IPOCINETICITA'
di Fabrizio Meloni
In ambiente medico e paramedico si è soliti definire con il termine ipocineticità tutti quei danni o disturbi fisici che sono diretta conseguenza della scarsa, o addirittura assente, attività fisica. Il termine ipocineticità deriva dal greco e ha il significato di scarsità di movimento ed individua bene quelle situazioni fisiologiche dove si possono ravvisare un rallentamento del flusso linfatico, una caduta del tono muscolare, un peggioramento della circolazione sanguigna, un aumento della rigidità articolare e un’elevazione del livello di stress in generale.
Dare importanza all’attività fisica quotidiana non significa comunque soltanto migliorare il funzionamento dei nostri apparati, tonificare i muscoli e mantenersi in forma, ma (forse ancora di più) “vedersi meglio dentro”, scoprirsi “belli” interiormente, cioè porsi in modo positivo e ottimistico rispetto alla vita, perché se da un lato sono pericolosi la sedentarietà, lo stress, il fumo, la cattiva alimentazione, dall’altro è altrettanto pericoloso cadere nell’illusione di identificarsi con l’immagine di una modella o un modello da copertina patinata.
A ragione la salute può essere considerata come lo stato naturale del nostro corpo, per cui ogni più piccola molecola, ogni infinitesima parte di questo nostro corpo ha il biologico dovere di contribuire a raggiungere e mantenere in salute il nostro organismo. Essere in salute e recuperare il proprio stato naturale significa anche che le febbri saranno rare e basse, le ferite guariranno più velocemente, le tossine verranno neutralizzate con facilità e la fatica sarà meno “faticosa”.
Purtroppo però nella nostra attuale società moderna, una volta trascorso il periodo dell’adolescenza, un completo stato di salute è diventato una esclusiva di pochissimi fortunati. Spesso senza rendercene conto usiamo il nostro corpo in modo inadeguato e malsano sottoponendolo a stress improvvisi, a posture scomode e viziate, a lunghi periodi senza ricambio d’aria e a volte privandolo della luce naturale del sole, ma soprattutto non lo aiutiamo con una salutare e continua attività fisica.
Ciò diventa ancora più evidente se pensiamo che spesso il normale stile di vita che conduciamo è contraddistinto da una sempre maggiore distanza fra noi e il nostro corpo perché sempre continuamente protesi ad essere efficienti al massimo, ad essere razionalmente intellettivi, a controllare i nostri naturali impulsi fisiologici. I biologici bisogni del nostro corpo sono allora dimenticati, allontanati, addirittura rifiutati. Riposo, movimento, giusta alimentazione, ritmi biologici, salute, sono continuamente disattesi in funzione dell’autoaffermazione sociale.
E questo vale in particolare per il movimento quotidiano in quanto da una parte è sempre indirizzato alla realizzazione di qualcosa e dall’altra sempre più stereotipato e represso risultando strano, camuffato, falso e controproducente.
Bisogna, allora, a questo punto ricordare che chi è pienamente attivo è molto più in armonia con se stesso e con il mondo, vive in modo più appagante, è meno vulnerabile alle malattie, non conosce la depressione e va incontro alla vita in modo gioioso e positivo.
Sembra che per l’uomo l’importanza di avere una certa attività fisica sia indirettamente proporzionale allo sviluppo delle società industrializzate. Infatti sotto la pressante spinta dell’automazione e meccanizzazione del lavoro le varie attività fisico-manuali, l’istinto, la forza, sembrano essersi pian piano affievolite, indebolite, private della loro intrinseca energia positiva. Basti pensare che i nostri lontani antenati non soffrivano certo di quei problemi che sono così comuni nelle società moderne. I nostri vecchi antenati dovevano lottare tutto il giorno per poter sopravvivere, e continuamente cacciavano la selvaggina, abbattevano alberi, dissodavano la terra. Da quei tempi ad oggi il lavoro manuale è stato quasi del tutto sostituito da quello delle macchine più o meno ”intelligenti”, più o meno elaborate, che hanno fatto si che l’uomo man mano diventasse sempre più fiacco e cominciasse a perdere il proprio istinto naturale, la propria fisicità, la propria forza.
