interezza.
Occorre una vera e propria Rivoluzione Culturale Antiautoritaria - perciò Libertaria - alternativa ai principi dominanti. C’è bisogno di uno strumento di comunicazione umanistico, che faccia piazza pulita dei sistemi di potere, degli apparati, che aiuti ogni individuo a realizzarsi e le collettività a riconoscersi e difendersi. Il nostro non è nient’altro che un elogio alla sana follia del Clown.
Il Raduno Nazionale Clown Dottori
Nasce da qui la “Comunità, libertaria e solidale di clown dottori e sociali”, denominata “Comunità RADUNO NAZIONALE CLOWN DOTTORI”, una possibilità, uno spazio e uno strumento di condivisione delle esperienze umane individuali e collettive. Il clown è un individuo non atomistico o immateriale, isolato o asociale, o privo di legami ed identità, è uno “stato di grazia”, un essere “umano intero” attivo, libero e consapevole, definito nella sua “singolarità” plurale dentro una “con-vivenza” o “Koinonia” che nel suo significato originario (greco) designava il concetto di “ciò che si ha in comune (Koiné) nella diversità” (venendo poi assorbito dal latino attraverso la parola “communio”, cioè società/comunità).
La stessa società in molti casi è più attenta ad educare i nostri figli alla competizione, alla matematica, alla scienza, ai diritti, all’ambiente ed alla geografia, ma noi ci chiediamo: chi si preoccuperà di far sentire meno soli tanti giovani che vivono ai margini di questo modello di società - non più comunità – ma fatta di non luoghi? Allora l’aggettivo latino “communis” a sua volta alla base del verbo comunicare composto dalla proposizione “cum” e dall’aggettivo “munis”, il cui iniziale significato era quello di “condivisione di una carica”, resta uno dei principi fondamentali della nostra associazione: “idea di reciprocità = bisogno di comunità”. Una condivisione vera, una “carica emotiva”, di un voler “immaginare insieme” come esistenza unica, irripetibile, definibile nel suo essere insieme. Un individuo che determina il cambiamento e non lo subisce passivamente dalle strutture economiche, sociali, culturali e politiche entro cui vive, pensa ed opera: insomma una comunità, libertaria di clown “dottori e sociali, di sognatori pratici.
Con il clown, il “prendersi cura” – attraverso la creatività delle arti e della scienza - assume un significato specifico: assumersi un compito di vita, dove non è predominante né l’esterno (aver cura di qualcuno), né l’interno (curarsi qualcosa), bensì l’impegno che si prende è il senso ed il valore che si dà all’essere umano ed alla vita nel suo significato più profondo e più ampio. In questo caso il valore che diamo al “prendersi cura” è costituito dal senso della corresponsabilità. In questo principio, c’è un aspetto emancipante dell’educazione: il “prendersi cura dell’altro” diventa un “prendersi cura di se stessi”. Questo presuppone e richiede l’affermazione di un principio di libertà fuori e contro ogni forma di autoritarismo. In questo la figura del Clown nella nostra comunità assume il principio dell’azione libertaria e solidale perché l’autentica libertà si estrinseca nella affermazione della “cura reciproca”, del sostegno e mutuo appoggio (auto e mutuo aiuto) delle persone, in armonia con la madre terra.
Per questo l’associazione si struttura nella centralità della figura del Clown “Dottore” e “Sociale” come “uomo possibile”, “autentico”, “uomo intero e profondo” che può “prendersi cura” di tutti i mali dell’uomo e della madre terra. Una figura non letteraria, una figura non solo finalizzata ad essere “operatore sociale” stabile e/o istituzionalizzato ma un “uomo intero”, “non maschera”, fondamentalmente “processo ri-creativo” e finale di una ricerca di soggettività che recupera la sua autentica e profonda identità: “il clown che è dentro ognuno di noi: il nostro bambino interiore”. Il Clown come specchio di tutto nel ritrovarsi, nella cura di “sé”, nel mettersi in gioco, nell’andare verso un “se” (senza accento), un “se” in movimento, in dono e in volo verso una relazione che si possa “prendere cura” anche degli altri.
