IL FALO' DEL CAPITALISMO
di Loretta Napoleoni
I politici sembrano dei drogati dell'economia, vogliono subito tornare a “sballare” Forse gli incendi australiani possono aiutarci a trovare il modo di arginare la recessione. Anche se può sembrare un'idea stravagante, la crisi di oggi è come un incendio della globalizzazione. E dato che viviamo in tempi eccezionali, perché non provare ad adottare un'ottica diversa dal solito? Secondo il primo ministro australiano Kevin Rudd, i responsabili degli incendi dolosi nello stato di Victoria sono assassini e dovrebbero essere assicurati alla giustizia. Rudd si è guardato bene dal promettere di rimettere indietro l'orologio. Anche se i soldi dei contribuenti potessero finanziare la ricostruzione delle case ridotte in cenere, a che servirebbe? Si ritroverebbero in una sorta di paesaggio infernale.
Ormai la natura è stata danneggiata irreparabilmente. Nessuno può riportare in vita gli alberi, i prati e gli animali bruciati: solo la natura può farlo. E la natura ci mette molto tempo a fare i suoi miracoli. I banchieri di oggi sono come i piromani australiani? Sembrano piuttosto dei bambini che giocano con i fiammiferi. Lontano dagli occhi vigili dei genitori, hanno bruciato la nostra ricchezza e quella dei nostri figli per fare un gioco stupido e pericoloso. A spingerli è stata l'avidità.
E appena la recessione comincerà a colpire duramente la gente comune, tutti li considereranno colpevoli di una strage di massa. Come affrontare questa situazione eccezionale? Barack Obama, Gordon Brown, Angela Merkel e tutti gli altri leader politici dovrebbero pretendere che siano assicurati alla giustizia.
Qualcuno deve pagare per questo crimine. Perché di un crimine si tratta.
I politici comunque non dovrebbero cercare di rimettere indietro l'orologio. Non c'è una soluzione rapida per la crisi. I prezzi delle case non torneranno presto ai livelli del 2006, i consumi non riprenderanno, le banche non faranno enormi profitti e l'occupazione non aumenterà.
È stato il debito, non una crescita reale, ad alimentare gli anni del boom e adesso i giorni del credito facile a basso costo sono finiti. Sono finiti anche quei pochi soldi che avevamo, i nostri risparmi, i fondi pensione, il denaro messo da parte per far studiare i nostri figli. L'incendio economico è scoppiato quando questi soldi hanno preso fuoco.
I governi possono eliminare i prodotti bancari tossici, possono cancellare i nostri mutui, ma le banche e le case rimarranno in un deserto economico. L'incendio ha distrutto il tessuto della società, quello che mantiene i suoi membri legati gli uni agli altri. Ci vorranno anni per ricostruirlo, per convincere gli istituti di credito a prestare denaro alle imprese e la gente ad affidare i suoi risparmi alle banche. Come sempre, l'economia farà i suoi miracoli, ma ci vorrà tempo.
I pacchetti di salvataggio non hanno funzionato e non funzioneranno, perché i governi li concepiscono come soluzioni rapide. I politici si comportano come dei drogati dell'economia, vogliono tornare a “sballare”, subito.
La settimana scorsa, il ministro del tesoro americano Tim Geithner ha dichiarato che lo scopo del piano di salvataggio è sostenere il prezzo delle case, come se la bolla non fosse mai esistita e i prezzi gonfiati del 2006 e del 2007 riflettessero il vero valore degli immobili.
Non bisogna cercare di riprodurre l'assurda illusione della ricchezza basata sul debito: i politici dovrebbero affrontare la crisi e smettere di avere una visione irrealistica dell'economia, di sognare il boom perpetuo. Ovviamente il mercato questo lo sa già, ed è per questo che finora ha respinto qualsiasi intervento.
La borsa di New York ha risposto con un brusco calo al piano di Obama, e la battaglia di Gordon Brown per evitare il fallimento delle banche con la nazionalizzazione non ha impedito alla Lloyds Bank, che di fatto è di proprietà dei contribuenti, di finire nel pantano dell'insolvenza. Tutto quello che possono fare i politici è contenere l'incendio per proteggere la popolazione.
Dovrebbero evacuare le zone più pericolose. Invece di sprecare soldi per comprare o eliminare i crediti a rischio accumulati da banchieri imprudenti, si potrebbero dirottare i risparmi della gente verso gli istituti di credito cooperativo e le piccole banche solide.
Adam Smith avrebbe applaudito al falò del capitalismo moderno. Il fuoco non brucia solo i titoli tossici, ma anche le istituzioni e i singoli individui che hanno contaminato l'economia, quelli che non hanno mai letto Smith e credevano che i beni immobili potessero creare ricchezza. Allora lasciamoli bruciare.
Ma un piano alternativo per uscire dalla crisi – in linea con la dottrina di Smith – non è stato neanche discusso. Questo perché quelli che dovrebbero spegnere il fuoco non sono pompieri professionisti, ma sono gli stessi bambini che fino a poco fa giocavano con i fiammiferi. Su entrambe le sponde dell'Atlantico i signori della deregulation, che ha messo in ginocchio il capitalismo moderno, presiedono le commissioni che dovrebbero affrontare la crisi.
Se continua così, la storia dell'economia metterà la stretta creditizia e la recessione tra le catastrofi provocate dall'uomo nel nuovo millennio. Non c'è molto tempo per evitare gli errori del 1929 che trasformarono una recessione nella grande depressione.
Internazionale 783, 19 febbraio 2009
|