Permacoltura è una parola coniata dall’australiano Bill Mollison nel 1975, dalla fusione di Permanent e Agricolture per definire un approccio integrato e globale di pianificazione in agricoltura. Consiste nell’organizzare coscientemente e i vari elementi del territorio, in modo da stabilire tra loro rapporti funzionali benefici, nella prospettiva di avvicinarsi il più possibile ad un ecosistema naturale, riducendo progressivamente la necessità di lavoro e di energia da parte nostra, man mano che il sistema diventa più stabile, durevole, quindi permanente.
La permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani. Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali.
La permacultura si può definire una sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione.
Si basa su coltivazioni perenni, attività e mezzi a basso costo energetico, ma che realizzano un’agricoltura molto efficiente. Si rivolge soprattutto a piccoli gruppi o comunità che hanno a cuore il futuro del pianeta, orientato verso forme di autosufficienza alimentare più che produzioni commerciali.
Come è nata
Bill Mollison, l'ideatore della permacultura, è nato a Stanley, un piccolo villaggio di pescatori in Tasmania, nel 1928. Come tutti gli altri abitanti del suo paese, ha imparato a fare ogni sorta di lavoro necessario per la sopravvivenza: pescare, coltivare, cacciare, lavorare il metallo, fare il pane, realizzare abiti, scarpe, mobili, abitazioni... All'età di circa 28 anni passava tutto il suo tempo in montagna o nel mare. Pescava e cacciava per vivere. Fu soltanto negli anni '50 che iniziò a osservare che alcune parti del mondo in cui viveva stavano sparendo. I pesci e le alghe vicino alla costa a scarseggiare. Grandi aree del bosco iniziarono a morire.
Fino ad allora non si era mai accorto di quanto fosse affezionato a tutto quello che lo circondava, innamorato del suo paese. Dopo molti anni, lavorando come scienziato del CSIRO (sezione di osservazione della vita silvestre e nel dipartimento della pesca, iniziò a protestare contro i sistemi industriali e politici che, secondo la sua visione, stavano distruggendo il mondo circostante. Ben presto si accorse però che l'opposizione non avrebbe portato da nessuna parte e per due anni si ritirò dalla società per non perdere altro tempo in sterili contrapposizioni.
Decise di ritornare solo se avesse trovato qualcosa di molto positivo, qualcosa che avrebbe permesso a tutti di vivere senza arrivare al collasso totale dei sistemi biologici. Nel 1968 iniziò a insegnare all'Università della Tasmania e insieme a David Holmgren nel 1974 mise a punto un sistema di agricoltura sostenibile, basata sulla coltivazione consociata di alberi perenni, arbusti, erbacee (legumi e "malerbe"), funghi e tuberi. Per questo metodo coniò la parola "permacultura".
Passarono molto tempo a concettualizzare i principi della permacultura e a costruire un orto ricco di specie diverse. Questa ricerca culminò nella pubblicazione del libro Permacultura 1 nel 1978, al quale seguì l'anno dopo Permacultura 2. La reazione del pubblico alla permacultura fu varia. La comunità dei professionisti del settore si sentì oltraggiata, perché si erano combinate insieme agricoltura, silvicoltura e allevamento degli animali e tutti coloro che si consideravano specialisti del loro campo si sentirono offesi. Invece la reazione popolare fu molto diversa. Molta gente stava pensando nella stessa direzione. Erano insoddisfatti del modo in cui veniva praticata l'agricoltura e stavano cercando sistemi ecologici naturali.
Come si è sviluppata
Negli anni '70 Mollison vedeva la permacultura come un insieme sinergico di piante e animali, in relazione con gli insediamenti umani, che puntava soprattutto all'autoapprovvigionamento della famiglia e della comunità, tutt'al più uno sbocco commerciale per quello che poteva eccedere le necessità di questo sistema. Inevitabilmente, la permacultura è arrivata a significare di più che autosufficienza per l'alimentazione della famiglia. L'autosufficienza non è possibile se la gente non ha accesso alla terra, all'informazione e alle risorse economiche. In questo modo, negli anni più recenti la permacultura ha iniziato a occuparsi delle strategie legali e finanziarie appropriate, includendo strategie per l'accesso alla terra, strutture contrattuali e di autofinanziamento a livello regionale.