L’associazione promuove e sviluppa un concetto di salute individuale e sociale non solo chimica–biologica che si attiva e si può recuperare nell’armonia (“eudemonia”), nell’autonomia culturale, nella libertà di scelta del singolo individuo.
Promuovere la ricerca della felicità
L’uomo da sempre sta dentro l’orizzonte dischiuso della felicità e della salute e da sempre è compreso entro il grande cerchio che essa forma in quanto principio e fine di tutta la sua vita. L’uomo è da sempre in cammino verso la sua felicità e salute e quindi uno dei nostri compiti è promuovere un’educazione che “risvegli” l'individuo nelle sue capacità e possibilità di felicità e salute. In questo senso l’associazione promuove la “pratica del sogno” o meglio individua “l’utopia” e “la speranza” come gli strumenti fondamentali per avviare un processo di “risveglio” e “guarigione” di tutti i mali della nostra società. Tale moderna e antica ‘paiedeia’ parte dalla coltivazione del dubbio, del sospetto e dello stupore, quale capacità dell’individuo consapevole e libero di meravigliarsi nell'essere al mondo e d'apprezzare situazioni, eventi, circostanze come occasioni, sia dal punto di vista estetico che etico.
L’associazione intende con le sue azioni promuovere “la ricerca della felicità” attraverso la “disciplina della serenità”.
La comunicazione in “rete” o in “cerchio” non è finalizzata al confronto come possibile conflitto fra diversità, ma è sempre rispettosa e gelosa della ricchezza cognitiva ed esistenziale dell’individuo, della libera scelta del proprio stile di vita e degli autonomi percorsi personali della propria esistenza.
L’associazione è sempre e comunque lo spazio di libertà e di progetto che ogni individuo con le sue idee, i suoi sogni e le sue utopie, dal di dentro o dal di fuori, riesce a promuovere per sé e per gli altri.
La “Comunità RNCD”, libertaria e solidale di Clown Dottori e Sociali, fonda il suo progetto e la sua pratica sulla piena indipendenza da istituzioni e gruppi di potere, aspirando a quella trasformazione e realizzazione umana capace di restituire alle donne – tutte - e agli uomini – tutti - pace e benessere, libertà e fraternità, diritti e dignità, in una società libera da ogni forma di oppressione e discriminazione.
Valori, metodologia pratica consapevole, mezzi della rete libertaria.
I valori, che sono altrettanti obiettivi e modi di vivere, possono essere i seguenti:
- cooperazione e fraternità;
- giustizia sociale;
- libertà;
- indipendenza;
- antiautoritarismo.
Crediamo profondamente che sia necessario costruire una società retta secondo giustizia. Per noi giustizia vuol dire, anzitutto, benessere per tutte e tutti, senza distinzioni etniche, religiose, sessuali. Quindi uguaglianza, equa distribuzione delle risorse. Solidarietà invece di egoismo. Dignità invece di profitto. Umanità invece di mercato. Per fare questo è necessario tornare a cooperare e sentirsi fratelli e sorelle in una grande famiglia, quella umana. L’indipendenza, da “gruppi di potere”; da “potentati economici” - nella sostanza - da tutti coloro che si ergono come “proprietari” della società; è necessaria per affermare una pratica individuale e collettiva autenticamente libera.
Occorre, insieme, mettere da parte ogni autorità, ogni logica autoritaria. Non è con la forza che si impongono i cambiamenti. Questo è il principio della vera libertà, la libera scelta consapevole. Questi stessi valori esprimono i tanti, singoli, distinti programmi sociali della rete di individui e organismi territoriali presenti nella comunità libertaria e solidale.
