DALL'INDUSTRIA ALL'AGRICOLTURA: DAL TRANSGENICO ALL'ITALIANO
Intervento di Giannozzo Pucci ad un convegno organizzato dai Verdi riguardante l’agricoltura.
Ringrazio per questo incontro perché è importante, anche se da anni si affronta. Combattere e diffondere questa conoscenza e questa cultura che argini questa sorta di disastro, dell'identità non solo del nostro Paese ma dell'entità stessa della biosfera.
Vorrei un attimo fare una riflessione un po' più generale.
Forse saranno gli anni che ho dedicato alla battaglia contro il nucleare prima, poi contro quello, contro quell'altro, forse gli acciacchi dell'età che mi fanno riflettere se queste battaglie siano sufficienti. Sono essenziali, necessarie però mi domando se sono sufficienti. E qual'è, diciamo questa sorta di dramma, di vuoto profondo che la nostra civiltà sente al suo interno per avere bisogno ogni anno di allargare sempre di più la sua frontiera e di stare sempre a combattere sulla frontiera.
La scienza moderna nasce nel campo dell'astronomia, nel campo dell'osservazione degli astri e la sua caratteristica è di sviluppare un processo conoscitivo della realtà che esautora tutti gli altri processi conoscitivi precedenti e prescinde da ogni cultura, da ogni valore o cosmogonia etica. Quindi, praticamente si afferma come valida in sè per principio di efficienza.
La tecnica viaggia attraverso tutte le acque, le culture e, bene o male, rimane sempre uguale a sé stessa, non c'è cultura per interagire con la tecnica.
Altro elemento essenziale è che sostituisce l'esperienza diretta con la conoscenza della realtà vista dal punto di vista razionale, cioè della ragione. In questo modo cioè si esautora completamente l'esperienza dell'uomo comune, dell'uomo semplice, della persona che non ha studiato ma che nella cultura tradizionale è elemento essenziale della civiltà della cultura il quale viene sostituito dallo scienziato, dall'esperto che solo ha gli strumenti per conoscere e per sapere quale è la realtà, la quale cambia continuamente poi, perché la scienza ogni generazione, ogni stagione inventa, scopre degli errori che ha fatto e inventa cose diverse e quindi non crea nessuna certezza.
Il tipo di mito che sostituisce la cosmogonia etica delle culture dei popoli, perché ogni popolo ha sempre la sua cosmogonia che è fondata sull'etica, è quello del paradiso terrestre impazzito delle storie, anche del tempo medievale dove le montagne sono di marzapane, i laghi di panna montata, i palazzi di plastica e il sole non tramonta mai.
La natura, la creazione nella cosmogonia etica di tutti i popoli è il tramite, il mezzo col quale intuisce l'esistenza di Dio e viene aiutato al colloquio con Lui attraverso la preghiera.
Questo è il motivo fondamentale per il quale le civiltà tradizionali accettano il mondo com'è, come è stato creato e cercano di spiegarne il messaggio, il significato per l'uomo così com'è.
La scienza elimina la validità di ogni spiegazione etico-simbolica e rifiuta di accettare il mondo così com'è che per lei non ha un senso proprio, non ha un senso al di là di lei, è solo una miniera ad uso, si dice dell'uomo, ma non è dell'uomo semplice, è di certi meccanismi economici che conosciamo.
Ecco, le due concezioni, tradizionale e scientifica hanno prodotto due dinamiche corrispondentemente diverse di progresso in cui quella tradizionale ha proceduto attraverso i secoli ad un progressivo adattamento delle comunità umane all'ambiente che fra l'altro ha provocato, ovviamente con tutti i limiti, perché l'ambiente è limitato, una moltiplicazione incredibile di varietà di piante, di civiltà, di culture, di linguaggi, ecc. mentre la concezione scientifica ha moltiplicato a dismisura le comodità, i traffici, le merci basandosi sull'uso, la distruzione di tutto ciò che le culture tradizionali avevano prodotto.
