LA MEDICINA ANTROPOSOFICA
di Società Italiana di Medicina Antroposofica
I rimedi vengono trovati prestando attenzione da un lato all’aspetto individuale dei fenomeni patologici e dall’altro alla stretta connessione evolutiva tra l’uomo e gli altri regni della natura.
Nell’ambito della medicina antroposofica sono stati elaborati dei criteri specifici per:
1. particolari processi di preparazione farmaceutica, così come sono codificati anche nella Farmacopea Omeopatica Tedesca (HAB);
2. punti di vista razionali per la somministrazione dei medicamenti per via orale, parenterale ed esterna;
3. terapia artistica sotto forma di euritmia curativa, arte della parola, musicoterapia, pittura e modellaggio, con indicazioni fornite, in collaborazione con i medici curanti, da terapisti professionalmente qualificati.
Ampliamento dell'arte medica
La medicina moderna nacque sostanzialmente nell’ultimo terzo del secolo XIX, quando il pensiero scientifico improntato al materialismo meccanicistico fece il suo ingresso anche in ambito medico. L’indagine scientifica venne da allora rivolta soprattutto all’aspetto fisico-materiale dell’uomo e della natura, dando così inizio al grandioso sviluppo della medicina degli ultimi cento anni. Il progressivo arricchimento e affinamento dei mezzi diagnostici e terapeutici rese possibili molte conquiste e innegabili benefici per la salute collettiva.
I risultati più evidenti si sono finora avuti nel campo della medicina preventiva, grazie all’effettivo miglioramento delle condizioni igieniche di molte popolazioni, e in tutti gli aspetti più propriamente tecnici della medicina: si possono citare ad esempio i grandi progressi della chirurgia in tutte le sue branche, della medicina d’urgenza, dell’anestesia e della rianimazione.
A fronte di questi innegabili progressi si parla però oggi con sempre maggiore frequenza di una crisi della medicina, crisi vista soprattutto in una crescente disumanizzazione delle strutture sanitarie se non dello stesso rapporto medico-paziente. Aumentano le cosiddette malattie iatrogene, cresce l’insofferenza verso metodi diagnostici e terapeutici sempre più invasivi e problematici, nascono nuove questioni etiche riguardo ai momenti legati alla nascita e alla morte dell’uomo.
In questa prospettiva storica va inquadrato l’approccio della medicina antroposofica, che intende ampliare l’ordinaria ricerca scientifica al di là di quanto è fisico-materiale e quindi percepibile con gli ordinari organi di senso, coinvolgendo nella sua indagine la dimensione della vita, della psiche e dello spirito dell’uomo e dell’universo.
Nell’ambito della medicina antroposofica, quindi, vengono usati tutti i metodi e gli strumenti della medicina convenzionale nella misura in cui con essi è possibile una corretta e precisa analisi della corporeità fisica dell’uomo e delle leggi fisiche proprie del mondo della natura.
L’antroposofia o scienza dello spirito applica inoltre all’indagine degli aspetti non materiali della natura e dell’uomo dei metodi che le sono propri e che si sviluppano in tappe conoscitive esattamente verificabili, fondate sulla autoeducazione e sulla disciplina interiore. L’antroposofia è infatti una via di conoscenza in grado di risvegliare nell’uomo organi di percezione per la realtà soprasensibile, allargando l’ambito delle percezioni accessibili all’uomo stesso. Lo sviluppo delle nuove facoltà percettive, chiamate da Rudolf Steiner immaginazione, ispirazione e intuizione, rende possibile una conoscenza esatta e differenziata dei vari oggetti della ricerca nei loro reciproci rapporti.
L'essenza della malattia
Anche se l’esperienza della malattia fa parte della storia personale di ogni uomo, rispondere in modo esaustivo a una domanda sull’essenza della malattia non è facile, come testimoniato dalle definizioni di “malattia” sempre diverse fornite dalle autorità che si occupano di politica sanitaria. Definire la malattia come una “deviazione statistica dalla media” o come la mancanza di uno “stato di benessere psicofisico” appare vago e comunque insoddisfacente per afferrare la concreta realtà della singola condizione patologica e per programmare un adeguato intervento terapeutico. Tuttavia cercare una risposta alla domanda “Che cos’è la malattia?” è di straordinaria importanza, perché prima o poi ogni essere umano si troverà confrontato con essa nel corso della vita terrena.
