L'ECONOMIA ETICA
di Niccolò Branca
Nella lingua greca la parola 'economia' appare come parola composta. In essa, infatti, entrano altre due parole: oikos e nomìa, nomos. Oikos nel significato più diffuso, vuol dire casa, dimora. Ma in un significato più forte, più metaforico, può voler dire anche luogo del pieno, approdo, luogo in cui Si sta, ci si acquieta. Quindi luogo del non più errare e del non errore..., luogo insomma della verità. Oikos, dimora come ciò che rimanda ad un ordine di verità. Nomos significa valore, legge infatti. Quindi la parola 'economia', nel suo significato etimologico, è doppiamente impegnata con il tema metafisico della verità, come la parola ecologia ha a che fare con il rapporto con il vero, con il bello, con il giusto, con quella forma di saggezza che Pitagora chiamava 'filosofia'.
La proposta oggi di un discorso sull'economia in una rivista dedicata alla saggezza olistica mi sembra perciò pertinente. Essa non tocca solo il lato empirico dei fenomeni di comunicazione tra gli esseri umani e la natura nella forma del lavoro e dell'utile, piuttosto essa vuole mantenere un ragionamento complesso che lega economia e metafisica, etica e saggezza politica.
Percorsi storici
A conclusione di questo secondo millennio s'impone l'esigenza di un sereno ma severo détour della ragione sul senso del suo stesso accadere, un bilancio libero e spregiudicato dei percorsi che ne hanno scandito il ritmo, almeno qui da noi in occidente. Nel corso di questi dieci secoli si sono date trasformazioni o innovazioni veramente radicali che hanno marcato in modo decisivo e talora spettacolare il destino dell'umanità e il processo del suo innegabile e complesso, tortuoso e contraddittorio sviluppo. Ricordiamo i luoghi generali dei momenti innovativi:
- la scoperta e la realizzazione del mercato come spazio libero di circolazione di merci e possibilità umane
- la progressiva realizzazione della dignità della persona nel senso universale ispirato al Cristianesimo (Habeas Corpus, Magna Charta, San Paolo lettera ai Galati, 3, 28: 'non c'è più giudeo né greco, non c'è schiavo né libero...')
- la conseguente valorizzazione e realizzazione delle libertà politiche (attraverso il Comune, la riforma protestante, le rivoluzioni inglese, americana e francese) .
- le rivoluzioni scientifiche del '600
- la stagione del grande sviluppo della tecnica dall'Ottocento in poi.
Utopia cristiana e tempo del mercante
La grandiosa utopia cristiana di 'cieli e terra nuovi', di un mondo fraterno non solo sul piano umano ma anche lungo la vita animale tutta ( il lupo e l'agnello goderanno di relazioni di solidarietà), paradossalmente, nonostante il trionfo esteriore della Chiesa che è durato per il millennio del medioevo, è rimasta inattuata, perciò storicamente sconfitta. Così, sempre paradossalmente, si può affermare che là dove doveva venire il Regno si affermò al contrario il 'tempo del mercante' (Le Goff). L'esito è stato il costituirsi di una nuova antrotipologia: al posto dell'uomo 'buono' si è fatto strada l'uomo dell'astuzia e della forza, l'uomo che sa essere 'golpe' et 'lione' di Machiavelli.
Tra cultura della bontà e della saggezza e cultura della scaltrezza, del dominio su esseri umani e mondi vitali ridotti a strumento, ad oggetti si è affermata quest'ultima. Perciò il bilancio del nuovo umanesimo che si è imposto alla vita pratica è tragico, ovvero è caratterizzato dallo spirito di scissione: da un lato il nuovo umanesimo dispiega un'eccezionale promozione e liberazione di forze, di libertà, di valorizzazione del singolo, della ricerca, della democrazia, della scienza e della tecnica. Dall'altro mostra un'inedita e pesante forma di schiavizzazione verso la natura (i pesanti esiti erano visibili al recente Summit di Rio), verso il genere umano (la cui maggioranza non è in grado di accedere ai livelli minimi di dignità di esistenza).
Per un nuovo progetto umanistico
Noi vogliamo operare su questa immane contraddizione, facendo scendere in campo un nuovo, più alto programma di evoluzione, in nuovo più complesso progetto umanistico: un umanesimo che, mentre sa tornare ad essere "fedele alla terra", alla natura, "alla stoffa dell'universo", si mantiene anche aperto a "guardare le stelle", al senso dell'incanto e dello stupore per la bellezza e l'armonia del creato e all'inabissamento nelle vertiginose profondità dello spirito.