La metodologia pratica consapevole, individuale e collettiva, è lo strumento per esprimere la tensione al cambiamento. Essa sarà caratterizzata dalla ostilità al principio della delega, dal fare auto-organizzato. Partecipazione, democrazia diretta, indipendenza.
La delega è lo strumento con il quale abbiamo finora rinunciato alla nostra responsabilità e, di conseguenza, alla nostra libertà. Va contrastata con forza, perché ne siamo culturalmente imbevuti. Ad essa corrisponde la nostra inazione. Non più delegare significa cominciare a partecipare, quindi a praticare. In forma indipendente, perché dobbiamo salvaguardare il nostro agire da interessi estranei ai nostri. Partecipare, tutti e tutte, decidere, tutti e tutte, agire, tutti e tutte. Non è un obbligo, un vincolo morale, soltanto l’unica possibilità di praticare con successo il cambiamento. Questa è la democrazia diretta, non delegata.
Dal punto di vista della pratica organizzativa nella comunità libertaria e solidale si privilegia il momento consiliare nelle discussioni. Il principio autoritario delle gerarchie va intaccato nel profondo, per liberare le energie migliori di ogni individuo e aiutare un sano spirito di collaborazione. Per questo anche il modo di riunirsi e discutere diventa decisivo. C’è bisogno di mettere ogni individuo in grado di scambiare “da pari a pari” con gli altri. Basta con le riunioni in stile scolastico, con assemblee con tanto di presidenza, con relatori da una parte e ascoltatori dall’altra. Un cerchio, senza “primi” e senza “ultimi”, dove la narrazione, cioè la profonda compenetrazione dell’individuo con le proprie esperienze di vita, prenda il posto dell’”intervento”, cioè le parole dette e usate pensando a quale effetto creeranno negli altri, piuttosto che a quello che realmente sentiamo.
Un modo per aiutare la reciproca comprensione tra persone e la risoluzione dei conflitti.
Rispetto al problema della “rappresentanza” degli organismi, è utile fare riferimento ai concetti espressi in precedenza. Se l’unica pratica reale di cambiamento è quella che parte dal singolo individuo (quindi senza delega alcuna), nessuno può parlare a nome di una comunità. Immaginiamo una rete di relazioni umane che condividono gli stessi valori, rispetto a cui gli individui possano riconoscersi. Allo stesso tempo non tutti praticheranno questi valori con la stessa intensità. Chi è più attivo, chi pratica con maggiore intensità, può rappresentare, attraverso se stesso, il percorso condiviso dalla comunità, ma non la comunità intesa come “organizzazione”.
I valori condivisi della comunità libertaria e solidale si esprimeranno attraverso le tante, distinte pratiche individuali presenti nella rete. La stessa natura del clown è al tempo stesso massima indipendenza dalle strutture di potere, dalle reti tematiche, dai singoli organismi. Su tutto il resto, dentro la comunità libertaria e solidale potranno esprimersi più voci, anche in contrasto fra loro, facendo spazio a quella “sana follia” del Clown. La libera dialettica dovrà essere favorita al massimo grado. Tutto, in tal senso, deve essere rimesso alla volontà delle collettività umane di riferimento. Per questo, da qualunque punto di vista vogliamo analizzare il problema, non esiste alcun aspetto su cui siamo costretti a far decidere una organizzazione (e quindi, eventualmente, a far decidere dei cosiddetti “rappresentanti” in nome e per conto di quella organizzazione). Il problema di “chi decide cosa”, semplicemente non esiste, in quanto gli obiettivi della comunità libertaria e solidale possono essere realizzati unicamente attraverso l’attività e la realizzazione pratica dei singoli soci. In ciò si esplicita il concetto di “sognatori pratici”. Senza questa attività dei soci, nessuna organizzazione può pensare di realizzare alcunché, salvo arrogarsi il diritto, l’autorità, di decidere al posto degli altri.