L’uomo è l’essere vivente più fragile e maggiormente soggetto ad ammalarsi. Animali e piante si ammalano con meno facilità. Anzi, un’osservazione attenta del mondo animale permette di notare una crescente predisposizione o disponibilità ad ammalarsi man mano che si risale la scala evolutiva. Gli animali superiori si ammalano più facilmente di quelli inferiori.
Particolarmente soggetti a malattie sono poi gli animali domestici, quelli che vivono a più stretto contatto con l’uomo.
Con l’aumento della possibilità della coscienza, intesa come ricchezza di vita interiore ed esplicazione di movimento autonomo, aumenta la possibilità della malattia. L’uomo, infine, è l’essere più malato dell’intero creato: non solo si ammala con facilità egli stesso, ma sparge di continuo germi di malattia attorno a sé, come ci viene fatto toccare con mano dalle problematiche ecologiche. La malattia è parte ineliminabile del destino terreno dell’uomo, è una componente essenziale della natura umana.
La malattia non può quindi venir vista soltanto come il semplice risultato di un agente patogeno esterno né può venir curata con la sola somministrazione di un rimedio dall’esterno. Malattia e guarigione coinvolgono l’uomo intero nei vari aspetti della sua esistenza e possono pertanto venir indagate solo tenendo conto di tutti questi vari aspetti, materiali e immateriali, sensibili e soprasensibili. Proprio la medicina moderna con tutte le sue problematiche manifesta in crescente misura la necessità di una ricerca scientifica ampliata in tal senso.
La realtà quadripartita dell'Uomo
I progressi raggiunti dai moderni mezzi diagnostici permettono una registrazione sempre più precisa e raffinata dei vari parametri fisiologici del corpo umano e dei loro cambiamenti nelle diverse situazioni patologiche. Tuttavia il paziente non si sente del tutto compreso dal suo medico, se quest’ultimo si limita a considerare i risultati delle analisi del sangue o delle radiografie senza tener conto della sua situazione umana personale. Il medico stesso si accorge in sempre maggiore misura dell’importanza di fattori psichici nella genesi e nel superamento delle malattie: infatti ha acquistato una crescente importanza la cosiddetta medicina psicosomatica. Più di recente si cercano di studiare in modo ancora più approfondito i sottili legami che intercorrono tra sistema nervoso centrale, sistema endocrino e sistema immunitario, scoprendo straordinarie correlazioni fra particolari stati d’animo e il decorso di certe malattie. Sono così indicate due diverse dimensioni della vita umana, dotate ciascuna di leggi particolari: la dimensione corporea e quella psichica.
Solo la dimensione corporea è accessibile all’immediata percezione sensoriale o a quella mediata dai vari strumenti diagnostici di uso comune: è la dimensione fisico-materiale, il mondo sensibile.
La dimensione psichica, differenziata in vita rappresentativa, mondo dei sentimenti e sfera degli impulsi volitivi, è a tutta prima solo una soggettiva esperienza interiore. Tuttavia le esperienze psichiche spesso si manifestano anche a livello fisico: paura e vergogna possono causare palpitazioni cardiache o rendersi evidenti con arrossamenti o pallori cutanei. Le conseguenze fisico-corporee di eventi psichici possono portare a vere e proprie malattie organiche. La dimensione psichica viene definita come il corpo astrale dell’uomo, intendendo come corpo l’insieme organico e intrinsecamente strutturato delle forze in questione.
Limitarsi a riconoscere l’importanza dell’anima come di una realtà più o meno autonoma da aggiungere a quella puramente fisico-corporea non è ancora sufficiente a fondare una completa conoscenza dell’uomo. Occorre prendere in considerazione altre due dimensioni, finora sottovalutate dall’indagine scientifica nelle loro particolarità.
Una è la dimensione della vita, con tutte le manifestazioni legate alla crescita, alla formazione di un vero e proprio organismo, alla rigenerazione della sostanza organica danneggiata o mancante, alla riproduzione dell’organismo in toto. Proprio in quest’ambito, come verrà detto più avanti, si può ritrovare la sorgente delle forze di guarigione. L’insieme delle forze vitali, in quanto è parte integrante dell’essere umano, viene definito come il corpo eterico dell’uomo. I processi biologici hanno un orientamento diverso rispetto alle leggi fisico-chimiche, come ci fanno constatare ogni giorno i problemi dell’ambiente: qualcosa può essere tecnicamente perfetto e senza difetti, ma non per questo soddisfa le esigenze del mondo vivente.