Inoltre gli input della società moderna ci portano inconsapevolmente a condurre un tenore di vita molto poco sano, con un atteggiamento mentale poco rispettoso del nostro organismo, e quindi conseguentemente ci comportiamo in modo scorretto verso gli altri perché in realtà, non abbiamo cura di noi stessi. Essendo la vita un meraviglioso Universo la nostra prassi di vita quotidiana dovrebbe essere semplice, salutare, positiva e nello stesso tempo coerente e conforme a quell’Universo. La cura e lo stato di salute del nostro corpo dipendono in gran parte dalla consapevolezza personale che l’attività fisica è essenziale per riequilibrare l’organismo. In altri termini significa essere capaci di allontanare quello schema mentale negativo del ”costi quel che costi” secondo il quale l’obiettivo da raggiungere deve essere raggiunto in ogni maniera anche andando contro i bisogni naturali del nostro corpo. Lo status-vivendi che deriva da questo negativo scheda mentale porta la persona ad una certa debolezza psicologica, ad una certa dipendenza morale e ad un certo isolamento e passività sociale. E’ per questi motivi che invece di fare quotidianamente le scale prendiamo l’ascensore, invece di fare una salutare lunga passeggiata usiamo l’automobile, invece di compiere semplici e facili attività fisiche, in casa o fuori, sprofondiamo nella poltrona del salotto davanti alla televisione.
Alcune statistiche hanno dimostrato che la stragrande maggioranza delle persone utilizza una minima parte delle proprie capacità potenziali (max il 5%) e il fatto che alcuni individui siano più in forma, salute ed energia di altri non è tanto dovuto a intrinseche capacità fisiche quanto ad una migliore e più saggia utilizzazione delle comuni potenzialità umane.
In quest’ambito hanno portato un valido aiuto le cosiddette ”tecniche orientali” che per i loro fondamenti e valori totalizzanti, globali ed universali sono anche state definite ”olistiche” (dall’inglese ”whole” che significa integrale, globale, comprendente “il tutto”).
Secondo questa visione orientale un qualsiasi fenomeno può essere compreso ed esaminato solo se correlato con ”il tutto”, per cui, ad esempio, i vari sintomi di un certo disturbo possono avere senso solo se messi in relazione con la conoscenza dello stato generale dell’organismo. A questo punto reazioni biochimiche della mente, funzioni organiche e psicologiche, in sintesi corpo e mente, sono un tutt’uno. Ed ormai anche in occidente non si hanno più dubbi sul fatto che alcuni meccanismi fisiologici (come il battito cardiaco, la peristalsi intestinale e dell’esofago, la digestione, ecc.) siano direttamente influenzati dallo stato emozionale e psicologico dell’individuo.
Infatti si sta sempre più affermando una specializzazione della medicina che si occupa specificatamente di questi fenomeni: la psicosomatica.
A ragione l’uomo non deve essere visto solo in funzione delle singole parti fisiche e delle sue forme apparenti, ma bisogna osservare da vicino le relazioni fra le parti e le loro possibili trasformazioni, in modo da non correre il rischio di compiere un’analisi mentale troppo razionale e standardizzata, e di indagare su l’uomo senza vita pulsante, quasi un simulacro di se stesso, mentre in realtà in lui c’è, e circola, una grande energia positiva che vivifica la materia, la umanizza, rendendo ogni individuo diverso da un altro e ogni corpo personale e unico.
La modalità con cui il corpo mette in relazione i vari sistemi e interconnette i suoi meccanismi funzionali è il movimento, il cui cardine è l’attività fisica, la quale rappresenta anche un’attività di tipo comunicativo in quanto è solo tramite il movimento che l’uomo conosce il mondo materiale, e si relaziona con i suoi simili e quel mondo.
La pratica di un seppur minimo esercizio fisico diventa ancora più salutare e importante se si considera che esso rappresenta l’anello di congiunzione tra la vita attiva e la vita sedentaria, fra il corpo e la mente. Un buon esercizio quotidiano scioglie le tensioni e lenisce i dolori liberando le articolazioni dal pericolo della progressiva rigidità articolare. Potenziando e distendendo i muscoli ne migliora l’elasticità e la tonicità, indipendentemente dall’età, senza eccessivo sforzo, perché non c’è bisogno di chissà quali particolari abilità atletiche.
La consapevolezza che la nostra salute dipenda in molta parte dalla nostra attività fisica sta, fortunatamente, modificando, in parte, i nostri modi di vita. L’entusiasmo, sempre crescente, per l’attività fisica non può essere certo moda passeggera, dato che l’unica modalità per prevenire ed alleviare le conseguenze della non-attività è fare attività, non certo per una settimana, un mese, un giorno, ma lungo tutta la vita.
Fabrizio Meloni
autore del libro ”Ginnastica da ufficio” edito dalle Edizioni Mediterranee
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