Per finire, la pratica cosciente, come partecipazione attiva improntata ai valori della giustizia e della libertà, significa entrare in conflitto con l’arbitrio e l’ingiustizia, significa lottare. Lotta intesa come tensione al superamento dello stato di cose esistenti per migliorare la propria vita e quella degli altri. Nell’azione di cambiamento, individuale e collettivo, si procede attraverso prove, confronti, scontri, una dialettica che può produrre conflitto. Ma per noi il conflitto non è un fine o un metodo, quanto piuttosto la possibile conseguenza della pratica del cambiamento consapevole. La stessa figura del clown è conflitto, passione, compassione e amore.
Le strutture territoriali
L’organizzazione, pratica e formale, della comunità libertaria e solidale si basa sulla costituzione e connessione di nodi (luoghi d’incontro, scambio e condivisione) locali, tematici, territoriali, culturali, sociali, ecc. e coordinamenti locali e nazionali. Strutture orizzontali, senza organismi delegati a rappresentare la comunità, in quanto l’auto-rappresentanza e l’autogestione dalla base mettono da parte dirigismo e centralismo. Alla comunità libertaria e solidale possono aderire singoli individui e strutture organizzate: gruppi informali di base, organismi partecipativi di base, associazioni costituite, laboratori culturali, ecc.
I mezzi, come abbiamo accennato sono quelli necessari ad alimentare la comunicazione permanente con l’insieme della società. Anzitutto attraverso fogli tematici, ai quali possono fare riferimento fogli di struttura, territoriali, nazionali, associativi, ecc.
La comunicazione internet è un altro aspetto decisivo, costruendo una rete di nodi di scambio ricca e multiforme. Vanno costruite banche dati telefoniche per poter comunicare in tempo reale con gli/le aderenti alle reti attraverso messaggi SMS. Le reti avranno i loro momenti di iniziativa più ampi, trasversali, nazionali, attraverso “campagne” di intervento.
La pratica della socialità trasversale, dello scambio di esperienze, si darà per mezzo degli “Incontri”: iniziative pubbliche aperte, che si svolgeranno in ambito nazionale, regionale, cittadino, territoriale. Campeggi, raduni, piazze tematiche, eventi culturali e didattici in luoghi come cinema e teatri, scuole, centri sociali, ambienti di lavoro, di studio e di ricerca avranno lo scopo di coniugare arte e scienza. Gli “Incontri” saranno caratterizzati dalla ricerca della socialità come momento e luogo di scambio fraterno e dalla multimedialità come mezzo di comunicazione: laboratori esperienziali, rappresentazioni teatrali, proiezioni video-musicali, dibattiti e seminari, esposizioni di autoproduzioni, feste e convivialità. L’obiettivo sarà quello di accompagnare la crescita dell’individuo in un contesto collettivo che si riconosca per idee e valori comuni.
Uscire dalla individualità dell’essere soli con la propria vita per entrare in una visione e pratica più ampia, questo il senso degli “Incontri”. Utilissimi, in tal senso, anche gli “Incontri” che si svolgeranno nelle piccole comunità (di lavoro, di studio, ecc.), senza obiettivi organizzativi precisi, ma con il solo scopo di aiutare la rigenerazione di un clima di fiducia e scambio solidale, di migliorare i rapporti umani, stimolare la collaborazione di gruppo.
Importanti saranno anche i momenti seminariali di verifica delle esperienze concrete e di arricchimento del patrimonio di valori della rete.
La comunità libertaria e solidale si doterà di organismi di coordinamento, luoghi non decisionali, che si costituiranno al solo scopo di alimentare lo scambio di esperienze e informazioni e per aiutare lo sviluppo e la costruzione del movimento: clown “uomini interi”.
Gli strumenti di tutela legale, previsti pure dallo statuto, completano le esigenze organizzative per ciò che riguarda gli aspetti formali di rappresentanza esterna dell’associazione ma non assumono un valore di riferimento interno.