Infine l’autocoscienza e l’autocontrollo dell’uomo, la possibilità di afferrare sé stesso come un’individualità in grado di confrontarsi con il mondo sviluppando un’attività conoscitiva e agendo in modo responsabile, si fondano nel suo nucleo spirituale essenziale, nell’io.
Questa è la dimensione propriamente umana, che permette all’uomo di produrre civiltà e che gli fa percorrere la sua biografia recependo ed elaborando conoscenza.
Una considerazione puntuale e approfondita della realtà quadripartita dell’uomo in corpo fisico, corpo eterico, anima e spirito (io) permette di afferrarne la complessità strutturale e di ricavarne delle preziose indicazioni per la comprensione dei fenomeni di salute e di malattia.
Va ancora sottolineato che tale suddivisione non nasce da un’eventuale considerazione filosofica dei rapporti tra l’uomo e gli altri regni della natura. Le diverse organizzazioni sono “esperienze” per l’indagatore spirituale e si pongono quali realtà autonoma e non per via speculativa.
Solo il corpo fisico può essere percepito con gli ordinari organi di senso: le altre tre organizzazioni possono essere riconosciute, a tutta prima, solo tramite i loro effetti nell’ambito dei fenomeni sensibili.
Possiamo quindi distinguere schematicamente:
Corpo fisico (organizzazione fisica) = minerale
Corpo eterico (organizzazione della vita) = vegetale
Corpo astrale (organizzazione psichica) = animale
Organizzazione dell’io (spirito) = umano
Polarità tra forze costruttive e distruttive
Le quattro dimensioni così sommariamente indicate non vanno rappresentate come delle realtà separate l’una dall’altra, ma come delle organizzazioni di forze che si compenetrano e si influenzano reciprocamente inducendo delle profonde trasformazioni nel corso della vita. Come le esperienze psichiche si possono far valere in manifestazioni fisiche, così i processi fisici possono agire fino nella regione soggetta all’organizzazione dell’io. Ad esempio un aumento o una diminuzione improvvisa del contenuto di zucchero del sangue influenzano in modo determinante lo stato di coscienza e l’espressione della personalità individuale.
L’organizzazione psichica e l’organizzazione dell’io, creatrici di coscienza, agiscono peraltro in senso polarmente contrapposto rispetto all’organizzazione fisica ed eterica. L’anima e lo spirito possono inserirsi nel complesso della realtà individuale dell’uomo solo se viene loro fatto posto, per così dire, nell’organizzazione corporea.
“Lo spirito si manifesta nell’essere umano non sulla base dei processi metabolici costruttivi, ma sulla base dei processi distruttivi. Là dove nell’uomo deve agire lo spirito, la sostanza deve retrocedere dalla sua attività” (Steiner-Wegman). La malattia non è un evento anomalo che colpisce l’uomo dall’esterno, ma è sempre presente al suo interno. Senza una certa quantità di “malattia” o di tendenza alla malattia l’uomo non potrebbe essere sano in senso veramente umano. La guarigione non può venir indotta semplicemente dall’esterno, ma è anch’essa una potenzialità intrinseca.
La salute è il risultato del raggiunto equilibrio fra le due forze polarmente contrapposte, sempre presenti all’interno dell’uomo: forze distruttive di malattia da un lato e forze costruttive di guarigione dall’altro lato. La salute non è uno stato finito, ma deve essere sempre di nuovo conquistata in modo diverso per ogni età della vita, per ogni giorno e per ogni ora, per ogni singolo uomo. Esistono tante forme di salute quanti sono gli esseri umani: ognuno potrebbe riconoscere la propria nel corso della vita e cercare di mantenerla.
Le forze di guarigione presenti nell’organismo umano sono proprie del suo corpo eterico e permettono di venire a capo di piccoli malesseri anche senza alcun aiuto esterno. Una piccola ferita guarisce da sé: i suoi margini ricrescono verso il centro. È all’opera una forza di crescita in grado di guarire, chiamata appunto capacità di rigenerazione, che è particolarmente sviluppata negli animali inferiori. Quanto minore è la coscienza dell’animale, tanto maggiore è la sua capacità di rigenerazione. Nel regno vegetale poi, dove non si ha più a che fare con una coscienza autonoma, la capacità di crescita e di rigenerazione appare illimitata. Invece gli animali superiori e poi l’uomo posseggono una minima capacità rigenerativa. Esiste cioè, nella scala evolutiva degli esseri viventi, una puntuale contrapposizione tra coscienza da un lato e vitalità dall’altro lato.
