I PESTICIDI e il Morbo di Parkinson
Il rischio di contrarre la malattia d Parkinson, la "Paralisi agitante" descritta nel 1817 da James Parkinson - patologia di origine ancora sconosciuta ad andamento lento e progressivo e la cui evoluzione varia di persona a persona - è notevolmente più elevato se ci si espone ai pesticidi.
Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica New Scientist dimostra infatti quanto avevano già sostenuto diversi ricercatori: i pesticidi potrebbero causare il morbo di Parkinson. Nello studio, finanziato dall'Unione Europea e chiamato Geoparkinson, condotto su tremila persone di cinque paesi europei (Scozia, Svezia, Italia, Malta, Romania) sono soprattutto gli agricoltori, i giardinieri - che non sono soliti proteggersi quando eseguono i trattamenti con pesticidi - a svilupppare la malattia che aggredisce il 19% dei giardinieri "amatoriali" e addirittura il 43% dei coltivatori.
Se le persone hanno una predisposizione familiare al Parkinson l'indice di rischio di contrarre la malattia sale al 350%. Maggiore è il numero dei pesticidi cui sei esposto, inoltre, più sarà alto il rischio di sviluppare il Parkinson. Anche se David Coggon, dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, capo della Commissione Governativa sui Pesticidi (British Government's Advisory Committee on Pesticides), afferma che allo stato attuale non è possibile individuare quali siano i pesticidi responsabili.
Che quotidianamente ci avvelenino, con il nostro concorso, è cosa nota. L'ultima inchiesta di Legambiente cui ha collaborato il Movimento in Difesa dei Cittadini parla chiaro: il 50% della frutta commercializzata in Italia è contaminata da residui di pesticidi. Anche buona parte delle verdure non si sottrae a questa contaminazione, così come pasta, olio e altri prodotti alimentari derivati.
La presenza nei cibi di ormoni, pesticidi (e dove lli mettiamo gli antibiotici somministrati ad animali di allevamento, pesci compresi?) ed altre sostanze chimiche, desta una grande preoccupazione anche nei pediatri americani. Quest'ultimi, infatti, nel puntare l'indice contro questa contaminazione, denunciano che la comparsa della prima mestruazione (menarca) nelle bambine è scesa addirittura a sei anni nelle comunità di colore. Una pubertà molto precoce che non può non destare preoccupazione per la salute futura dei bambini.
Per rimanere in Europa, sempre in tema di "attentati alla salute", l'European Food Safety Authorithy per la sicurezza alimetare) è in serio imbarazzo e deve fornire convincenti spiegazioni sul caso del mais geneticamente modificato (Ogm), il famoso mais Mon 863 della multinazionale Monsanto. La faccenda risale a circa un anno fa ed è stata sollevata da un'associazione ambientalista francese; e non nuovi sono i timori e i dubbi scientifici di diversi scienziati.
Negli animali da esperimento, infatti, il Mais 863 della Monsanto (che per ora non sarà commercializzato in Europa), causa infatti nei reni, oltre ad un rimpicciolimento, anche gravi malformazioni, nonchè alterazioni della composizione del sangue. Ma c'è dell'altro: uno studio scientifico dell'Istituto di Istologia dell'Università di Urbino e del Dipartimento di Biologia Animale dell'Università di Pavia ha infatti dimostrato che piccoli animali (topi) alimentati con soya geneticamente modificata /Soya roundup ready), in commercio in Europa, hanno gravi alterazioni delle cellule del fegato, del pancreas e del testicolo.
Niente male per la sicurezza della nostra salute. Alla prossima puntata.
Roberto Suozzi [email protected]
da "Il Manifesto", domenica 29 maggio 05
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