Per il resto, lo strumento principale è la pratica quotidiana, locale e decentrata, insostituibile di ciascun individuo nel suo rappresentarsi come clown come uomo intero.
Documento organizzativo
1.
Strutturazione sociale e scientifica della Comunità libertaria e solidale di clown dottori e sociali
Oltre agli organismi statutari, che hanno una veste giuridica e di rappresentanza “formale”, la Comunità libertaria e solidale di clown dottori e sociali opera attraverso momenti organizzativi che hanno finalità coerenti con lo statuto ma mirate a valorizzare e sviluppare l’impegno quotidiano dei singoli soci nella loro capacità creativa. In questo senso l’associazione tutela, oltre al patrimonio immobiliare, anche e fondamentalmente il “patrimonio creativo del singolo socio”. Le sotto elencate strutture sono funzionali alla costruzione di una rete nazionale di esperienze locali. - Nodi locali. Essi sono nuclei tematici di lavoro impegnati sul territorio. Sono organismi sovrani, con proprie regole, nel rispetto dei principi e valori condivisi dalla rete. Hanno dei propri portavoce, revocabili in ogni momento, non remunerati. I soci che si riconoscono in un nodo locale si incontrano e decidono le proprie necessità (in coerenza con le decisioni delle assemblee nazionali e con i principi dello Statuto) attraverso specifiche assemblee locali. I nodi locali promuovono iniziative e campagne locali.
- Gruppi di lavoro tematici nazionali. Si costituiscono per elaborare proposte a livello nazionale integrando risorse umane e materiali dai nodi locali. I gruppi di lavoro tematici nazionali esprimono dei portavoce tematici nazionali, revocabili in ogni momento e non remunerati. Possono essere costituiti su proposta della Presidenza e decisione dell’Assemblea dell’associazione. I membri dei gruppi di lavoro svolgono la loro attività a titolo gratuito.
- Tavolo della ricerca scientifica. Svolge attività di analisi, ricerca, consulenza, educazione, formazione, su tutti i terreni su cui è impegnata la Comunità libertaria e solidale di clown dottori e sociali. E’ un nodo nazionale al servizio dell’intera rete, supportato per le sue esigenze tecniche dalla Presidenza. Il tavolo della ricerca scientifica è un organismo votato dall’Assemblea dell’associazione. I membri del tavolo svolgono la loro attività a titolo gratuito.
Strumenti di connessione e comunicazione
La rete web, le mailing list, i messaggi SMS in tempo reale, i notiziari flash, sono gli strumenti per far viaggiare la comunicazione velocemente e capillarmente. Rete e mailing list aperte, trasparenti, autogestite a livello orizzontale, con solo un responsabile tecnico a livello nazionale.
Forme di incontro
Per quanto riguarda le modalità di incontro e discussione, tendenzialmente i soci della comunità adottano il metodo del “cerchio”, cioè del riunirsi stando seduti in cerchio, ognuno “pari” agli altri, senza presidenze e vertici autoritari. Uno dopo l’altro i partecipanti (in senso orario o antiorario fa lo stesso) prendono la parola. Ogni incontro, ogni cerchio, potrà avvalersi di una figura di “facilitatore”, scelto a rotazione fra i partecipanti. Il facilitatore si preoccupa di introdurre il tema da trattare e di consentire che tutti parlino in base ai tempi disponibili per la discussione, senza essere interrotti e con interventi sintetici. Il facilitatore ha il compito, più importante degli altri, di creare un clima di fiducia tra i partecipanti.
Nelle decisioni del cerchio si adotta, preferibilmente, il metodo della condivisione. E’ un metodo finalizzato alla ricerca della sintesi condivisa, cioè non raggiunta attraverso un voto maggioranza/minoranza ma attraverso votazioni precedute dalle motivazioni di ogni singolo. Al termine di ogni votazione il facilitatore verifica l’andamento della votazione, sintetizza quanto espresso dai votanti e ripropone, se del caso, una seconda fase di voto motivato. Così via fino ad una votazione ultima cosiddetta “condivisa”, dove si è cercato di esprimere un orientamento comune il più attento possibile alle esigenze di tutti.