Nell’uomo, all’accrescimento dei processi di coscienza corrisponde fisicamente un continuo processo distruttivo. Non solo l’organo su cui si fonda gran parte della coscienza di veglia, cioè il cervello, non possiede più nelle sue cellule alcuna capacità rigenerativa, ma ogni giorno assiste alla morte irreversibile di parecchie di esse. A fondamento della coscienza umana sta un processo di distruzione, di malattia, di morte.
Molte malattie sono connesse con l’esperienza del dolore. Si tratta di un accrescimento della coscienza, anche se in una forma disarmonica che non si inserisce nelle altre condizioni di vita. Diventa dolente, e quindi cosciente, qualcosa di cui prima non si aveva alcuna esperienza. Il mal di stomaco rende coscienti di una regione dell’organismo in cui i processi biologici hanno luogo in modo sano con esclusione della coscienza. La formazione di un’ulcera in tale ambito è l’immagine concreta del modo in cui una forza creatrice di coscienza ha agito distruggendo la sostanza corporea.
La biografia individuale
Un motivo centrale della medicina antroposofica è l’attenzione all’aspetto biografico del decorso delle singole malattie. Essa si sforza di riconoscere e di far comprendere il senso delle malattie e dei loro sintomi ai fini dell’evoluzione somatica, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi che regolano il corso della vita terrena dell’uomo. Sotto quest’aspetto vengono anche ricercate le opportune misure terapeutiche. Certe malattie infatti, se trattate in modo adeguato, possono avere un effetto positivo per l’evoluzione biografica.
Un esempio caratteristico è quello delle malattie esantematiche dell’infanzia, il cui superamento permette di “rimodellare” la corporeità ricevuta alla nascita, che proviene dall’asse ereditario dei due genitori e spesso può essere poco confacente ai compiti di destino della singola individualità. La guarigione da tali malattie è connessa infatti con un cambiamento della personalità del bambino e con l’acquisizione di nuove capacità fisiche e psichiche. Recenti studi epidemiologici paiono anche confermare l’esistenza di una precisa correlazione tra la mancata esperienza delle malattie esantematiche, tipicamente infiammatorie, nell’età infantile e la comparsa di tumori nell’età adulta.
Il problema del senso delle malattie va comunque inquadrato, secondo le indicazioni dell’antroposofia, nell’arco di un destino che abbraccia ripetute vite terrene: occorre tenere in considerazione, però, non solo il singolo individuo, ma anche le varie comunità più o meno grandi in cui il singolo individuo si trova a vivere l’esperienza terrena.
Come esiste una storia individuale, così si parla anche di storia dell’umanità e di storia delle malattie, della loro comparsa e della loro scomparsa in periodi di tempo anche relativamente brevi. Le ragioni più profonde di tali avvenimenti sono accessibili a chi sia in grado di leggere nella storia spirituale dell’umanità.
L'approccio terapeutico
Per passare dalla patologia alla terapia si tratta sempre di appurare concretamente in che modo interagiscono, nella persona ammalata, i suddetti sistemi organici funzionali (nel senso della quadripartizione e della tripartizione) e in che modo si possa arrivare a una guarigione del paziente, se con un rimedio tratto dagli altri regni della natura o piuttosto con un’attività eseguita dal paziente stesso. Fondamento essenziale per tale ricerca è la conoscenza delle corrispondenze dell’uomo con i regni della natura e con le attività da lui stesso esercitate.
L’indagine antroposofica permette di studiare con esattezza tali corrispondenze e di verificarne la reale portata: esse si fondano, nel primo caso, sul lungo cammino evolutivo percorso dall’uomo stesso e dagli altri regni della natura. In un lontano periodo dell’evoluzione cosmica, ad esempio, quando vennero posti i fondamenti spirituali per la creazione degli organi interni dell’uomo, nacquero contemporaneamente gli abbozzi spirituali di determinate specie vegetali. La virtù terapeutica di una pianta medicinale deriva dalla sua affinità spirituale genetica con un organo interno dell’uomo.