E' così diventata un sistema umano globale. Nel 1979 Mollison rinunciò all'incarico di professore e decise di non fare nient'altro che provare a convincere la gente a costruire buoni sistemi biologici. Progettò alcune proprietà sulla base dei principi di Permacultura e sopravvise per un po' di tempo pescando e coltivando patate. Nel dicembre del 1981 il libro Permaculture I ha ricevuto a Stoccolma il Premio Nobel alternativo della Right Livelihood Foundation.
Sempre nel 1981 si diplomarono i primi allievi di un corso di progettazione standard in permacultura e anche loro iniziarono a progettare sistemi di permacultura in Australia. Nel 1991 il numero dei diplomati era arrivato a 4000 in tutto il mondo, tutti impegnati in qualche forma di lavoro ambientale e sociale. In Europa sono nate sono presenti Accademie di Permacultura da diversi anni in Germania e in Gran Bretagna, e da qualche anno in Spagna. La più numerosa è quella britannica che conta oltre 900 membri e nel 1999 ha rilasciato il 70° Diploma.
I principi etici e della progettazione della permacoltura
Prendersi cura della terra su piccola scala
Coltivazione a grande varietà piuttosto che monoculture estensive.
Prevalenza di coltivazioni perenni rispetto a quelle annuali (che diamo comunque per scontate).
Grande varietà di specie vegetali, animali (persone comprese), di raccolti, microclimi e habitat.
Processo a lungo termine proiettato verso le generazioni future.
Uso di specie locali, adatte a clima e suolo; non ibridi, che sono deboli, poco adattabili e costosi.
Integrazione dei vari elementi del sistema: persone, piante, animali, sole, vento, acqua, edifici, forma del terreno in una varietà di rapporti integrati e funzionali.
Particolare riguardo verso le cosiddette terre marginali, ripide, rocciose, aride, paludose, considerate non produttive.
Avere cura delle persone
Limitare il nostro consumo alle nostre necessità - condivisione equa e solidale delle risorse
Lavora con e non contro
Tutto influenza tutto: individua le relazioni funzionali fra i vari elementi
Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato
Gli errori sono occasioni per imparare
Ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni, cerca di sfruttare tutte le potenzialità di ogni elemento
Ogni funzione può essere esercitata da più elementi. Progetta in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando qualche elemento non funziona.
Il tutto è più della somma delle parti
Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità
Favorisci la biodiversità: progetta in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi
Minimizza l'apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile
Pianifica gli sviluppi futuri
Le applicazioni
Ci stiamo spingendo verso i limiti fisici della Terra. Non possiamo continuare a produrre inquinamento, soddisfare la nostra fame di energia e materie prime al ritmo attuale, perché stiamo consumando risorse non rinnovabili.
La permacultura offre un approccio alla gestione del territorio in cui le funzioni degli animali, delle piante, delle persone e della Terra sono riconosciute e integrate per massimizzare i risultati e realizzare ambienti umani sostenibili. Si può quindi applicare a tutte le attività umane e ha trovato finora la sua massima espressione nella realizzazione di eco-villaggi. Si può dire che la permacultura è alla base del concetto di ecovillaggio.
Trattandosi di un'integrazione di tutti i campi dell'umana conoscenza, vi si può accedere come architetti, geometri, progettisti, così come da agronomi, agricoltori, insegnanti, economisti, biologi, medici, ecologisti, falegnami, impiegati, operai... la sinergia di conoscenze ed estrazioni culturali diverse permette di costituire gruppi di lavoro molto costruttivi e fecondi di soluzioni creative applicabili nei campi più disparati.
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