Il manifesto per la solidarietà
La Comunità libertaria e solidale di clown dottori e sociali si impegna ad elaborare un “Manifesto per la solidarietà del Clown”. Il Manifesto rappresenterà, sinteticamente, la base di lavoro comune e condiviso fra tutti gli aderenti alla comunità libertaria e solidale. Attraverso l’adesione al Manifesto si esprimerà la volontà di entrare in connessione con un insieme di individui e soggetti, condividendo una pratica comune consapevole, caratterizzata da principi, valori e metodo condivisi.
Il Manifesto esprimerà anzitutto la necessità di realizzare una vita sociale degna, in armonia con il proprio benessere, concependo il cambiamento come cambiamento anzitutto di se stessi. Benessere proprio e benessere degli altri intrecciati in modo indissolubile. Giustizia sociale, quindi, libertà, antiautoritarismo, non delega, comunicazione attiva e trasparente, questi sono i principi e valori di massima contenuti nel Manifesto.
Sinteticamente il Manifesto conterrà i seguenti impegni:
• non violenza e rispetto per la vita, per l’ambiente;
• giustizia sociale, uguaglianza di diritti, solidarietà, partnership fra uomini e donne;
• tolleranza, libertà da ogni autoritarismo, superamento di ogni discriminazione razziale, sessuale, religiosa, sociale.
Per quanto riguarda la metodologia pratica, i soci tendono a realizzare una pratica comune basata su:
• essere disponibili ad andare verso l’altro, come parte di sé (che significa mettere da parte il pregiudizio nel confrontarci con gli altri);
• realizzare coerentemente gli impegni sopradetti, attraverso una pratica concretamente solidale;
• affermare, attraverso la realizzazione coerente degli impegni, che ognuno può cambiare e attraverso il proprio cambiamento favorire il cambiamento umano più generale.
Finalità e scopi sociali
L’Associazione è senza scopo di lucro. L'Associazione “Comitato RADUNO NAZIONALE CLOWN DOTTORI” sulla base dei principi generali è una associazione che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale. L’Associazione eredita il patrimonio di esperienza del “Comitato RADUNO NAZIONALE CLOWN DOTTORI” che si è costituito a Flumeri (AV) nel mese di aprile del 2008 e per il tramite dei soci fondatori e delle attività da esso organizzate e promosse:
• l’associazione si struttura e promuove attraverso la centralità della figura del Clown “Dottore” e “Sociale” la realizzazione di comunità gioiose e amorevoli;
• promuove e realizza attraverso lo studio sistematico, l’indagine, la sperimentazione, la divulgazione e l’applicazione delle potenzialità salutari per il corpo, la psiche e lo spirito della persona, una “azione di buona salute” con particolare riguardo al fenomeno della risata (gelotologia) attraverso gli approcci umanistici di auto e mutuo aiuto nel “prendersi cura” delle persone;
• lo studio, la pratica e la ricerca si collocano nel più generale concetto di medicina olistica, in grado di attivare nella persona le sue risorse personali, cioè la sua possibilità di “auto-guarigione” (prendersi cura di sé). Studio, indagine, sperimentazione, divulgazione ed applicazione si esplicano tramite percorsi socio-sanitari-culturali, finalizzate alla ricerca, allo studio, e al supporto e sostegno delle attività di prevenzione, cura e riabilitazione in campo socio sanitario assistenziale e del disagio sociale;
• le attività dei Clown Dottori e Sociali in particolare gelotologiche (comico terapia), culturali e ricreative sono indirizzate a tutte le persone nei loro contesti sociali ed in particolare a soggetti appartenenti a particolari fasce di disagio quali: persone con problemi d’ordine psicologico e psichiatrico; persone ammalate; persone diversamente abili (portatori di diversa abilità); persone socialmente svantaggiate; persone in carcere; bambini, giovani, anziani quando sofferenti patologie fisiche e/o psichiche che abbiano carattere temporaneo o permanente, anche nell’ambito delle strutture sanitarie dove essi sono ricoverati;