Per ricordare una figura: un umanesimo planetario alla Tehilard de Chardin, in cui scienza e tecnica, etica, metafisica e misticismo si tengono insieme in un intreccio sapiente e fecondo.In questa mappa di ragione buona e aperta, si dà anche spazio per ridefinire la relazione tra etica ed economia.La più alta e nuova forma di umanità a cui pensiamo, infatti, dovrà saper conciliare la libertà del profitto con gli imperativi morali, trattare ogni essere umano come fine e non come mezzo, come persona e non come individuo, numero o cosa. Siamo felicemente coinvolti in un 'avventura corale, noi, "i nuovi viandanti".
Etico politica di Macintyre
L'uomo sociale positivo crea una società di soggetti integri
Macintyre rappresenta, nell'attuale filosofia morale e politica statunitense, una delle voci più autorevoli. In particolare, Macintyre, nella sua fase post marxista, si è caratterizzato per una delle critiche più severe al processo di secolarizzazione, di relativismo etico del 'moderno'. Più precisamente Macintyre, con M. Walzer e C.West, è la punta avanzata del pensiero etico-politico personalistico e comunitario, scevro dal conservatorismo della scuola di Leo Strauss che invoca un ritorno al pensiero metafisico ed elitario di Platone.
La legge positività sociale
Macintyre oppone alla decadenza del 'moderno' per mancanza di valori filosofici e metafisici fondati, la ripresa dell'ottimismo aristotelico della positività della legge natural-sociale. Per Aristotele l'essere umano seguendo la propria vocazione più intima, più appropriata, si realizza come animale sociale e politico, aperto al positivo riconoscimento della comune, universale dignità dei soggetti, cosoggetti, aperto alla realizzazione di una società integra(con esclusione per Aristotele degli schiavi e delle donne). Questo sfondo etico-politico sarà ripreso e approfondito nel Medioevo da San Tommaso che aggiungerà alla socialità naturale aristotelica il valore sociale dell'amore, della carità. Attitudine sociale e dinamismo caritativo che spingono l'essere umano a non rattrappirsi in se stesso, a non chiudersi in una dimensione egoica, a non porsi come individuo ma a cercare, a praticare la comunicazione con gli altri, a realizzarsi come reciprocità, intersoggettiva. Insomma, per usare il linguaggio della teoria personalistica, a realizzarsi come persona nella tensione comunitaria.
Il capitalismo USA non è una via necessaria
L'anarchia selvaggia del sistema capitalista non è pertanto la via necessaria, intrascendibile per le società complesse. La sconfitta clamorosa, ma prevedibile, del collettivismo burocratico dei paesi dell'Est, non deve obbligatoriamente sfociare in forme di società capitalista espresse dal modello statunitense. Per Macintyre, come già per Maritain, Mounier, Teilhard de Chardin e Olivetti, è possibile una terza via in cui la disponibilità ottimistica e positiva alla socializzazione si ristori con l'efficacia della mistica sociale del dono, della carità del prossimo. L'esito può essere quello di una rete nuova di solidarietà sociale visibile, vero avamposto etico politico del "civile", diffuso in modo capillare, molecolare.
San Benedetto e le comunità benedettine
Una fraternizzazione del civile che richiama la stagione eroica di San Benedetto e dell'opera comunitaria di civiltà a lui ispirata. Dice Macintyre: " E' sempre rischioso tracciare paralleli troppo precisi fra un periodo storico e un'altro, e, fra i più fuorvianti di tali paralleli vi sono quelli che vi sono stati tracciati fra la nostra epoca in Europa e nel Nordamerica e l'epoca in cui l'impero romano declinava verso secoli oscuri. Tuttavia certi parallelismi esistono. Un punto decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l'imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium.
Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costituzione di nuove forme di comunità, entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all'epoca incipiente di barbarie e oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta.
Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso la crisi profonda che sovrasta questo tempo. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell'ultima età oscura, la speranza non è del tutto priva di fondamento. Questa volta però i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci stanno governando da parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire la difficoltà. Stiamo aspettando non Godot, ma un altro San Benedetto, che sarà senza dubbio diverso ".
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