RICERCA SUL CANCRO E DOMANDE SCOMODE
di Antonio Scardino
Il quesito è semplice: da quando è iniziata la ricerca medica sul cancro, l’incidenza dei tumori negli esseri umani è diminuita o aumentata? Una domanda banale, apparentemente, che in realtà in troppo pochi si pongono. Nonostante gli enormi afflussi di denaro convogliati verso gli istituti di ricerca di tutto il mondo e gli slogan ottimistici, quando non addirittura trionfalistici, di luminari e politici, negli ultimi dieci anni l’incidenza media dei tumori è aumentata globalmente del 30 per cento.
Per fare un esempio, vent’anni fa una donna su venti veniva colpita dalla sventura del cancro alla mammella, dieci anni fa era una su dieci. Oggi, una donna su otto soffrirà statisticamente di tale patologia. Per questo tipo di tumore, come per gli altri del resto, si attribuisce un ruolo fondamentale all’aumentare dell’età media delle persone. Intanto la ricerca scientifica continua e non si può certo negare che da quando la medicina, negli anni 30 ha deciso di studiare con sistematicità scientifica l’origine e la cura dei tumori non si siano fatti degli enormi passi avanti. Allora perché gli approcci terapeutici fondamentali applicati su larga scala rimangono quelli della radio e della chemioterapia? Perché rendono i migliori risultati clinici.
Chi scrive ha speso quindici anni della propria vita fra Italia, Stati Uniti e Francia a disegnare vaccini a dna contro il cancro e ha creduto fermamente agli slogan e al dogma che è nella ricerca che va investita la fiducia di tutti. In realtà, chiunque abbia fatto il ricercatore avrà almeno una volta sentito dentro di sé, ogni giorno di più, il peso della responsabilità di non porsi le questioni vere, fino in fondo.
Negli anni, acquisendo nozioni e conoscenze, andando ai congressi, osservando con sempre più nitidezza le cellule nella lente del microscopio, discutendo, scrivendo, si avverte il germogliare di un grano di coscienza che si sceglie volontariamente di coltivare o di soffocare. Nonostante il sospetto, quasi sempre si fa finta di non vedere e di non sentire. Si finge che non è vero che Olivier Schwartz, oncologo della Salpetriere di Parigi, viene licenziato perché ha scritto un libro nel quale dichiara il fallimento della ricerca scientifica nel campo della applicazione dei terapeutici al cancro. Si finge di ignorare la pressione delle grandi multinazionali sui ricercatori scettici, l’ostracismo delle riviste scientifiche per gli argomenti scomodi.
Negli anni 90 ero al National institute of health e si discuteva dell’isolamento politico e scientifico del capo dipartimento di statistica del National cancer institute perché sosteneva che è un’evidenza matematica l’assenza di risultati concreti nella lotta al cancro, e perché per primo denunciò l’enorme disparità fra i troppi fondi stanziati per la ricerca scientifica e il pochissimo denaro utilizzato per l’epidemiologia, l’osservazione sociale e, soprattutto, ambientale quali ambiti gravidi di notizie per l’individuazione dei fattori causali dei tumori e l’individuazione di azioni preventive concrete.
Ancora una volta, forse, la domanda sarebbe troppo facile, o troppo scomoda: non ci chiediamo come, dove o quanto, come sempre facciamo per distrarci, ma chiediamoci il perché? Perché l’incidenza dei tumori è aumentata del 30 per cento, quindi? Perché in troppi fanno finta che l’incidenza delle leucemie non sia aumentata in numerose comunità che vivono attorno alle centrali nucleari, alle discariche, a certe fabbriche o alle emittenti radio molto potenti (tema ben affrontato da Terra domenica scorsa)? Perché non si dice mai che numerosi tumori sono dovuti al fumo di tabacco e all’assunzione di alcol, sì, ma soprattutto alla scarsa igiene dell’aria, delle acque e della terra? Perché nessuno ha mai detto che la plastica che si usa per i biberon e le bottiglie rilasciano sostanze molecolari simili agli ormoni femminili, potenziali cause prime degli squilibri endocrini a carattere tumorigenico? Non ce lo chiediamo perché il cancro è un business immenso.
Guardiamo in faccia la realtà, non prendiamoci in giro. Nel nostro sistema nervoso prima e sociale poi è perfettamente concepibile che una malattia sia fonte di guadagno illimitato; scoprirne le cause principali è interesse di nessuno, o quasi nessuno, soprattutto se queste cause collidono con il sistema industriale.
Chi scrive ha assistito a riunioni dove si decideva di investire tempo e denaro su patologie cancerose delle quali sono affetti gli individui abbienti, di pelle bianca (melanoma, tumore della prostata e cancro della mammella) rispetto ad altre che affliggono categorie umane in prospettiva meno “redditizie”.
Non sarebbe stupefacente immaginare che un certo tipo di umanità speri nella cronicizzazione del tumore e studi per tale obiettivo, invece di puntare alla sua eradicazione, così da poter vendere pillole da somministrare ai malcapitati. E finché non si farà un serio lavoro su noi stessi per comprendere in che ambiente viviamo, se è giusto lo stile di vita che conduciamo, finché non scandaglieremo le reali motivazioni che ci spingono a decidere in che modo vogliamo che i nostri figli vivano in futuro sulla Terra, non criticheremo mai la realtà e il modo in cui la modifichiamo. Rimuoveremo sempre, facendo finta che i come, i dove e i quanto siano più importanti dei perché.
Antonio Scardino è un grande!! E' un vero intellettuale. Di quelli che purtroppo non ci sono più e di cui tutti noi avremmo grandissimo bisogno.L'ultimo vero intellettuale di cui io ricordi è Pasolini, che analizzava con profondità la realtà traendone verità che non tutti esprimevano perchè scomode al potere.Scardino ha perfettamente ragione:I cibi che mangiamo, l'aria che respiriamo,le ferite inferte all'ecosistema costituiscono un immenso pericolo alla nostra salute.La medicina tradizionale cinese non avrebbe nessuna remora ad affermare con sicurezza che:L'UNIVERSO E' MALATO - L'UOMO CHE E'PARTE INTEGRANTE DELLO STESSO NON PUO'CHE AMMALARSI.
UN SALUTO ED UN RINGRAZIAMENTO AD ANTONIO SCARDINO.
"LA VERITA' VI FARA' LIBERI" - NAMASTE' - CARLO DEL BELLO
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