Da questo punto di vista la somministrazione di un medicamento acquista una dignità e un valore che trascendono il caso singolo, permettendo di riunire quanto si era una volta separato nel corso dell’evoluzione. L’uomo viene posto di nuovo all’inizio della creazione.
I medicinali antroposofici
I farmaci utilizzati nell’indirizzo terapeutico antroposofico rappresentano un ampliamento e un rinnovamento delle usuali tecniche di preparazione farmaceutica. Da un lato, ad esempio, oltre alla classica tecnica omeopatica delle diluizioni successive vengono usate nuove tecniche di dinamizzazione: una di esse, del tutto caratteristica, che riguarda certi sali metallici, è quella di far compiere le successive diluizioni da successivi cicli biologici di certe piante, che vengono usate come “eccipienti viventi”. Si ottengono in tal modo i cosiddetti metalli vegetabilizzati.
Dall’altro lato le lavorazioni che stanno a monte del processo di dinamizzazione vengono inserite in uno specifico rapporto con determinati processi dell’organismo sano e malato. Queste lavorazioni non sono quindi viste solo in funzione tecnica (come ad es. l’uso differente del calore in funzione della solubilità di certe componenti), ma in funzione di una precisa esigenza terapeutica nel senso suddetto.
Alcuni esempi di tali lavorazioni:
- l’uso differenziato del calore nelle sue varie forme, dalla “digestio” fino all’incenerimento;
- la formazione di specchi metallici;
- tutta una serie di estrazioni termo-ritmiche per l’ottenimento di tinture vegetali analcoliche;
- l’allestimento di preparati “sintetici” sul modello di diverse piante medicinali partendo da sostanze minerali inorganiche;
- le varie combinazioni a livello chimico e fisico di diverse sostanze così da creare nuove combinazioni di partenza.
In assenza di un’apposita Farmacopea Antroposofica, che pur tuttavia è in corso di studio, tali nuove tecniche sono state in gran parte recepite dalla Farmacopea Omeopatica Tedesca e dalla Farmacopea Omeopatica Britannica.
Altre peculiarità risultano in modo evidente da alcune specifiche modalità di somministrazione dei farmaci. L’indirizzo terapeutico antroposofico prevede, ad esempio, un uso molto differenziato dei vari gradi di diluizione (dinamizzazione) delle componenti farmacologicamente attive, tale da richiederne la piena disponibilità fin dalle più basse potenze o dalle stesse tinture madri o comunque dalle combinazioni di partenza.
Inoltre nell’indirizzo terapeutico antroposofico vengono utilizzate le diverse forme farmaceutiche per via orale, per via parenterale, per via esterna, secondo specifici criteri legati sostanzialmente alla tripartizione funzionale dell’organismo umano.
L'assistenza al malato Una delle professioni paramediche più importanti è senza dubbio quella dell’infermiere/a. Un rinnovamento di tale professione in senso antroposofico è possibile se si aggiunge alla specifica preparazione tecnica lo sforzo di attivare in sé una nuova immagine dell’uomo e della natura, che sia in grado di risvegliare al contempo un senso profondo per il destino della malattia.
L’infermiere può essere in tal modo preparato ad accompagnare con maggiore comprensione e con vera forza interiore gli eventi legati alla nascita e alla morte, alla malattia e alla sofferenza. Anche il suo modo di comportarsi può avere un grande effetto sul paziente: già il suo ingresso nella camera dovrebbe far stare meglio chi soffre.
L’autoeducazione e la disciplina interiore rappresentano non solo per il medico ma anche per tutte le professioni paramediche l’indispensabile preparazione per poter agire in senso risanatore “da uomo a uomo”. Nell’epoca dell’incalzante tecnicizzazione delle strutture ospedaliere è sempre più importante, accanto a una specifica qualificazione professionale, una solida preparazione umana nel senso sopra indicato.
Fonte: Società Italiana di Medicina Antroposofica
ho letto il vostro articolo che per molti versi è interessante, ma ho notato nel vostro commento una discrepanza con la Scienza dell'Antroposofia di R.Steiner. A proposito delle malattie esentematiche infantili.... Steiner dice che bisogna lasciarle fare ai bambini, naturalmente non parla di fare dei vaccini, ma aggiunge che la possibilità di sviluppare una malattia esentematica in un bambino è un affrancamento dal Karma familiare....ed è un'esperienza che se non avviene.... è semplicemete perché il bambino ha già avuto l'esperienza in un'altra vita e non deve ripeterla
loriana
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