LE FATTORIE DIDATTICHE BIOLOGICHE
Gianfranco Zavalloni
Per i ragazzi d’oggi è importantissimo fare esperienze pratiche e non solo teoriche. È per questo che tante scuole sono uscite dall’aula con gli studenti e hanno iniziato a fare esperienze concrete, all’aperto, a contatto con gli ambienti naturali, con gli animali, con gli alberi, respirando a pieni polmoni. Solo così si comprende il legame che esiste fra queste realtà e il lavoro in aula.
Qualsiasi esperienza che facciamo a scuola, infatti, è legata a tutte le altre. Possiamo anche spezzare in 30, 40, 50 tessere il mosaico della scuola, la settimana, il mese, l’anno scolastico, ma dobbiamo ricordarci che è tutto collegato.
È un po’ come la legge dell’ecologia che ci dice che in natura tutto è collegato. Lo stesso avviene nell’educazione: non c’è in educazione cosa che non sia collegata ad un’altra.
Oggi la scuola è sempre più scuola di città, relegata fra le quattro mura dell’aula scolastica. In questi ultimi quindici anni si è acutizzato il fenomeno della chiusura di scuole in zone periferiche, in campagna, in montagna e in collina.
È proseguito il processo di urbanizzazione, che un tempo era collegato all’industrializzazione dell’Italia e che oggi è basato sul principio della riduzione dei costi per allievo, soprattutto là dove il fenomeno del decremento delle nascite è più forte. E’ un processo che è stato eclatante negli anni ‘50 quando dalla campagna, dalla montagna, la gente se n’è andata.
Oggi c’è un ulteriore fase di impoverimento della campagna, che è stata per centinaia di anni la struttura portante dell’Italia. Il concentrare i bambini nelle grandi scuole di città sta facendo emergere sempre di più il fenomeno di allievi che provengono da realtà di cosiddetta periferia, ma che non conoscono in profondità l’ambiente.
È un ulteriore distacco fra mondo rurale e mondo industriale, fra città e campagna, fra il luogo dove si produce e dove si consuma il cibo. Nelle scuole italiane, anche dove è presente la mensa, si stanno sempre di più perdendo occasioni per ricucire questo legame.
Ci si appella ai falsi miti dell’igiene o del risparmio.
Si stanno sempre più togliendo dalle scuole l’esperienza della mensa e della cucina. E sempre di più si porta il cibo già precotto ai ragazzi che si fermano a pranzo, che fanno il tempo pieno o i rientri nelle elementari e nelle medie. Centralizzando i punti di cottura di questi cibi, il pranzo viene servito a scuola con le vaschette di plastica o di alluminio. Un’operazione, oltretutto, poco ecologica poiché costosa dal punto di vista energetico.
E poi si producono rifiuti, perdendo una occasione unica per far capire ai ragazzi da dove viene il nostro pane quotidiano.
La stessa cosa la facciamo a casa: è tanto il cibo che compriamo e poco quello che produciamo direttamente. Fare scuola all’aperto significa ritrovare dei collegamenti, ricostruire il legame col mondo agricolo, con un mondo organizzato sul fare e sull’uso intelligente delle mani.
Da qui le esperienze degli orti didattici biologici, degli stagni naturali, delle piccole serre, dei giardini botanici o naturali, delle siepi o delle piante officinali.
Ma anche il diffondersi di esperienze come le settimane verdi o le settimane azzurre, momenti intensi di immersione in realtà spesso sconosciute alla maggioranza degli studenti. Le scuole di ecologia all’aperto sono i luoghi ideali per offrire veri e propri itinerari di educazione ambientale.
Cosa intendiamo per educazione ambientale?
L’educazione all’ambiente è quella scienza che valuta i comportamenti e le scelte che le persone fanno quotidianamente. Si analizzano gli effetti di queste scelte nei confronti dell’ambiente, sia quello naturale sia quello modificato dall’uomo. L’educazione all’ambiente stimola quindi le scelte compatibili col futuro.
Paragonando la natura ad un grande capitale naturale, si vuole evitare di intaccarlo, utilizzando solo gli interessi. L’educazione all’ambiente usa quindi le scienze naturali, le tecnologie appropriate e le scienze umane come strumenti per comprendere le conseguenze dei piccoli e grandi gesti quotidiani.
Una visione locale, cosiddetta bioregionalista, aiuta e favorisce questa comprensione. Fa comprendere le relazioni fra la natura, la storia, la cultura e gli uomini di un determinato territorio, cioè di una bioregione. E’ questo che viene offerto ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze nelle fattorie didattiche biologiche o più in generale nelle cosiddette scuole di ecologia all’aperto.
Sentiamo parlare, da un po’ di anni, di fattorie didattiche, di scuole fattoria, di aule all’aperto. Cosa sono? Nuove scuole, nuove aziende agricole, una nuova tipologia di istituti agrari? Andiamo per ordine.
Quando usiamo termini come scuola fattoria o fattorie didattiche o più in generale scuole di ecologia all’aperto, ci riferiamo a tre ordini di problematiche, fra loro strettamente collegate: o far scuola all’aperto in maniera viva e attiva o condurre una azienda agricola con le tecniche di agricoltura biologica o educare all’ambiente nel contesto di un territorio: la bioregione.
Quanta gioia abbiamo provato - anche se in poche occasioni - quando la maestra all’improvviso diceva: “Bambini oggi si esce a fare lezione all’aperto”. Purtroppo andare fuori significava fare una semplice passeggiata. Era un momento importante, anche se a volte con scarso significato didattico/educativo.
Oggi l’esperienza di andare fuori dall’aula o dalla scuola a fare lezione, alla luce della cosiddetta scuola dell’autonomia, ha un profondo significato educativo. Soprattutto quando ci serviamo delle strutture delle scuole di ecologia all’aperto.
Facendo scuola all’aperto coinvolgiamo in modo pratico insegnanti e studenti di qualsiasi ordine e grado. Sperimentiamo le leggi dell’ecologia, verificando le scelte economiche e quelle agronomiche.
Possiamo poi conoscere le tecnologie a basso impatto energetico e soprattutto possiamo vivere la cultura e le tradizioni che appartengono a ciascuno di noi. Sono strumenti pratici che ci aiutano a comprendere il significato dei nostri gesti quotidiani e a sperimentare direttamente le leggi della fisica.
È una legge fisica, ad esempio, quella che dice che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”: se offriamo alla terra veleni, la terra ci restituirà veleni. E’ solo un piccolo esempio di un grande lavoro didattico ed educativo che si può concretizzare nell’ambito di una realtà di lavoro all’aperto, in particolare nelle aziende agricole di tipo biologico.
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