• promuove e costruisce comunità di Clown Dottori e Sociali a livello locale e nazionale auto-formando i propri associati, rispondendo a quei requisiti standard minimi concordati in rete sulla stessa formazione fatte salve le creatività individuali dei singoli soci, lasciando ad ognuno la libertà di ricercare anche nuove materie formative, per metterle in rete con tutti i soggetti che partecipano alla vita della Comunità – associazione - avendo coscienza che la figura del Clown nasce fondamentalmente da una esperienza interiore e personale;
• promuove, organizza e coordina manifestazioni, missione umanitarie, eventi e raduni e quanto altro utile e necessario agli scopi della costruzione di una rete con altre associazioni che di volta in volta vorranno aderire agli eventi che si proporranno nel tempo per costruire quella comunità nazionale di clown dottori e sociali;
• promuove e garantisce a tutti gli associati il viaggio: “Alla ricerca del proprio clown…ma se trovi qualcos’altro va bene lo stesso” e scambi esperienziali attraverso l'istituzione di BANCA ETICA DEL TEMPO E DEL DONO DEI SAPERI;
• promuove, garantisce e tutela l’identità creativa di ogni singolo socio, così come di tutti gli altri soggetti che potranno aderire ai singoli eventi o quant’altro l’associazione proporrà strutturando a tale scopo “gruppi di lavoro” e/o forme di "coordinamento” (anche indipendenti) per tutte le attività che si vorranno realizzare in rete anche con altre associazioni;
• sviluppa azioni di ricerca nel campo della medicina olistica e dell’auto aiuto per diffondere un approccio mirato alla presa in cura dell’intera persona e non della sola malattia e per ogni eventuale riconoscimento alla ricerca effettuata per valorizzare la stessa attività creativa dei singoli soci-volontari;
• ogni socio porta avanti in maniera volontaristica ma altamente professionale le proprie ricerche ed attività nel rispetto dei principi statutari, in ordine a ciò potranno essere costituiti comitati tecnico-scientifici per valutare e tutelare tutti gli aspetti etici e deontologici;
• l’associazione promuove la responsabilità sociale per la salute attraverso attività che permettano di: evitare di danneggiare la salute di altri individui;
• proteggere l’ambiente e assicurare un uso sostenibile delle risorse. Ciò è possibile avviando anche campagne di contro-informazione sui danni provocati dalla produzione e dal commercio di beni e sostanze pericolose per la salute, oltre che sui comportamenti di mercato lesivi nei confronti dell’essere umano e dell’ambiente. Lo scopo è quello di salvaguardare i cittadini nei luoghi di mercato e gli individui nelle comunità dove operano. Ciò significa anche includere valutazioni di impatto sulla salute focalizzate sull’equità, come parte integrante dello sviluppo sociale, e dunque costruire comunità di transito, libertarie e solidali di clown: uomini interi;
• promuove e sostiene le "azioni di buona salute" in tutti gli ambiti della comunità socio-sanitarie sulla base dei principi generali stabiliti dalla Carta di Ottawa e al documento finale della Conferenza di Jakarta del 1997 che si sintetizzano:
1.costruire una politica pubblica per la salute;
2.creare ambienti favorevoli;
3.
dare forza all’azione della comunità;
4.
sviluppare le abilità personali;
5.riorientare i servizi sanitari.
Grazie per i contributi di riflessione che riterrete di condividere con noi.
Che la bellezza vi circondi, Nanos
Sito web:
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Pubblicate testi troppo lunghi. Sul web vanno le sintesi, fanno male gli occhi solo all'idea di affrontare 'sti pipponi infiniti!
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