La perdita di una cosmogonia tradizionale ha dato all'uomo il senso di una perdita di identità. L'industria è la materializzazione della conoscenza scientifica, l'agricoltura, non l'agricoltura industriale, ma l'agricoltura della piccola unità di produzione, l'agricoltura del villaggio rurale, l'agricoltura come rapporto, come modo di vita e come rapporto dell'uomo con questo mondo che ha un messaggio in sé è la materializzazione di una cosmologia tradizionale che per noi ha delle profondissime radici che sono state in buona parte spezzate da 200 anni in qua.
L'industria e la scienza nascono da un disagio per il mondo, dall'incapacità di leggerlo come specchio del macrocosmo. Io credo che sia difficile difendersi dalla conseguenze di questo disagio solo con la ragione.
A chi oppone l'esigenza di diminuire i costi di produzione e di aumentare la produttività per risolvere la fame nel mondo, oggi che scientificamente è anche dimostrato che tutte le tecniche che hanno aumentato le produzioni hanno anche aumentato la fame perché l'unica garanzia per risolvere i problemi della fame è che quelli che hanno fame abbiano la possibilità di produrre per sé il cibo necessario a sfamarsi e perché la piccola attività di produzione è quella che ha la massima produttività a questo scopo, continuare ad dare questi pretesti è la dimostrazione che in realtà la civiltà scientifica non è basata sulla ragione, è basata sull'ideologia e sulla religione della scienza.
In fondo anche il materialismo scientifico per tanto tempo, anche se ora, diciamo, notevolmente ridimensionato sul piano politico, si è basato oltre che sul principio di efficienza anche sul principio di religione decaduta.
Ecco, io ricordo, proprio per dichiarare l'esigenza di una meditazione sulla nostra identità come persone e come popolo, quello che mi ha risposto Ivan Illich una volta che gli ho chiesto perché non aveva deciso di operarsi al cancro della faccia. Mi ha risposto perché era come levarsi il naso, cioè questa malattia faceva parte della sua identità.
E questa risposta è molto simile a quella che ormai ho citato più volte, quella indiana messicana che risponde a quel grande ricercatore di piante indiane che ha scritto "Il deserto profuma di pioggia". Lui gli domanda "Perché coltivi i girasoli selvatici accanto a quelli produttivi?" "Perché l'uomo non deve essere troppo attaccato alle cose".
In tutti e due i casi questa risposta che è una risposta diciamo così, etica, da una parte di accettazione del limite di una malattia dall'altra dell'accettazione, della bellezza della tradizione, hanno poi effetti funzionali, di efficienza. Ma l'efficienza non è il loro obiettivo.
Un amico che si è ammalato della stessa malattia di Illich nello stesso anno si è operato ed è morto nell'arco di pochi mesi. Ivan Illich è ancora fortunatamente vivo ora e speriamo che lo resti per diverso tempo anche se con notevoli difficoltà.
Ecco, la manipolazione genetica è avvenuta anche nel nostro Paese perché la civiltà italiana è stata manipolata da un concetto di benessere, da una filosofia industriale che è simbolicamente rappresentata dal dominio della Fiat sul nostro futuro, sul nostro presente e sui nostri desideri.
Io penso proprio per questo che il fondo del problema accanto all'esigenza essenziale di combattere questa battaglia, stia nel problema che ha affrontato o sfiorato in parte con una certa diciamo giusta ira, Gino Girolomoni, quando ha citato la risposta di parte del mondo cattolico e anche Tamino quando ha ricordato la posizione di Carlo Casini al Parlamento Europeo.
Io credo che il fatto che il mondo cattolico abbia dimenticato che la creazione è uno strumento essenziale almeno per tutti gli uomini nel cammino della fede e quindi la manipolazione della creazione sia un grave atto che viola la morale di tutti i popoli, sia un argomento fondamentale che vada affrontato, non solo per rifare le bucce ad una parte dei cattolici, e dico una parte dei cattolici perché anch'io come Gino mi sento, sono e non cesserò di essere cattolico, ma credo che sia essenziale fare lo sforzo per ritrovare le radici della nostra identità come persone, come popolo e il senso del nostro vivere in questo mondo.
** Presidente dell'A.S.C.I. Associazione Solidarietà per la Campagna Italiana
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